È uscito il n° 125-126
Gennaio-Febbraio 2003
dell'edizione cartacea de Il Club degli autori
è stata spedita ai soci del Club degli autori il giorno 26 febbraio 2003
 
In vendita nelle seguenti librerie
 
 

 
 
 
 
 
Poesie di Giuseppe Ungaretti
Poesie tratte da «Vita d'un uomo - Tutte le Poesie», edizioni Mondadori, 1992
 
***
 
Poesie tratte da L'allegria 1914-1919
 
***
 
 
Il Porto Sepolto
 
***
 
 
Il porto sepolto
 
Mariano il 29 giugno 1916
 
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
 
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d'inesauribile segreto
 
***
 
 
Veglia
 
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
 
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
 
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
 
***
 
 
Fase d'oriente
 
Versa il 27 aprile 1916
 
Nel molle giro di un sorriso
ci sentiamo legare da un turbine
di germogli di desiderio
 
Ci vendemmia il sole
 
Chiudiamo gli occhi
per vedere nuotare in un lago
infinite promesse
 
Ci rinveniamo a marcare la terra
con questo corpo
che ora troppo ci pesa
 
***
 
 
Tramonto
 
Versa il 20 maggio 1916
 
Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d'amore
 
***
 
 
Annientamento
 
Versa il 21 maggio 1916
 
Il cuore ha prodigato le lucciole
s'è acceso e spento
di verde in verde
ho compitato
 
Colle mie mani plasmo il suolo
diffuso di grilli
mi modulo
di
sommesso uguale
cuore
 
M'ama non m'ama
mi sono smaltato
di margherite
mi sono radicato
nella terra marcita
sono cresciuto
come un crespo
sullo stelo torto
mi sono colto
nel tuffo
di spinalba
 
Oggi
come l'Isonzo
di asfalto azzurro
mi fisso
nella cenere del greto
scoperto dal sole
e mi trasmuto
in volo di nubi
 
Appieno infine
sfrenato
il solito essere sgomento
non batte più il tempo col cuore
non ha tempo né luogo
è felice
 
Ho sulle labbra
il bacio di marmo
 
***
 
 
Stasera
 
Versa il 22 maggio 1916
 
Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia
 
***
 
 
Dannazione
 
Mariano il 29 giugno 1916
 
Chiuso fra cose mortali
 
(Anche il cielo stellato finirà)
 
Perché bramo Dio?
 
***
 
 
Malinconia
 
Quota Centoquarantuno il 10 luglio 1916
 
Calante malinconia lungo il corpo avvinto
al suo destino
 
Calante notturno abbandono
di corpi a pien'anima presi
nel silenzio vasto
che gli occhi non guardano
ma un'apprensione
 
Abbandono dolce di corpi
pesanti d'amaro
labbra rapprese
in tornitura di labbra lontane
voluttà crudele di corpi estinti
in voglie inappagabili
 
Mondo
 
Attonimento
in una gita folle
di pupille amorose
 
In una gita che se ne va in fumo
col sonno
e se incontra la morte
è il dormire più vero
 
***
 
 
Destino
 
Mariano il 14 luglio 1916
 
Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perché ci lamentiamo noi?
 
***
 
 
Sono una creatura
 
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
 
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disaminata
 
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
 
La morte
si sconta
vivendo
 
***
 
 
I fiumi
 
Cotici il 16 agosto 1916
 
Mi tengo a quest'albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
 
Stamani mi sono disteso
in un'urna d'acqua
e come una reliquia
ho riposato
 
L'Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
 
Ho tirato su
le mie quattr'ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull'acqua
 
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
 
Questo è l'Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell'universo
 
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
 
Ma quelle occulte
mani
che m'intridono
mi regalano la rara
felicità
 
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
 
Questi sono
i miei fiumi
 
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
 
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d'inconsapevolezza
nelle estese pianure
 
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
 
Questi sono i miei fiumi
contati nell'Isonzo
 
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch'è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
 
***
 
 
Universo
 
Devetachi il 24 agosto 1916
 
Col mare
mi sono fatto
una bara
di freschezza
 
***
 
 
San Martino del Carso
 
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916
 
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
 
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
 
Ma nel cuore
nessuna croce manca
 
È il mio cuore
il paese più straziato
 
***
 
 
Naufragi
 
***
 
 
Allegria di naufragi
 
Versa il 14 febbraio 1917
 
E subito riprende
il viaggio
come dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
 
***
 
 
Mattina
 
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
 
M'illumino
d'immenso
 
***
 
 
Girovago
 
***
 
 
Girovago
 
Campo di Mailly maggio 1918
 
In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
 
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto
 
E me ne stacco sempre
straniero
 
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
 
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
 
Cerco un paese
innocente
 
***
 
 
Soldati
 
Bosco di Courton luglio 1918
 
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
 
***
 
 
Poesie tratte da Sentimento del Tempo 1919-1935
 
***
 
 
La fine di Crono
***
 
 
Ogni grigio
 
1925
 
Dalla spoglia di serpe
Alla pavida talpa
Ogni grigio si gingilla sui duomi…
 
Come una prora bionda
Di stella in stella il sole s'accomiata
E s'acciglia sotto la pergola…
 
Come una fronte stanca
È riapparsa la notte
Nel cavo d'una mano…
 
***
 
 
Con fuoco
1925
 
Con fuoco d'occhi un nostalgico lupo
Scorre la quiete nuda.
 
Non trova che ombre di cielo sul ghiaccio,
 
Fondono serpi fatue e brevi viole.
 
***
 
Sogni e Accordi
 
***
 
 
Eco
1927
 
Scalza varcando da sabbie lunari,
Aurora, amore festoso, d'un'eco
Popoli l'esule universo e lasci
Nella carne dei giorni,
Perenne scia, una piaga velata.
 
***
 
Inni
 
***
 
 
Sentimento del tempo
 
1931
 
E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.
 
***
 
 
L'Amore
 
***
 
 
Auguri per il proprio compleanno
 
a Berto Ricci
1935
 
Dolce declina il sole.
Dal giorno si distacca
Un cielo troppo chiaro.
Dirama solitudine
 
Come da gran distanza
Un muoversi di voci.
Offesa se lusinga,
Quest'ora ha l'arte strana.
 
Non è primo apparire
Dell'autunno già libero?
Con non altro mistero
 
Corre infatti a dorarsi
Il bel tempo che toglie
Il dono di follia.
 
Eppure, eppure griderei:
Veloce gioventù dei sensi
Che all'oscuro mi tiene di me stesso
E consenti le immagini all'esterno,
 
Non mi lasciare, resta, sofferenza!
 
***
 
 
Silenzio stellato
 
1932
 
E gli alberi e la notte
non si muovono più
Se non da nidi.
 
***
 
 
Poesie tratte da Il Dolore 1937-1946
 
***
 
 
Tutto ho perduto
1937
 
***
 
 
Tutto ho perduto
 
Tutto ho perduto dell'infanzia
E non potrò mai più
Smemorarmi in un grido.
 
L'infanzia ho sotterrato
Nel fondo delle notti
E ora, spada invisibile,
Mi separa da tutto.
 
Di me rammento che esultavo amandoti,
Ed eccomi perduto
In infinito delle notti.
 
Disperazione che incessante aumenta
La vita non mi è più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una roccia di gridi.
 
***
 
 
Il tempo è muto
1940-1945
 
***
 
 
Il tempo è muto
 
Il tempo è muto fra canneti immoti…
 
Lungi d'approdi errava una canoa…
Stremato, inerte il rematore… I cieli
Già decaduti a baratri di fiumi…
 
Proteso invano all'orlo dei ricordi,
Cadere forse fu mercé…
 
Non seppe
 
Ch'è la stessa illusione mondo e mente,
Che nel mistero delle proprie onde
Ogni terrena voce fa naufragio.
 
***
 
 
Poesie tratte da Roma occupata
1943-1944
 
***
 
 
Nelle vene
 
Nelle vene già quasi vuote tombe
L'ancora galoppante brama,
Nelle mie ossa che si gelano il sasso,
Nell'anima il rimpianto sordo,
L'indomabile nequizia, dissolvi;
 
Dal rimorso, latrato sterminato,
Nel buio inenarrabile
Terribile clausura,
Riscattami, e le tue ciglia pietose
Dal lungo tuo sonno, sommuovi;
 
Il roseo improvviso tuo segno,
Genitrice mente, risalga
E riprenda a sorprendermi;
Insperata risùscitati,
Misura incredibile, pace;
 
Fa, nel librato paesaggio, ch'io possa
Risillabare le parole ingenue.
 
***
 
 
I ricordi
1942-1946
 
***
 
 
Terra
 
Potrebbe esserci sulla falce
Una lucentezza, e il rumore
Tornare e smarrirsi per grandi
Dalle grotte, e il vento potrebbe
Dall'altro sale gli occhi arrossare…
 
Potresti la chiglia sommersa
Dislocarsi udire nel largo,
O un gabbiano irarsi a beccare,
Sfuggita la preda, lo specchio…
 
Del grano di notti e di giorni
Ricolme mostrasti le mani,
Degli avi tirreni delfini
Dipinti vedesti a segreti
Muri navi, vivi volare,
E terra sei ancora di ceneri
D'inventori senza riposo.
 
Cauto ripotrebbe assopenti farfalle
Stormire agli ulivi da un attimo all'altro
Destare,
Veglie inspirate resterai di estinti,
Insonni interventi di assenti,
La forza di ceneri &endash; ombre
Nel ratto oscillamento degli argenti.
 
Il vento continui a scrosciare,
Da palme ad abeti lo strepito
Per sempre desoli, silente
Il grido dei morti e più forte.
 
***
 
 
Poesie tratte da La Terra Promessa
Frammenti 1935-1953
 
***
 
 
Canzone
 
Nude, le braccia di segreti sazie,
A nuoto hanno del Lete svolto il fondo,
Adagio sciolto le veementi grazie
E le stanchezze onde luce fu il mondo.
 
Nulla è muto più della strana strada
Dove foglia non nasce o cade o sverna,
Dove nessuna cosa pena o aggrada,
Dove la veglia mai, mai il sonno alterna.
 
Tutto si sporse poi, entro trasparenze,
Nell'ora credula, quando, la quiete
Stanca, da dissepolte arborescenze
Riestesasi misura delle mete,
Estenuandosi in iridi echi, amore
Dall'aereo greto trasalì sorpreso
Roseo facendo il buio e, in quel colore,
Più d'ogni vita un arco, il sonno, teso.
 
Preda dell'impalpabile propagine
Di muri, eterni dei minuti eredi,
Sempre ci esclude più la prima immagine
Ma, a lampi, rompe il gelo e riconquide.
 
Più sfugga vera, l'ossessiva mira,
E sia bella, più tocca a nudo calma
E, germe, appena schietta idea, d'ira,
Rifreme, avversa al nulla, in breve salma.
 
Rivi indovina, suscita la palma:
Dita dedale svela, se sospira.
Prepari gli attimi con cruda lama,
Devasti, carceri, con vaga lama,
Desoli gli animi con sorda lama,
Non distrarrò da lei mai l'occhio fisso
sebbene, orribile da spoglio abisso,
Non si conosca forma che da fama.
 
E se, tuttora fuoco d'avventura,
Tornati gli attimi da angoscia a brama,
D'Itaca varco le fuggenti mura,
So, ultima metamorfosi all'aurora,
Oramai so che il filo della trama
Umana, pare rompersi in quell'ora.
 
Nulla più nuovo parve della strada
Dove lo spazio mai non si degrada
Per la luce o per tenebra, o altro tempo.
 
***
 
 
Segreto del poeta
 
Solo ho amica la notte.
Sempre potrò trascorrere con essa
D'attimo in attimo, non ore vane;
Ma tempo cui il mio palpito trasmetto
Come m'aggrada, senza mai
distrarmene.
 
Avviene quando sento,
Mentre riprende a distaccarsi da ombre,
La speranza immutabile
In me che fuoco nuovamente scova
E nel silenzio restituendo va,
A gesti tuoi terreni
Talmente amati che immortali parvero,
Luce.
 
***
 
 
Poesie tratte da Dialogo
1966-1968
 
***
 
 
Ungà
 
***
 
12 Settembre 1966
 
Sei comparsa al portone
In un vestito rosso
Per dirmi che sei fuoco
Che consuma e riaccende.
 
Una spina mi ha punto
Delle tue rose rosse
Perché succhiassi al dito,
Come già tuo, il mio sangue.
 
Percorremmo la strada
Che lacera il rigoglio
Della selvaggia altura,
Ma già da molto tempo
Sapevo che soffrendo con temeraria fede,
L'età per vincere non conta.
 
Era di lunedì,
per stringerci le mani
E parlare felici
Non si trovò rifugio
Che in un giardino triste
Della città convulsa.
 
***
 
 
Stella
 
Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte, sola,
Per me, solo rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi;
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d'illuminare,
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.
 
***
 
 
Hai visto spegnersi
 
A solitudine orrendo tu presti
Il potere di corse dentro l'Eden,
Amata donatrice.
 
Hai visto spegnersi negli occhi miei
L'accumularsi di tanti ricordi,
Ogni giorno di più distruggitori,
E un unico ricordo
 
Formarsi d'improvviso.
L'anima tua l'ha chiuso nel mio cuore
e ne sono rinato.
 
E solitudine che fa spavento
Offri il miracolo di giorni liberi.
 
Redimi dall'età, piccola generosa.
 
***
 
 
Il lampo della bocca
 
Migliaia d'uomini prima di me,
ed anche più di me carichi d'anni,
Mortalmene ferì
Il lampo d'una bocca.
 
Questo non è motivo
che attenuerà il soffrire.
 
Ma se mi guardi con pietà,
e mi parli, si diffonde una musica,
dimentico che brucia la ferita.
 
***
 
 
La tua luce
 
Scompare a poco a poco, amore, il sole
Ora che sopraggiunge lunga sera.
 
Con uguale lentezza dello strazio
Farsi lontana vidi la tua luce
Per un non breve nostro separarci.

 

Giuseppe Ungaretti

 
 

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