Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Sabrina Curto

Con questo racconto ha vinto l'undicesimo premio del concorso Marguerite Yourcenar 1998 sezione narrativa

 
Natale al supermercato
 
La sensazione era che quel Natale non sarebbe stato, loro malgrado, facilmente dimenticato.
Marta capì che, nonostante tutto, per lei e la sua famiglia quello sarebbe passato come un Natale fuori dal comune.
Anzi, ne era praticamente sicura.
Da due settimane abitavano nella loro casa provvisoria e lei già si sentiva a suo agio. Non era stato difficile abituarsi: la cucina era abbastanza grande per muoversi comodamente, il salotto aveva un divano capiente per tutta la famiglia e le sue figlie, per la prima volta, potevano dormire in una cameretta tutta per loro. La casa era arredata con mobili semplici, ma moderni e sorprendentemente nuovi. Finalmente poteva evitare di restaurare la vecchia mobilia della nonna e delle zie.
Laura, che frequentava già le medie, non si pronunciava. La cameretta all'inizio l'aveva attratta, ma poi il suo umore era cambiato. Si lamentava che era disturbata, che non riusciva a studiare, giustificando così i suoi quattro in matematica. IN realtà voti bassi in matematica li aveva sempre avuti e Marta non dava peso più di tanto alle lamentele della figlia. E poi in meno di un mese sarebbero tornati nella loro vecchia casa, la cameretta non ci sarebbe stata più, i mobili moderni nemmeno, i quattro in matematica, quelli, sarebbero rimasti.
«Perché ti danni tanto? Tornerai a studiare in sala da pranzo, sei contenta?» si sfogava ogni tanto Marta con la figlia ma Laura aveva chi l'appoggiava: «Papà dice che coi soldi che prenderemo, riusciremo a comprare una casa nuova e di camerette magari ne avremo due».
«Sì, ma papà non dice che dovremo fare anche un mutuo e allora la tua gita a Firenze e il cineforum e il corso di nuoto…» gesticolava Marta, sorridendo, salutando con la mano qualcosa da dimenticare.
E Laura si andava a chiudere nella cameretta; quando torneremo nella nostra vecchia casa dovrà ricominciare a chiudersi in bagno, pensava Marta.
Molto più spensierata era invece Sara, che si era immersa bene nella nuova situazione. La piccola aveva già compiuto tre anni, ma non andava all'asilo: la retta non era sufficientemente economica per loro, e lei rimaneva quindi tutto il giorno a casa con la madre. Per la bimba la novità era diventata un'occasione per nuove amicizie e nuovi contatti con gli altri, ma se Marta raccontava questo al marito aveva di ritorno un viso scuro, intristito.
Quando rincasava Mario era solito togliersi i pantaloni e il maglione e starsene lì sul divano a far respirare la pelle, così diceva lui.
«Fare le strade è un mestiere, cara, molto pesante. Con tutta quella roba che ti si appiccica addosso, ho bisogno di sentirmi libero» così era esploso una sera, dopo il lavoro, quando Marta gli aveva fatto notare che non stava bene starsene lì in giro per casa, denudato a quel modo.
Mario non voleva sentir ragione, all'inizio, ma quando i suoi occhi incrociarono quelli di un'anziana signora, impellicciata e imbellettata, che lo fissavano al di là del vetro, si sentì rimproverato. Andò in camera da letto e dall'armadio a specchi tirò fuori una tuta sportiva sponsorizzata dai magazzini PIÙ, la indossò e si sdraiò sul divano.
Marta stava preparando la cena, pomodori PIÙ e spaghetti PIÙ e come secondo piatto: arrosto PIÙ.
A lei non importava tuta quella faccenda degli sponsor, quello che contava era un cibo sano per la sua famiglia. E mentre apriva i barattoli PIÙ scrutava Mario che, senza pace, si girava e rigirava sul divano. Niente riusciva a distrarlo dai rumori e dalle voci, né la televisione, né la radio, nemmeno il bellissimo stereo che era nel salotto.
Si alzò. Disperato.
Raggiunse Marta in cucina e incominciò ad aprire tutti i cassetti che trovava. Lei dapprima lo osservò in silenzio, mentre l'acqua nella pentola cominciava a bollire, poi lo fermò: «Ma cosa cerchi?».
«Cosa vuoi che stia cercando. Tra poco si mangia no? Cerco la tovaglia e i tovaglioli PIÙ &endash; e canticchiò la musichetta che andava in filodiffusione nei grandi magazzini: &endash; PIÙ PIÙ MAGAZZINI PIÙÙÙ».
Sorrise Marta, impensierendosi però. Suo marito non aveva mai apparecchiato la tavola e quando diceva mai sapeva quel che diceva.
«Sono nel cassetto del tavolo» gli rispose.
Lui aprì, prese la tovaglia verde con i grossi PIÙ in rosso e preparò per bene tutto quanto.
«In questa casa c'è tutto, proprio tutto, ma manca una cosa» disse Mario mentre erano a tavola a gustarsi la spaghettata di Marta.
«Che cosa papà?» chiese lesta Sara.
«Un orologio» rispose con tono imbufalito Laura.
«Mi fa piacere che anche qualcun altro se ne sia accorto» ribatté Mario.
«A me non serve qui, &endash; rise Marta. &endash; Quando arrivano i magazzinieri sono le 7.30, alle 7.45 arrivano le cassiere e alle 8.00, bè alle otto apre. Quando la gente comincia a sfollare sono circa le 19.30, alle 20.00 chiudono, tranne il giovedì che c'è l(orario prolungato e chiudono alle 22.00».
«Ma che brava!, &endash; posò rumorosamente la forchetta nel piatto Mario, &endash; ti diverti tu».
«No, ma non ne faccio nemmeno una tragedia come voi due».
Mario era diventato rosso in viso, proprio come quando si adirava in modo brutale, come quando stava per urlare, ma non urlò.
Era già in piedi quando Sara esclamò: «Guarda Laura, c'è la tua amica».
Laura corse in bagno, l'unico posto dove poteva piangere senza essere vista; si vergognava, questo Marta l'aveva capito. A quell'età ci si vergogna di essere speciali, la diversità impaurisce. Mario si risedette e, come se niente fosse, riprese ad arrotolare gli spaghetti alla forchetta.
«Ciao» salutò Sara, mentre dall'altra parte del vetro una ragazzina con la coda rideva e gesticolava con la mano.
«Posso uscire?» chiese la bambina.
«Però fai in fretta, non abbiamo finto di pranzare» rispose la madre.
«Non riusciamo neanche a mangiare in pace» parlava sommesso Mario. Aveva preso un pezzo di pane per pulire il piatto dal sugo, ma guardò fuori, la ragazza stava dando a Sara un palloncino. Lasciò il pezzo di pane sul tavolo.
«Non ti piace più fare la scarpetta?» chiese Marta.
«Non ne ho voglia, mi sento sempre osservato, giudicato.
Abbiamo fatto uno sbaglio, Marta e la colpa è mia, lo riconosco, non dovevo trascinare te e le bambine in questa storia».
«Ma se stiamo così bene. Guarda Sara, l'hai mai vista andare di sua spontanea volontà a parlare con qualcuno? Saluta tutti, gioca con altri bambini, non è mai stata così felice. E io ho qui una bella casa di cui occuparmi, dei bei mobili e poi ho la speranza che un giorno una casa così potrà davvero essere nostra. Ci pagheranno e anche bene, come puoi credere che questo sia uno sbaglio. Abbiamo cibo gratis e tutto quello che vogliamo».
«Sì, ma cosa dobbiamo dare in cambio? La nostra vita! Ecco cosa vogliono».
«Solo quello che si vede all'esterno, non ci hanno chiesto i nostri pensieri, non le nostre anime.
Dobbiamo solo stare qui a vivere NORMALMENTE» e sottolineò col tono di voce la parola: normalmente.
«E ti sembra normale vivere in un supermercato, dietro a una vetrina e farsi guardare da tutti?».
«No, non è normale farsi guardare, ma tu puoi continuare a esserlo: normale».
«Ma come, come?».
«Vivi come hai sempre fatto».
«Ma io non ho mai vissuto in un supermercato &endash; sembrava che il suo tono diventasse implorante, con un grande bisogno di essere capito &endash; Non si può avere un attimo di intimità, tutta la casa è circondata da una vetrina, è come vivere in strada».
«Il bagno non ha la vetrina, Laura l'ha capito subito &endash; ribatté Marta, alzandosi per togliere i piatti vuoti &endash; Senti Mario, pensa alla casa che abbiamo sognato e che tra poco avremo, pensa che potremo far studiare le nostre figlie, pensa che finalmente andremo anche noi in VACANZA».
Aveva le braccia al cielo Marta, raggiante di gioia.
«Tra qualche settimana facciamo le valigie e via… tutto finito. I magazzini PIÙ ci staccano un bell'assegno per la pubblicità vivente che abbiamo fatto per il Natale 98 e noi non potremo che considerarci fortunati. Ti ricordi che quando abbiamo fatto la selezione c'erano altre trenta famiglie? Te lo immagini quanto ci avranno invidiato?».
Mario si alzò e davvero non poté più resistere, si avvicinò a Marta e l'abbracciò, come non faceva da tempo.
Al di là della vetrina alcune persone si erano fermate, insieme a Sara, e si erano lasciate andare in un giocoso applauso.
«Buon Natale» salutò Marta, dando un bacio a Mario, che arrossì.
«Sara torna dentro, c'è il secondo» la richiamò la madre.
«Posso legarlo alla sedia?» chiese la bambina con in mano un palloncino PIÙ rosso e verde.
«Sì, ma quando saremo nella NOSTRA casa, niente palloncini mentre si mangia» rimproverò il padre. Poco dopo Mario bussò al bagno e provò a far uscire Laura. Niente la smuoveva da lì, voleva stare al buio, così urlava da dietro la porta.
La piccola Sara, allora, scese dalla sedia si avvicinò alla porta del bagno e bisbigliò: «Laura, il ragazzo dei salumi mi ha dato un regalo per te!» e poi tornò a mangiare il suo arrosto, ma solo perché la madre le aveva promesso un bel gelato PIÙ.
La filodiffusione stava annunciando che i magazzini PIÙ chiudevano. «Affrettatevi per le Vostre compere natalizie e ricordate che domani avrete PIÙ tempo: i magazzini PIÙ restano aperti di PIÙ».
«Sono le otto, &endash; disse Mario, &endash; vado a vedermi il telegiornale».
La chiave del bagno girò, Laura uscì: «Papà, davvero andremo in vacanza?».
«Sì, ma solo se recuperi il tuo quattro in matematica».
Sara col suo triciclo viaggiava dalla sala alla cucina, si avvicinò alla sorella e da sotto la maglietta tirò fuori un pacchetto: «Me l'ha dato…».
«Ho capito, &endash; disse a denti stretti Laura, strappando di mano alla bambina il pacchetto. &endash; Vado a studiare in cameretta», urlò infine.
«Speriamo che il salumiere ci faccia tirare fino a Natale» sospirò ad alta voce Marta.
Mario era lì, seduto davanti al televisore, ma non riusciva ad ascoltare Mentana che urlava le ultime strepitose notizie, era attratto da tutto quel movimento che in queste settimane aveva sempre evitato di osservare. Forse non lo aveva ammesso, ma si vergognava un po' anche lui, di vivere lì, nei magazzini PIÙ, a fare la pubblicità. Provò a convincersi che la moglie avesse ragione e che in ogni caso tra poco era Natale e tutto sarebbe finito.
La gente era strana, pensò, tutti gli anni se c'è una cosa certa, che sei sicuro non può essere cambiata nemmeno con la peggiore delle catastrofi, quella cosa è il Natale; eppure migliaia di persone si snervavano in quelle poche settimane per comperare regali e doni e cibi all'ultimo momento.
Per lui era sempre stata un'angoscia quella festa, se non hai soldi, è meglio che il Natale non arrivi neanche. Ma come si fa a fingere che non sia Natale?
Quest'anno però i regali li offrivano i magazzini PIÙ, meglio di niente, pensò lui e propri mentre gironzolava tra i suoi pensieri, fu distratto dal gesticolare forsennato di un uomo dall'altra parte della vetrina.
«Oh, Mario, bella la vita per te!» rise l'uomo che spingeva un carrello pieno di ogni sorta di oggetto e cibarie.
Mario riconobbe uno degli operai che lavoravano con lui, ma lì per lì non seppe che dire, e prima che potesse ribattere una qualsiasi cosa, l'uomo era già stato spinto via dalla moglie che indicava lo stand degli assaggi.
Certo aveva passato anche di peggio, ma con questo dire che Mario ritenesse bella la sua vita!
«Guarda che mi tocca fare per vivere» commentò ad alta voce, tra il lamento e il riso.
«Hai detto qualcosa?» gli chiese dalla cucina Marta, che stava provando a impastare gli ingredienti per un dolce PIÙ.
«No, dicevo, che almeno a noi, &endash; farfugliò lui, &endash; non ci tocca fare la coda alle casse».
«Almeno non per questo Natale» le rispose la moglie.
Già, non per questo Natale e se ne rimase lì seduto Mario, a guardare sfilare davanti alla vetrina della sua casa pubblicitaria tutte quelle persone, spinte da chissà quale istinto a organizzare il loro Natale, la loro festa.
Mentana stava comunicando quante tonnellate di panettone sarebbero state consumate quel Natale, e quanto spumante e quanti cotechini.
Non ne poteva più di ragionare sugli acquisti natalizi, decise di andare in bagno a riflettere e magari a leggere anche una rivista, ma trovò solo il giornalino Regali PIÙ. Lasciò stare, per questo Natale ritenne fosse meglio non pensare.
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Classifica Concorso Marguerite Yourcenar 1998 sezione narrativa
 
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inserito il 10 novembre 1998