Sabrina Curto
5° Classificato
Due treni
diversi
-
- Stava uscendo dalla porta, quando un vocina
alle sue spalle la bloccò. "Dove vai?". I
piedini nudi sul pavimento, il pigiamino azzurro e gli
occhi ancora chiusi: "Dove vai mamma?" incalzò
il piccolo.
- La donna non poté più evitare di
voltarsi completamente verso suo figlio e cercare di
spiegare: "La mamma deve partire per un viaggio. Ora
tu torni a nanna e quando ti sveglierai,, sarò
già rientrata!"
- "Vengo con te!", ancora assonnato, il bimbo
insisteva a non muoversi.
- "Non è un posto per bambini dove vado",
la voce della donna manteneva un tono basso, ma non
riusciva a nascondere una profonda tristezza. "Ti
accompagno al tuo lettino" propose infine spingendo il
bimbo verso la sua camera.
- Aspettò che il figlioletto saltasse sul
letto, gli aggiustò le coperte e lo
baciò sulla fronte: "Dormo ora".
- "Buona notte" rispose il bambino con una voce
addormentata. La donna provò a chiudere
delicatamente la porta della stanzetta, ma ancora
sentì il bimbo parlare: "Allora torni presto?",
"Certo, rispose lei tra la porta e il battente, molto
presto". Riprese la borsa che aveva lasciato per terra
e chiuse a chiave la porta d'ingresso.
-
- Suonarono alla porta. Lui andò ad
aprire, con molta calma.
- La madre era lì, ben vestita e con una
borsa da viaggio in mano.
- "Ciao, la salutò, sei tu?"
- "Sì, sono io, rispose la madre, posso
entrare?". Lui si spostò di lato e la
lasciò passare, conosceva la strada. Si
fermarono nell'ingresso. La donna posò la borsa
in terra: "Ti trovo bene", disse, cercando di avviare
la discussione.
- "Anche tu stai bene" rispose il
figlio.
- Si fece silenzio intorno a loro, un silenzio
pesante che prese possesso di tutta la casa.
Finché non provarono a parlare,
contemporaneamente. La madre sorrise, per scusa, e fu
il figlio a primeggiare con la sua domanda: "Non avevi
detto che saresti tornata presto?". Lo aspettavano
entrambi questo momento.
- La donna si era preparata discorsi e scuse e
giustificazioni, ma non riuscì proprio a dire
nulla.
- "Sei tornata o devi partire per un altro
viaggio?" chiese il ragazzo guardando la sua
borsa.
- "Devo ripartire, rispose lei, ma non
subito."
- "Starai via anche questa volta dieci
anni?"
- La domanda rimbalzò tra le pareti, come
una condanna, e rimase nella testa della donna,
intrappolata.
- "Se vorrai, potremo incontrarci e
parlarci."
- "Parlare del tuo viaggio?"
- "Della mia vita e della tua."
- "La mia vita è stata senza di
te."
- "Ma sei stato con tuo padre"
- "Tu invece no."
- "Se fossi rimasta, avrei finito per odiare
anche te, e questo non lo volevo. Ho preferito
lasciarti con lui, che aveva un buon lavoro, questa
bella casa, aveva già un'altra madre pronta per
amarti. Io non avevo niente da fare. Se ti portavo con
me, che vita avevo da offrirti? E chi come
padre?"
- Il ragazzo non rispose.
- Restarono senza guardarsi, uno di fronte
all'altro, finché lei non riprese la sua borsa
e disse: "La mia vita sarà sempre un viaggio.
Non riesce a essere nient'altro".
- "Anche la mia vita è stata un viaggio,
mamma, anche se io sono rimasto fermo. Vedi, abbiamo
viaggiato entrambi. Su due treni diversi."
- "Il mio è stato un viaggio
d'amore."
- "Non riesco a capirlo", il ragazzo adesso stava
piangendo.
- "Se vorrai, un giorno riuscirai ad accettarlo
anche tu."
- La madre gli sollevò il mento: "Non
continuare ad odiarmi. Quell'odio fa del male anche a
te."
- Gli diede un bacio sulla guancia e aprì
la porta d'ingresso. Prima che si richiudesse,
nuovamente, il ragazzo le disse: "Ci proverò,
ma non so se ci riuscirò".
- "Per me sarebbe sufficiente che tu ci abbia
provato".
- La porta si chiuse.
- Sentii i suoi passi che scendevano per le
scale.
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