Scrittori italiani contemporanei Sergio Barbieri Ha pubblicato il libro
Sergio Barbieri, Trittici 1997, Lo stupore del vivere, ed. Montedit, 1998, pp. 80, lit.16.000, ISBN 88-86957-45-9
Prefazione:
di Franco Coda
- "... Non vi è agonia in vita che sia peggiore / di quella che vi tormenta / - nelle ore precedenti l'alba".
- Capita spesso, alle persone come noi, di svegliarsi spaventati nel mezzo della notte, con la netta sensazione di dover scrivere Qualcosa per calmare (almeno momentaneamente) l'insistente e distruttivo battito del nostro cuore inquieto.
- Quel battito maledetto, figlio di angosce ancestrali e tormenti sconosciuti, che all'arrivo dell'alba si fa quasi insopportabile.
- Ed è proprio con questa dinamica che nascono questi "trittici" di Sergio Barbieri, questi magici giochi di parole a cavallo tra "polvere di poesia" e "accenni di prosa", queste ibride forme d'arte che spaziano liberamente e senza briglie dall'aforisma più tagliente alla riflessione sull'amore più dolce.
- È oltremodo stimolante entrare in queste pagine perché si possono ivi apprezzare molteplici variazioni di stile, perché ci si può scontrare (o meglio incontrare) con gli stupendi, seppur devastanti, risultati che questa elegante forma di anarchia letteraria può portare a chi la coltiva con tremenda costanza fuori dalle regole del quotidiano.
- Entrare in queste pagine è navigare in spazi totalmente diversi uno dall'altro.
- Questi trittici sbarcano frequentemente in lande contenenti profonde domande religiose (che scherzo sarebbe arrivare nell'aldilà dopo la morte e non trovare né Paradiso, né Inferno, ma solo il mero specchio della nostra vita terrena?!?), che culminano alla fine in una frase che è indicativa di quello che l'Autore fermamente crede sull'argomento "Taluni credono in Dio: / credono nella comodità di credere in Dio".
- Questi trittici hanno in alcuni momenti vaghi sapori ironici, ("l'assassino non uccide mai, in realtà/ soltanto anticipa i tempi"), in altri momenti hanno un malcelato spirito di polemica contro le istituzioni e le convenzioni imperanti (è vero o non è vero che gli scrittori riescono a fare i soldi solo apparendo alla televisione. Ma pagando quale prezzo?).
- Vendersi ai media non è tra i progetti di Sergio Barbieri.
- Vendersi non è mai stato e non è tra i progetti di Sergio Barbieri.
- Così come non lo è il desiderio di navigare tra le pagine fredde, spoetizzate e alcune volte pericolose di Internet.
- Più in generale l'Autore sembra voglia comunicarci nel suo "stupore del vivere" di essere stanco, sembra che voglia gridarla a piena voce questa sua stanchezza cosmica ed inoppugnabile. O almeno è quello che vuole farci credere in molte pagine di questo libro.
- Non ne può più di vivere "questa vita che ti intralcia sempre", non ne può più di scrivere in questo mondo che è solo pallidi fantasmi, che si fanno col passare del tempo tiranni sempre più evanescenti.
- L'Autore vuole convincerci di non avere più nulla da dire o da scrivere, che d'ora in avanti potremo ascoltare e leggere solo il nostro silenzio.
- Ma noi non ci crediamo, noi (che ci svegliamo spesso di notte e conosciamo bene l'irrealtà di quei momenti fuorvianti) sappiamo che i suoi sono solo tetri pensieri figli di quelle angosce notturne.
- E abbiamo la conferma di questa nostra impressione quando leggiamo in uno degli ultimi trittici del libro un vero e proprio inno all'Amore: "una persona prudente, raziocinante potrebbe / rifiutare la tentazione di amare: fuggire / in un luogo sicuro e senza emozioni. / Ma non io, il Sognatore. / Se l'amore richiede fede - io sono un Credente".
- Inneggiare all'amore non significa certamente voler staccare la spina; inneggiare all'amore significa invece fare progetti per il domani, quel domani che nasce sempre e comunque, a prescindere dagli incubi notturni. Quel domani che ci regala la nascita di un nuovo scrittore.
- Sergio Barbieri è un grande poeta, non lo scopriamo adesso, ma attenzione, non credete a coloro che dicono che da un grande poeta non potrà mai nascere un buon scrittore.
- Discutiamo pure sulla questione che la prosa possa essere un'evoluzione o un'involuzione della poesia, ma non discutiamo invece sulla certezza che è tra noi un nuovo scrittore, che ha affiancato al suo magico poetare una nuova sfida al foglio bianco.
- Franco Coda
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