Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordientiAntonella De Mattia
- Con questo racconto si è classificata quinta al concorso Parole in Movimento Fonopoli
Il soldatino di latta - C'era una volta, in un ricchissimo paese, una grande fabbrica di giocattoli.
- Vi erano giochi di ogni tipo: orsacchiotti, bambole, costruzioni e un'infinità di soldatini.
- Questi erano molto di moda, in quei tempi. Erano di latta, avevano un'uniforme rossa fiammante, dei bottoncini dorati, un elmetto nero e un grosso fucile.
- I bambini ricevevano sempre in regalo, prima o poi, dei soldatini di latta. E i soldatini erano fieri di marciare e di combattere sui pavimenti delle case, mossi dalle mani dei loro padroncini. Soltanto un soldatino faceva eccezione.
- Si chiamava Tobia e non era affatto contento di essere un soldatino.
- Tobia fu regalato a due bei bambini, nel giorno di Natale. I bimbi, contentissimi, giocavano quasi tutto il giorno con i soldatini.
- E così tutti i giorni Tobia viveva storie pericolose e violente.
- La sera, quando finalmente poteva riposare, sentiva gli altri soldatini parlare tra loro:
- «Oggi ho vinto due volte il nemico!».
- «Io ho difeso il paese dagli invasori!».
- «Domani vi batterò io!» diceva infine tra i denti un soldatino ferito più volte.
- Tobia ascoltava in silenzio e pensava con angoscia al nuovo giorno che lo aspettava.
- «Ma perché non mi hanno fatto nascere orsacchiotto o bambola? &endash; si chiedeva ogni volta. &endash; È terribile marciare tutto il giorno, combattere contro i miei fratellini; io odio la guerra!».
- Il povero Tobia non ne poteva proprio più. Avrebbe dato chissà cosa per potersi togliere quell'ingombrante fucile e per essere accarezzato e coccolato come altri giocattoli di quella casa.
- Gli anni passarono. I bambini crescevano e un poco alla volta i giocattoli venivano posti dentro uno scatolone.
- Tobia si ritrovò, con gli altri soldatini, al buio, nel silenzio assoluto.
- «Perché ci hanno messi da parte?» si chiedevano i giocattoli senza capire.
- Tobia, pensando che le sue preghiere fossero state esaudite, tirò un sospiro di sollievo:
- «Finalmente potrò riposarmi!» esclamò.
- E difatti si riposò, ma solo per alcuni anni.
- I giocattoli venivano tramandati di generazione in generazione e tantissimi bambini giocarono alla guerra con i soldatini di latta.
- Passarono anni e anni, addirittura secoli.
- I soldatini venivano sempre utilizzati.
- Erano malconci e un po' sbiaditi, ma i bambini non si stancano di giocarci.
- Così lo scatolone dei giochi, con i soldatini e Tobia, è arrivato pian piano fino ai nostri giorni.
- Un bambino lo ha tirato fuori da un baule, incuriosito. Vedendo i soldatini ne ha preso uno in mano e ha chiesto stupito al padre:
- «Papà, che gioco è questo?».
- «È un gioco antichissimo, caro &endash; gli ha risposto il padre. &endash; Da tanto tempo i bambini mettono tutti questi soldatini uno di fronte all'altro e li fanno combattere».
- «È uno strano gioco!».
- «La cosa più strana è che non è soltanto un gioco. C'erano soldatini in carne ed ossa che si combattevano sul serio e, purtroppo, ci sono anche oggi!».
- Il bambino, rimasto senza parole, ha guardato il soldatino che aveva in mano e che era proprio Tobia.
- Poi, con un gesto deciso, gli ha tolto il grosso fucile e al suo posto vi ha messo un fiore. Infine lo ha adagiato delicatamente su uno scaffale.
- Se qualcuno guardasse attentamente quel soldatino, potrebbe vedere che è l'unico soldatino di latta al mondo che sorride.
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