- SPIACEVOLE
SENSAZIONE
Il verso malinconico
- e
straziante
- dei
gabbiani
- lacera
il cuor mio.
-
- Il
volo di questi uccelli
- radente
sul pelo dell'onde
- si
porta via un pezzo
- dell'anima
mia.
Maggio
2007
-
- PRECARIETA'
Sostare immobile
- sul
ciglio del baratro.
-
- Irrequieto,
indeciso
- l'animo
tuo.
-
- Un
passo avanti ancora
- e
precipiti
- a
schiantarti sul fondo.
-
- E
intanto
- non
tutto è fermo.
-
- Alle
tue spalle
- la
vita fluisce
- ignara
- indifferente
- beffarda.
-
- Eventuale
- testimone
assente
- del
tuo probabile dirupare.
Gennaio
2008
-
- RIFLESSI
Non cercare
- vecchio
- la
tua immagine nello specchio.
-
- Non
scavare
- le
tue sembianze attuali
- alla
ricerca
- d'un
passato svanito.
- Non
infierire sul tuo volto,
- rammaricato,
- più
di quanto il tempo
- non
abbia operato.
-
- Le
lentiggini sono muffe indelebili
- lo
sai.
- Le
rughe - non credi? -
- sono
rammendi
- sulla
tua pelle loffia,
- a
mimetizzare sul viso
- il
tuo aspetto d'una volta.
-
- Ti
rimangono gli occhi.
- Seppur
velati dalle cateratte
- restano
sempre
- lo
specchio dell'anima.
- Indaga
- vecchio
- in
tale specchio
- quale
sia
- lo
stato dell'anima tua!
Aprile
2007
- VENTO
DI SICILIA
Rude
- aborrito
scirocco
- della
mia terra!
- Vento
crudele e violento.
- Ti
portiamo nel sangue,
- gli
abitanti di questa Città,
- intriso
nel DNA
- di
ciascuno di noi.
-
- Subito
ti riconosciamo
- sin
dal tuo insorgere perverso:
- per
l'inconfondibile sìbilo
- per
il "rufuliare"
- per
il tuo caratteristico
- ammucchiare
- foglie
secche e cartacce
- sotto
i marciapiedi.
-
- Amato-odiato
vento
- del
mio suolo adorato!
- Il
tuo imperversare
- ci
rimbambisce come allocchi.
- Nel
cullarci come drogati
- ci
scompigli le chiome.
- Di
polvere e pietruzze
- ci
saturi gli occhi.
-
- Stanco,
la sera
- sfibrato
dal tuo incessante furore
- come
un cucciolo t'acquatti.
- E
l'indomani
- temendo
il tuo ritorno
- torniamo
a rassegnarci
- pel
tuo ricomparire,
- di
non poterne fare a meno
- quasi
a convenire.
Maggio
2007
- CHI
SIAMO STATI
Ancora mi chiedo
- che
cosa io
- possa
avere rappresentato per te.
- Un'avventura?
- Un
incidente di percorso
- sul
tuo cammino?
- Oppure
- un
disguido fatale,
- imprevisto
nella tua vita.
- Sarò
stato piuttosto
- un
grande incubo,
- un
peso immane
- da
portare anche nel pensiero?
- So
di certo quello che sono ora:
- non
più che un brandello di
ricordo,
- uno
stralcio di vita fugace
- bruciato
dal tempo,
- già
superato nella memoria.
-
- E
tu per me?
- Cosa
sei stata tu per me.
- Questo
lo so di sicuro:
- Fonte
inesauribile
- di
certezze.
- Miscuglio
di serenità
- e
di tempeste interiori insieme.
- Toccasana
- dei
miei oscuri travagli.
-
- Forse,
entrambi,
- siamo
stati un groviglio
- di
abbozzi
- di
precarie cancellazioni
- dei
nostri destini.
Agosto
2003
GLI ANNI MIEI
Un amico mi chiede
- quant'anni
io abbia.
-
- Non
ne ho quasi più - rispondo -
- ormai
li ho tutti pressochè
spesi.
-
- Mi
rimarrà una manciata
ancora
- di
anni:
- saranno
cinque, otto
- forse
saranno dieci, di più non
credo.
-
- Impertinente,
provocatorio
- l'amico
insiste nell'indagare:
- E
come li hai spesi questi tuoi
anni?
- Come
la maggior parte degli uomini
- dico:
- Sciupandoli.
- Dandoli
in pasto
- alla
stupidità della vita.
-
- Ho
amato e lavorato
- ho
creato e procreato
- ho
sofferto
- commovendomi
e piangendo,
- ho
secondato la stoltezza dell'uomo
- restandone
prigioniero,
- ho
creduto
- ricavandone
delusioni,
- inutilmente
ho inseguito
- i
valori della Vita
- scoprendo
che questi
- sono
soltanto ombre.
-
- Ora
sto più guardigo:
- i
pochi anni che mi restano ancora
- me
li centellino
- con
avarizia misurandone
- le
ore che mi sfuggono nell'attesa,
- breve
o lunga che sia,
- ma
pur sempre penosa.
Maggio
2003
- UNGARETTIADE
"Si
sta come
- d'autunno
- sugli
alberi
- le
foglie."
-
- Ma
si sta anche,
- come
di giugno
- sul
campo di grano
- recise
le spighe.
-
- Abbattuti
si sta
- come
i birilli
- sulla
pista del bowling,
- come
spazzati dalla bora
- i
triestini.
-
- Oppure
si sta
- come
gli storpi
- delle
pròtesi privati,
- i
ciechi senza bastone
- senza
il cane
- che
fa loro da guida.
-
- Stanno
ancora
- fiaccati
dall'afa di agosto
- i
cervelli e le membra
- degli
uomini,
- bruciati
dai quaranta gradi
- delle
moderne estati.
- Sviliti
e rammolliti
- dall'arrogante
scirocco
- dal
libeccio mellifluo.
-
- Si
può stare alfine
- come
un barbone
- sulla
panchina stecchito
- dall'impietoso
gelo invernale.
-
- Stiamo
tutti
- in
balia del caso:
- falcidiati
dall'arma di un folle
- mentre
ci aggiriamo al mercato.
- Dipendiamo
dalla follia in toto:
- un
figlio che spegne
-
- dei
genitori la vita
- e
viceversa
- una
madre infanticida.
-
-
- Un
marito uxoricida
- e
il suo opposto.
- Vittime
innocenti
- -
noi tutti -
- dell'insano
gesto
- di
un nostro simile.
-
- Sicchè
- non
soltanto i "soldati"
- cadono
come le foglie
- d'autunno.
- Anche
gli uomini senza divisa
- stanno
nelle braccia
- della
precarietà,
- in
un'esistenza che si vive
- incerta
- di
quanto lunga non si sa.
Maggio
2003
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