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            antologie dei concorsi de Il Club degli autori
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               Antologia del
               premio letterarioAngela Starace 2000
 
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               INDICE  Introduzione
               di Rosalba Starace pag. 3"Lo
               stupore dell'istante su alcuni aspetti di un'arte
               inutile ma
               necessaria" di Claudio D'Aquino pag. 5 -
               Maria
               Luisa Beck-Peccoz Spanò pag.
               7
               - Francesco
               Bergonzi pag. 8
               -
               Margherita Biondo pag.
               9
               - Anna
               Bor pag. 10
               - Antonietta Bottaro pag. 11 - Marco
               Canepa pag. 12
               - Mariano Canò pag. 13 - Simonetta Cariolato
               pag. 14 - Carlo Carrea pag. 15 - Sandra
               Carresi pag. 16 -
               Roberto Ceccarini pag. 17 - Iole Chessa Olivares pag.
               18 - Stefania Cicerchia pag. 19 - Nunzia D'Amore pag.
               20 - Marcella Dalla Valle pag. 21 - Maria De Michele
               pag. 22 - Alessandro Dezi pag. 23 - Nunzio
               Di Bernardo pag. 24
               - Fiorella
               Di Chiara pag. 25
               - Stefano Di Monda pag. 26 - Dino Dorsi pag. 27 -
               Emanuela Esposito pag. 28 - Roberto Falcetta pag. 29 -
               Antonio
               Ferraioli pag. 30 -
               Maria Anna Filosa pag. 31 - Vittorio
               Formisano pag. 32
               - Luisa Frosali pag. 33 - Marco Galli pag. 34 - Carlo
               Gerasimo pag. 35 - Giovanni Guglieri pag. 36 - Paola
               Ippolito pag. 37 - Carlo Luigi Kuhne pag. 38 - Carlo
               Augusto La Macchia pag. 39 -
               Mattia Landolfi pag.
               40
               - Nunzia Latini pag. 41 - Maria
               Luisa Lazzara pag. 42-
               Maria
               Lista pag. 43-
               Francesca Lombardi pag. 44 - Luca
               Mainini pag. 45-
               Lucia Maddalena Mastrosimone pag. 46 -
               Anna
               Matera pag. 47
               - Ernesto Mirabelli pag. 48 -
               Mara Solange Morales pag.
               49
               - Dino Valentino Moro pag. 50
               -
               Emilia
               Motta Alysakys pag.
               51
               - Eleonora
               Negri pag. 52
               - Bianca Maria Pagano pag. 53 - Carlo Pedretti pag. 54
               - Antonella Perrotta pag. 55 - Tomaso Pieragnolo pag.
               56 - Barbara Pinchi pag. 57 - Maristella
               Pirola pag. 58
               - Francesco
               Piscitello pag. 59
               - Maurizio Pivatello pag. 60 -
               Pietro Paolo Poidimani pag.
               61
               - Annamaria
               Ponta pag. 62
               - Antonella Porciatti pag. 63 - Nicola Pragliola pag.
               64 - Franca
               Prosperi pag. 65 -
               Ermano Raso pag. 66 - Margherita Rimi pag. 67 -
               Paola
               Rivabene pag. 68
               - Germano Rizzolo pag. 69 - Dalila
               Danila Roccetti pag.
               70
               - L'Uomo senza tempo pag. 71 - Antonio
               Rossi pag. 72
               - Mariano
               Saturno pag. 73
               - Pasquale Schiano di Cola pag. 74 - Giovanni Scribano
               pag. 75 - Martina Serafin pag. 76 - Elena
               Sideri pag. 77-
               Roberto Silleresi pag. 78 - Paolo
               Stefanini pag. 79 -
               Clelia Toso pag. 80 - Margherita Varriale pag. 81
               -
               Danko Vasovic pag. 82
               - Carmine T.A. Verazzo pag. 83 - Lucia Zambotto pag.
               84 - Angela Raimondi pag. 87    | 
                 Come
               avere l'antologia | 
      
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                     Prefazione 
 
                  Lo
                  stupore dell'istante su alcuni aspetti di un'arte
                  inutile ma necessaria  "Chi
                  ha fede, ha fede. Chi non ha fede, ha la poesia.
                  Tutti
                  gli altri si arrangino col conto in
                  banca."(Anonimo
                  napoletano) Che
                  cosa spinge persone di varia estrazione sociale,
                  delle più diverse età, di differente
                  estrazione geografica, a impugnare la penna -
                  perché, credo, almeno in questo si continui
                  ancora a preferire la carta al computer - e a
                  macinare in testa per poi mettere giù, dove
                  capita, un primo abbozzo di verso? Cosa
                  le induce al lavorìo e al logorìo che
                  sempre ne segue di smussare dissonanze, gettar
                  ponti fra i concetti, allacciare parole ai verbi e
                  attributi alle parole, fino a consumare il senso
                  comune della lingua per trasfonderla in
                  quintessenza? Cosa li costringe a tessere, insomma,
                  una trama più laboriosa della tela di
                  Penelope facendo ricorso alla stessa pazienza del
                  ragno e alla medesima cura della
                  crisalide?Con
                  la tenacia del pescatore che non abbandona lo
                  scoglio, del predatore che attende il passo falso
                  della vittima, queste persone affinano l'arte di
                  drenare dal fondo di se stessi le più minute
                  scorie che la coscienza e la logica hanno scartato
                  per farne perle. E già questo basterebbe a
                  qualificare un'arte tanto inutile quanto
                  necessaria. L'impulso
                  ad affidare al linguaggio le proprie emozioni e a
                  trarre emozione dal linguaggio è infatti
                  l'estremo precipitato di un'applicazione che si
                  rivela proficua se faticoso e travagliato è
                  stato il lavoro di ordito, cesello e incastro. I
                  componimenti che sono stati scelti fra i tanti
                  selezionati per il premio Angela Starace 2000, ora
                  riuniti in questa raccolta da Montedit, meritano il
                  rispetto di chi legge - e persino di chi non legge
                  - perché tutti sono frutto dello spasmo di
                  separare dalla lingua ciò che è
                  già noto e dello stupore esistenziale che si
                  annuncia in un istante, quello che Croce chiamava
                  "intuizione del particolare", che certo non
                  è esercizio meno impegnativo del pescare e
                  del cacciare con profitto. I
                  finalisti del concorso hanno provato a lanciarsi
                  oltre il recinto quotidiano della parola. Almeno ci
                  hanno provato. Sono carte sudate quelle che
                  seguono, anche se non sempre e non tutte mostrano
                  muscoli sufficienti a volare oltre la siepe. Ogni
                  frase, ogni rigo che si scrive con giusto animo e
                  giusto proposito è "un'avventura dimenticata
                  da Dio", schizzo d'ambrosia caduto da mense
                  olimpiche a ravvivare i nostri giorni glabri. Di
                  questo dobbiamo essere grati. Perché la
                  poesia è questo: una delle porte, non
                  l'unica ma nemmeno l'ultima, per accedere al tempio
                  dell'animo umano. A
                  una scampata dai forni crematori è stato
                  chiesto: "Come hai fatto a venirne fuori
                  viva?".Lei
                  ha risposto: "La domanda sarebbe piuttosto
                  un'altra: come ho fatto a sopravvivere lì,
                  nell'ultimo girone dell'inferno...". "Scrivevo
                  poesie - ha aggiunto - con l'unghia sul legno del
                  giaciglio dov'eravamo ammassate in otto, dieci,
                  dodici. Finché un giorno la kapò se
                  ne accorse. Invece di denunciarmi com'aspettavo, la
                  sera mi diede di nascosto non so perché un
                  pezzo di carta di sacco e un mozzicone di
                  matita...".A
                  distanza di trent'anni le due reduci dallo
                  sterminio sono diventate amiche. Oggi le lega un
                  vincolo destinato a non mai recidersi.La
                  poesia è riuscita a suscitare una
                  complicità più forte della paura,
                  più tenace dello sgomento. È riuscita
                  a compiere il prodigio di unire per sempre vittima
                  e carnefice. Se
                  l'uomo fosse animale, se non fosse mai successo
                  quello slittamento ontogenetico che ha permesso
                  all'esemplare umano di distanziarsi per il 2 per
                  cento dal primate, l'uomo avrebbe solo paura e non
                  farebbe mai una volta l'esperienza della fobia.
                  Per
                  quanto nevrotici possano essere certi animali - e
                  alcuni felini in gabbia certamente lo sono, come
                  ricordano i gatti tenuti in casa - non si potrebbe
                  mai dire che lo stato malandato del loro umore non
                  sia condizionato da qualche dato realistico
                  puntualmente suffragato dall'udito e dall'olfatto.
                  "Puzza, dunque è", sembra dire il cane che
                  abbaia, al quale dà fastidio anche il rumore
                  innocuo: è pur sempre un rumore.L'animale,
                  infatti, non può essere fobico. Può
                  aver paura solo di qualcosa che c'è, mai di
                  qualcosa che non c'è. Per quanto sogni,
                  sembra difficile affermare che possa avere delle
                  schiette allucinazioni.La
                  spiegazione sta nel fatto che il linguaggio degli
                  animali è fatto di segni, non di simboli. I
                  segni sono un rimando astratto a un referente
                  determinato. I simboli, invece, sono espressione
                  astratta senza la necessità di un referente
                  realistico. Diremo, anzi, che più il
                  sostrato realistico manca, più il simbolo si
                  rivela possente per l'umano.Tutto
                  ciò rende autenticamente inutile la poesia,
                  che fra tutte le attività umane è
                  quella a minor quoziente di valore d'uso, quella a
                  maggior quoziente di valore di scambio.Ecco
                  perché un passero - tanto per citare una fra
                  le specie animali più a portata
                  d'osservazione - lascerà sempre sul
                  davanzale abbondanza di pane dopo aver beccato
                  briciole in quantità sufficiente da
                  sfamarsi. Al
                  domani Dio ci pensa. Un uomo, invece, se lascia nel
                  piatto"il boccone della creanza", è quasi
                  sempre perché chi è con lui non
                  intenda che è un abbuffone, per dimostrare
                  buone maniere, eccetera: e c'è da giurare
                  che, quasi sempre, s'alza da tavola con l'appetito
                  che invece il passerotto ha quietato.All'uomo
                  manca quindi l'istinto della misura. In
                  verità fa fatica anche ad aver soltanto
                  senso della misura, per cui riesce a spaventarsi il
                  più delle volte meglio per qualcosa che non
                  c'è chiamando coraggio la sottovalutazione
                  del legittimo motivo ch'avrebbe di far la
                  strizza.Dal
                  che anche si deduce che la poesia, essendo del
                  tutto inutile come la fobia, è parimenti a
                  questa necessaria. Claudio
                  D'AquinoPresidente
                  della Giuria sezione Poesia
                  
                  
                      TORNA
                     ALL'INDICE
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         | 
                  Maria
                  Luisa Beck-Peccoz Spanò Ritrovarsi Perderei
                  canti e le armoniele
                  luci e le ombrei
                  sussurrie
                  i gridi.Perderele
                  tre stelle nuovein
                  un cielo infiammatod'autunno,uno
                  stormo di lucciolea
                  giugno,la
                  grandine di marzo,la
                  neve ovattatadi
                  dicembre.Perdere
                  i contattie
                  i rituali,le
                  abitudini neonatee
                  il calore soffocante,marea
                  irrinunciabiledi
                  vita.Perderequello
                  per cui si è nati,fermi
                  come roccee
                  disperati,convintidi
                  una sola possibilità.Perdere
                  tuttoeritrovare
                  se stessi.
 | 
                  Francesco
                  Bergonzi Seduto
                  nel doloredell'ennesimo
                  no di piombodella
                  mia vita strozzata,maledetto
                  gigante da affrontare inerme,fra
                  echi di risa e suoni di metallodi
                  corazze immacolate,io
                  lì, col divieto urlato a gran
                  voce,nella
                  terra bruciatadove
                  bianchi soldatini si fanno a pezziper
                  un filo d'erba strappato. E,
                  rivolto lo sguardo ai gabbiani,nuovi
                  calcinacci si sfaldanodall'edificio
                  ormai in rovina.
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         | 
                  
                  
                  TORNA
                  ALL'INDICE
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         | 
                  Margherita
                  Biondo Opera
                  11° classificata La
                  ricerca Gioco
                  d'inganno o gioco di parolenel
                  cielo custode del segretoche
                  turba la mia anima al tramonto?Negli
                  appetiti che indorano il mattinosull'incoscienza
                  di futili trastulliinaridisco
                  il fiato senza bereciò
                  che nel calice dalla fronte sgorgadentro
                  un destino di lise pergamene.Sorrisi
                  spergiuri della lunaimplacabili
                  allertano la menteoltre
                  le ombrose nubi di frontieranella
                  clessidra che vanifica il mordente.Così
                  vago in notti gravide di speme:con
                  le dita ripiegate dentro il cranioper
                  uccidere ogni illazione macilentaalla
                  ricerca inane di una fedeche
                  non concede agli occhi la leggenda.Angelo
                  che tra le piume cela le sue ali,bramo
                  quel genio che savio m'acconsentaun
                  breve anelito di vita nel respiroormai
                  sepolto tra il silenzio che pazienta.E
                  se la bocca mi nutre solo del mio paneinzuppato
                  in lacrime di memorie terse,per
                  saziare la fame che mi prendeagogno
                  il muto Dio... ma non mi sente!
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                  Anna
                  Bor Opera
                  segnalata dalla Giuria Uomini
                  per caso Noi...
                  ballerini nell'infinitosolleviamo
                  le maniper
                  afferrare ombreche
                  ci ruotano attorno Muti...
                  tendiamo le bracciasu
                  tastiere sbiaditeverso
                  armonieche
                  si dissociano Riempiamo...
                  amariluoghi
                  casualiingombrandolidi
                  colori improvvisati Accaparriamo...
                  in frettavendemmie
                  inquietedi
                  ereditàmalformate Noi...
                  ARTISTIche
                  lontani dalla ragioneavanziamo
                  incautinel
                  respiro di un ignoto uragano siamo
                  "UOMINI... soltanto... PER CASO" 2
                  1 2 
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Marco
                  Canepa Il
                  Dono C'era
                  una donna che amava me con tutte le mie
                  paure Io
                  non vedevo il suo amore e non le davo
                  amore Per
                  farlo avrei dovuto aprirmi alla paura che mi separa
                  dall'amore L'amore
                  di questa donna mi dava la forza per sentirmi
                  sicuro nel mondo e pensai che quella sicurezza
                  fosse la libertà che cercavo Lasciai
                  così quella donna, ma capii che la mia
                  sicurezza proveniva dal suo amore e caddi nel mio
                  vuoto Camminai
                  oltre le paure, dentro il mio vuoto, poiché
                  ero già nudo Arrivai
                  là ove anche le paure temono di andare, ma
                  avendo orrore di tornare indietro mi arresi e
                  saltai in quello che non conoscevo Mi
                  svegliai nel mio cuore e conobbi la meraviglia
                  dell'amore. Capii che avevo nuotato sempre lontano
                  dall'amore e nella paura L'amore
                  di quella donna che amava oltre le paure mi ha
                  fatto nascere alla vita Ora
                  amo e sono libero Ma
                  quella donna d'amore non è più
                  là per me Grazie
                  donna d'amore. Ti amo.
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                  Sandra
                  Carresi Ho
                  guardato il mare... Ho
                  guardato il mare,era
                  trasparente, uno
                  spicchio di lunalo
                  illuminava, eri
                  vicino, ho
                  catturato questo momento,le
                  mie sensazioni,le
                  mie fantasie, lo
                  renderò libero tutte le volteche
                  una luna vanitosasi
                  specchieràregalando
                  luminosità e
                  tu...non
                  ci sarai.*** Luna Luna... Ti
                  ho ammiratala
                  notte di ferragosto: palla
                  di fuocoche
                  segnava il confinetra
                  il blu del cieloed
                  il mare silenzioso, eri
                  bellissima. Ho
                  pensatoche
                  tu avessi trovato lassù,un
                  corteggiatorecapace
                  di fartiarrossire. Sei
                  fortunata, Luna...  
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Nunzio
                  Di Bernardo Vedi
                  Napoli e poi muori Clima...
                  golfo... pizza... colore...mare...
                  sole... Vesuvio... calore...vedi
                  Napoli e poi muoridice
                  il detto in un proverbioallora
                  siamo tutti mortinoi
                  napoletani...siamo
                  pieni di dolorima
                  se inceppiamo in un diverbioabbiam
                  gli animi più fortidegli
                  amici americani. La
                  canzone napoletanaè
                  di culto sacrosantaanche
                  la popolazione africanala
                  conosce e la canta. A
                  maggio è tradizionedi
                  San Gennaro la processionee
                  se il sangue non diluiscedi
                  sciagure si perisce. Nelle
                  case della gentese
                  tu guardi sui comòtrovi
                  sempre onnipresenteuna
                  foto di Totò. Napoli
                  capricciosa e permalosa...Napoli
                  ospitale ed affettuosa...Napoli
                  unica ed orgogliosa...è
                  davvero una bella cittàma
                  chiunque viene quanon
                  può certo dimenticareche
                  a livello di vivibilitàlascia
                  un po' a desiderare...qui
                  puoi solo sognare. Beati
                  i nostri santiche
                  nei loro paradisisi
                  divertono da matticon
                  Massimo Troisi.  
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                  Fiorella
                  Di Chiara Opera
                  segnalata dalla Giuria I
                  volti di Nina Eri
                  ovunque,e
                  in attesache
                  arrivasse il momentonon
                  giudicavi i miei occhise
                  d'amore o d'odio,né
                  le mie manise
                  generose o avare,né
                  il mio corpose
                  nudo o adorno.Giungestiquando
                  fu il mio momento,spegnesti
                  la mia vitae
                  tra le urla e il piantoimpassibile
                  ti allontanastiilludendoti
                  di portarla con te,ma
                  ti appropriastidi
                  un contenitore vuoto,un
                  corpo identico agli altripronto
                  a seguirtiper
                  alimentare la tua illusione.La
                  mia vita è lì,impressa
                  su quei voltisolcati
                  da lacrime di dolore.***Leggerezza Ali
                  spezzatevorrebbero
                  scorgere una vettalanciarsie
                  in un ultimo battitoscrollare
                  la pesantezzadell'immobilitàper
                  ritrovare la leggerezzadi
                  un volo.
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         | 
                  
                  
                  TORNA
                  ALL'INDICE
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         | 
                  Stefano
                  Di Monda Opera
                  segnalata dalla Giuria Sipario Sipario
                  rosso cuoreguagliù
                  tirate chesta cordanun
                  è rezza 'e pescatoreè
                  varca chienachiena
                  'e gente che vò ammore. So
                  treciente dint'a sti sereridono,
                  si divertono: mme trasene dint'e venechiude
                  l'uocchie e veco 'o mare guagliù
                  tirate chesta cordaè
                  l'ora d' 'o tramontoSipario
                  tramonto rosso cuore e
                  'a luna aspetta a foramenomale,
                  che furtuna,mme
                  fà vencere a pauraa
                  paura 'e nun turnà n'ata sera a
                  recità.***Sipario
                  rosso cuoreragazzi
                  tirate questa cordanon
                  è la rete di un pescatoretrattasi
                  di una barca piena piena
                  di gente che vuole amore.Sono
                  trecento in queste sereridono,
                  si divertono: mi entrano nelle venechiudo
                  gli occhi e vedo il mare ragazzi
                  tirate questa cordaè
                  l'ora del tramontoSipario
                  tramonto rosso cuore e
                  la luna aspetta fuorimeno
                  male, che fortunami
                  fa vincere la paurala
                  paura di non tornare in un'altra sera a
                  recitare.
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                  Antonio
                  Ferraioli Equorea Alse
                  di reconditi sargassiAl
                  nettunio etra desistendoPoi
                  - subito! - galassie!Di
                  faune eterie liquandoAl'
                  abissali spire.E
                  nel'acque gemmee st'ardireMi
                  volve. In
                  incommensurabili profonditàUna
                  mugghiante sirena nella sua caybaCatturata
                  staAspetta
                  da lungi lo spirto e chiede:-
                  Oh spirto, oh spirto! Largiscimi la
                  forza:O
                  rovesciare il mondo o vanire in schiuma alla riva!
                  -***L'impossibile Eo
                  nella mane t'ho scorta da date:Volevo
                  in arche... ma ritirarmi ottai alla
                  magioneUn
                  disco su mettendo, nella none, di Charlie
                  ParkerChe
                  le parole son inadeguate.***La
                  poesia è dappertutto La
                  poesia è dappertutto.Avveduti
                  ce ne siamIn
                  fermata - noi burini - del tramPlanando
                  ci ha disarmati!Bere
                  vino è vizioAssurdo,
                  per me vivereIl
                  dì, oscularci beati.S'è
                  poesia, e la intendoNon
                  ho bisogno di gambe: son vento Dedicata
                  a Cesare Pavese
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         | 
                  
                  
                  TORNA
                  ALL'INDICE
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         | 
                  Vittorio
                  Formisano Idioma
                  del ricordo Ah
                  infanzia mia dove sei?Dove
                  sono gli sguardi sorridentiincreduli
                  della mortedove
                  tutto era distante velatoe
                  irraggiungibile come il padre. Eppure
                  son quiaccanto
                  ai dolori delle perditee
                  alla felicità delle scoperte. Ahimè
                  fanciullo quanto tempo è passato
                  daquando
                  i pini del Vesuvioerano
                  un prato sconfinato di sguardi,osservando
                  quelle ondulazioni nel pensieromi
                  sembro ancora lìe
                  il tempo mai passatomi
                  dona dell'infanzia l'idioma del
                  ricordo.***Il
                  divino dall'uomo Sull'istmo
                  di nuvole la luce divagaè
                  quasi sera... il
                  sole si slega dal giornomentre
                  la brina si lega alla rena Tutto
                  cede caloresi
                  impregna ogni cosad'un
                  caduco bagnato. Oramai
                  è notte...è
                  chiaro sul maretace
                  l'approdosolo
                  i miei passi. Scopro
                  la rena asciuttaeri
                  lì nascosto segretoti
                  apri a mesu
                  questa sabbiaseparando
                  il divinodall'uomo
                  che sono. 
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                  Mattia
                  Landolfi Il
                  resoconto Viviamo
                  senza concepir perché lo
                  facciamoimmense,
                  innumerevoli folle si accalcanocombattono
                  per una via migliore. Fermarsi
                  un istante, voltarsi,rientrare
                  in se stessi per capirela
                  precarietà del nostro avvenire,per
                  capire il primordiale,l'assoluto
                  valore del nostro esistere. Non
                  vi è nulla che non siavano
                  e in se blasfemo,assurda
                  realtà dov'è la
                  verità. Un
                  giardino fiorito,un
                  cielo pieno di stelle,i
                  bambini che ridonoecco
                  il piacere persosinelle
                  braccia dell'oblio. L'uomo
                  concepisce la bellezzasolo
                  se è essa fruttuosa,irragionevole
                  ingannoche
                  attanaglia i nostri veri doveri di
                  uominied
                  poi viene la morte,sacrosanta
                  sottomissionealle
                  leggi della nostra natura. Oh
                  vorrei ritornare dove io sono natoe
                  perdermi nell'assoluta freschezzadi
                  quegli anni,senza
                  saper che la vita è un ingannoe
                  la morte il suo resoconto.
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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         | 
                  Maria
                  Luisa Lazzara Opera
                  10° classificata Ricordi Lievi
                  passi nella memoriaaccendono
                  ricordi sfumati dal tempo;nascono
                  nuovi pensieridi
                  rosso colore,nuove
                  ragioni di vitaper
                  vivere ancoraun'estate
                  assolata.In
                  nessun luogo ritrovoorme
                  già conosciute di invisibili
                  passi;ricordo
                  tenui paroledi
                  vaghe speranze,nel
                  magico incanto di stelle cadentinelle
                  notti agostane.Torna
                  la voglia di voli feliciverso
                  nidi lontani,come
                  farfalla che potrà mai baciarei
                  profumi del sogno.Vivo
                  per sempreuna
                  stagione del cuore.
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                  Maria
                  Lista Spicchi Velerigonfiescarmigliatedal
                  vento spicchidi
                  mare! Come
                  adagiatiabbandonatisul
                  pratofiori
                  bianchi***Quarto
                  di luna Estatesulla
                  terrazza!Appeso
                  al ramodel
                  mio limonequarto
                  di luna. Scende
                  la notte.***Inverno
                  dell'Anima È
                  un freddo stranieroabbraccio
                  d'un corpocarezza
                  d'un giocodelusione
                  d'amare.Inverno
                  dell'anima... No,nessun
                  dannosulla
                  cima del monte!Solenned'un
                  tempo profanoprosperoin
                  rituale preghieraun
                  sempreverde... 
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         | 
                  
                  
                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Luca
                  Mainini Opera
                  8° classificata Ove Ove
                  le tue fluenti vesti giaccionoÈ
                  il tuo eterno profumo d'amore.Ove
                  i tuoi profondi occhi scrutano èLa
                  tua singolare attenzione.Ove
                  le tue calde labbra poggianoÈ
                  il tuo conturbante sogno realizzato.Ove
                  i tuoi più intimi pensieri
                  duellanoNascono
                  morbose intenzioni.Ove
                  le tue grazie riflettonoAppaiono
                  le più arcane edEnigmatiche
                  visioni.Ove
                  i tuoi blasfemi ricordi vivonoCresce
                  in te il più grande rimorso.   
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                  Anna
                  Matera Il
                  Paradiso Chiudi
                  gli occhie
                  immagina anche tuil
                  mondo intorno a te.Come
                  vorresti che fosse.E
                  non così com'è.Violento,
                  stolto, ingiusto, sporco...Chiudi
                  gli occhi e scopri com'è facileottenere
                  tutto e subito.Non
                  è forse ciòun
                  angolo di Paradiso?Tutto
                  questo, è forse il Paradisoche
                  si specchia?Ma
                  allora, se esiste l'immagine del
                  Paradisoè
                  altresì vero che esiste il
                  Paradiso.Ma
                  forse è Paradisoproprio
                  perché non è tangibile.Ma
                  se invece si toccassecosì
                  come si sta tentando di fare,allora
                  tutto svanirebbe, si dileguerebbe,si
                  allontanerebbe, approdando in guerre,inciviltà,
                  e barbarie varie.Ciò
                  non è bello,ciò
                  non è il Paradiso...***Bambini
                  e carta dei diritti Bambini,violenza,giustizia.Temi
                  infuocatianche
                  di quest'estate.E
                  non solo.Mari,
                  monti,tempi
                  di vacanza,tempi
                  di allegria,relax.Ma
                  i bambininon
                  possono goderedi
                  quest'ultimo privilegio.E
                  neanche i genitori.Tempi
                  di ladri,volgarità,tempi
                  di commercio,anche
                  di carne umana. 
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         | 
               
               TORNA
               ALL'INDICE
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                  Mara
                  Solange Morales Voce
                  di donna Raccolgo
                  la sabbia. La bocca socchiusa, la saliva scorre
                  lungo la gola. È tutto mare, silenzio,
                  conchiglia muta.Le
                  vene marine scorrono lungo l'Atlantico e i gabbiani
                  silenti danzano nel sole d'invernoLa
                  memoria è un canto da bambina sperduta... le
                  mani scialbe intravedono la spiaggia labirintica di
                  Alfonsina - Un castello di rocce, acqua
                  cristallina, voce di alghe remote, un infinito
                  paradiso geometrico di poesie scritte col sangue e
                  la follia della poeta. Il mare parla ancora di
                  lei.La
                  sua morte avvenuta nelle acque profonde - sono
                  denti che scavano l'oceano.La
                  sua figura è disegnata sulla pietra bianca,
                  il suo poema un lungo addio alla morte - fatto di
                  vulcani e parole cieche.Di
                  sirene che varcano il suo viso d'angelo crocifisso
                  in mare.Dove
                  sei Alfonsina?Trasfigurata
                  dall'acqua. E ritorni a noi innocente, perduta,
                  battezzata dai coralli e pesci
                  invisibili.Il
                  tuo corpo desolato, morto nelle rive di una
                  spiaggia infinita, distesa - sovrumani spazi di
                  dolore e solitudine -I
                  tuoi occhi di donna,migrano
                  tra cielo e terra,le
                  tue dita di bronzo scrivonotra
                  le pagine logorate, consumateLa
                  tua orrida malattia ti conducenegli
                  abissi del suicidio. Ora ti attende il cielo, la
                  caduta nel mare, l'arcangelodalle
                  ali di vetro che sfiora il tuo nome di
                  odaliscanata
                  dall'acqua, dal ventre di Afrodite.Sonnambula
                  e cieca c'è il sole e poi l'ombra e
                  Alfonsina dorme tra cimiteri senza
                  croci. 
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                  Emilia
                  Motta Alysakys Opera
                  segnalata dalla Giuria Poesia Sempre
                  a te tornerò,Poesia
                  - linfa dei cuori,fata
                  d'ogni graziaunica
                  amante libera e fedele;sempre
                  tesserò col filo doratodi
                  questa mia fantasia,le
                  tue seriche vesti. Di
                  tutte le arti sei musa,ancella,
                  sovrana e schiava.Pensiero,
                  idillio, creazione sculta nel sasso.Dipinti
                  e sommi affreschidi
                  te portano il segno,coronati
                  son del tuo messaggioche
                  è celeste ed umano. Sempre
                  a te verrò,col
                  mio fardello amaroche
                  tu cangi in oro.Non
                  ti fondi nel tempo, nell'ignominia,ma
                  nel tempo brilli più lucente e
                  purae
                  di tua fiamma, ardendo,splendida
                  vivi!
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         | 
               
               TORNA
               ALL'INDICE
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         | 
                  Eleonora
                  Negri Opera
                  segnalata dalla Giuria Pianto
                  universale Ho
                  visto la fotografia del dolore:era
                  stampata sui tuoi occhi dolci.Inespressivi Ho
                  letto lo smarrimento sul tuo volto:il
                  terrore,di
                  chi sa che questa volta sarà il suo
                  turno. Il
                  solo pensieroti
                  uccide il cuore, ti sventra l'anima.Ahimè
                  quanto è superfluo il mondoquando
                  ti sta per lasciare qualcuno per
                  sempre. L'universo
                  è nebbiale
                  persone granelli di polveree
                  da onnipotenteti
                  senti all'improvviso impotente. Poter
                  riavvolgere il nastroe
                  tornare indietroall'infanzia
                  solaree
                  ricominciareinvece
                  i ricordi sono fiori e petali i
                  rimorsi. Il
                  tempo passato è volato fino a
                  qui,dove
                  gli attimi ora sono interminabilie
                  lacrime infinite scorrono sul maleche
                  assale tua madre. Vorresti
                  che il tuo piantofosse
                  così acido da bruciareogni
                  lamento. Una
                  danza macabra si divertein
                  quel corpo inerme,laddove
                  si specchia il tuo doloreed
                  ogni cosa, solo allora,assume
                  il giusto valore. Vorresti
                  che tutto fosse già finitoSe
                  dev'essere, siae
                  dopo la Croce, la pace.La
                  dolce sensazionedi
                  averla per sempre con te.  
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                  Maristella
                  Pirola Madre Passi
                  ogni mattina,chiusa
                  nel tuo doloresenza
                  più lacrime,la
                  mente lontana dal tuo corpo,in
                  una dimensione irreale.Lo
                  senti, lo vedi,è
                  là che ti aspetta:tuo
                  figlio,tuo
                  figlio che la terraha
                  voluto troppo presto,quel
                  figlio per cui avevisognato,
                  sperato, amato,vissuto,
                  lottato,tuo
                  figlio è là.Aspetta
                  i tuoi fioriil
                  tuo amore, le tue lacrime,il
                  tuo dolore, la tua disperazione,aspetta
                  te, sua madre.Ed
                  è là che tu ritorni,ed
                  è solo là che cerchidi
                  ritornare a vivere.
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         | 
               
               TORNA
               ALL'INDICE
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         | 
                  Francesco
                  Piscitello Peso
                  d'un sogno Peso
                  d'un sognoe
                  spessore di un'ombra:così
                  il tuo amore.***Amica
                  morte Forse
                  con gioia guarderò i tuoi occhi,amica
                  morte,quando
                  mi sarò spintolà
                  dove inizia il luogo dell'abisso. Già
                  percorro il sentierodove
                  trattiene il suolo le mie orme:non
                  i miei passi. Il
                  piede indugia,il
                  cuore trema, l'animo vacilla,e
                  il pensiero si perdenell'angoscia
                  del nulla,nell'angoscia
                  profonda del tuo nulla. Ma
                  quando le tue braccia,amica
                  morte,s'apriranno
                  al mio amplesso,quando
                  il tuo volto,il
                  tuo volto innocente,si
                  volgerà nell'ora del silenzioverso
                  di me, porgendole
                  tue labbra al mio bacio,allora
                  andremo insiemedove
                  sarà perduta la memoriae
                  smarrito il dolore,amica
                  morte. Mia
                  dolce amica morte.***Autunno Cade
                  una foglia.È
                  indifferente il mondo.Piange,
                  il poeta.
 | 
                  Pietro
                  Paolo Poidimani Amore
                  di madre levantina Candida
                  schiuma di mare,nel
                  buio della notte s'infrangee
                  scompare;sul
                  viso di un bimbo che piange.Lo
                  scafo di disperatila
                  riva imperterrito mira,ultima
                  realtà vera.Il
                  grido d'una madre,il
                  natante che virail
                  tonfo d'un bimbo che v'era.Candida
                  schiuma di mareamara
                  pel pianto annegato,di
                  madre che non sa più amare,che
                  il suo unico amor,nell'abisso
                  mai più ritrovato.
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               TORNA
               ALL'INDICE
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                  Annamaria
                  Ponta Brividi
                  d'amore Dolci
                  carezzeSono
                  i tuoi sguardi,Penetrano
                  la mia animaIl
                  mio corpo. Brividi
                  d'amorePercorrono
                  gli stratiPiù
                  profondi.Brividi
                  d'amoreLe
                  tue mani sulla mia pelle. Dita
                  che si cercano,Mani
                  intrecciate,Calze
                  sfilate. Brividi
                  d'amoreDi
                  due animeMai
                  sazie. Anime
                  trasfuseAlla
                  ricerca dell'unità.Momenti
                  d'intimitàVissuti
                  come iniziazioneAll'età
                  adulta. Dolci
                  carezzeMai
                  egualiCariche
                  di significati. Dolci
                  carezze,Non
                  gusto proibitoLe
                  tue carezze,Ma
                  incanto, essenza. Dolci
                  presenze le tue assenze. 
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                  Franca
                  Prosperi Anticipata
                  primavera Fiorito
                  anzitempo, contrastiun
                  cielo azzurro plumbeo...ancora
                  invernale, stupendo mandorlo!Esploso
                  nel tuo bianco splendore,ingannato
                  da accattivanti momentidi
                  prematura primavera...Catturi
                  gli occhi,con
                  la tua luminosa bellezzaaccesa
                  dai raggi del sole...candidamente
                  esposta a carezzevoli,ahimè,
                  contrastanti aliti di vento,ora
                  miti, ora taglienti!Ingenua
                  e dura... pertanto,la
                  tua lotta contro il tempo,in
                  stagioni impazzite, sotto coltreormai
                  tumefatta... ferita...da
                  mani inconsapevoli, di tantodelicato
                  benedetto mistero!Miracoloso
                  tentativo,concepire
                  oggi integri frutti,in
                  altri tempi saggiamentecullati
                  e coltivati, soprattuttoda
                  più attento, responsabile amore. 28
                  febbraio 2000
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               TORNA
               ALL'INDICE
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                  Paola
                  Rivabene  Totem Appoggiata
                  al tronoChe
                  inneggia ai ricordiControllando
                  la sommossaChe
                  vibra tra le vociConvinta
                  di dover gestireSicura
                  di poter mediareAscolti
                  attentaLe
                  vibrazioni emotiveDel
                  corpo.C'è
                  stato una voltaUn
                  Paradiso di effimere ideeChe
                  scendevaE
                  scioglievaI
                  nodi del dolore.C'è
                  stata una voltaUna
                  fineChe
                  col buono e il cattivoInvestiva
                  e passava.Abbracciata
                  all'altare del TempoChe
                  tutto possiede e concludeOsservi
                  questo sintomo bizzarroChe
                  ancora ammala i tuoi occhiE
                  saluti decisaL'onda
                  che scivola via... 
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                  Dalila
                  Danila Roccetti Poesie
                  dal ciclo "Rigorosi Silenzi" I
                  Inquieto
                  ladrocavalca
                  nostalgico addio,fiutando
                  porti fasciatidi
                  inconsapevoli approdi.***IIA
                  Vincent Van Gogh Rende
                  vivi la luce di VinceTi
                  sorprende il suo gioco di solitudinesu
                  ampia curva del tempoe
                  le sue mani con segni repentinitracciano
                  vortici sopra innocue tele.Pallido
                  equilibrio ai confini di un temponessun
                  approdo nemmeno lontano,sordo
                  lo sparo cupo.***IIILocanda
                  antica di tempi andatifra
                  gli alberi, nel viottolocircuisce
                  ancoraignaro
                  viandante dal passo incerto.Sottratto
                  tuttoè
                  stato un bel vivere,apparente
                  strada tranquillacon
                  abitudine uniforme.Una
                  terra sconosciutastava
                  lì davanti a Uomo,confusa
                  lezione di cantomentre
                  pezzetti di nientelucidati
                  a doveresi
                  mettevano in filaper
                  avere approvazione.Forse
                  ci abbandonerà la fantasiasalvata
                  mentre un timido aquilonedisegnava
                  uomini solicon
                  apparente accento poliglottae
                  quella piazzettabuia
                  poco, ascolta tenero musicistadi
                  sax. 
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               TORNA
               ALL'INDICE
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                  Antonio
                  Rossi Dormi
                  amore... Dormi,
                  dormi amore, nessuno ti
                  sfiorerà;io
                  accarezzerò i tuoi capelli
                  ramati,io
                  sfiderò le ombre che turbano i tuoi
                  sogni,io
                  veglierò in silenzio sul tuo esile
                  corpo. Dormi,
                  dormi amore, nessuno di
                  sfiorerà;io
                  mi nutrirò del tuo dolce
                  respiro,io
                  fermerò la luna sul tuo pallido
                  viso,io
                  fermerò il vento che cerca di
                  svegliarti. Dormi,
                  dormi amore...
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                  Mariano
                  Saturno Opera
                  4° classificata Come
                  si cambia Quando
                  partisticon
                  la valigia di cartoneche
                  odorava d'ideali e di saponeuna
                  lacrima commossat'inseguì
                  finché sparisti.Seguironovalanghe
                  di letteree
                  fiumi di parole sommessedi
                  gandiane sommossecome
                  favole sconnessedi
                  terre straniere.Ahi!
                  quante volteragionammo
                  assiemedi
                  laceranti ingiustizie sociali,onde
                  alleviar le catenedi
                  mutanti padroniche
                  ci trattavano male.Quando
                  ti ho rivistocon
                  l'orologio d'oro al polsoe
                  un'industria di profumi addossoson
                  rimasto...come
                  gli occhi di un bimboinnanzi
                  al prestigiatore!Non
                  volermene fratello mioti
                  preferivo con la valigia di cartoneche
                  odorava di sogni, e di sapone.
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         | 
               
               TORNA
               ALL'INDICE
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         | 
                  Elena
                  Sideri Serata
                  di fine inverno Pianto
                  a dirotto del cieloquasi
                  a voler sfogarerepressioni
                  decennali,d'incantolacrime
                  che lasciano il passoad
                  un vento frettoloso e vivaceche
                  tutto asciuga. Alza
                  cose e foglie,dialoga
                  con persianealberi
                  e panni stesi.Vento
                  che dà voce al mare. Il
                  mareche
                  quando si vuol far sentirenon
                  ha eguali,il
                  mare che si fa cascata,il
                  mare che nella sua furiafa
                  compagnia,scaccia
                  le solitudinicatalizza
                  la mente. Il
                  mare che culla i sonni,anche
                  i più agitati.
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                  Paolo
                  Stefanini Al
                  festeggiato ...Se,
                  amico, vuoi danzare,raccolgo
                  tra le stellecomposizioni
                  belle,le
                  scendo, te le mando,e,
                  Lira e Vega allato,ritmato,
                  cadenzato,vai,
                  torni, alterno errare,l'acme,
                  i bordi intrecciando, ...se,
                  amico, vuoi sgargianticandide
                  luci, i fiori,braccia,
                  baci, gli amorisvolgo
                  freschezze, incanti,calo
                  al tuo collo abbracci,ruoto
                  le sfere, i canti,t'attorco
                  e schiudo i laccivivi,
                  i bocci fruscianti, ...se,
                  amico, édita vuoila
                  tua poesia più breve,l'armonia
                  fonda e lieveche
                  accenna: &endash; "Io." &endash;,
                  null'altro,scrivo
                  ove tutto puoi,sbianco
                  il tuo buio scaltro,convergo
                  il tuo frumentod'oro
                  dal firmamento,lo
                  cingo alle tue tempie,l'etere
                  d'aria s'empie,magie,
                  doni zampilla,l'ermo
                  tuo cenno squilla, guglie,
                  diademi, azzurrità, coronese
                  qui premi imbandiscono il tuo mare,tasti
                  lì, t'apparecchiano il volare,t'aprono,
                  indichi là, l'estremo amare, il
                  vasto Acquario, l'erto Capricorno,il
                  libero scenario,prodigi
                  eretti attorno,sfingi
                  pronte a parlare. 
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               TORNA
               ALL'INDICE
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         | 
                  Danko
                  Vasovic Sola
                  speranza Perché
                  scrivo iotutte
                  queste liriche?Sola
                  speranza:ricomincia
                  la vitache
                  non esisteva.***I
                  miei versi I
                  miei versisempre
                  impossibiliin
                  questa vita.Un
                  peso da portarenella
                  solitudine.***Sulla
                  neve In
                  Sarajevogiocando
                  sulla nevein
                  un momentoi
                  bimbi diventanodei
                  brandelli di carne.***Camicia
                  bianca Non
                  andare viala
                  notte senza vento.Naviglio
                  grande.La
                  tua camicia biancami
                  ritorna in mente.***Così
                  sono andato Fu
                  di settembre.Cercavo
                  un amico.Non
                  c'è nessunosulle
                  panchine del Po.Così
                  sono andato.
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               TORNA
               ALL'INDICE
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               al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al
               numero 0298233100 | 
      
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                  RISULTATI
                  CONCORSO POETI DELL'ADDA 2000
RISULTATI
                  DEI CONCORSIRITORNA
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