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            antologie dei concorsi de Il Club degli autori
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               Antologia del
               premio letterarioM. Yourcenar
 
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               INDICE Prefazione
               a cura di Maria
               Organtini,
               Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò, Giuseppe
               Bellucci, Domenico Bisio, Franca Bossi, Mariano
               Canò, Andrea Caputo,
               Delio Carnevali,
               Carlo Carrea, Caterina Rossi Mandrini, Alessandra
               Crabbia, Filippo Giuseppe Di Bennardo, Marisa Elia,
               Marco Forni, Giovanna
               Fozzer,
               Marco Galli,
               Pietro Garanzini,
               Elisabetta Ghiglieri,
               Giovanni Ghirga, Ilaria Giaconi, Simonetta
               Gravina,
               Denis La Commara,
               Alessandro
               Latrofa,
               Stefano
               Mallardi,
               Livio Malusà, Giovanni Mangano, Lucia Maddalena
               Mastrosimone, Elena Matta, Luca Melani, Cristina
               Meloni, Anna Maria Monchiero, Yvonne Moosmüller,
               Dino Valentino Moro, Marta Murari, Maurizio
               Nascimbene,
               Eleonora Negri,
               Giuditta Ongaro,
               Lorenzo
               Panelli,
               Claudia Pastorino, Matteo Pazzi, Luciano Postogna,
               Daniela Raimondi, Ermano Raso, Benedetta Rigoli,
               Antonio
               Rossi,
               Luciana
               Scaglia Grenna,
               Giuseppe Scigliano, Maria Antonietta Sozio, Stefano
               Valeri, Carmine T.A. Verazzo, Giovanni
               Zappalà,
               Antonio Zocchi  | 
                Come
               avere l'antologia | 
      
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                     Prefazione L'evento
                     che si esplicita in un concorso di poesia, pare
                     sempre già avvenuto eppure è
                     sempre in divenire: suscita stupore e perenne
                     attesa.Ogni
                     volta è un'immersione totale nell'anima
                     del poeta che ci partecipa i suoi intendimenti,
                     le sue ansie racchiusi nei versi, e ce li
                     consegna demandando a noi di farci interpreti di
                     una metamorfosi che si esplicita nel vivere
                     quotidiano.Nel
                     Premio Marguerite Yourcenar 2000 si evidenzia
                     una selezione tematica notevole, lo sforzo di
                     partecipare i "bisogni" dell'umanità: la
                     Vita stessa che costruisce il tessuto dove si
                     addensa la trama di una realtà
                     generazionale che chiede di essere
                     ascoltata.Ogni
                     testo di questa edizione meriterebbe di essere
                     commentato, ma poiché questo non è
                     possibile, vorrei soffermarmi almeno su taluni e
                     non importa la classifica perché questa
                     è in riferimento al sistema di
                     autovotazione tra i dodici
                     finalisti....Ascoltalo
                     il silenzio/mentre sussurra nel cuore/parole mai
                     ascoltate/tradotte da primordiali emozioni...
                     (da Silenziosi venti dell'est di Stefano Valeri)
                     è un invito ad approfondire i nostri
                     sentimenti, le nostre emozioni, a non fermarsi
                     alla superficie, ma bensì a "grattare"
                     sotto la scorza che resiste sotto il morso della
                     propria soddisfazione.E
                     questo è un'invito che ritroviamo anche
                     da altre parti, in altri testi e ciò ci
                     conforta perché è segno che
                     l'evoluzione del pensiero si fa sempre
                     più pressante.La
                     dolce tenerezza di un amore ci viene incontro
                     nella poesia Veli di Denis la Commara Presi la
                     tua mano nella mia mano / mentre l'allodola
                     cantava i sentieri di sempre... Hai mai pianto
                     l'amore per celebrarlo?Nel
                     mistero della Pasqua un destino tragico si
                     compie, ma il poeta fa suo l'urlo di un gabbiano
                     e scioglie così le ultime resistenze a
                     fronte del mistero che la vita medesima
                     c'impone. È questo il messaggio della
                     poesia di Marisa Elia. La ricerca del nostro
                     vivere, le motivazione per cui ogni giorno
                     torniamo a sperare è il leit-motiv della
                     poesia E disse di Delio Carnevali e proprio qui
                     che la nostra storia di uomini ci appare come un
                     continuo travaglio. Il tempo è fecondo
                     nelle attese e si stempera nell'immagine che
                     ogni di noi porta dentro. In questo tempo di
                     attesa mi piace ricordare una frase di
                     Marguerite Yourcenar nel suo libro Alexis
                     ...Vinsi. A forza di pietose cadute e di
                     più pietose vittorie, giunsi a vivere un
                     intero anno come avrei voluto vivere tutta la
                     vita. Maria
                     OrgantiniPresidente
                     della Giuria sezione Poesia  
 
                   
                  
                  
                      TORNA
                     ALL'INDICE
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                  Delio
                  Carnevali Opera
                  8° classificata E
                  disse (1) Ci
                  sono giorni che non so che siail
                  pianeta terra.Mi
                  guardo intorno a seraappena
                  il sole dorme, e vedoimpressionati
                  a fondo nello spazioopaco
                  del crepuscolo segni infiniti,alberi,
                  colline, uccelli, oscure formee
                  i fantasmi discreti della luceche
                  s'appressa alla morte quotidiana.Quasi
                  non riconosco i mitidi
                  questo globo così poco adattoalla
                  vita, ed ecco torna il terrored'essere
                  altrove, viaggiatoredi
                  spazi inesplorati,senza
                  casa né patria.Cerco
                  uno specchio per fermare il dubbioalla
                  figura che ricordoe
                  mi chiedo chi sono, rinnovandoquell'antica
                  parola della Genesiche
                  mi quietò le ansie adolescenti.Ma
                  non so a chi somiglio,non
                  so dov'è l'immagine promessache
                  dovrebbe ricondurmi ai sogni,quell'infinito
                  ovale che ricordila
                  mia faccia, dov'è un pensieroche
                  conosca il mio pensiero,un
                  cuore che del mio sveli il linguaggio.Quello
                  che so dell'uomo è quantodicono
                  i libri, quello che mi tornacon
                  l'eco dell'infanzia,quello
                  che vedo quando conto gli annidella
                  storia e spio quelli che vivo.In
                  nessun luogo mai un segno che diauna
                  dimensione umana oltre il reale.Allora
                  mi nascondo alla lucee
                  piango sul Dio che mi somiglia. (1)
                  E disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine
                  e
                  somiglianza". Genesi: 2,26
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                  Giovanna
                  Fozzer Opera
                  9° classificata Sequenza La
                  mente un arabesco di ramages,intreccio
                  di vene palpitantiche
                  diramano da un unico pensiero,pensiero
                  dolcissimo possente.Vietato
                  da ragione ed esperienza,sognare
                  è ancora sgranaresequenze
                  di parole fiamma-ardente, oppure
                  inventare soave,affondare
                  le radici nell'antico,ondate-dolcezzad'incantate
                  filastrocche balbettate,chiamare
                  chiamare con nomi amorosi di cose,d'uccelli
                  e d'animali e fiori,invocare
                  invocare&endash;
                  amiche fantasie giocose della mente. Propria
                  di voi è anchegrande
                  tenerezza segreta,fuga
                  visibile dal dolore altrui,visibile
                  astensione dal proprio;"ci
                  diremo un addio senza propositi",sentimento
                  della soglia o forsenecessità
                  dell'abbandono, della perdita. Libere
                  forme cangianti appenaquasi
                  lenti densi colorisu
                  lastra di marmo,nitidi
                  in voi si compongonoelementi
                  potenti di pensiero, silentevita
                  interiore.Misura
                  cavalleresca, celata nei segni sottili,nell'arabesco
                  di svagatezza e silenzio.
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Marco
                  Galli  Sagome
                  nere La
                  luce bianca della Luna stagliaun
                  bolero di sagome nere danzantisui
                  fianchi languidi della collina. Risalgono
                  ininterrotta spiralevorticosa
                  il colle fin alla sommitàdel
                  cono, e lì sostano, e libanointorno
                  alle antiche are, muschiosevestigia
                  del perduto mondo. In
                  nove giorni, al più,
                  scompariràla
                  Luna, e con essa, sorelle, anchele
                  sagome nere danzanti morranno. L'Allegria,
                  26 marzo 2000
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                  Elisabetta
                  Ghiglieri  Ricordi? Un
                  tintinnio di campanelle giapponesiera
                  il cuorequando
                  il tuo respirosoffiava
                  lievetra
                  sguardi incantatie
                  calde carezze.Sopiti
                  e raccoltinel
                  cavo delle tue maniriposavano
                  i pensierinon
                  più sperdutinella
                  raffica impietosadell'ultima
                  tempesta.Ricordi?
                  il baluginare d'argentosu
                  lunghe ondeincrespate
                  da brivididi
                  brezza notturna,ricordi?
                  l'attesaed
                  i silenzi vibranti,emozioni
                  nuovesolo
                  sognate nelle nottidi
                  un tempo già dimenticato.
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Simonetta
                  Gravina La
                  scala in salita C'è
                  una scalache
                  conduce alla pacee
                  i suoi gradinisono
                  di brace. Ogni
                  scalinoè
                  un sospiro del cuore.In
                  ciascunoc'è
                  un po' di dolore. Gradino,
                  gradinoarranchi
                  in salitaper
                  ogni passoun
                  ricordo stonato.Su
                  ogni pioloun
                  sogno finito. Non
                  devi voltarti,il
                  passato è perduto,il
                  presente è già nel
                  passato. Su
                  ogni scalinoc'è
                  una lacrima antica.La
                  vita percorre una strada in salita. Non
                  ti crucciaremia
                  carissima amicala
                  faticafa
                  più dolce la vita. Stringi
                  i dentie
                  aguzza l'ingegno.L'impegno
                  gratifica il sogno.
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                  Denis
                  La Commara Opera
                  6° classificata Veli Presi
                  la tua mano nella mia manomentre
                  l'allodola cantava i sentieri di semprein
                  un bosco giallo filtrato di rossoguardavo
                  i tuoi occhi incoronati da piccoli
                  fiorie
                  la candida veste scendeva come un abito
                  talaree
                  lieve sottolineava il tuo incedere
                  leggero.Frizzante
                  e fresca l'alba interruppe il fiero
                  piantoche
                  amò la notte ed i nostri corpie
                  sgorgava caldo e sincero dagli occhi
                  appagatirigando
                  le guance e mischiando le essenze,come
                  due fiumi addolciscono il mare.Hai
                  mai pianto l'amore per celebrarlo?
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Alessandro
                  Latrofa  Si
                  stroncaIn
                  ritirataIl
                  cuoreSi
                  perpetraIn
                  fugaCome
                  l'ultimo tiroChe
                  non finisce maiFino
                  a bruciareE
                  seccoA
                  cadere in cenereGustando
                  ancoraCiò
                  che è passatoMa
                  il fu è già morteMa
                  come stellaArrivaIn
                  tardiDefuntaAi
                  nostri occhiIgnariS'annunciaVivaE
                  cancrenaIn
                  fondoAccasciaDi
                  luceE
                  scagliaNell'annuncioUn
                  folleDi
                  sopravvivenzaDai
                  tempo al tempoMi
                  spegnerò
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                  Stefano
                  Mallardi  Ti
                  amo Ti
                  amo, o sera,quando
                  silentemi
                  mostri tutta interal'immensa
                  cupola nera;quando
                  mi fai sentir partedell'infinito
                  mistero;e
                  quando m'incantanola
                  luna, le stellee
                  quelle piccolissimeremote
                  fiammelle.
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Eleonora
                  Negri Notti
                  a Milano Luci.Miriadi
                  di stelleoffuscate
                  dal fumo di costellazioni alla deriva. Notti
                  a Milano.Locali
                  come prigioni per nostalgiche
                  evasionia
                  rincorrere profumi di emozioni mischiati ad alcol,
                  riso, solitudine. Sei
                  lì.Al
                  centro dell'universo, alta, sinuosa.Anonimo
                  sole. Balli.Funambolica
                  musica ti attraversa come adrenalina.Volteggi
                  farfalla intrisa dal nero di seppia. Indifferente.Cerchi
                  un raggio d'amore che trafigga
                  l'oscuritàe
                  ti avvolga come seta perenne. Questa
                  sera,sono
                  solo voci, occhi, gesti,fruscii
                  di abiti appesantiti dai calumete
                  dalle solite storie metropolitane. Dormi,dama
                  leggiadra.Domani
                  calerà un'altra notte.Un
                  tiepido incontro.Vedrai,
                  non è un sogno...
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                  Giuditta
                  Ongaro Se
                  tu fossi qui A
                  volte penso che se tu fossi quitutto
                  sarebbe diversose
                  tu fossi quivedresti
                  le mie mille candele accesele
                  mie mille speranze svanitele
                  mie mille solitudini Niente
                  di tutto questononostante
                  i miei sforzi cambianiente
                  sembra passare Non
                  si può tornarealla
                  fierezza&endash;alla pienezzadi
                  quei giorni di tarda estatequando
                  tutto sembrava così semplice Sembra
                  un sogno il solo pensieropoter
                  tornare a passeggiareper
                  quelle spiagge infiniteper
                  quelle strade infinite...Null'altro
                  aveva importanza Perché
                  mi cerchi ancora...perché
                  non mi cerchi più... Il
                  pavimento rossoil
                  vento caldole
                  risate e le stelle Qual
                  è la vita?Quale
                  sarà il momentoin
                  cui mi verrai a prenderee
                  mi porterai ancora su quello scogliodove
                  il rumore del mare era assordante?     
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Lorenzo
                  Panelli Obbligo
                  mondano Chissà
                  perché l'innocenza (peccato)dilaga
                  lontano da menel
                  mondo (nuova strada)Si
                  apre realtàLa
                  Bellezza Divina dell'Ingenuità(madre
                  pura?)per
                  lei vivo che mi brucil-e-n-t-o/aconto
                  alla rovescia. Chissà
                  come sarebbe(quanto
                  varrebbe?)Il
                  Rifugio Segreto dell'Animadalle
                  ortiche profanato(ingiustificatamente
                  esaltato)forzato!
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                  Antonio
                  Rossi Adesso
                  il sogno è spento Adesso
                  il sogno è spento,nessuno
                  canta per le vie di Montmartre,i
                  ballerini non hanno più
                  caviglie,le
                  figlie della luna hanno chiuso le
                  finestre. Adesso
                  il cane magro ha da mangiare,il
                  vaporetto insanguina la Senna,il
                  fagiano ha un occhio un po' svagato,l'iride
                  del falco indora un pesce gatto. Ma
                  il vecchio mendicante non ha amoree
                  testardo si addentra nei cortili,cerca
                  colombe verdi da nutrire,odia
                  la melma e danza sulle spine. E
                  danza e ride come un gallo pigro,zampilla
                  come l'acqua di una fonte stravagante,sospira
                  come un rospo farcito di ghirlande,respira
                  come un candido usignolo inconcludente. Adesso
                  il sogno è spento,nessuno
                  geme nella Maison Teilleur,le
                  guance incipriate sono orrende
                  tartarughe,le
                  labbra lussuriose sono piante
                  rinsecchite. Adesso
                  la fortuna rischiara anche le ombre,le
                  rane moribonde insorgono panciute,i
                  corvi amareggiati si saziano di miele,il
                  fiele delle volpi diventa un dolce
                  fiore. Ma
                  il vecchio mendicante non ha amoree
                  testardo si addentra nei cortili,cerca
                  giovani meduse da scoiare,odia
                  le belve e danza coi serpenti. E
                  danza e ride come un bimbo senza denti,rincorre
                  le lucertole sfuggite alle poiane,esplora
                  le caverne scavate con violenza,inonda
                  di innocenza la strada del peccato. Adesso
                  il sogno è spento. Nessuno
                  si ricorda della morte.   
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                  Luciana
                  Scaglia Grenna  ...
                  Occhi... Occhi
                  che osservano,divertiti,per
                  mettere alla prova,occhi
                  che assomigliano a due grandi faripronti
                  ad illuminare,occhi
                  neri come il carboneche
                  guardanoin
                  attesa di una parola dolceperché
                  sentono il bisognodi
                  gratificazioneper
                  continuare il complicato camminoche
                  hanno deciso di intraprendere,occhi
                  luccicanti e interessatia
                  ciò che avvertonoperché
                  sannoche
                  c'è tanta veritànelle
                  parole fluide e sincerenon
                  complicate,non
                  difficili da essere capite.Occhi
                  imploranti,a
                  volte attraversatida
                  una luce melanconicache
                  sembravogliano
                  sussurrarenon
                  abbandonatemi:ho
                  bisogno di voi.
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                  Antonio
                  Zocchi Opera
                  12° classificata  Di
                  cosa Morrai, cosa
                  ardua è saperlo  25/12/1999 Di
                  cosa morrai,cosa
                  ardua è saperloperché
                  la tua mentecancella
                  la morte,nel
                  soffio immortaleche
                  è la tua anima.Nel
                  soffio scomposto,dell'indecisione
                  di un gattoho
                  visto l'incertezzascontrarsi
                  con la follia,d'istanti
                  sconosciutiche
                  provocano scuro.Se
                  fuggo con la ragioneritorna
                  il sentimentoche
                  consuma quelle bricioleche
                  la vita mi ha lasciato.Il
                  folle è come un intimo respiroche
                  m'assale in attimo remotomi
                  lascia pensare.Di
                  cosa morrò non voglio saperloperché
                  la mia vitavoglio
                  che restiun'eterna
                  domanda.
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                  RISULTATI
                  DEL CONCORSO M. YOURCENAR 2000
RISULTATI
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