Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del premio letterario
Città di Melegnano 2003

Sommario
Prefazione a cura di Benedetto di Pietro - Stefania Abdel Sattar - Marco Angella - Elena Auddino - Alessandro Bacci - Alessandro Bacigalupo - Sergio Baldeschi - Elena Bartone - Marco Nicolò Besana - Alessandra Biundo - Antonio Capriotti - Marco Caroni - Carlo Carrea - Ilaria Castelli - Angelo Cermola - Patrizia Chelini - Nadia Chiaverini - Graziano Ciacchini - Cristiano Comelli - Francesco Contardi - Livia Corona - Pierluigi Curcio - Maria Rosaria D'Alfonso - Maurizio d'Armi - Alessandra Daga - Anna Di Biase - Francesca Di Cesare - Emanuele Donofrio - Giovanni Du Jardin - Marco Falsetti - Gianni Fassina - Vanes Ferlini - Carmine Ferrara - Claudio Fichera - Federico Fieri - Cecilia Fubiani - Giacomo Fumarola - Nando Giangregorio - Patrizia Ginoble - Caterina Gramaglia - Diego Greco - Mariarosaria Guarini - Vincenzo Guastella - Gabriella Maddalena - Antonio Maldera - Andrea Mancuso - Gabriella Manzini - Ferdinando Massarelli - Emiliano Mazzoncini - Claudio Moruzzi - Daniela Ori - Rosamaria Pavan - Eliana Perotti - Michele Piacenza - Maria Teresa Piccardo - Manuela Porpiglia - Francesco Quacquarelli - Ermano Raso - Matteo Rolleri - Daniela Rusconi - Andrea Sacchetti - Massimiliano Sacchi - Francesca Salvia - Samuele Sambusida - Manuel Santini - Adriano Scandalitta - Rita Claudia Scordino - Paolo Serra - Remo Smacchia - Giuseppe Sorrentini - Silvana Stragliati - Maurizio Tantillo - Arnaldo Taverna - Giuseppina Terranova - Federica Tisato - Stefano Tonelli - Valeria Tovo - Mario Vecchione - Stefano Venturini - Linda Verginella - Cristiano Vitale - Michele Zanella - Mariateresa Zara - Elena Zasa - Maria Chiara Zippel
 

 
Antologia del Premio Città di Melegnano 2003 - formato 14x20,5 - pagg. 92- Euro 18,00 - ISBN 88-8356-699-8

Risultati del Premio Città di Melegnano 2003

 
Come avere l'antologia
Prefazione
Ancora una volta il poeta si rivela specchio dei tempi, una cartina di tornasole capace di rivelare i malesseri dell'umanità. Di fronte al generale appiattimento della società civile egli diventa intreprete sensibile dei sentimenti migliori che la gente nutre, in special modo nei confronti dei più deboli. Ma quando certe scelte degli uomini non trovano riscontro nel campo della solidarietà e della convivenza civile, il poeta s'interroga anche sul senso delle cose e la mancanza di risposte lo porta a rifugiarsi nei suoi sentimenti più intimi, nei ricordi del tempo passato, della sua infanzia, quando non aveva l'incombenza delle scelte.
Anche in questa edizione del Premio «Città di Melegnano», troviamo qualche poesia coraggiosa. Alessandro Bacci in forma antitetica e con andamento oscillante tra le varie problematiche sociali, propone un'analisi culminante nell'affermazione ossimorica che «la pace è la guerra più lunga». Sul senso delle cose s'interroga Andrea Sacchetti che partendo dall'affermazione eraclitea che tutto scorre, approda alla rassegnata affermazione e monito che, nonostante tutto sfugga alla comprensione umana, il migliore dei mondi è questo in cui viviamo e che «ogni momento della nostra breve storia /.../ viene scritto in un libro invisibile /.../ che dura per sempre». Maria Rosaria D'Alfonso si interroga sul senso dell'esistenza dell'anima, se essa sia una «vacua presenza / di chi delle proprie vicende / fa strumento di un Essere Supremo / più giusto.../ mentre l'inazione impera e affonda», oppure «solo verbo sia / alibi di un'ingiustificata esistenza / di chi lotta per la sopravvivenza».
Nel frastuono del vivere quotidiano c'è chi si rifugia nel silenzio. Vanes Ferlim lo definisce «edificio consacrato / ai navigatori senza bussola nel mare della banalità» dove la parola non esiste. Una bella definizione, ma anche una ricerca interiore che solo chiudendosi nel proprio Io può aprire il libro della verità. Il silenzio è visto come negazione della parola «scorza / che riveste la polpa pulsante dell'esistenza».
Tra le tante sfaccettature che coinvolgono ogni poeta, ecco quindi entrare negli aspetti diversificati di analisi sociale e di meditazione sul senso della presenza umana in questo mondo. Non manca chi si rivolge al presente momento contingente della storia umana e lo rimarca con un certo estraniamento provocatorio. Lo fa Remo Smacchia che vuole lasciare «fuori dalla finestra / questo mondo di miserie / per tornare a dormire / quel tranquillo sonno occidentale», evitando così di farsi coinvolgere da tutto ciò che, primo fra tutti, sta succedendo a partire dal vicino Oriente.
Dunque anche questa edizione del Premio ci propone temi tradizionali come i sentimenti intimi ed esistenziali, ma anche temi di attualità, e la poesia si conferma elemento catalizzatore delle contraddizioni che affliggono l'umanità dei nostri tempi, nonché sommo rimedio contro l'alienazione, nella lotta interiore di ogni individuo.
 
Benedetto Di Pietro
Presidente di Giuria della Sezione Poesia

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  PIERLUIGI CURCIO
 
 
Vuoto - intorno il vuoto.
Anima - suono sommesso di un pianto nella notte.
Amore - l'inganno più grande.
Gira questo pazzo mondo, gira indifferente.
La vita è il fiume, io sono la morte.
 
Dal buio una luce:
il primo pianto ed il primo dolore.
Età dell'incoscienza
 
Nasce il primo eroe ed
il primo amore...
Tutto è possibile:
l'età dell'oro.
 
Il velo cala lento sugli occhi...
Trema la mano,
logora è la parola,
senile la mente.
 
Vuoto - intorno il vuoto.
Anima - suono sommesso di un pianto nella notte.
Amore - l'inganno più grande.
La morte è il fiume
Lui, la vita.
 
Passaggio - transito:
io vedo.
Le nebbie si schiudono sottili.
Torna la luce.
 
 

 MARIA ROSARIA D'ALFONSO
 
OPERA 5^ CLASSIFICATA
 
Non so se l'anima
 
Non so se l'anima ospite sia
di un corpo atomico-perfetta simbiosi
di materia con materia, finito con finito-
come quando gli occhi si nutrono
di un dio pagano e mai si saziano di oro
e danaro
nemmeno esalando l'ultimo
e ancora ultimo malaugurato respiro.
 
Non so se l'anima spirito sia
impercettibile essenza, vacua presenza
di chi delle proprie vicende
fa strumento di un Essere Supremo
più giusto, più abile, più...tutto
mentre l'inazione impera e affonda
frutto di egoismo insensato, sfrenato.
 
Non so se l'anima mente sia
una ghiandola pura e semplice
femmina e non maschio
sentimento e non ragione
puro dolore, alienazione del piacere
che muore... lentamente
scacciando della vita gli eroici furori.
 
Non so se l'anima solo verbo sia
alibi di un'ingiustificata esistenza
di chi lotta per la sopravvivenza
di chi si redime con la penitenza
di chi protagonista della Storia si sente
nel vittimismo di un peccato insanabile e perenne.
 
Non so se l'anima sia qui dentro
quando chino la testa in disprezzo
quando inetta il sangue umano osservo
quando invecchio con sdegno e interrogo il pensiero
quando il Cielo si oscura e volo via lontano.
 
Non so se l'anima abbia voce
per chi la cerca in ogni facie e mai si stanca
in questa perduta valle di aprirsi una foce
dove ognuno si disseti e ogni mio desìo si plachi.
 
 


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EMANUELE DONOFRIO
 
... Dolore...
 
Quando
ridere
di noia infranta.
Quando
sbocciare
fiore egoismo
tra tulipani muti
di quotidianità.
Quando
tuonare
cielo di parole
e gesti vuoti,
grida
il dolore
vestito di morte
ma
pulito di vita
nudo di pianto
ma
sporco d'umanità,
vedi
una mano sparare,
vedi
un occhio stupire,
vedi
un volto pensare,
vedi
una lacrima cadere,
vedi...
È il dolore
in un cuore.


 ... Villaggio...
 
Villaggio,
fantasmi,
questi passati melodrammi
suonano d'infinito
infinite esistenze
come essenze di bosco,
frutti
mangiano
melodie profumate.
Villaggio
con paludi e rocce,
lune piene
e solstizi di primavera,
ma questo cuscino
dormiva di pace
e nella brina
sveglierà
una candida orma.
Villaggio
ed ora città
...
Antica modernità
 
 

 MARCO FALSETTI
 
 
Visi 1
 
Volti differenti
racchiudono lo stesso animo.
Le piume di una donna
sono sempre invisibili,
si mostrano solo all'andata
e alla partenza.
Giungono flebili
cariche di immagini,
evadono svuotate
e piene di parole.
Le donne hanno ali che volano imperfette
perdono piume
lasciando profumi
avvitando risate
incidendo scie di pensieri
che lasciano tracce
solo a chi non le insegue.


Visi 2
 
Il viso è l'invisibilità del corpo,
il suo silenzio
silenzio che chiede d'essere ascoltato.
È tutte le sembianze che può assumere
è tutti i pensieri che suscita
tutte le luci di cui si riveste.
Un viso è tutto questo
più quello che si porta dentro.
Il viso è fatto da due profili.
Un profilo è la metà dell'infinito,
quello che non si vede
è già volato via.
 


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 PATRIZIA GINOBLE
 
 
Il mio vecchio baule
 
Custoditi,
nel vecchio baule
di noce invecchiata,
come una dote
di pizzi e trine
di una sposa mancata,
stanno i miei sogni
quelli avverati
e quelli ancora
soltanto sognati.
Cigola la scala
che sale all'abbaino,
velato di luce riflessa
scoperto di luce
portata,
dove sonnecchia il
vecchio baule
pieno di gioielli
gentili
di stoffe di luna
di merletti di stelle.
Non c'è logorio
nella trama
del tessuto dei sogni
poiché
anche quel solo
divenuto mai vero
ha dato chiarore
al solitario abbaino
i giorni d'Inverno
che la sera
veniva al mattino
 
 

 CATERINA GRAMAGLIA
 
 
Pace
 
PACE... se ti si è rotta un'unghia, se caschi dalle scale, se incontri uno
che ti sta antipatico...
PACE... se ti scappa la pipì e non ci sono bagni
PACE... se la mattina ti alzi e non ti parte il motorino...
PACE... se ti senti triste perché il tuo fidanzato ti ha lasciata... a piedi
PACE... se sei nata bianca anziché scura
PACE... se sei di destra o di sinistra
PACE... se non conosci lo spagnolo
PACE... se ti si rompe la cerniera del vestito
PACE... se la macchina ti abbandona per strada
PACE... se non passi un esame e i tuoi ti fanno il culo
PACE... se ti innamori di un uomo sposato con sette figli
PACE... se ti devi svegliare presto e hai ancora sonno
PACE... se sorridi ad un uomo ed hai una foglia d'insalata tra i denti
PACE... se ti piace la cioccolata e non la puoi mangiare perché ingrassi
PACE... se la sera a cena ti chiama il tuo capo per dirti che sei licenziata
PACE... se non hai una lira e devi sbatterti per cercare lavoro
PACE... PACE... PACE... MA BASTA CHE CI SIA!
 


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 DIEGO GRECO
 
 
Stralci del nulla
 
Effusioni di gelo.
Gambe immaginarie
di favole selvagge,
di germi fantasma,
fuggiti all'ultima cattura.
Frammenti di raggi
spezzati in fiamme lente.
Luce,
lampo informe di un fuoco che non c'è.
Gioco di uomini
che spaccano lo sguardo;
di facce
scagliate contro gomma esatta
di condotti vanescenti.
Forme irradiate
di salvezze assopite
in un terreno distorto
da un canto di cicale,
deragliate
in un tuffo di orizzonte già raggiunto.
Finzioni di salamandre dalle palpebre
cucite aperte,
dai figli di una caduta.
Giovani aquile
Sfiorano i bordi di un labirinto,
schivando la fine di uno sguardo.
Informi spirali di un'adiacenza fatale.
Spoglie di faraoni lisergici
In mani calde,
in spazi che fremono l'istante.
Anelli,
gocce di ferro
di una storia smarrita
in una storia persa.
Ritrovata
negli stralci del nulla.
 

 MARIAROSARIA GUARINI
 
 
Come un orologio
 
Scorre il tempo
e scorre lento,
come le ore di un orologio
che non passano
e quasi non si muovono le lancette
se continui a fissarlo
aspettando quell'ora che non arriva...
e, intanto, la malinconia ti prende
e ti fa sua...
ma tu non farla vincere.
 
Corre il tempo
e corre in fretta,
come i minuti di un orologio,
quando hai mille cose da fare
e non puoi aspettare
per rimandare...
e le tue mani parlano
mentre avanzano quei pensieri
che tu non puoi fermare.
 
Sfugge il tempo
e scappa via
come i secondi di un orologio
che non puoi rallentare...
e non hai più vent'anni:
non li puoi recuperare...
ma tu non guardarti indietro,
resta qui, accanto a me
(perché anch'io ho bisogno d'amare)
per vivere questa vita
in un sogno senza età.
 


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 EMILIANO MAZZONCINI
 
 
Uomo di mare
 
Il meriggio ha sete
di mani corrose
e membra tirate all'arsura
brucia la fatica che non paga
in questo silenzio stretto
della marina
dagli umori raffermi sotto il pontile
la voglia comunque di andare
nel getto di reti perse
ed in arrese attese.
Tiro una corda che avanza
ed a tratti non basta
e conta le fioriture
di queste rughe invecchiate
un tacito sciabordare di anni
e di attese affilate
a sbucciare il pane duro dei giorni.
Poi la fame di qualche gabbiano
taglia il ritorno
in riprese ripide poi basse
ed incagliate sulle scogliere
in turgido turbinio di sale;
sembra quasi non mi attenda
neppure l'ultimo vespro serale.
 

 
Poesia
 
Ti rileggo ancora una volta
pagina di fatica e di miseria
prima di dormire
per vedere se appaghi il sogno
di questo piccolo poeta
e la rima non ha sfondo
nell'animo cavo
giusto un'eco di ritorno.
 
 

 DANIELA ORI
 
Il sole di novembre
 
Tu nei miei pensieri.
Io nei tuoi.
Le tue parole,
le mie parole.
Oltre il tempo e lo spazio.
I sentimenti sono liberi da convenzioni.
Ascoltati.
Ascoltami.
Ti mostrerò qualcosa di buono.
 

 
Teatro
 
Lo spettacolo è finito,
gli applausi piano piano svaniscono,
il pubblico lascia il teatro.
Sipario.
Si spengono le luci.
Ed è di nuovo notte. Buio, silenzio.
 
Nel grande teatro della vita un altro spettacolo è finito.
Un momento di gioia, in mezzo a questa noia.
 
Ma il grande regista non dorme ancora.
Guarda, per l'ultima volta, la platea vuota e... ricorda.
Un minuto prima soltanto, le risate, la gioia, l'armonia, la pienezza.
E ora... silenzio.
 
Ma un altro sogno si fa strada, un'altra idea, nel pensiero del regista.
 
Perché la vita è teatro e noi siamo gli attori.
Ma il copione, o ce lo scrivono gli altri, o ce lo scriviamo noi.
 
Escogiterò qualcosa d'altro.
Prima o poi.
Io sono il regista, io sono l'artista, io scrivo la storia,
la mia...
 


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ROSAMARIA PAVAN
 
 
A mio padre
 
Non è ancora salita la luna
ma buia non è la notte;
sopra i tetti scuri arde
allegra una Stella Bianca.
 
È la mia compagna stanotte
come tutte le notti serene
che trascorro sognando
una stella lontana non veduta.
 
O forse m'inganno, stanotte
sei Tu la Stella Bianca lassù?
 
 
 
 

 
 

MARIA TERESA PICCARDO
 
 
Roma nella Storia
 
Sui sette colli sorgi maestosa
e il Tevere inargenta le tue rive,
dagli archi trionfali in Te rivive
l'antica civiltà sempre gloriosa.
 
Tu, sacro centro sei di religiosa
Fede e di eterni doni. Di Te scrive
la Storia per le tue vestigia, or prive
di vita e che ti resero famosa.
 
Sorgi nel cuore della bella Italia,
ove c'è clima dolce, almo di sole;
sei presso il mare azzurro del Tirreno,
 
redimita di fiori e di poesia.
Immortalare il Tempo ognor ti vuole
poiché del mondo sei il materno seno.

 
A mio padre
 
Venero la fronte ampia e pensierosa,
il tuo sguardo profondo e sorridente,
la saggezza poiché paternamente
dà luce alla ragione mia dubbiosa;
 
la tua parola facile e briosa
che d'allegria corona vivamente
le tue virili doti della mente
rendendola mirabile e preziosa.
 
Miro l'onesta immagine del volto
che sempre mi incoraggia alla bontà
e tocca il cuore e l'animo avvalora.
 
Ammiro inoltre il tuo sapere colto,
la versatile vena, la lealtà
che fulgida negli occhi brilla ognora.
 


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PAOLO SERRA
 
 
Vorrei essere
 

(Ad Anna)

 
Vorrei essere un essere possibile
Attraverso mondi infiammati
Veglie senza rumori, adii.
Ti ho persino conquistato e perduto nel sogno.
Perdonami di amarti così
Senza respiro, come un grappolo immaturo.
Perdonami se non ho potuto
Asciugare tutte le tue lacrime
Perdonami se non piangerò
Con te che avvolto nello scialle
Di pietra dell'utopia che popola
La storia del mio tempo.
 
Perdonami se potrai amarmi
Perdonami se non potrai amarmi
Perdonami di aver paura di esistere
Perdonami di non aver paura di esistere.
Vorrei toccare il passato
Il presente e il futuro
Sepolto nel suono di un cristallo
Che il vento delle mie parole
Ogni tanto tintinna.
 
Perdonami. Vorrei soprattutto amarti
Come un essere che ritorna
Da un viaggio disperato
Nell'ipocrisia del tempo e trova
Un passaggio nell'ala
Di un passero ferito
Nella nebbia di scintille d'ombra
Nel tuo sorriso senza gioia.
Vorrei essere, ai tuoi occhi,
Un essere possibile.


GIUSEPPE SORRENTINI
 
 
Canto
 

(A mia moglie)

 
Ho rubato le note
che i fiori,
vibrando nell'aria,
affidavano al vento;
ho raccolto i pensieri
fugaci e più belli
e ho composto il mio canto
d'amore per Te.
Poesia
Talvolta
faccio finta di dormire,
ma scrivo coi pensieri
una Poesia
che puntualmente affido
al cuore
e preferisco correre da Te.
Cantico d'amore
Vanno i pensieri
e scorrono veloci,
prima sommessi
e poi possenti,
a formulare dolci fantasie;
a inebriare sogni e desideri
di fuggitivi amori
ritrovati
poi a cantar l'AMORE.
oltre la vita.
 
 



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STEFANO TONELLI
 
Toby
 
Dittico
 
Chi ha potuto perderti o lasciarti,
caro Toby? Forse chi non ha ben guardato
il tuo lucido pelo nero,
le mille inflessioni dei tuoi occhi nocciola,
la perfetta architettura delle tue zampe,
il grazioso punto di domanda
che ti fa da coda.
 
Ma non hanno visto neppure la gioia
che porta la tua cara esistenza,
l'amicizia e l'affetto
che insegni anche ai duri di cuore...
Cosa vogliono sapere d'amore
quelli che non hanno mai guardato
negli occhi il loro cane?
 
Ti sono negati la parola e il riso,
ma col fragile timore
che ti invade di essere abbandonato,
con le gioie e le ire che ti animano
e la fedeltà che dimostri,
sei creatura di umanità
fin troppo nobile.
 

Sparissero nella morte la madre e il padre,
si eclissassero nell'oblio gli amici cari,
tacessero per sempre tutti i miei maestri,
si smarrissero interi la mia ragione e il sentimento
nel duro sasso dell'avarizia e
nelle sabbie immobili della malinconia,
tu sarai sempre volto verso i miei occhi,
in attesa di un cenno, di un biscotto,
di una carezza, di un gioco.
 
A te basta poco: sono nel tuo DNA
Amore e dedizione cieche.
Sarà dunque un cane
- che alcuni stolti pretendono senz'anima -
ad insegnarmi l'amicizia?
 
 


MARIATERESA ZARA
 
 
Poeti
 
Amavo poesie, ma non sapevo
perché, l'incanto del verso gentile
scende nel cuore in subbuglio, la pace
compare sovrana, inonda smagliante.
Qualcuno mi disse, leggo la storia
in versi altrimenti banali. No, solo
vedevo sottili sconforti in gesti
d'angoscia, nudo quel cuore vicino
al mio cuore, dolore e accanto l'eco,
l'attesa vicina di fine. Ancora
m'incanta la siepe, su lunghe scale
la mimosa esplodente, ancora estati
solari sul lido salso di mare,
ancora quel limone aspro pungente
eppure denso di sole accecante.
Ecco il geranio m'appare improvviso
la sera, rosso, mi parla di morte.
Tanti ne pianto su vasi affacciati
al cupo giardino di voci silenti,
tu, madre, ritorni nel fiore appena
fiorito, mi dici perdoni tardivi
all'anima spersa, chiusa dal fango
di scelte fallaci, bruschi sconforti
vissuti al chiuso di stanze solinghe.
Ma poi la siepe rimanda profumi
lontani di mare pacato, placa
quell'ansia in slarghi di pace raggiunta,
ricordi, seppure pungenti, d'altri
momenti, futuro imminente d'albe
fiorite di luce abbagliante, pace
raggiunta, completa, tarda allegrezza.
 
 



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MARIA CHIARA ZIPPEL
 
 
Sola
 
Sola,
in un mondo di soli.
Dove;
il destino è imprigionato.
Nel continuo;
inesorabile,
tic-tac del tempo.
Al contempo;
onde si infrangono sugli scogli del mio cuore,
con forza e furore.
Miriadi di uomini e donne,
accalcati attorno al mio corpo.
Libera,
di essere sola.
 
 

 
Antichità
 
Un portico.
Il continuo cigolio di un dondolo.
Ormai usurato dal tempo,
dai ricordi.
Una donna,
dai capelli grigi.
Immersa,
nel proprio passato.
Fiori e piante,
testimoni del suo destino.
Profumo di torta di mele,
dalla cucina.
Antichità,
di un mondo antico.
 
 



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Ins. 15-06-2004