- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
|
-
Antologia
del premio letterario
Angela Starace 2003
|
- Sommario
Prefazione di
Antonio
Spagnuolo -
Giuseppe Lanzetta - Michele Ammirati - Marco Angella -
Marisa Arena - Emanuela Ballotta - Laura
Bassetti -
Paola Basso - Marina Belleggia - Vincenzo Bolia -
Maurizio Cafaggi - Sara Cagnani - Alessandro
Castano - Marco
Casula - Manuela - Cristiano Comelli - Massimo Compagnoni
- Emanuela Corsello - Alessandro D'Oscini -
Massimo
De Mellis -
Guido De Paolis - Francesca Delfini - Eva Di Betta -
Francesca
Di Cesare -
Giuseppe
Diotto -
Luigi
Diego Eléna
- Diego Fantin - Antonella Fattori - Emilia
Fevola -
Giuseppina
Fracchiolla -
Marco Galvagni - Marco Gottardi - Simone Grandi -
Simonetta Gravina - Lucia Grazzini - Igor
Greganti -
Nicola Guerriero - Renato Iacomino - Maria Iannaccone -
Maria Antonia Iannantuoni - Fernando
Iannozzi -
Giovanbattista
Leone -
Valentina Lipari - Alessandro Maffei - Raffaella
Magliocca - Carla
Manferdini -
Lia Manzi - Gabriella Manzini - Tiziana Marini -
Maria
Gabriella Meloni
- Giampaolo Merciai - Angela Miccoli - Scheila Morganti -
Cristina
Motta -
Giuseppe
Nittolo -
Pietronilla
Notarantonio -
Margherita Paoletti - Antonio Vincenzo Paradiso -
Aura
Piccioni -
Margherita
Vallier - Marta
Rossi - Roberto Sannino - Dario Sardelli - Francesco
Sassetto - Adriano Scandalitta - Andrea Scano - Antonio
Scapini - Adriana Scarpa - Roberto Silleresi -
Giovanni
Teresi - Luigi
Vento - Veronica Verdirame - Erika
Vida -
Giuseppe
Vultaggio
-
-
- Antologia del Premio
Angela Starace 2003 - formato 14x20.5 - pagg. 80 -
Euro 18,00 - ISBN 88-8356-652-1
- Risultati
del Premio Angela Starace
2003
|
-
-
- Come
avere l'antologia
|
- Prefazione
-
- Una breve raccolta
antologica, nata dalla selezione di un premio, non ha
quasi mai la pretesa di imporsi all'attenzione del
pubblico quale momento esemplificativo dell'attuale
stato del farsi poetico, ma nasce quale testimonianza
di una sfida che - con la poesia - continua a
coinvolgere la sempre fitta schiera di poeti impegnati
nelle sfuggenti libertà verbali, nelle
stereofoniche concertazioni della metrica, nella
musicalità della parola.
- In questa possiamo
con certezza sottolineare l'impegno che tutti gli
autori presentati hanno saputo realizzare con i propri
testi, sia nelle forme, sia nei contenuti, in un
crescendo di creatività, tale da rendere
più che esaudente il progetto.
- Non si ha la
pretesa quindi di porgere un panorama esaustivo della
poesia contemporanea, ma si è coscienti che una
simile raccolta possa offrire al lettore uno spaccato
del come si fa poesia nel momento.
- La realtà
che riusciamo ad intravedere nel discorso artistico
diviene la tormentosa ed ironica negazione
dell'intervento politico che ci circonda, al termine
dei percorsi che ogni singolo autore riesce ad
identificare e coinvolgere. La capacità
dirompente nei molteplici elementi che distinguono i
valori oggettivi si rivolge al consueto ed al
banalizzato, cercando di spezzare quegli schemi
formali decaduti.
- La creazione
poetica - qualunque scuola o didascalia la distingua -
è la migliore espressione con la quale si
riafferma, ad un grado alto, una realtà negata
nella sua empirica immediatezza.
- Non ci soffermiamo
sui singoli testi pubblicati, lasciando al fruitore un
metro di giudizio il più ampio possibile, che
possa contribuire a determinare il momento magico
della suggestione.
-
-
- Antonio
Spagnuolo
-
- Presidente
della Giuria del Premio
-
Prossimamente
su questa pagina le poesie
dell'antologia
|
- L'illustrazione
di copertina, è l'opera vincitrice del Premio
fotografico indetto dall'associazione Aedo 2003 ed
è stata realizzata da Giuseppe
Lanzetta.
-
- Giuseppe Lanzetta,
è nato a Napoli nel 1963. Laureato in
ingegneria civile esercita la libera professione. Ha
lavorato a Milano e Napoli, dove attualmente risiede.
Ha iniziato a fotografare nel 1983 ed è nata
subito una grande passione che continua fino ad oggi.
Gli piace utilizzare sia il bianco e nero che il
colore ed ultimamente anche il digitale.
- Ha avuto brevi
esperienze di lavoro come fotografo prima di laurearsi
ma attualmente la fotografia rappresenta per lui solo
un hobby che cerca di praticare ogni qual volta gli
è possibile.
- Non ha mai
partecipato a concorsi prima di quest'anno, in effetti
ha iniziato, per caso, a settembre, con un concorso
indetto dalla rivista PC World ottenendo il terzo
premio. Subito dopo, quasi con la voglia di fare una
verifica, ha deciso di partecipare al concorso
dell'associazione Aedo che scadeva di lì a
pochi giorni, vincendolo, con la fotografia che
illustra la copertina di questo volume.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Marco
Angella
-
-
- 2003
-
- Domandare
consigli ai saggi cantori
- Interpellare la
storia,
- cocktail
di vite e di morti
- Osannare la pace
- in un
coacervo di guerre
-
- cercare
-
- ,
-
- è umano
-
- ...nella
tempesta dei pensieri
- in un crescendo
rossiniano di terrore,
- tra il caotico
rumore del nulla,
- uno squarcio di
luce:
-
- nessuna bomba
annienterà la poesia
-
-
|
- Laura
Bassetti
-
-
- Due
anime
-
- Un
sorriso,
- un
gesto,
- uno
sguardo
- un
impercettibile
- aumento
- dei
battiti
- del mio
cuore,
- o
forse
- è il
mio cervello
- o
la
- mia
ANIMA
- che
ha
- finalmente
- trovato
- il
suo...
- tutt'uno
- e si sta
FONDENDO!
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Alessandro
Castano
-
-
- Un uomo e la sua
sorte
-
- Eccole. Piovono
dal cielo,
- ma non è
l'oceano,
- non sono le
infinite acque della
- Terra, che
portano la vita.
- Sibilo di
oggetti intelligenti.
- Aspetto seduto
sul prato che la
- sua potenza mi
bagni.
- Eccola
lì. La mia vita
- che scorre tra
le rocce.
- Scivola
giù, fino a
- tingere il
deserto.
- Che io sia un
popolo intero
- od un uomo solo,
che
- differenza
c'è? La mia
- vita è
importante solo se
- sommata alle
altre?
- Il mio respiro
tace sotto
- la pioggia, le
- mie vene
dimagriscono.
- Giaccio. Sulla
mia vita, ora secca,
- il mio corpo
immobile.
- Mani di donna
bagnano il
- viso paralizzato
- nell'espressione
dello schianto.
- Le loro braccia
- adagiano il
corpo
- nel letto del
terreno.
- Eccola, arriva.
La terra bagnata
- che copre
ciò che ero.
- Un bimbo, un
uomo,
- una donna, un
anziano.
- Eccoli,
arrivano.
- I fiori che
ricopron la mia tomba.
-
-
|
- Massimo
De Mellis
-
-
- Iride
-
- Scruto
innumerabili stelle
- perché
sussurrino alla notte
- parole antiche,
verbi nuovi
- da cucire nel
drappo del dire.
-
- Dammi o tu, luna
d'argento,
- segreti di luce
e d'amore,
- un raggio
delicato e chiaro
- che cada
distratto e contento.
-
- Seguo una
nuvoletta rosa,
- fiocco morbido e
leggero,
- libero
nell'azzurro cielo
- sospinto dal
soffio del vento.
-
- Domando a lei
una cosa,
- che lasci cadere
su noi
- gocce
cristalline epure
- intrise di gioia
preziosa.
-
- Cerco nel
variopinto prato
- fiori e colori
dell'iride
- da dipingere e
mirare,
- farfalle
screziate volare.
-
- Salgo sulla
dolce collina,
- da essa lo
sguardo avvicina
- a boschi,
sentieri, ruscelli,
- cercando ei
cinti castelli
-
- che diano sicura
difesa
- a sogni,
pensieri, desii
- e portino pace e
certezza,
- un giorno sereno
s'avvii.
- Vi sia nel cuore
sereno
- un tenero
arcobaleno.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Francesca
Di Cesare
-
- Opera
9a
classificata
-
- Aborto
-
- È una
nota appena percettibile,
- lo strillo di un
vulcano,
- un mormorio di
campane viola,
- il grido rauco
dell'oscurità,
- un vortice nello
stomaco.
-
- Un guanto
marino
- stretto attorno
al mio organo
- che vomita
sangue nero
- come sputi di
seppia.
- Un labirinto di
alghe
- che affonda il
cuore.
-
- Un verme si
rotola
- cercando di
costruirsi
- mentre lance
asettiche
- lo strappano al
delirio
- di un
pianto.
-
- È
ghiaccio in fondo all'anima.
- È il tuo
ramo secco
- che ha dato
respiro
- a un grido di
rabbia e orrore.
- L'ultimo
granello di sabbia
- prima della
tempesta.
-
- È una
minestra di sangue,
- una mano di
mostro
- che morde la
vita
- con le sue
siringhe e i suoi aghi
- bianchi.
-
- Pulizia,
ordine
- che si fa
spazio
- nell'immondizia
dell'anima,
- nella violenza
dell'amore,
- in una
vita
- sprecata.
-
-
|
- Giuseppe
Diotto
-
-
- Il
Progresso
-
- Mondo pazzo,
mondo strano
- computer, mouse,
tastiera
- elementi
essenziali di progresso
- l'alba di una
nuova civiltà
- un'invasione del
tempo, dello spazio
- e della
mente
- un lento ma
inesorabile flusso elettronico
- che scorre nelle
viscere della terra
- come in quelle
dell'uomo
- sotto i nostri
piedi
- tra i nostri
pensieri
- in cima alle
montagne
- tra le
nuvole.
- Un'energia
sotterranea che tutto unisce
- non ci sono
confini, barriere, muri
- che possano
reggere il confronto:
- il segno
inesorabile del progresso
- non ammette
debolezze.
-
-
- Il
momento
-
- Non ci sono
parole
- per descrivere
il momento,
- quando il tempo
si è fermato
- il ritmo della
vita è oramai un
- lontano
ricordo
- niente
sarà più come prima,
- una pioggia
battente tutto lava
- tranne la
memoria di un passato
- troppo pesante
per essere trascinato via
- da un semplice
spruzzo d'acqua.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Luigi
Diego Eléna
-
-
- Opera
Segnalata dalla Giuria
-
- Fondo di
tenebre
-
- Meraviglioso
disincanto.
- Dall'incanto di
scialli drappeggiati
- di donne avvolte
nel nero,
- evocazioni
religiose e mistiche,
- un azzurro
specchio d'acqua
- e una nube
criptata dal sereno.
- Il loro essere
separato,
- mischiandosi e
fondendosi,
- staccandosi con
l'immaginazione
- è
fuggire
- lontano da
tutti.
- Una linea
più sottile
- ricama in
controluce i loro profili.
- È
straordinario in tanto fulgore
- mettere tanto
mistero
- del
perché su quella tela
- traspaia
- il cielo
rosso
- piuttosto che
blu
- su un fondo di
tenebre.
-
-
|
- Antonella
Fattori
-
-
- Opera
Segnalata dalla Giuria
-
-
- Le stagioni del
cuore
-
- Sul tetro aspro
rovo che languente
- saliva dalla
scura terra pietrosa
- dopo il gelo
reciso da mano sapiente
- dedita ad una
vita operosa,
- sul muro
saldamente avvinghiato
- come chi col
respiro affannato
- invano tenta di
arrestare il
- Tempo e coi suoi
cari indugiare...
-
- fiorite promesse
e verdi inaspettati
- irrompono dai
brulli rami squarciati
- fervidi di
trepidante energia,
- rinvigorendo
ricordi e nostalgia.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Emilia
Fevola
-
-
- Acrostico per
Angela
-
- Avevi sogni di
donna, speranze di madre, illusioni, certezze e
- Nel cuore tanto
amore da illuminare tutto intero il
mondo.
- Gelida ed
impietosa al viver tuo li strappò una
mano
- E in cupo dolore
lacerante i giorni avvolse e logorò, ma
- L'anima tua no,
non la raggiunse, ché indomita restò
e
- A noi torna
serena, se ognor poetando di te ci
ricordiamo.
-
-
-
|
- Giuseppina
Fracchiolla
-
-
- La
statua
-
- (anima
urbana)
-
- Un artista
voleva che io esistessi.
- Per te che mi
guardi con meraviglia,
- io rispondo ai
tuoi perché.
- Per la storia
che mi ha generato
- per le battaglie
vinte
- per le sconfitte
- per la giustizia
che ho voluto
- per la saggezza
praticata.
- Io sono urbana,
una cittadina del passato
- per le piazze
maestre,
- per
l'architettura che tocca il cielo
- per i giardini
infiniti
- per i luoghi
nascosti.
- Per gli artisti
e gli architetti
- mi sono salvata
da distruzioni,
- invecchiata con
i temporali.
- Se tu mi
distruggi,
- hai distrutto
l'evoluzione.
- Io sono qui
perché tu mi conservi
- Perché la
storia ti appartiene.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Igor
Greganti
-
-
- Falsa
partenza
-
- Il treno strappa
il cielo
- ed è nero
tra una coppia
- di lati separati
con un ricordo
- da amanti ora
come bordi
- distanti sola
sarà la luna
- con un cielo
rotto e un treno
- che va senza
freno come
- un dispetto
della crudeltà alla pazienza.
-
- Comunque il
treno ovunque
- vada si porta
per strada
- lei che scompare
come morta
- e appare a
distanza nel sereno
- di una stanza
sei volte
- al secondo tra i
molti tuoni
- d'un uomo che
è un viso
- deriso o uno
sfondo.
-
- È quel
mezzo come un rumore
- pazzo nel cuore
non spaventa
- più come
un cappio ma gli inventa
- un rumore la
figlia del vento.
-
-
|
- Fernando
Iannozzi
-
- Opera
Segnalata dalla Giuria
-
- Ogni
volta
-
- Ogni
volta
- che attraverso
quella porta socchiusa,
- risorge il
respiro del dubbio.
- Increspa le
paludi della conoscenza,
- diffrange
possibilità,
- accenna onde di
futuro.
-
- Ogni
volta
- quegli occhi che
non piangono più
- saettano un
lampo di lacrime nell'ombra,
- un prisma
tagliente di polvere viva,
- che squarcia
riverberante
- la mucida stanza
dell'esistenza.
-
- Ogni
volta
- quella bocca
riarsa aspetta
- ferma e
fremente.
- Non ha
più preghiere,
- non ha
più bestemmie.
- Sa e
tace
- come gli uccelli
quando il cielo scolora.
-
- Ogni
volta
- mi
ossessionano
- quei trilli
inevitabili,
- monotoni,
- d'un cuore
interpretato.
- I soliti
enigmi
- che non hanno
risposta.
-
- Allora
- chiudo le tende
in faccia alla notte
- e tiro
su
- una volta
ancora
- i pesi freddi
della pendola.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Giovanbattista
Leone
-
-
- Le cose
sparite...
-
(alle
mie figlie con amore)
-
- Dalla
"marea"
- preserverò
tre cose:
- una rosa, una
stella,
- una
chitarra...
-
- Come la rosa
- fletterò
lo stelo
- nella calura
- delle mie
fatiche...
-
- Come una stella
- vagherò
la notte
- su ambigui
ghetti
- ove non filtra
il sole...
-
- Con la
chitarra
- imprimerò
il mio canto
- sull'acque
salse
- già
chete, alla marina...
-
- Vi
insegnerò
- ad "ascoltare il
mare"
- mentre,
discosto,
- incrocio la
risacca...
-
- Vi
affiderò,
- "farfalle
incontro al vento",
- l'oscura coltre
- di un obbligo
d'amore...
-
- Il soffio arcano
- di cose ormai
sparite
- dal desco
avaro
- dei ricchi e dei
potenti...
-
-
-
|
- Carla
Manferdini
-
-
- Autoritratto
-
- Di sole, di
vento, di grano,
- di poche
parole
- di ossi, di
fossi,
- di verde che
brilla,
- di nuvole a
fiocchi,
- di occhi perduti
lontano.
-
-
- Le
Poesie
-
- Così
vengono
- In macchina
spesso
- Col sole di
lato
- O con le gocce
diritte di pioggia
- Lente e veloci,
dolci e atroci
- Vengono non se
le chiamo
- Ma se
aspetto.
-
- Sono come di
vento
- Entrano se
c'è una fessura
- A volte mi fanno
paura.
- Sono manna dal
cielo
- Se ho sete, se
ho fame
- Vengono e
riempiono il vuoto
- Che
rimane.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Maria
Gabriella Meloni
-
- Itinerarium
mentis
-
- Sommersa
- dal rombo roco
del silenzio,
- un tremore mi
pervade.
- Il mio essere si
espande
- oltre ogni umano
limite.
- Il centro
gravitazionale si perde.
- L'onda del
microcosmo
- confluisce
- nell'oceano del
macrocosmo,
- vengono
infrante
- le barriere
fenomeniche,
- è
sgombrato l'accesso
- ad intuizioni
superiori.
- Oltre quel
varco
- si
consuma
- la dissoluzione
finale...
-
-
-
- Mea
culpa
-
- Ho rinunciato
alla mia volontà,
- ho reso me
stesso inerme,
- succube di
demoni potenti.
- Le forze della
distruzione
- che bramiscono
attorno a me
- hanno vinto
l'anelito alla vita.
- Ho abiurato alle
mie responsabilità
- con giubilo
selvaggio,
- sono diventato
strumento inconsapevole
- del diabolico
gioco delle passioni.
- Ho dimenticato
che la pace reclama
- un coraggio
più grande
- di quello
richiesto dalla guerra,
- che la vera pace
germina
- da un travaglio
spirituale,
- da una dura
ascesi dell'animo.
- Mea culpa... la
mia fievole luce
- avrebbe potuto
fugare le forze cieche
- della
distruzione
- che bramiscono
attorno a me.
|
- Aura
Piccioni
-
- Leva
obbligatoria di una
- "guerra per la
pace"
- Vent'anni o poco
più.
- Negli occhi il
sogno di una vita migliore, nel
futuro...
- Due anni
nell'esercito Tsahal - gridano gli ufficiali
-.
- Gli occhi fissi
su un'uniforme ormai dimenticata.
- Addio - pensa -
sono rimasta troppo a lungo arruolata.
- Notti in tenda
trascorse sotto un cielo
- in cui le stelle
parevano schernire il mio destino.
- "Esercito di
pace", ci hanno detto.
- Ma dov'era la
pace? Si perde la pace,
- si perde la
libertà...
- I miei occhi
anelavano un sorriso
- di speranza
intriso;
- eppure solo mani
alle tempie, come saluto,
- e parole vane,
di rispetto gravoso.
- In testa, i
capelli sudati si ribellavano
- sotto l'impeto
fiero di un berretto di colore nero...
-
- Le nostre parole
- La luna,
spettrale presenza...
- Abbiamo le
parole per comunicare
- l'eterno e
l'universale,
- ma non
bastano.
- Nascono dalle
labbra,
- si
sfiorano;
- suonano la
musica dei poeti,
- le melodie dei
Serafini.
- Ma il cuore,
perché non vola?
- Dovrebbe
allargare le ali,
- il
cuore...
- Ha paura delle
lusinghe,
- il
cuore,
- e si perde nella
notte,
- tra il vento,
inascoltato.
- Le parole
restano,
- allora,
lì;
- mute,
silenziose...
- Anche quando
pregano il cielo,
- anche quando
vogliono centrare
- il
sole.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Cristina
Motta
-
-
- Fanciulla
-
- La tua candida
veste bianca,
- inseguiva, nei
prati fioriti di
- primavera, il
passo del vento.
-
- Scalza correvi
via,
- mentre il
silenzio dei tuoi
- pensieri,
metteva le ali ai
- tuoi desideri,
come rondini
- in
volo.
-
- Danzavi leggera
lungo le
- rive di un fiume
dorato.
- In punta di
piedi, sognavi
- la vita,
offrendo al cielo
- una preghiera
sentita.
-
- Raccoglievi, con
semplice
- mani, fiori di
primule e
- violette
selvatiche;
- così da
ornare con ghirlande
- d'amore, quel
tempo sospeso
- che ti stava
vicino.
-
- Emozioni sentite
tu donavi
- alla vita. E ad
ogni stagione,
- rinnovavi il tuo
cuore;
- vegliando serena
ad ogni pena,
- senza sfuggire a
nessuna
- atmosfera.
-
- un arcobaleno
fra le colline,
- era speranza del
tuo avvenire.
- Un respiro
profondo, si perdeva
- nell'anima;
trasformando quel
- sonno di attese
infinite, in un
- dolce
risveglio.
-
-
-
|
- Giuseppe
Nittolo
-
-
- Notte a
Kabul
-
- A chi
racconterò di due grandi occhi
- fissi nei miei a
chiedermi perché.
- A chi
racconterò di maternità senza
più linfa
- per figli
attaccati ad aridi seni.
- A chi
racconterò di campi di grano disseminati di
tombe
- e giovani spighe
spezzarsi al vento del deserto.
- A chi
racconterò di uomini che hanno
stretto
- il cuore con
chiavistelli di crudeltà.
- A chi
racconterò di donne coperte di
fango,
- che chiamano
"burqa", sussurrare preghiere
- sulle ceneri di
un passato, quando la vita
- vestiva carezze
e rubava sorrisi.
- Ora, in questo
tempo incerto e cupo, stendiamo
- mantelli di
misericordia sulla sabbia, dove
- il dolore fa da
signore e concima con la vendetta
- alberi di
melograno.
- Ora, l'inverno
ha coperto di neve l'orrore e
- ci inganna con
la promessa di una primavera, che
- si
fermerà solo sull'uscio.
-
- Forse domani...,
forse chissà quando,
- questo mio canto
insieme a tanti canti,
- di giusti e di
innocenti, ricamerà strofe che
- scioglieranno i
nodi degli errori,
- rammenderanno i
fili della comprensione,
- smuoveranno i
cuori a raccogliere,
- dalle mani dei
santi, quella carezza
- che è
maestra di vita.
- ...e il sole
allora sarà viandante che
- donerà
speranza nei cappelli degli umili.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Pietronilla
Notarantonio
-
- Silenzio
-
- Intorno il
silenzio
- il tuo viso, il
mio respiro
- mani che
stringono forte
- il battito
incessante del cuore
- una voce pacata
il quietarsi della mia paura
- che piano piano
si acciambella dentro
- e di nuovo
silenzio
-
-
-
- Pensieri
-
- Ho scritto una
poesia che mi tenga compagnia
- Tutte quelle
troppe volte che mi intorcino a pensare
- A tutto
ciò che è stato; ad ogni desiderio
mai avverato;
- a quel che io
non ho mai vissuto a quel che non è
accaduto
- Ho scritto una
poesia per allontanare la malinconia
- Che mi prende
quando mi fermo a pensare
- Che forse dovrei
scacciare il ricordo di ciò che è
passato,
- le emozioni che
ho sentito le lacrime per che è ormai
finito
- e farei bene a
lottare per tutto ciò che val la pena di
amare.
- Ho scritto una
poesia perché nelle giornate
amare
- Non mi faccia
dimenticare come la vita mia vorrei
disegnare
- E mi costringa a
pensare a tutto ciò che è stato detto
o fatto
- E a tutto
ciò che è ancora da fare per poter
continuare a sognare.
-
-
-
- Ricordi
-
- Le case strette
l'una all'altra, arrampicate sul monte,
- il rumore dei
passi sui selci della strada ed il
silenzio.
- L'aria che sa di
neve, di vento e di tiglio.
- La scalinata
della chiesa, il silenzio della volta,
- l'altare spoglio
e l'arcangelo Gabriele.
- L'aria che sa di
incenso e di candele.
- Il ciglio della
porta, un argentino tintinnio di
campanelli,
- il silenzio
delle stanze ed il battito incessante del mio
cuore.
- L'aria che sa di
legna e di fumo del camino.
- Lontano il
rintocco di una campana,
- una dolce nenia
che affiora alla mia mente,
- come una antica
preghiera sgorga da sola dall'anima ma,
- e mi ritrovo
bambina
-
-
|
- Margherita
Vallier
-
- Opera
Segnalata dalla Giuria
-
- La
lavagna
-
- A volte io non
so se vivo in modo intero
- quando sogno
parole dentro un prato nero.
- C'è un
bimbo che rincorre una farfalla,
- scivola e quasi
cade in una falla.
- Entro nella
lavagna: mi riesce di afferrarlo,
- lui si dimena,
se ne vuole andare; ma io gli parlo,
- con lui vorrei
giocare: "Vieni, gli dico, andiamo a
visitare
- i Lepidotteri,
il Museo di storia naturale!",
- Lui scuote la
testa, i bianchi riccioli di gesso:
- è suo
dovere catturare farfalle, subito,
adesso,
- perché
così è la frase da
copiare;
- gli scolari non
possono restare
- senza parole
scritte, senza quel bambino
- che insegue le
farfalle col retino.
-
- (Imbronciata mi
dico: "Beato lui che ha un posto fisso dove
stare,
- tratteggiato a
gessetto sulla lavagna nera!"
- E a malincuore
me ne torno fuori, torno a sognare
- il sogno freddo
di una notte di bufera.)
-
- Donna-bambina,
non so inseguir farfalle
- ma solo sogni,
ed è un incubo feroce questa
valle
- che ha strade
bianche disegnate dal dolore.
- Voglio gessi
assortiti, voglio il colore!
- Fatemi disegnare
i laghi verdi, e cieli azzurri sui
monti
- e sulle rocce
bigie da scalare, sui labirinti di rossi
alberi
- contorti!
- Anche se ad ogni
passo rischiassi di affondare
- in nere sabbie e
stagni, la vita andata voglio lasciar
andare
- in cerca del
colore trovar la luce e il sole,
- alla sua luce
leggere i segni e decifrare le parole
- che mi diranno
l'ora dell'alba e dell'amore.
- Dalla lavagna
non cancellare il mio cammino vestito di
colore,
- vecchio bidello
della mia scuola elementare.
- Tu come il Fato,
non cancellar le tracce e lasciami
sognare.
-
-
-
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|
- Giovanni
Teresi
-
- Opera
Segnalata dalla Giuria
-
- Luci nel
deserto
-
- Quando il caldo
s'espande
- dalle dune di
gialla sabbia
- e lo scirocco
infuria turbinoso
- tra le polverose
nuvole,
- tutto è
in preda alla solitudine.
- Un'improvvisa
tempesta
- sposta le
dune,
- non si vede
l'orizzonte,
- la terra gira
eguale
- su se
stessa.
- Delle sagome
s'intravedon...
- sono spinosi
cactus
- con delle lunghe
braccia
- protese in
alto
- a chiedere
aiuto,
- a indicar
l'onnipotenza,
- a segnar l'unica
presenza.
- Il vento
sovrasta la natura
- nel silenzio del
deserto.
- Allora l'anima
si fonde
- con le radici
del dubbio
- al solitario
paesaggio.
- Visione non
è certa
- d'altro essere
alla tremula aria
- trafitta dai
raggi del sole.
- Quando a sera
l'unica
- calda guida
tramonta e scompare,
- subito il freddo
invade
- le ondulate
montagne,
- le stanche
membra...
- La sola via che
s'apre
- agli occhi
è il cielo stellato.
- Allora l'anima
si leva
- al tappeto
ricamato
- cercando nelle
luci
- del deserto la
verità
- e la
via.
-
-
|
- Erika
Mattea Vida
-
- Io non sto zitta
A
mia madre - (30 giugno 2001)
-
- "Io non sto
zitta",
- L'unica cosa
preminente
- Mi hai inculcato
nella testa
- Al maglio dei
tuoi vent'anni
- Marcato a fuoco
nel cuore
- Sulla fronte,
sulla bocca,
- Con mille
parole
- Scritte,
parlate,
- Setacciate con
avidità
- In vocabolari
d'occasione
- Riscattati dalla
polvere di rigattieri
- In alternativa
ad un vestito migliore,
- Macchiati del
mio caffelatte
- Infantile e del
tuo caffè.
-
- A fare gli
angoli delle lenzuola
- A scegliere il
mio abito da sposa
- A depilarmi le
gambe
- Non mi hai
insegnato,
- Tu, che te ne
vai, adesso,
- Con quello
zainetto sbrindellato
- Pieno di libri e
di appunti
- Delle parole tue
e degli altri
- Senza nemmeno un
rossetto
- Come una vecchia
bambina
- In gita
scolastica
- Vivendo di
niente
- Come una monaca
ribelle,
- Vivendo di
tutto
- ciò che
conta:
- "Io non sto
zitta".
-
-
-
- Consolazione
- 23 dicembre
2002
-
- Dorme il
giardino
- D'una morte
feconda
- E il suo
marciume
- M'impregna e mi
consola.
-
-
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|
- Giuseppe
Vultaggio
-
- Nonni
- Lu cori granni
chi nun c'è 'u paraggiu,
- la gioia sunnu
di li picciriddi,
- ogni cunsigghiu
d'iddi è sempri un saggiu
- puru si
ánnu bianchi li capiddi!
-
- Ma spissu su
trattati cu li peri,
- cunsidirati
peggiu di l'armali,
- e quannu li
problemi sunnu seri
- li trovi
abbannunati ntê spitali!
-
- E spissu ni
scurdàmu dû passatu,
- di tutti 'i
sacrifici ch'ánnu fattu,
- a quanti cosi
ch'ánnu rifiutatu;
- e dannu sempri,
senza mai riscattu.
-
- E allura nun
trattamuli cchiù mali,
- sarannu ripagati
cu la gloria,
- di la famigghia
sunnu li fanali
- e senza "nonni"
nun ci fussi stòria!
-
- Pi tutti li
picciotti furtunati
- ch'áviti
ancora nonni di "vantari",
- la sira quannu
poi v'arritirati
- di chissi
"vecchi"... fativi abbrazzari!
-
- Nonni
- Il cuore grande
che non c'è l'uguale,
- la gioia sono
dei bambini,
- ogni consiglio
loro è sempre un saggio
- anche se hanno
bianchi i capelli!
-
- Ma spesso sono
trattati con i piedi,
- considerati
peggio degli animali,
- e quando i
problemi sono seri
- li trovi
abbandonati negli ospedali!
-
- E spesso ci
scordiamo del passato,
- di tutti i
sacrifici che hanno fatto,
- a quante cose
che hanno rifiutato;
- e dando sempre,
senza mai ricompensa.
-
- E allora non
trattiamoli più male,
- saranno ripagati
con la gloria,
- della famiglia
sono i fari
- e senza "nonni"
non ci sarebbe storia!
-
- Per tutti i
ragazzi fortunati
- che hanno ancora
nonni da vantare,
- la sera quando
poi rientrate
- da questi
"Vecchi"... fatevi abbracciare!
-
-
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