- Le
poesie vincitrici del Premio
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II
edizione Premio Letterario Anguillara Sabazia
Città d'Arte 2003
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- FINALISTI
POESIA INEDITA
1°
classificato: Mariano Luccero
"Agape"
2°
classificato: Claudio Fichera
"Un
morto senza storia"
3°
classificato: Gustavo Petti
"Risveglio"
4°
classificato: Guido Bava
"In
quel nulla che è
tutto"
5°
classificato: Marco Caroni
"Eroi
stanchi"
6°
classificata: Maria Luisa Caputo
"Nomade"
7°
classificato: Luigi Vento
"Teatrali
movenze"
8° classificato: Celestino
Casalini "Finzioni..."
9° classificata: Malika
Kumlien "Della
verità del mio
respiro"
10° classificato ex aequo: Biagio
Bucci "Gemme"
10°
classificata ex aequo: Nadia
Chiaverini "Ad
Alda Merini"
FINALISTA
VINCITRICE SEZIONE POESIA
INTERNAZIONALE
Miranda
Haxhia di Tirana - Albania con
"Butta
le armi
soldato...!"
|
- Mariano
Luccero
Opera 1°
classificata
-
- Agape
-
- La pace
c'è
- Edifica
in ossuti archi funerei
- Temprata
da melanconiche voci apolidi
- Sottomessa
al volere supremo dell'ignavia
-
- Toni
sgradevoli
- Ricompensano
- Fulminei
bisogni dei senza speme
- Accartocciati
in distese aride
-
- Salvo
è chi
- Ha
paura di amare
- E
credere nel monotono godimento
- Collimando
l'atomo del suo saggio sogno
-
- Eppure
va così
- La
cenere riempie le mie strade
- Mentre
insensati odi
- Trucidano
la mia ricerca d'Agape
|
- Claudio
Fichera
Opera 2°
classificata
-
- Un morto
senza storia
-
- Tra
massi levigati nell'asperità del
tempo
- ritrovo
forme a me sì note e ancora
care,
- terre
impopolari segnate dalla
scompostezza
- di
quella baraonda che insudicia
l'esistenza.
- Nei
campi pregni del sangue per altri
volti
- vedo
cedere un passo talvolta incerto,
stanco,
- nell'inutile
ritorno da chi non puoi
riscattare
- già
frodato di ogni compassione
nell'alito...
- Le mura
in un insolito riposo giacciono
lese,
- informi
nel rispetto di quei giorni così
diversi
- quando
dalle strade si alzava almeno il
sorriso
- nell'impudenza
di una lieta evidente
povertà.
- Le vie
al tremore nel passeggio di pesanti
ruote
- fuggono
le zolle non più trattenute da
zoccoli,
- delicati
rintocchi uditi nell'innocente
imbarazzo
- quando
un puledro si impadroniva dei
desideri.
- Piazze
sconosciute pugnalate da profondi
anfratti
- ostacolano
la memoria che cerca la sua
ragione
- ai
piedi di mulattiere intatte, forse
accantonate,
- immobili
da quello stupore inatteso di certe
notti.
- Le
porte della mia città alle spalle
restio ripudio
- nella
tristezza di tutto il nulla che affranto
dissento
- nella
polvere tra le macerie rigetto ogni
calunnia...
- troppe
le sfide a cui uno spettro può
cavare l'anima.
- Muovo
esule il mio indirizzo a collezionare
storia
- vuoto
nell'anonimato di una condanna ieri
inflitta,
- smarrito
nel profondo di ogni ricordo già
sepolto
- quando,
mendicante nello scherno, domani
rinascerò...
|
- Gustavo
Petti
Opera 3°
classificata
-
- Risveglio
-
- Risveglio...
agitazione.
- Angoscia...
affanno.
- Pianto...
liberazione.
- Colpa...
sensazione.
- Risveglio...
travolgente agitazione.
- Angoscia...
opprimente affanno.
- Pianto...
dolcissima liberazione.
- Colpa...
struggente sensazione.
- Risveglio.
- Angoscia.
- Pianto.
- Colpa.
- Un'altra
giornata,
- un
altro tormento.
- Dolce
è la notte,
- la
testa tra le mie mani.
- Il
caldo corpo di mia moglie,
- dolce
è il sonno.
- Non
più angoscia.
- Non
più pianto.
- Non
più colpa.
|
- Guido
Bava
Opera 4°
classificata
-
- In quel
nulla che è
tutto
-
- Guardare
il cielo
- e
lasciare che, la mente,
- ne
invada gli infiniti spazi
- su in
alto, in quel nulla
- che
è tutto,
- fonte
di vita, illusione,
- certezza,
anelito...
- Io,
viaggiatore dell'universo,
- solo,
senza catene,
- senza
pensieri, senza inibizioni
- vorrei
perdermi,
- in quel
nulla che è tutto.
|
- Marco
Caroni
Opera 5°
classificata
-
- Eroi
stanchi
-
- Noi,
eroi stanchi di un sogno
- mal
posto,
- abbiamo
in silenzio
- assistito
alla disfatta di dei
- poco
propensi ad assecondare
- gesta
forse banali,
- assuefatti
anzi a disdegnare
- sagome
di mentiti ideali,
- paradisi
artificiali in cui
- avremmo
poi smarrito le nostre
- più
segrete emozioni.
|
- Maria
Luisa Caputo
Opera 6°
classificata
-
- Nomade
-
- Mi
piace credere di essere
- cittadino
del mondo
- e
ancora di più sentirmi
straniero
- in ogni
nuovo paese
- Non
voglio perdere suggestioni
- profumi
di macchie verdi
- colori
di cieli
- Spero
di avere sempre
- occhi
incantati
- per
nuove meraviglie
- occhi
vividi per catturare
- sguardi
segnati da fili sottili di nero
kajal,
- forme
rotonde e sinuose nascoste
- dall'indaco,
dall'oro, dall'arancio
- dei
sari e dei caftani
fluttuanti,
- occhi
attenti a percepire
- le
sfumature dei toni bruni
- che non
mi facciano dire negro
- a chi
dal cenozoico guarda di più il
sole
- E
quando sulla tavolozza della
mente
- i
colori formeranno unica
- indistinta
macchia
- allora
dovrò riprendere il
viaggio
- per
sentirmi cittadino del mondo
- e
ancora straniero
- per non
dimenticare che la diversità
- è
la Vita.
|
- Luigi
Vento
Opera 7°
classificata
-
- Teatrali
movenze
-
- L'oscura
notte
- rinserra
l'erompere
- delle
nostre passioni.
-
- Sulla
luna radente
- un
idilliaco scenario
- osa
avversare
- l'ermeneutica
dell'essere.
-
- Teatrali
movenze
- inquietano
la veglia
- di
una evanescente venia.
-
- I
fascinosi corpi
- debellano
- l'ormai
spoglia atarassia.
-
-
- Minturno
il 13 aprile 2003
|
- Celestino
Casalini
Opera 8°
classificata
-
- Finzioni...
-
- Negli
estremi facili e vaghi
- delle
notti:
- dissetiamo
i nostri
- desideri
d'immenso.
-
- Guardando
stelle ed ombre
- che il
profondo: come il giorno
- non
nasconde.
-
- Quasi
che solo nella casta
- intimità
crepuscolare
- possa
maturare
- questo
nostro desiderio.
-
- E che
il giorno
- sia
solo la finzione
- di
un'eterna dimensione!
|
- Malika
Kumlien
Opera
9° classificata
-
- Della
verità del mio
respiro
-
- Non
c'è luna senza
risveglio,
- sangue
versato senza perdono,
- so che
il mio volo trova sempre
- spazio
nell'incanto del tuo cielo.
-
- Occhi
di luce mai perduti
- nell'abisso
del mondo,
- come
gemme incastonate
- nel
freddo di pietra dura,
- ti amo
perché sai del geranio
- che
appassisce e del caduco
inverno,
- della
fievole fiamma che del mio
infinito
- strazio
brucia come delle ombre
dileguate
- dallo
sfolgorio di nuovi amori.
-
- Tu
conosci il mio sfinimento,
- ma sai
anche delle possenti braccia di
Dio.
- Sai dei
mari in cui sprofondo,
- della
riva del desiderio in cui mi
salvo
- e delle
mie infinite mani.
-
- Sai che
il cappio che oscilla sul mio
- travestimento
è sottile e segreto
mentre
- impietose
riecheggiano le urla della mia
verità.
-
- Sai
delle ore squarciate dal nulla
sovrano
- come
del tempo ritrovato nella
- sola
quiete del mio respiro,
- dei
tanti figli mai nati come
- delle
mie continue morti.
-
- Ti amo
perché sai dei miei
passi
- affossati
da macigni di idee confuse
- e
ardori spenti e sogni vuoti,
- come
conosci le increspature
bianche
- sulle
onde della mia anima accesa
- di
vento leggero e fuoco vivo.
-
- Ti amo
perché sai di me, e del
profumo
- delle
praterie dove corro a piedi
nudi,
- là
dove nessuno vede e solo tu
fai
- della
verità il mio respiro.
|
- Biagio
Bucci
Opera 10° classificata ex
aequo
-
- Gemme
-
- Luci,
- incastonate
come gemme
- in
un gioiello,
- rispecchiano
- colori
- tremuli
- nell'acqua,
- allungandosi
- riflettono
il
- loro
scintillio
- in
un paesaggio
- incantato,
- facendo
cornice
- ad
un luogo
- amato.
|
- Nadia
Chiaverini
Opera 10° classificata ex
aequo
-
- Ad Alda
Merini
-
- Infine
- smarrire
la ragione
- gettando
la coltre
- che ti
riscalda
- e
correre nuda nella foresta
- come
una cerva accecata
- dal
dolore
- o un
armadillo impaurito
- inseguito
nel deserto
- ondeggiare
nell'abisso
- come
un'alga perenne
|
- Miranda
Haxhia
Vincitrice Premio Poesia Internazionale
- (Quando
in Cosovo era sul fuoco
l'esistenza di un
popolo...)
"Butta
le armi
soldato...!"
I
crepuscoli e i
tramonti
si
negano nelle sanguinate del
soldato,
vattene,
lontano dalle terre
straniere.
Come
si può non sentire il
dolore per
l'erba,
trascinato
sotto le tue
gambe?
La
maceria tocca, il ricordo di tua
madre,
tutto
è una speranza e una
follia.
Sopra
il tuo elmo, ballano le
prostitute,
l'ubriacato
soldato,
sorride...
Con
la gran ragione
dell'esistenza.
Il
sorriso,
scalpellato
in un medaglione di
ferro,
la
vita e la morte tutto in
grigio.
Un
soldato ucciso
con
la testa affogata
nelle
feste delle graziose
geishe
non
posso guardarlo,
anche
un bambino...
massacrato.
I
governi crescono e le
crisi
nella
fine della danza
e
della passione
iguane.
Anche
il cielo è
perso,
morto
sotto la cenere delle case
bruciate.
Rimane
solo il numero di un
medaglione
la
speranza e la
follia
di
un tramonto
sanguinato
e
un crepuscolo
scimunito.
Torna
in casa, soldato
straniero!
...
Tempo fa, un uccello
ferito
mi
guardava da una
gabbia,
con
l'universo degli occhi
sommersi,
le
piume come i boccioli sfioriti
nel corpo.
Piansi
con una voce di
cigno,
con
la paura che io non piangessi mai
più.
Butta
le armi,
soldato...
...
non voglio piangere, non
voglio!
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