- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio letterario
Città di Monza 2004
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- Sommario
- Prefazione
di Annalisa Bemporad - Prefazione
di Maria Organtini - Sergio Gandini - Rigraziamenti -
Albo d'oro - Angela
Aminicci -
Sandro Andreozzi - Marco Angella - Lucia Arnese -
Elena Auddino - Erik
Baracani -
Ranieri
Barghigiani
- Elena Bartone - Maurizio Bassani - Alda Belletich -
Vincenzo Benincasa - Giulia
Victoria Bersanelli
- Eugenio Bolia - Rina Eugenia Bonanomi - Bertilla
Bortolon - Carlo
Angelo Brambilla
- Clelia
Brambilla -
Pasquale
Brizzi -
Domenico Bulfaro - Angelo Cabiati - Vittoria Caiazza -
Stefano Calafiore - Cesare Cantù - Antonio
Capriotti - Cristina
Cardone -
Carlo Carrea - Paola Carrozzo - Celestino
Casalini -
Giovanni Caso - Caterina Cassina - Giuseppe Castelli -
Marco Casula - Alfonsina
Caterino -
Anna
Cerisola -
Lavinia
Cioli -
Giorgia Serena Cipelli - Valentina Cipriani -
Alessandro Cividini - Franco
Cocco Fresi
- Bruno
Vittorio Colaiezzi
- Rita Coppola - Pasquale Corsaro - Margherita
Costanzini - Ada
Crippa -
Daniele Crotti - Angela D'Ambra - Francesca
De Leone -
Andrea De Palma - Maria Antonia Dei Negri - Clara
Demarchi - Simona
Di Dio -
Antimo Di Donato - Paride Di Federico - Filippo Di
Giovanni - Maria Grazia Di Grazia - Francesco Di
Ruggiero - Giuseppe Diotto - Salvatore Doddis - Alice
Dorattiotto - Claudio Dorenti - Ambrogio Dossena -
Elena
Eleuteri -
Gianluigi
Enea Spilimbergo
- Veronica
Fabbri -
Diego Fantin - Anna Valentina Farina - Giulia
Farinella - Gianni Fassina - Vanes Ferlini - Barbara
Ferrari - Federico Ferraro - Maria Luisa Ferroni -
David Fini - Giacomo Flussi Cattani - Giovanni Fontana
- Pino
Forgia -
Daniela Formiconi - Giuseppe Fulco - Giulio Fumagalli
d'Osnago - Giacomo Fumarola - Vladimiro
Furlan -
Susanna Galimberti - Rosanna Gallo - Giuseppe
Gambini -
Patrizia
Garofalo -
Ines Gastaldi Carretto - Annamaria Gatti -
Barbara
Gattinoni -
Carla Francesca Ghisani - Pasquale Giannatempo -
Giuliana Gilli - Ilaria Girolami - Chiara
Giuiusa -
Mariateresa Giustiniano - Marco Gottardi - Simonetta
Gravina - Giovanni Grifa - Antonella
Guidi -
Renato Iacomino - Alessio Iovino - Santina
Laganà -
Maria Cristina Lala - Marisa Landini Sardella -
Giuseppe Lapenna - Gabriele
Lastrucci -
Alessandro
Lizioli -
Margherita
Lo Russo -
Ettore Locatelli - Pamela Lodato - Mariano Luccero -
Paola Luparelli - Erica Mallimaci - Lena Maltempi -
Marcella Mancuso - Ottavio Marandino -
Elena
Marchionno -
Pierangelo Marini - Giovanni
Mariotti -
Enrico Masiero - Concetta
Massaro -
Emma Mazzuca - Maria Gabriella Meloni - Irma Minotti -
Giuseppe Mollica - Anna Maria Monchiero -
Maria
Sveva Morelli
- Adriana Moretto - Luisa Multinu - Nicola
Nicoletta -
Lorenzo
Nocentini -
Antonia Oggioni - Daniela
Ori -
Giacoma Pace - Orsola Papa - Domenico Parlamenti -
Marialuisa Pastò - Antonia Petrunti - Luca Pia
- Mariacristina
Pianta -
Maria Teresa Piccardo - Aura Piccioni - Annamaria
Pieralisi Da Lio - Maria Piras - Elisa Poletti -
Giovanna
Poma -
Nunzia Ragonesi - Ermano Raso - Roberta Raso -
Cristiano Ravasi - Alessandro
Regazzoni -
Antonella Renegaldo - Maria Pia Renzi - Marco Righetti
- Giulia Rinotti - Gianpaolo Ripamonti - Margherita
Rocco - Gemma Maria Romano -Annamaria Ronzio - Andrea
Rota - Chiara Rovaris - Lucilla Santini - Domenico
Santoro - Adriano Scandalitta - Daniele Paolo
Scarpazza - Marco
Scarponi -
Giovanni Schiera - Miriam
Scimemi -
Piero Selmi - Jolanda Serra - Maria
Teresa Sica -
Filippo Silva - Pasquale Sinesi - Veronica Spedicato -
Rosanna Spina - Antonino
Stampa -
Sebastiano Taiti - Dr.
Roberto Tamagnini
- Maurizio Tantillo - Laura Tiburzi - Giacomo Tommei -
Stefano
Tonelli -
Mauro
Trapasso -
Claudia Turco - Lucia
Anna Tuscano -
Paola Urso - Marco
Valeri -
Maristella Vandelli - Alberto Vargiu - Silvana Varotti
- Accursio
Venezia -
Linda Verginella - Ivan Vicenzi - Cristina Vignoli -
Andrea
Virga -
Leonardo Vitto - Valeria
Zanella -
Michela Zanini - Roberto
Zanobini -
Michele Zappa - Maria Chiara Zippel - Riccardo
Zironi -
Antonio Zocchi - Anna Zucchinali
-
-
-
- Antologia del Premio
Città
di Monza 2004 - formato
14x20,5 - pagg. 216 - Euro 18,00 - ISBN
88-8356-934-2
- Risultati
del Premio Città di Monza 2004
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-
-
- Come
avere l'antologia
|
- Prefazione
- Alla
sua VI edizione il «Premio Internazionale di
Poesia - Città di Monza 2004», ha avuto la
sua conclusione a dicembre nel suggestivo scenario del
Teatrino di Corte della Villa Reale organizzato dal
Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza in
collaborazione con il Club degli Autori.
-
- L'Assessorato
alla Cultura, con impegno e passione, ha partecipato e
sostenuto l'iniziativa nella profonda convinzione che
lo svolgimento di un concorso internazionale di poesia
nella nostra città, assuma anche il significato
simbolico di una spiccata sensibilità per la
cultura e di un crescente interesse per la sua
diffusione.
-
- Il
"Premio" costituisce un'occasione di ascolto di versi
che esprimono, attraverso la parola, immagini,
sensazioni, emozioni. Il genere lirico, privo di
tempo, eterno e universale, rappresenta l'infinito, il
vago, essenza stessa della poesia in cui la componente
assertiva racchiude in sé i valori
simbolici.
- Primo
classificato della Sezione Adulti, il monzese Domenico
Bulfaro con "Nuca contatto 31": una finzione poetica
da cui traspare la crudezza dei contenuti
armonicamente temperata e illuminata
dall'intensità di un forte rapporto affettivo
padre/figlio celato.
-
- Della
sezione giovani, "Tu bimbo" del siciliano Giovanni
Schiera si aggiudica il primo premio affrontando i
difficili temi della guerra, cui si contrappongono
forti aspirazioni di pace.
- Tante
delle tematiche trattate sono perlopiù prese in
prestito dalla realtà contemporanea e dalla
quotidianeità, espresse talvolta con un lessico
esatto, preciso, rifuggente dalla genericità,
talvolta impreziosito da aulicismi, a testimonianza
che tanti sono i generi quanti sono i
poeti.
- Un
ringraziamento va a tutti coloro che promuovono e
sostengono queste iniziative che offrono alla nostra
città momenti di indimenticabile
suggestione.
-
- Un
augurio che questi momenti possano continuare
contribuendo anche alla diffusione del sentire poetico
e sviluppando concretamente l'interesse nel pubblico
per la poesia, l'arte, la cultura.
-
- Annalisa
Bemporad
- Assessore
alla Cultura del Comune di Monza
-
-
-
-
-
|
- Prefazione
- Tutti
noi, uomini e donne, viviamo in un mondo dove la
civiltà tecnica ci pone al centro di messaggi,
segni, simboli, che ci bombardano nel quotidiano con
slogan, consigli e pareri non richiesti e che, quasi
sempre, ci lasciano indifferenti.
-
- Ma
quando ci troviamo di fronte ad un testo "poetico"
ecco che sentiamo di recuperare la nostra
dignità di persone perché in esso
è racchiusa l'emozione e l'anima trova alfine
il suo appagamento e ci sentiamo in comunione con
colui che ha scritto il "verso".
-
- I
bambini adoperano l'immaginazione per testimoniare la
loro realtà. I poeti impegnano anima e corpo
con la totalità dell'artista per vivere
intensamente la vita.
- In
questa sesta edizione del Premio "Città di
Monza 2004", i partecipanti ci hanno consegnato opere
di valore dove alle proprie emozioni hanno saputo
unire le esperienze del quotidiano a cominciare da
quella di Domenico Bulfaro che con la poesia "Nuca
contatto n°31" ha vinto per la sezione adulti. La
poesia essenziale eppure pregna d'immagini che celano
il rapporto intenso, amorevole, che intercorre tra
padre e figlio.
-
- Un
messaggio di pace chiaro e intenso ci arriva dalla
poesia del giovane poeta, Giovanni Schiera con la
poesia "Tu bimbo" dove l'ansia del futuro delle nuove
generazioni è diretto ed efficace.
- Quello
che ha differenziato questo Premio dai precedenti
è senz'altro la maturità e la
consapevolezza delle problematiche del nostro mondo,
dove guerre e dolore, sono divenute parte integrante
del vivere di tutti i giorni. Il grido dei poeti, la
denuncia corale deve farci riflettere.
- Ho
avuto già modo, negli anni precedenti, di
puntualizzare che il poeta è colui che vede e
prevede anticipando i tempi, l'evoluzione dell'uomo.
Ma egli è anche colui che può,
attraverso l'amore, la gioia, la gratuità del
suo messaggio salvare l'uomo e restituirgli la
dignità di se stesso.
- Questo
mi sento di augurare a tutti voi. Un impegno globale
verso il buono e il bello per una futura migliore
società che accanto alla scienza non dimentichi
mai la poesia.
-
- Maria
Organtini
-
- Presidente
del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza
-
TORNA
ALL'INDICE
PROSSIMAMENTE
SU QUESTA PAGINA LE POESIE INSERITE
NELL'ANTOLOGIA
|
-
- Anthera
Antheri
-
- Poesie dedicate
alle vittime degli attentati terroristici e ai
bimbi-kamikaze, anch'essi vittime del cinismo di
adulti fanatici
-
- La
speranza
-
- Come vento caldo
sulle dune,
- all'alba di un
giorno dorato,
- spazzi i residui
grevi del freddo
- torpore notturno
ferito
- dal grido
lancinante dello spirito
- offeso,
martoriaro
- dal gelo pungente
di cieca,
- abietta
violenza
- che avvelena gli
animi
- ancor puri di
fanciulli
- inconsapevoli,
- forieri di morte
improvvisa,
- ingiustificata,
terribile,
- voluta da menti
perverse,
- sorde ad ogni
richiamo
- di
umanità.
-
- Come vento caldo
sulle dune,
- nell'oro di
un'altra alba,
- nel nome di ideali
più grandi,
- più giusti,
di bene, di amore
- fraterno, di umana
solidarietà,
- spazzi il macabro
nero di morte
- voluta per il
fratello innocente,
- compagno di vita
terrena
- nel mondo
mortale.
-
-
-
- Augurio
-
- Fresco il mio
pensiero nel meriggio
- ti sia come lo
sciabordio di acque
- chiare sui tondi
ciottoli di irruente
- fiume montano,
vincente nell'aspro
- di dure rocce cupe,
muschiose,
- nell'umido di bosco
folto pullulante
- di vita
nascosta.
-
-
-
-
-
|
- Erik
Baracani
-
-
-
-
-
- La visione della
farfalla
-
- Il calore erratico
delle cose
- carda i grumi
dell'ordito
- dentro l'ermo carme
delle gorbie
- che deflorano una
terra adamantina.
- L'ordalia
degl'infimi
- e l'inopia della
lotta
- sull'altare che
s'imbruna,
- l'identità
scipita che s'inuma,
- sospinta dalle
forge dei tuoi respiri.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Ranieri
Barghigiani
-
-
-
- Nel silenzio della
notte
-
- Nel
silenzio della notte tutto tace,
- tra le
strade non più urla
maledette
- e nel cuore
finalmente la mia pace
- mi sussurra
frasi nuove, non ridette;
-
- Tutto
è vero in quest'attimo
d'incanto,
- vera vita
alimenta le parole,
- dura poco,
un sospir tempo soltanto,
- quanto
basta a capir ciò che lei
vuole.
-
- A momenti
sì fragili ed importanti
- si riduce
il cammino d'ogni uomo,
- che li
colga, non son poi talmente
tanti;
-
- La lancetta
batte il tempo che trascorre,
- i minuti si
sommano alle ore,
- tutto va
così, velocemente corre!
-
-
-
|
- Giulia
Victoria Bersanelli
-
-
- Il mondo
segreto
-
- Sentir
lodi
- da fronde
crepuscolari
- e raggi lucenti
paiono cantare
- danzando con la
fresca brezza.
- Lucedoro
scomparsa;
- la nube è
passata.
- Foglioline bianche
e rosa
- in cielo corrono
qua e là
- si riuniscono
-sembrano panna-
- il tempo scivola
via
- con il ruscello
argenteo
- che
immortale
- l'universo negli
occhi,
- l'immensità
sulla fronte.
- La gemma si
crepa
- è
l'inizio.
- Le creature del
bosco
- sussurrano una
lena
- infinita. Il
sigillo dell'azzurro
- par aperto, non si
richiuderà.
-
-
-
- Buongiorno
-
- Uno stelo d'erba
fiorita si
- compiace del suo
mondo; sente
- il ronzare della
luce, molto
- ha fatto il mattino
per cambiare l'odore dell'inferno stanco.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Carlo
Angelo Brambilla
-
-
- La vita
-
- Nulla
nuore
- se la mente coltiva
e rinnova
- care
immagini.
-
- Esalta il mattino
vitali spazi
- comuni in passate
esperienze,
- che lieve il rosato
chiarore
- circonda di mistica
visione.
-
- L'irrompente raggio
del giorno
- protende la sua
forza,
- allentando un poco
il vincolo
- reso sacro
dall'umano impegno.
-
- Scende la
sera
- e la sua serena
calma
- ricompone
sentimenti e azioni,
- mentre nel
firmamento si accendono e radunano
- lucenti stelle e
pianeti del cosmo.
-
- Cala infine la
notte
- con grandi ali
oscure, cariche di mistero
- e paure sospinte
lontano dai sogni
- che rinnovano
l'incanto di vincoli promessi eterni.
-
- Così il
volto della vita travalica la morte
- e l'immagine
dell'esistenza
- allunga la sua luce
nel tempo
- attraverso i secoli
futuri.
-
-
-
-
|
- Clelia
Brambilla
-
-
- Opera 9a
classificata Sez. Adulti
-
- Ardore di
fiamma
-
- ... e la fiamma del
ceppo
- ardeva nel grande
camino.
- Respiravo profumo
di pane
- e la fatica del
giorno s'acquietava
- al lume di
candela.
- L'alito del vento
- rinverdiva
primavere
- in digiuni e
speranze incompiute.
- Tenerezze
nascoste
- fra le mani di mia
madre
- che colme di
fede
- sgranavano il
rosario
- e le nostre voci
riempivano
- gli occhi dolci e
severi di mio padre
- donandoci il valore
grande
- che accoglie la
famiglia.
-
- Ora, come lumi
accesi
- filtra ancora
l'ardore di fiamma!
- La verità
della memoria
- in voci scolpite e
profumi
- mutano i valori del
tempo
- che allo specchio
del cielo
- riflettono velate
immagini
- in stemperati
colori.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Pasquale
Brizzi
-
- Opera 3a
classificata Sez. Adulti
-
- Ho
sete!
-
- So che Dio guida i
silenziosi,
- so anche che il
silenzio è la sua voce,
- discreto, sottile,
irresistibile.
- Una luce ha guidato
fin qui i miei passi,
- ora ricurvo
contemplo il Mistero inchiodato,
- un silenzio
fortissimo mi stringe al cuore.
- Non ho più
giudizi, smanie,
- solo pace, grande
pace mai provata,
- inspiegabile,
impalpabile
- eppure così
trascendente, così reale.
- «Tu,
lassù inchiodato alla Croce, Tu fisso come la
Verità. Perché?»
- E indugio immobile
ai margini del silenzio, di un bagliore,
- distendo le ali
forate ricercando una risposta: tutto
tace.
- Vedo me come un
magro fardello, leggero anche delle rare umane
certezze.
- Qualcosa di
somigliante ci lega: un cingolo e una rossa
sciarpa.
- Ma la Sua è
obliqua, cinge umanità e
divinità,
- un cordone vitale
che unifica terra e cielo.
- Vedo quattro segni,
quattro luminose parole:
- Ampiezza,
Lunghezza, Altezza, Profondità,
- una quinta incisa
al petto dice: Pienezza.
- «Tu, saldo con
chiodi alla Croce,
- Tu, senza veli come
la Verità.
- Cosa
chiedi?»
- Le mie ginocchia
incerte reclinano alla nudità
essenziale
- di quel costato che
sgorga fiotti di sangue e acqua preziosi.
- Riconosco che...
sono Tu!... Sei io!...
- «Chi sono
perché mi concedi tanta ricchezza?
- Ho soltanto il
mondo da offrirti!»
- Come da una canna
svuotata e soffiata da labbra divine
- odo una musica, un
mormorio di vento leggero:
- «Ho
sete!».
-
-
-
|
- Cristina
Cardone
-
- Regalami una
rosa
-
- Le nuvole
intrecciano danze con la luna,
- le tue
parole si perdono nel tempo come le notti
d'estate,
- tra le
stelle cadute e petali di rose, farfalle che non sanno
più volare.
-
- Regalami
una rosa.
-
- Il vento
lontano, come sono silenziose le stelle
stanotte...
- Non voglio
margherite, bianche e timide, da
consumare
- nel lento
sfilare di petali in un triste "m'ama, non m'ama" sul
cuore.
-
- Regalami
una rosa.
-
- Non voglio
papaveri, macchie di cuore
- che segnano
l'anima e si perdono come vecchi ricordi, sbiadiscono
in fretta.
-
- Regalami
una rosa,
-
- Non voglio
tulipani, dal calice aperto alla
vita,
- pronti ad
annegare sotto la pioggia del
cuore,
- che non
distinguono dalla rugiada gentile
dell'amore.
-
- Regalami
una rosa.
-
- Non voglio
gigli vanitosi, a specchiarsi nei miei
occhi,
- senza
vedere altri che se stessi.
-
- Regalami
una rosa.
-
- Si, una
rosa, con tutte le se spine
- perché
se ne fosse sprovvista sarebbe un altro fiore, un
altro amore
-
- Regalami
una rosa, parlerà per te ed io non dirò
niente.
- Avrà
detto tutto lei.
- E quando
sarà appassita
- la
chiuderò nel libro del mio cuore che leggeremo
insieme.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Celestino
Casalini
-
-
- Le piccole
cose
-
- ...Ammaliato
- dai profili
arditi
- Dai
prodigi
- della tua
costruzione
-
- In questa dolce
notte
- che nella
luminosità
- Dell'orsa
- li
condensa
-
- Esco
frastornato
- dalla tua
casa
- Signore
- e mi
fisso...
-
- Sulle piccole
cose
-
-
-
-
|
- Alfonsina
Caterino
-
-
- L'amore nei
colori
-
- Le rose del mio
giardino
- profumano
d'antico
- Le guardo e gli
anni miei
- come petali volan
via.
-
- Bambina impaurita
son di fronte
- a mia zia che
mai
- donò alla
vita le sue voglie
- abortite.
-
- Ella non è
più.
- Nei colori delle
rose che m'ha
- donato
- è nascosto
il suo amore che
- senza parole parla
al mio cuore.
-
- 2 1 2
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Anna
Cerisola
-
-
- L'eternità
-
- L'eternità
- è intorno a
noi:
- nei sospiri delle
fronde
- appena
mosse,
- nel gorgoglio
pacato
- che
risucchia
- col suo
fiato
- il
vento;
- scivola
- sulla levigata
coltre
- di fili
- appena
flessi;
- barca
- senza
nocchiero,
- ondeggia
- e
dondola
- come
anca
- di
donna,
- la foglia
secca
- chè non ha
più dimora.
- Sul filo
esile
- la conduce a
valle
- il
fiato
- ancor
caldo
- dell'autunno.
- Intorno
- scorre
- la linfa della
vita
- nel suo
- immutabile
- divenire.
-
-
-
-
|
- Lavinia
Cioli
-
-
- Un dolce
sonno
-
- Se il morir altro
non fosse
- Che infinito e
dolce sonno,
- Affiderei tutti i
miei giorni
- Al sol
dell'imbrunire...
-
- E nel socchiudersi
degli occhi
- Velocemente vedrei
svanire
- Umani affanni,
ansiosi dubbi e vecchi
- Frammenti di
speranza...e di sua fine.
-
- Cos'io potrò
mai dire, a 'si tal punto
- Se non mostrar le
nude mani al cielo
- E 'si pregar,
qualunque Dio, allorché giunto
- Il mio momento,
copre la paura con un velo?
-
- Come vorrei
nell'illusione andare
- Tra care genti,
senza nutrir terrore.
- Come
vorrei...ancora allor sperare
- Di trovare pace,
serenità...amore.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Franco
Cocco Fresi
-
-
- L'asse che io
cerco
-
- L'asse che io
cerco
- il perno su cui
ruota
- quest'ansia
dell'esistere
- non è il
centro che
- tu pensi
equidistante
- da fede e
apostasia
- dall'odio e
dall'amore
- o da tenebra e
luce
- ma è solo
quel punto
- di spillo
affilatissimo
- sconosciuto
quasi
- inesistente
quel
- nonnulla che
diverge
- da cuore e da
mente
- che dà senso
alla vita
-
-
|
-
- Bruno
Vittorio Colaiezzi
-
-
-
-
-
-
-
- Pareva un facile
gioco la vita
- un'occasione, non
so.
- Come una
farfalla
- che, folle, si posa
un poco tra le dita
- d'una
mano.
- Fragile
- nel corpo, e nel
colore suo giallo par che il sole
- tutto vi si
specchi.
- Poi, un fremito
d'ali, ella riprende il volo.
- Non io,
- che non ho questo
dono.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Ada
Crippa
-
-
- Niente muore
veramente
-
- Giacciono l'una
sopra le altre
- Le morte foglie dei
pioppi e dei faggi.
- Tutt'attorno
distese in muta raccolta
- ammantano meste
(d'amaranto il colore)
- la terra delle loro
radici
- quasi a proteggere
la madre
- che una breve
stagione le diede
- muti presagi
d'intese.
-
- Verrà prima
la pioggia e poi, sarà la neve
- la bianca fata
della mutazione.
-
- Stilleranno le
morte foglie (d'amaranto il colore)
- nella bruna terra
sopra le radici
- e quando il
crepitio
- del ceppo
invernale
- sarà un'eco
lontana
- giungerà di
nuovo il tiepido calore
- sopra le ali degli
uccelli
- che sono
migrati
- ed una volta
ancora
- schiuderanno le
gemme.
-
-
-
-
-
-
|
- Francesca
De Leone
-
-
-
-
- Delusione
-
- Non
capisco;
- non
comprendo,
- le parole scivolano
via
- come fa
l'acqua
- bagnando un corpo
sotto la doccia,
- il nulla mi
avvolge
- la notte si fa
buia,
- la luce del
sentimento è spenta...
- le carezze
spariscono
- come sparisce la
goccia di pioggia
- nella superficie
trafitta di un lago di lacrime,
- la pioggia che io
ho versato...
- ...l'armonia sola
rimane,
- la bellezza di un
sorriso rubato,
- di una soave voce
di un conquistatore di altri tempi,
- di un mago delle
note
- di un prestigiatore
della finzione
- di una mente
avvolta nella vertigine del creare
- sempre perso in un
eterno vortice,
- inaccessibile, se
non a pochi eletti...
- Sei stato per me un
egregio illusionista
- hai creato un
attimo di eternità
- ma hai gettato il
mio cuore nella tenebra.
-
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Simona
Di Dio
-
-
- Per Alda
Merini
-
- Le sane
Follie
-
- Hai fermato il tuo
tempo,
- risanato profonde
ferite
- nel riflesso del
tuo specchio
- e nel gentile
tramonto
- hai nascosto il tuo
Dio,
- ma nella
solitudine
- sono
germogliate
- le tue parole
poeta,
- Nel tuo
perdono
- si sono innalzate
preghiere
- sino alle
cattedrali pagane,
- ricordando gli
incensi della fede,
- ma nel sonno voci
lontane
- ritornano
nostalgiche d'amore,
- perché tra
le mure del pianto
- sono passate le
sane follie.
- Ora tutto è
preghiera notturna
- e nel silenzio
muore il dolore.
-
-
|
- Elena
Eleuteri
-
-
- Opera 2a
classificata Sez. Giovani
-
- Temporale
-
- In
quest'atmosfera di irrequieto
movimento,
- che precede
il temporale,
- veglio
sulla luce che vive i suoi ultimi
attimi
- come quelli
di un condannato a morte
- che sale le
scale della ghigliottina.
-
- Nel calore
che prima mi abbraccia,
- e
poi,
- traditore,
- mi
strangola,
- sento le
grida lontane di una squadra di
calcio,
- che
continua ignara i suoi
allenamenti,
- mentre le
macchine scappano dai parcheggi,
- verso
casa.
-
- Lo sguardo
mi cade sulla collina:
- nitide,
- vedo tre
croci;
- disperato,
- sento un
urlo;
- il vento mi
butta in faccia il sangue
- di una
morte santa,
- di un
figlio.
-
- E a sfogo
di un immenso,
- interminabile
- dolore,
- incomincia
a piovere.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Gianluigi
Enea Spilimbergo
-
-
- Lama di
luce
-
- Hai
deciso.
- Un giorno di maggio
- - senza luce, senza
aria -
- tutto
- si è fatto
macigno sul tuo petto.
- Le tue
mani
- hanno serrato la
tua vita
- - tormento troppo
grande -
- e i tuoi occhi di
vetro disperati
- non hanno
visto
- che
buio.
- Neanche uno
straccio
- d'amore
- a bagnare le tue
labbra arse.
- Solo spietati
pensieri
- che urlano ti
straziano ti fanno a brandelli
- e
basta.
- Basta.
-
- Da
allora,
- il tuo
dolore
- è presenza
inquieta
- nel mio
vivere.
- Ma nulla è
invano,
- legami
sopiti
- vivono
ora
- di nuovo
vigore:
- il tuo vento di
tempesta
- ci ha
liberato
- dalle secche
del'oblio.
- Ecco il
senso:
- la tua
stella,
- bruciata troppo in
fretta,
- si fa lama di
luce
- nell'anima di chi
ti ama.
-
-
-
-
|
-
-
- Veronica
Fabbri
-
-
-
-
- Atomismo delle
emozioni
-
- L'amore e l'odio,
l'apatia e l'anarchia,
- la dolcezza e il
fiele delle mia animala blandula
- io
canto.
- Con l'essere mio,
forse alle Dame del Parnaso con mio dolor
dispiaccio;
- ma la fulgida
Minevra l'onor della mia magia difende,
- con elmo basso e
lancia in resta.
-
- Com'icaro
sfidò i raggi del sole,
- io tutt'ora a
singolar tenzone sfido Morte e Vita
mostrarsi
- Come le impavide
Piche col lor sublime canto d'augello, o
stolte,
- cercarono la
violazion del vostro canto, o signore
d'Elicona.
- Com'ormai l'annoso
Prometeo non invecchia, ma pena sulla
rocca,
- implorando morte,
ma mai rimpiangendo quella fiaccola che agl'umani
ingegni donò
-
- Venere bella,
dall'occhio soave, ridi dall'alto coi ricci
dorati,
- mentre Eros, tuo
figlio, vive con noi su quest'astro
sublime,
- sul corpo perfetto
di Gea, sul maestoso torace di Saturno,
- trasportato nelle
Ere dalle braccia poderose di Atlante,
- che guarda quelle
sue figlie danzanti,
- a cui di Paride e
Menelao le sanguinose angosce fu causa
-
- Rimembri, o
Calliope, quel fosco dì,
- quando Marte le
trombe suonò, e tu eri lì.
- Il fuoco di Ares,
dieci, mille, centomila membrà cancellò
dalla Terra dei mortali.
- Sotto le mura di
Troia s'aprì ingorda la porta dell'Ade, e tu
eri là...
- Tu, mi Dea, stavi
sulla soglia, eri la muta storiogorfa della disfatta
di Ilo.
-
- E tu, infingarda
Calipso,
- che dell'eroe
d'Itaca muratasi l'anima in un atollo
sperduto,
- finch'Ermes dal
piede alato la liberò, e permise a
colui,
- salvatosi da Circe
fuggì da Sicilia e Cariddi,
- di tornare dalla
sua amata Penelope.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Pino
Forgia
-
- Premio
Speciale Augusto Robiati
-
- Saper
amare...
-
- Colleghi anziani,
diamoci una mossa,
- io voglio invitarvi
alla riscossa,
- la nostra acquisita
esperienza
- è un
primario valor dell'esistenza,
-
- la nostra saggezza
e grande dignità
- siano al servizio
della società
- e poiché la
vita è carica d'eventi
- è doveroso
essere presenti.
-
- Ed è
così che come baldi nonnini
- in affido prendiamo
i nipotini
- e nel trasmetter
messaggi d'amore
- rinverdiam sia la
mente che il cuore.
-
- E altri anziani che
nelle comunità
- stanno insieme,
vivon in serenità
- e con bocce, carte,
balli e biliardi
- perseguono notevoli
traguardi.
-
- Altri ancor, con
slancio disinteressato,
- dedicano del tempo
al volontariato
- e cercano di
mitigar i seri mali
- dei cosiddetti
malati terminali,
-
- oppure offron cure
e assistenza
- a chi vive solo e
nell'indigenza
- o magari rivolgon
un sorriso
- a chi ha
corrucciato il suo viso,
-
- a chi è
ancora schiavo dei tabù,
- a chi si lascia
andare sempre più,
- a chi non prega, a
chi è ozioso
- sia in casa sua che
in casa di riposo.
-
- Giusto mi pare,
colleghi anziani,
- congiunger in
preghiera le nostre mani,
- c'è ognor
speme, noi d'indole cordiale,
- abbiamo una corsia
preferenziale.
-
- Così noi,
giovani e gagliardi anziani,
- gaudiosi nell'oggi
e nel domani
- e sempre carichi di
giovanil energia,
- opriam per un mondo
d'amore... e così sia.
-
-
-
|
- Vladimiro
Furlan
-
-
- Felicità...attimo
atto
-
- La polvere che cade
dalle stelle irradia la mattina,
- la luna s'è
sciolta nell'aurora ma ancora illumina,
-
- attraverso i vetri
vedo monti orlati di bagliori fatati,
- il cielo terso
insinua nel cuore desideri mai sedati.
-
- Mi lascio
lusingare, senza indugi m'affido alla
bicicletta,
- le mani sul
manubrio odono fruscio di gomma su terra
battuta:
-
- viaggio nel grembo
di questo dì di marzo,l'aria è
veloce,
- il sole blandisce
la gemma del pesco che turgida tace,
-
- orti zappati e
pettinati sono in attesa d'esser seminati,
- passeri e merli sui
rami potati sognano verzieri imbanditi,
-
- alcuni alberi si
tendono, scrollano la brina dalla foglia,
- in una casa nasce e
s'effonde profumo di caffè e
vaniglia,
-
- su un prato,
libere, le galline raspano e poi si
rincorrono,
- panni stesi dai
colori discreti danzano mentre asciugano,
-
- un cane bianco,
grosso, s'accompagna con uno nero e basso.
- I minuti muoiono.
Si spalanca il giorno. Il gelo cede il
passo.
-
- Istigano gioia,
allo sfinimento, le cento dita del vento,
- questo momento ha
labbra piene, deliziose, un incanto:
-
- il tempo, vecchio
nomade saggio, ha divelto il cancello,
- il pedale gira da
solo; sto in braccio al mio angelo.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Giuseppe
Gambini
-
-
- Tra vicoli e
stradine
-
- Tra vicoli e
stradine della terra mia
- vedo gradini di
povertà salire verso il cielo,
- tra muri bianchi e
casa fatiscenti
- vedo scalini di
miseria, intrisi di malinconia,
- scendere verso il
mare in cerca di dignità,
- in cerca di
coraggio, per abbracciare la
libertà.
-
- Tra vicoli e
stradine della terra mia
- vedo occhi
infantili guardare l'orizzonte
- in cerca di
speranza, persi nel vuoto
- cercano Dio nel
giorno del miracolo,
- con la disperazione
nel cuore
- cercano il domani
in una giornata di sole.
-
|
- Patrizia
Garofalo
-
-
-
-
- Verrai
- in una città
di nebbia
- e
cecità
- perdita di
sensi
- urla graffiate sui
muri
- smarrimento
dell'oggi
- vietata al
sole
- incatenata
- nei baveri dei
cappotti
- nei capelli
bagnati
- eppure
- tornerai
- per non
perderti.
-
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Barbara
Gattinoni
-
-
- Opera 3a classificata
Sez. Giovani
-
-
- Ad
Auschwitz
-
- Dita sottili come
steli di canne
- stringono testarde
la libertà perduta
- scavando su fini
lamine d'avorio
- stigmati lucide di
rosso tormento.
- Scosse dal nulla e
dal vuoto che avanza
- a tentoni ricercano
caparbie la vita
- che le elude oltre
solchi argentei.
- Esala l'ultimo
respiro l'uomo,
- l'ombra diventa sua
sostituta e avanza inerte nel fango.
- La mente impazzita
come il batacchio
- di una campana
stonata
- risuona muta nel
buio
- stordendo dolore e
sofferenza.
- Solo ceneri e braci
incandescenti
- placheranno
l'inferno terreno
- il cui Satana
beffardo
- non è altro
che un uomo.
-
-
-
|
- Chiara
Giuiusa
-
-
- Nulla mi
innamora
- come questa
vita
- che mi scoppia
dentro
- -si aggrappa al
sorriso del sole
- sfoglia,
lenta
- i giorni di
noia
- e poi sceglie
questa strada di Luce.
-
- Potrei bruciare
- se mi chinassi a
sfiorarla
-
- ogni passo è
una sfida
- all'abisso di
sotto
-
- ma non c'è
pensiero nell'ipnosi
-
- cammino
- sul
dito
- dell'Assoluto
-
-
-
- Esistono
sentieri
- tortuosi
- che si snodano
fra
- le mie
ossa
- seguendoli potrei
perdermi
-
- fra le piaghe
tormentate
- della mia
carne
-
- ignoro il loro
richiamo -
- ma il passo
è scandito
- dall'eco che
rimbalza
- nel Buio delle
mie
- grotte.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Antonella
Guidi
-
-
- Vecchi
casolari
- si risvegliano
bagnati dal sole
- del primo
mattino
- e adagiati su
colline ricoperte d'oro
- si accendono di
vita.
- Vita che
profuma
- di terra, di
sudore, di amore
- per ciò che
sta attorno.
- Vecchi
casolari
- dispersi nella
campagna estiva
- dove l'aria profuma
di lecci
- e dopo il temporale
l'odore
- dell'erba ormai
secca è dolce come miele.
- Vecchi
casolari
- dove la vita
è battito d'ali
- di una colorata
farfalla
- che va all'unisono
con il battito del cuore.
-
-
-
-
-
-
|
- Santina
Laganà
-
-
-
-
-
- Nostalgica
giovinezza
-
- Ancora che
avviluppa, aggroviglia,
- che respira
il passato
- e ispira il
pensiero;
- che annusa
i ricordi
- e s'affiata
d'un sorso di brama vissuta
- che
s'accosta alla vita;
- che culla
una nenia antica di parole che
furono
- ormai
spente.
- Che batte
nel cuore,
- che pulsa
nell'anima,
- che muove
le pupille al passato e i brividi
ora.
- Il
rimpianto di un sorriso
- vela le
labbra e accarezza,
- in una
risacca di onda infranta,
- le mani
stanche abbandonate sul grembo.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Gabriele
Lastrucci
-
-
-
-
- Dalle pupille acide
della notte
-
- La notte
esplode
- Come un immenso
papavero
- Nella densa
follia
- Del nulla che
viene.
-
- E tu
-
- Di pallido
universo
-
- Mi
sfiori.
-
- L'eternità
sfigura
- Nel delirio
breve
- Dell'ora.
-
-
-
-
|
- Alessandro
Lizioli
-
- Tulum
-
- Ho portato la mia
nave in questo porto
- il mio viaggio
parte da una casa che non insegna
- lungo il mare ho
ricevuto gli sguardi degli uomini
- addolorati per
troppo sole sparso sulle vele.
- Guardo oltre il mio
timone verso una spiaggia azzurra
- lungo scogli alti
che proteggono lati oscuri
dell'incoscienza.
- Il mio tempo si
adatta male al tormento di questo
silenzio.
- Oltre il breve
tratto di una mare che è ancora il
mio
- uomini piccoli
serpeggiano verso il sole alto a venerare un
re
- nel loro canto non
trovo mai le parole d'onore al mio
sovrano.
- Ho portato la mia
nave in questo tratto di mare
- nel tempio di
uomini increduli che coprono di sangue la
terra
- gettano via i corpi
inutili dopo aver strappato la vita
- separato il sangue
dal cuore e la mente dell'anima.
- ho fatto vela tra
le parole del Signore adorando e mordendo
- strappando i cuori
alla vita come i piccoli uomini in calore.
- Dall'alto dei
nostri sogni appare l'ombra scura di un
inverno.
- Quando ho portato
la mia nave in questo porto ho sognato di
amare.
-
-
-
- Lettera
d'addio
-
- Adesso che il
giorno mi è morto in grembo
- le assolate
solitudini lasciate trascorrere col tempo
- mi sento leggera di
vento e inchiostro
- in questo buio
secco di attesa.
- Aspetto che una
mano mi stracci piena di forza
- che occhi di pianto
divorino il mio significato.
- Sento ancora i
passi appuntiti che mi violano
- tragiche macchie
umide come muffe sui muri
- tratti scomposti di
un sogno sventato
- vela riposta con
cura per un porto disperato.
- Sogno un
ripostiglio di ricordi dove giacere.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Margherita
Lo Russo
-
-
- Ciao
Marika
-
- Corri' in riva al
mare le tue lunghe gambe,
- pura energia alla
vita.
- i tuoi lunghi
capelli sciolti sono essenza, per il vento
- che li sfiora e li
accarezza.
- I raggi del sole
poggiati fra i tuoi ricci, sfidano gelosi
- la lucentezza dei
tuoi colpi di sole.
- Angelo, bellissimo,
ti vedo volare
- fra i tuoi compagni
di gioco.
- Appassionata, per
tutto quello che fai reciti alla vita.
- Il tuo abbraccio la
sera la buonanotte per i tuoi
- fanciulleschi
sogni, di bambina.
- La mattina dalle
fessure della finestra
- entrano linee
orizzontali di luce,
- ti baciano il viso
e aprendo gli occhi sei indispettita
- e mugoli di
dissenso.
-
- Ti vorrei
stringere!! Quanto ti vedo dormire
- ma, non lo
faccio
- spezzerei
l'elettrocardiogramma dei tuoi pensieri.
- Nel ventre sorpresa
ti trovai,
- fra lacrime di
gioia ti abbracciai,
- piccola piccola mi
fosti poggiata fra le braccia,
- che tremanti ti
accolsero.
- Gli anni volano
veloci, dalla culla alla scuola ti
- accompagnerò.
- In silenzio,
accanto a te.
- Sentirò a
causa dell'amore i palpiti del tuo cuore.
- Ci sarò
sempre quando tu lo vorrai!!!
- Le mie mani
prenderanno le tue stringendoti
- e ti darò la
mia energia...
- Per moltiplicare la
tua quando ne avrai di bisogno.
- Accanto a te! io ci
sarò.
-
-
-
-
|
- Elena
Marchionno
-
-
- Piramidi
-
- Lo spazio in questa
città si ordina su piramidi
- gialle, del giallo
di quelle civiltà di
vivacità
- contenuta; fa
cantine, fa cantine dove si
- fermenta lo spirito
di spine imbalsamatrici.
-
- Quando l'odore
acquista un carattere i corpi fanno
- scatole compresse,
nido e polpa sgorga da quel
- mistero di silenzio
e puzza di carne.
-
- Di positivo
c'è che qui la polvere ti racconta
- storie.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Giovanni
Mariotti
-
- Infuocata
solitudine
-
- Sole dal cielo
azzurro, sulla bianca lapide,
- circondata da
zanzare e dal canto delle cicale,
- da una solitudine
che continua a far male...
- Mura senza sguardi
vigilavano dall'alto
- acciottolati
serpeggianti ed assai infuocati,
- e gran spazi che
accecavano di luce il cielo
- vestiti da distese
senza il minimo refrigerio.
- Una figura curva si
moveva senza guida
- lungo un percorso
stretto e accidentato
- (lungo le mute mura
che stendevano a terra,
- coi loro cappelli
rossi, sporgenti e dentellati,
- panni scuri ed
impalpabili senza colore):
- borbottando una
canzone priva di parola,
- col legno che
sosteneva la vita senza più gioia.
- Dalle trombe
marmoree delle grandi statue
- uscivano fiotti di
vapore spumeggiante,
- che gridavano con
voce assordante di cicale
- gesta mai narrate
di battaglie senza sangue.
- Dalle insegne delle
vetrine tutte oscurate:
- coni di gelato
giganteschi e tazzine fumanti
- sorridevano
invitanti senza fare ingolosire.
- Scogli di sporcizia
privi di vergogna
- si ergevano qua e
là in disorganica forma,
- spandendo nell'aria
un acre fetore
- che saliva
ondeggiante grazie al fulgido sole...,
- insieme a un
malinconico e tenue miagolare
- Da una finestra
aperta una voce che parlava,
- in sottofondo: il
mormorio vivace del mare,
- le grida festose
delle spiagge affollate,
- le note delle
canzoni che furono giovani...,
- il garrire delle
bandiere senza più frontiere.
- Zanzare affamate
ronzavano nell'aria,
- laggiù, tra
il color dei gerani e le verbene
- che nascondevano
l'abbandono di chi è solo
- e che gettavano su
di esso un velo pietoso.
- La morte stava
ormai per spiccare il volo.
-
-
-
-
|
- Concetta
Massaro
-
-
- Vorrei
-
- Ti cerco nei
ricordi sbiaditi dal tempo
- e in vecchie
foto
- ma trovo solo
immagini ormai ingiallite.
- Mi piacerebbe e non
sarebbe poco
- rivederti ancora
una volta
- per ridere,
scherzare, stare con te nonno
- semplicemente per
chiacchierare,
- ed io vorrei...
vorrei!
- Vorrei raccontarti
di me
- e dirti quanto mi
manchi
- confessandoti il
bene grande che ti ho voluto
- e il dolore nel
perderti... inconsapevolmente vissuto.
- Ovunque tu sia,
grazie...
- poiché segui
i miei passi, sei la mia amica ombra,
- ma con tristezza mi
accorgo
- che ho solo una
foto in bianco e nero
- nel cuore e su una
triste tomba.
- Sedevo bambina
sulle ginocchia
- di un ometto basso
e stempiato,
- dagli occhi dolci e
il cuore malato.
- ...E il ricordo, di
quella dolcezza
- è un esile
filo che mai si spezza,
- ma se pur la vita
mi riserverà non pochi affanni,
- sarà
indelebile passassero cent'anni.
- Ed io vorrei...
vorrei!
- Ma tu sicuramente
sai ciò che io vorrei.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Maria
Sveva Morelli
-
- Come
fantasmi
-
- Ricordi,
- come
fantasmi.
- Rumori,
- come
fantasmi.
- Brividi,
- come
fantasmi.
- Ricordi
lontani,
- che ti passano
accanto,
- sfiorandoti,
- baciandoti,
- con le loro tuniche
bianche
- come
fantasmi.
- Come
fantasmi
- non lasciano
ombra,
- non hanno
occhi,
- né lati
nascosti;
- sono solo tempo
passato,
- con tanti
interrogativi.
- Trasparenze,
- ricordi,
- sensazioni,
- brividi,
- rumori,
- come
fantasmi.
- Fantasmi.
- Fantasmi della
nostra mente,
- del nostro
cuore.
- Colpe,
- amori,
- peccati;
- cose che ci
portiamo dentro,
- proprio come
fantasmi.
-
-
-
-
-
|
- Nicoletta
Nicola
-
-
- Quando piove, cade
acqua?
-
- Suonano sul tetto
gocce allegre di pioggia
- e sulle foglie
saltano e scivolano
- fino a
terra.
- Baci piccoli e
bagnati
- sulla crosta
accaldata
- del mondo
stanco,
- alla
sera.
- Scendono
brillanti
- e
sciolgono
- stanchezza e
polvere
- lucenti rivoli che
a lungo, uno nell'altro,
- scorrono.
- Fresche perle su
fiori nuovi.
- E
lacrime
- su petali
appassiti.
- Cadono ancora e
ancora,
- e lasciano, al
respiro sorpreso,
- un nuovo brivido
per l'antico odore.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Lorenzo
Nocentini
-
-
- Il nero
-
- 9/8/2004
-
- Non-colore,
- assenza di
tutto,
- presenza di nulla
,
- odio di
luce.
-
- Nucleo di
morte
- terrore
dell'uomo
- tenebra
oscura
- tu sei:
- il nero
implacabile,
- il vuoto
assoluto,
- la pagina
vuota
- sul libro di
Morte.
-
- Morte del
colore,
- affamato di
esso,
- t'imponi.
- Simbolo
oscuro
- Runa
ancestrale
- Retaggio di
cose,
- più grandi
dell'uomo.
-
- E così tu
spaventi
- Temuto ed
odiato
- Indifferente
comunque
- all'umano
agitarsi,
- vanamente.
-
-
-
-
|
- Daniela
Ori
-
-
-
-
- Intesa
-
- Ci incontriamo nei
nostri pensieri.
- Ne comprendi
l'intensità,
- la ritrovi nei tuoi
gesti,
- nei
miei,
- negli
sguardi.
- Intesa.
- Intatta, come la
prima volta.
- Ogni
volta.
- E puoi dare un nome
a questa gioia leggera.
- Nulla sarà
più come prima,
- lo sai,
- lo hai
compreso.
- Hai intrapreso un
cammino.
- In un modo o
nell'altro,
- Io percorro con
te.
-
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Mariacristina
Pianta
-
-
- Opera 2a
classificata Sez. Adulti
-
-
- Camilla
-
- Ogni giorno correva
senza posa
- nell'atrio, non ne
sapeva il motivo.
- Sembrava arrogante,
curiosa
- e rideva in un
silenzio vivo.
-
- La sgridavano
invano. Camilla
- associava immagini
lontane,
- era agitata, una
vera scintilla,
- usava sempre
metafore strane.
-
- Venne il tempo del
sudato diploma,
- lasciò la
scuola con grande rimpianto,
- non più
giochi con i compagni intorno.
-
- Ancora la
ricordano. L'aroma
- del tiglio
suggerisce l'incanto
- del cortile, forse
il suo ritorno.
-
-
|
- Giovanna
Poma
-
-
- Tiepida
notte
-
- Tiepida è la
notte e profumata,
- il cielo è
una volta immensa trapuntata,
- la campagna
diffonde la sua voce e la dirige.
-
- Quanti strumenti si
vanno ad accordare
- nel soave verde
cupo mare.
-
- Cantano i
grilli,
- gracidano le
rane,
- latrano i cani in
lontananza;
- tutti partecipano
al suono della danza.
-
- Suoni senza
tempo,
- evocano
pace,
- dissipano
paure,
- scacciano i corvi
neri dai pensieri.
-
- Quanta quiete
attorno
- finché
ritorni il giorno.
-
- Vigili i miei sensi
stanno ad ascoltare,
- in questa terra
voglio riposare.
- Affondate le mani
miei nelle sue coltri,
- tutto il suo calore
imprigionato,
-
- è corpo che
tracima e che si espande.
- Travalicato l'animo
mio il confine dell'immanente
- tra terra e cielo
ebbro trascende
- ora il limite del
presente.
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ALL'INDICE
|
- Alessandro
Regazzoni
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-
- Vocabolario del
XXI° secolo
-
- "Attacco
preventivo
- bombe
intelligenti
- danni
collaterali
- forza di
interposizione
- missione di
pace
- no fly
zone
- osservatori
O.N.U."
-
- Ragnatela
virtuale
- che si
aggroviglia
- intorno a
me.
-
- La guerra non
è più
- un notiziario
clandestino
- di Radio
Londra.
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- Marco
Scarponi
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-
- La malinconia si
struscia
- contro il vento
vogliosa
- di carezze.
Più in là
- la notte si
beve
- l'ultima
goccia
- di
luce.
-
- Resto solo
- a innaffiare un
sogno
- che non vuol
saperne
- di
crescere.
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|
- Miriam
Scimemi
-
-
-
-
- Liberi
-
- Cammino
respirando l'aria del mio paese
- che, seppur
soffocante, mi fa sentire libera
- mentre sono
insieme a te.
- I raggi del
sole ci irradiano di gioia,
- l'ombra
accompagnata dal vento
- mi fa
sentire la brezza del mare.
- L'altezza
degli alberi, che ci circondano,
- mi riporta
alla montagna anche se siamo in
collina.
- I fiori
sono già sbocciati, nel pieno della
bellezza
- aspettano
di seccare per cedere il
predominio
- alle foglie
che cadranno, facendo piovere un
arcobaleno.
- Ma gli
alberi non rimarranno spogli per
molto
- e noi
saremo ancora qui a passeggiare
Amore.
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|
- Maria
Teresa Sica
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-
- Immobili
-
- Seduta di fronte a
te sfioro i contorni del tuo viso, i tuoi
capelli,
- sorrido,
dolcemente, ed i miei occhi sembrano
sereni.
- La tua espressione
è grave, ma i tuoi occhi lucenti la
tradiscono,
- vorresti
accarezzarmi, resti immobile.
- Dolci sensazioni
fanno vibrare i nostri corpi, le nostre
menti,
- comunichiamo,
silenziosamente, ed intorno sembra esserci il
vuoto.
- Vorremmo poterci
scambiare in dono un magico istante carico
d'affetto,
- non possiamo,
restiamo immobili.
- Per un attimo ti
regalerei tutta me stessa,
- per riempire, con
amore quel vuoto che pare ti accompagni,
- colmare fugacemente
un bisogno d'amore che ci temiamo dentro,
- e dare, a te che
sento così dolce, ma resto
immobile.
- Scompare il mio
sorriso, sparisce la luce dei tuoi occhi,
- la mia mano
s'allontana dal tuo viso.
- Rumori. Scompare il
vuoto intorno.
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|
- Antonino
Stampa
-
- Come un
siciliano
-
- Come
- un
siciliano
-
- Confuso
- nel tuo
- inutile
idioma
- i compagni
irridenti
- ti vidi esule
bambino
- lo
sguardo
- nel sogno
smarrito
- la
bocca
- sorriso
d'innocenza.
-
- Mi
parli
- come un
siciliano
-
- lo
sguardo
- acuto a
cogliere
- pieghe
nascoste
- in mano
nuda
- una
donna
- un
trasferello
- per il tuo
motorino
-
- Invano
- nei tuoi
occhi
- ricerco
- l'incorrotta
- distesa
- deserta
- la forza dei
venti
- avvolgenti
- in onda di
sabbia
- il nudo e
brullo
- hammada
-
- alto
- nell'azzurro
cielo.
-
-
-
-
|
- Roberto
Tamagnini
-
-
- Vette
lontane
-
- Mi sei
apparsa
- come in
sogno,
- elegante,
sinuosa,
- gambe
tornite
- dalla caviglia
sottile;
- anche
arcuate,
- seno
generoso,
- viso ovale
perfetto,
- occhi scuri
penetranti;
- sei come
l'Himalaya,
- difficile da
scalare,
- i tuoi burroni, le
tue valli,
- poter
esplorare,
- ma tu sei troppo
per me,
- troppo ardua
è la sfida,
- io mi sento
inadeguato,
- anche per l'ultimo
guizzo,
- tu sei troppo
dolce,
- troppo
donna,
- mi perderei
esplorandoti,
- eppure vorrei
tentare
- l'ardua
prova,
- vorrei amarti
o
- morire,
precipitando.
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|
- Stefano
Tonelli
-
-
- Solstizio
d'Estate
-
- Questa prima sera
d'estate,
- così
generosa di luce...
- Sotto la volta
d'azzurro e blu
- trapunta di chiare
stelle,
- ferve ancora l'uomo
nel suo anelito di vita.
-
- Sospeso a mezz'aria
nel mio limbo,
- mi rassegno alla
eterna paralisi
- di sentimenti e
desideri, alla fine di
- questo ennesimo
giorno insulso.
-
- Eppure all'alba era
vergine,
- non ancora vissuto
da nessuno,
- nuovo, ricco di
possibilità.
-
- La vita - lo so -
è una scuola che
- sovente impartisce
dure lezioni,
- e dal suo rigore
non ci possiamo sottrarre
- (sarebbe questo il
vero "peccato").
-
- E mi
chiedo:
- questo giorno cosa
è servito,
- cosa ho
imparato,
- cosa ho
sbagliato,
- quali
opportunità ho buttato...
-
- Temo le possibili
risposte.
-
- Solo non vorrei
trovarmi,
- distillata tutta la
mia lenta atra agonia,
- ancora sciocco e
ignorante fanciullo,
- impegnato soltanto
a saltare la scuola.
-
-
|
- Mauro
Trapasso
-
- Lacrime di
sale
- alimentano un
tormentato ruscello.
- Alla ricerca della
tua essenza
- Ogni crepa della
natura scandaglio.
-
- Mamma
- Per caso ho aperto
un cassetto
- dove dorme il tuo
nostalgico diario
- cosparso di
pensieri segreti e sapori svaniti.
- Mentre frugo la tua
vana speranza
- sibila il vento a
sondare l'attimo fuggente.
- Vorrei abbracciarti
per un istante
- cospargere
d'alchimie lontane il tuo nuovo cammino
- sussurrare parole
profonde al tuo orecchio ancestrale
- donarti i miei
occhi polari/farti scrutare l'immane
banchisa
- della tua famiglia
che non vuol rassegnarsi
- e continua
inconsciamente a pensare (utopia)
- che dopo un mese
crepuscolare
- dopo un lustro di
sogni cancerosi...
- Tu, cara madre,
tornerai col primo vento autunnale
- a soffiare alla
porta/riportare l'allegria in una casa
impietrita.
- ***
- Ora che fluttui
leggera nel vento
- ogni fugace momento
terreno vissuto in tua compagnia
- diventa una lama
d'acciaio Imperitura
- ove erigo i miei
ameni ricordi!
- ***
- Se ero un vero
poeta/vincendo avrei pubblicato un libro
scandito
- dai variegati
sussurri del mare mentre i virginei
pensieri
- avrebbero
inghiottito il NULLA e dopo un moto
ascensionale
- si sarebbero
depositati ai piedi della PACE in cui ora
vivi.
- Madre, perdona la
mia pochezza!
-
- A mia madre, alla
sua solarità, onestà ed
amore
- (Marisa Giardini -
Lucoli (AQ) 09/11/1935 - Ospedale San Salvatore.
L'Aquila 01/07/2004)
-
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|
- Lucia
Anna Tuscano
-
-
- Tra le
mani
-
- La libertà
imprigiona l'essere,
- il pensiero esilia
la certezza,
- la ragione si
ribella al dubbio,
- l'anima fa scontare
ogni cosa,
- nell'eterno porsi
di domande
- colpevoli di non
aver risposta.
- Il perché
del vivere e del morire
- riguarda tutti e
ogni cosa è una
- grazia che giunge
troppo tardi,
- quando chi si ama,
simile ad un
- fiore reciso,
appassisce tra le mani.
- E vivere è
come attraversare
- un campo minato,
illesi, fino al
- successivo passo e
la morte il filo
- spinato che lo
recinge tutto.
-
-
-
-
|
- Marco
Valeri
-
- Capire
-
- Montagne innevate,
picchi rocciosi,
- vette inscalabili
ed irraggiungibili..
- nella purezza di un
candido prato nevoso,
- si posano
soffici
- i vellutati
pensieri di un Sognatore,
- come angeli tra
greggi di nuvole bianche..
- Un
passo...un'orma;
- un'orma...un segno,
un ricordo...
- Fulmineo, cala
tetro
- il manto
serale..
- Il cuore si
ferma;
- i sogni si scindono
con le speranze;
- il giorno fugge, le
stelle cercano rifugio;
- lo
trovano,
- e si addormentano
tra le braccia della notte
- come innocenti
bambine
- tra le braccia
della loro mamma..
- In qualche altra
parte del mondo,
- sotto una pioggia
di bombe, di egoismo, di cattiveria,
- un bimbo immagina
un prato dove correre felice..
- un contadino sogna
una zolla,
- non importa se di
terra arida, o sassosa,
- basta che regni la
pace
- e lì, vi
possa coltivare i suoi semi..
- Allora subito si
leva alta la Luna;
- il cuore riprende a
battere,
- i sogni si liberano
dalle catene della realtà;
- l'uomo
comprende,
- percepisce:
"qualcuno ha bisogno"..
- ha bisogno anche di
lui
- e di chi sa
capire..
-
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ALL'INDICE
|
- Accursio
Venezia
-
- L'uomo
prosaico
-
- Il segno degli anni
e del tempo
- custodito dentro
gli argini del volto,
- libri e manoscritti
l'uno sopra l'altro
- si innalzano a
monito della Babele immaginaria;
-
- Nuove strade si
incrociano
- lungo la via di
antiche rotte:
- delle baccanti, dei
satiri,
- dei suonatori
che,
- tra Bisanzio e
Venezia,
- Alessandria ed
Atene,
- crearono le vette
della decadenza
- oggi riflessa nel
rogo di città future.
-
- Le isole della
memoria,
- Il mare che le
attraversa,
- L'oblio del vento e
delle onde
- su nuovi continenti
si leva;
-
- I passi senza
rumore delle lacrime,
- le veglie e le
speranze dell'amore
- sotto cieli di
droga azzurra
- che l'uomo ha
chiamato libertà,
- per
questa:
- la vita, la morte,
le vite spezzate,
- gli sguardi violati
dal sole;
- e sempre il peso
incerto delle cose
- sospeso tra la
pazzia dei sogni
- e la debolezza
delle mani.
-
- Delle stelle siamo
il tremore
- Delle foglie il
lento cadere
- Del
tempo
- attimo per
attimo
- l'inesorabile
fuga.
-
-
|
- Andrea
Virga
-
-
- Sette quartine per un
amore disperato
-
- Nel mio giardino, a
causa d'Amore
- Per te
sbocciò d'inverno un bucaneve
- Passan gli anni ma
è ancora 'l mio cuore
- Sotto la
neve.
-
- È una
speranza di paradiso,
- Che per me diventa
vita d'inferno:
- M'arde di fuoco 'l
cuore, sbianco in viso,
- Più non
discerno.
-
- Roventi aghi mi
trapassano 'l cuore;
- Sgorgano le
lacrime; Resto senza
- Sangue: ma vana
è la resa: Amore
- Non ha
clemenza.
-
- Sento frammenti di
ghiaccio e di vetro
- Nel mio petto
quando triste sospiro
- Mi consuma 'l cuor
quest'amore tetro
- Muore'l
respiro
-
- Invaso dalla nebbia
del rimpianto
- Fin nei polmoni, io
sospiro e tremo;
- Le nuvole non si
rompono in pianto
- Però, e
gemo.
-
- Nero grembo della
notte squarciato
- Dagli ululati
incessanti dei venti,
- Accogli 'l mio
Amore rifiutato,
- i miei
lamenti.
-
- Versami 'l veleno,
ormai andato
- È 'l miele
di un tempo, ed il liquore
- Del rimpianto del
lontano passato
- M'offusca 'l
cuore.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Valeria
Zanella
-
- Lo
specchio
-
- E tu che mi
guardi
- Dimmi come
sono
- Con le immagini mi
parli
- Mi dici la
verità,
- la vedo impressa
nel tuo volto
- sono io
- non c'è
dubbio
- mi vedo
tutta
- perché
domando ancora
- cosa voglio sapere
di me stessa?
- Son così
come mi vedo
- Troppe domande mi
faccio.
- Il viso da ragazza
strana
- Non
serena
- Gli occhi colmi di
pianto
- Le mani piene di
semplicità
- Le unghie fan
notare la debolezza
- Il corpo non agile,
pesante
- Come la nuvola
colma d'acqua
- Che mi porto
dentro.
- E tu che mi
guardi
- Dimmi che la luce
dei miei occhi vive,
- perché la
vita è dentro me
- dimmi che per
me
- non esiste
difficoltà
- perché son
saggia, matura
- e ci so
fare
- Dimmi che son
bella,
- giovane,
simpatica
- perché
così mi immagino
- nei sogni che la
notte faccio.
- Dimmi che la
vecchiaia
- Per me
- Non esisterà
mai
- Perché la
mia voce è sobria
- Allegra e la morte
arriverà
- Come un fiore nelle
mie mani.
|
- Roberto
Zanobini
-
-
- Il
sentiero
-
- Sul sentiero, che
portava verso il fiume,
- due uomini
camminavano parlando,
- il sole era basso
all'orizzonte,
- e le foglie
iniziavano a cadere,
- non c'era ardore
nelle loro parole,
- ne emozione
alcuna,
- anzi forse si
avvertiva una certa delusione.
- Erano trascorsi
più di duemila anni,
- ma niente era
cambiato, gli uomini si amavano,
- si odiavano si
uccidevano, rubano e violentavano,
- fregandosene, della
morale e delle religioni,
- la giustizia umana
era sempre più corrotta,
- e nessuno predicava
più.
- Le ombre si
allungarono, mentre scendevano al fiume,
- uno era giovane,
l'altro un po' più vecchio.
- Tu credi?, chiese
il giovane guardando per terra,
- il vecchio si mise
le mani nei capelli sorrise,
- il sole ne
illuminava i solchi del viso:
- un tempo, ora non
più.
- Il giovane
sollevò la testa si guardò
intorno,
- il sole era
tramontato,
- lui non sapeva
perché,
- ma non lo voleva
chiedere al vecchio,
- non glielo avrebbe
mai spiegato.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Riccardo
Zironi
-
- Chiaro di
luna
-
- Sulle pareti di
vetro
- del grattacielo
abbandonato
- si sciolgono i
raggi
- di una luna
mummificata.
-
- In queste
notti
- i ricordi, viscidi
ed elettrici,
- si contorcono e si
abbarbicano
- sulla corteccia
della mia mente.
- Mi pugnalano,
ahimé...!
-
- La realtà
non vuole parlare.
-
- Un usignolo si
è posato sul ramo
- di un alberello
secco, riarso.
- Io ripenso a
te.
- Alla nostra aria
preferita.
- Così dolce,
così raffinata, così
antica...
- Ci cullavamo nelle
note perlacee
- di
Offenbach,
- nelle sue armonie
color smeraldo
- e brillanti come un
cristallo ricolmo di vino che sapeva di
primavera.
- Io carezzavo il
pianoforte.
- tu, mia cara amica,
cantavi:
- "Elle a fui la
tourterelle, elle a fui loin de toi...".
-
- Poi, un brutto
giorno, sei volata via.
- Per
sempre.
- Sabato ho visto la
tua bara bianca
- abbracciata da
candide margherite e rose silenziose...
- A noi mortali non
resta che non aggiungere dolore al
dolore...
-
- ...ma può un
abbraccio ridarci la gioia?
-
-
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-
-
RISULTATI
DEI CONCORSI
- RITORNA
ALLA PRIMA PAGINA CONCORSI (elenco dei
mesi)
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CLUB
E-Mail: concorsi@club.it
-
- Agg.
10-11-2005
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