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Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio letterario
Marguerite Yourcenar 2004
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Sommario
Prefazione
a cura di Maria Organtini -
Albo d'oro dell'edizione
2004 - Marco
Angella - Emanuela Arcangeli - Sergio Baldeschi -
Leonardo Benivegna - Vincenzo Bolia - Lisetta Borali -
Fabiano
Braccini -
Maurizio Cafaggi - Emanuele Canzaniello -
Gastone
Cappelloni -
Carlo Carrea - Enrichetta Castagnoli - Pietro Catalano -
Jaia Mary Chesterfield (Maria Cesareo) - Emanuela
Corsello - Margherita
Costanzini -
Giuliana D'Alberto - Maurizio d'Armi - Aurora De Luca -
Clara
Demarchi -
Maria
Grazia Di Mario
- Giuseppe Diotto - Luciano Pio Donatacci - Elena Dragone
Pasianot - Miriam
Falera -
Marialba Fasolo - Gianni Fassina - Francesco
Ferone -
Federico Ferraro - Maria Cristina Francescon - Giacomo
Fumarola - Vladimiro
Furlan -
Giuliano Genetasio - Amedeo Giordani - Simonetta Gravina
- Silvana
Grimaldi Filioli -
Giuseppe Guerriero - Annamaria
Immesi Smorto -
Calogero
Lauria - Pamela
Lodato - Sabrina
Lorenzoni -
Alessandra Lucchinetti - Alessandro Lugli - Domenico
Maccarana - Floriano Mangiantini - Chris Mao - Pierangelo Marini - Tomaso Mazzacani
- Emma
Mazzuca -
Giampaolo Merciai - Marco Milone - Roxana Morsella -
Simona Oggero - Leonardo Onida - Marco Palagi - Francesca
Pantalei - Liliana Paparini - Diego Pavan - Aura Piccioni
- Giuseppe Beppe Provenzale - Alessio Pusterla - Enrico
Radente - Ermano Raso - Cristiano
Ravasi - Maria
Rosa Ridolfo - Marco Righetti - Daniela Rusconi - Giorgio
Saggiani - Stefania
Santarsiero -
Manuel Santini - Francesco Sassetto - Michela Scaglioni -
Adriano Scandalitta - Antonio Semprini - Jolanda Serra -
Corrado
Simoni - Mario
Sirotti - Veronica Spedicato - Maurizio Tantillo -
Daniele Uboldi - Paola Urso - Flavio Vacchetta -
Angela
Venuti - Ivan
Vicenzi - Erika Mattea Vida - Leonardo Vitto - Michele
Zanella - Leonardo Zanin - Leyla Zerrad - Maria Chiara
Zippel
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Antologia del Premio
Marguerite
Yourcenar 2004 - formato
14x20,5 - pagg. 100 - Euro 18,00 - ISBN
88-8356-883-4
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Risultati
del Premio Marguerite
Yourcenar 2004
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Come
avere l'antologia
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Prefazione
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I
canti poetici aprono l'anima
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- I
canti poetici aprono l'anima al desiderio del bello e
del buono. È una considerazione che mi è
capitata di fare dopo aver letto queste poesie
partecipanti alla dodicesima edizione del Premio
Letterario Internazionale «Marguerite Yourcenar
2004». Il poeta s'innalza verso il cielo anche
quando si riferisce ai ricordi d'amore «...Ho
conosciuto l'amore/ e/ho pianto/ nella carezza
mattutina» questi versi sono tratti dalla poesia
Il pianto della candela di Ivan Vincenzi dove il
rimpianto diventa preghiera struggente nel ricordo. Ma
questi pensieri li ritroviamo anche nelle altre poesie
dove l'amore trionfa e il poeta si ritrova a fare da
mediatore con gli affanni del quotidiano che sempre
ritornano nelle memorie e il ricordo dei baci diviene
ansia «...un'oasi l'incontro delle labbra/il
mattino si apriva/ sull'inaspettata vetta del
vulcano,...» da Eravamo giorni di Marco
Righetti.
- La
natura genera: «...fredde folate di vento»
alle quali Cristiano Ravasi demanda «...A
trainare quei mille segreti/Che gli occhi tuoi han
voglia di dire!» è un colloquiare intimo
dove appaiono fantasmi. Il mondo onirico avanza nella
solitudine del silenzio antico da dove tornano storie
già note o cantilene mai
dimenticate.
- È
innegabile che in questa edizione del Premio
Yourcenar, l'amore l'ha fatta da padrone, ma non sono
mancate poesie ispirate alla natura, ricordiamo
Sine-stesi di Leonardo Zanin che entra in simbiosi con
essa fino a fondersi: «...sicuro di aver rapito
un grande segreto alla natura».
- Questo
figlio del fiume che scorre e sente la mancanza della
fonte primigènia e ricerca il calore
dell'abbraccio materno per abbandonarsi in esso e
compiere così la sua metamorfosi
cosmica.
- Ricerca,
abbandono, speranza, tre elementi caratterizzanti il
dialogo poetico dei partecipanti ai quali va
riconosciuto lo sforzo creativo esercitato in questi
testi.
- Il
poeta verifica in se stesso tutto il verificabile
nella ricerca di più verità e non
esistono verità minori, verità
indifferenti o trascurabili, tutto risponde alla
nostra verità che è unica e
insindacabile perché frutto della propria
esperienza e con ciò degna di essere presa in
considerazione con amore e rispetto per tutti e per
tutte le opinioni. Il futuro nasce dalla
diversità e questo è bene.
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-
Maria
Organtini
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-
Presidente
della Giuria Sezione Poesia
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TORNA
ALL'INDICE
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-
Fabiano
Braccini
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-
- L'irrequieto vagare
dello sguardo
-
- Dalla cima di quel
cipresso laggiù
- lo sguardo passa a
sfiorare
- i profili di
più lontane colline
- e nel
ritorno
- mira un paese
bianco
- che pare dipinto
sulle pendici.
-
- Si sofferma
attento
- quasi a voler
scorgere l'ora
- lungo lo stelo di
un campanile
- e corre poi rapido
a scoprire
- i grigi nidi di
rondine
- cementati alle
gronde dei tetti.
-
- Si trattiene un
istante
- sulle tende
ricamate alle finestre
- su una gabbia
vuota
- appesa nell'angolo
di un balcone
- sui giochi
colorati
- di un parco senza
bimbi.
-
- Osserva quindi un
sentiero
- e lo segue
rapito
- fin quando dai
campi
- va a perdersi
nell'ombra del bosco.
-
- Non fa che un breve
volo
- a cercare le nubi
candide nel cielo
- a inseguire qualche
foglia
- strapazzata da
folate di vento.
-
- Si volge infine di
nuovo qui vicino
- per sostare
appena:
- e subito riprende
senza posa
- il suo irrequieto
vagare.
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-
Gastone
Cappelloni
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-
- Paese
lontano
-
- Rivedo il
paese
- è freddo
calore,
- scacciare
- cinicamente
vuole
- frammento di
memoria.
-
- Ah! Origini
ripudiate...
- Perché
rinnegare
- le tue pagine di
storia?
- Dov'è
finito
- il tuo
romantico
- e caldo solidale
risveglio?
-
- Ah! Rifugio
violato...
- Sale la
follia,
- l'ultimo
passo
- tradisce
l'animo
- e
spezza
- il
sentiero
- di saggezza
quotidiana.
-
- Ah! Povertà
dimenticata...
- Paese
distorto,
- il vecchio
racconto
- muore con la
tua
- iniqua
complicità
- e ipocrita
sensibilità.
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TORNA
ALL'INDICE
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-
Margherita
Costanzini
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-
- Parole
taciute
-
- Una parola è
un soffio,
- ma non sai quanto
pesa
- se resta
intrappolata
- dentro al
cuore
- e ancor di
più
- se è una
parola d'amore.
- La senti che
nell'animo ti preme,
- si annida fra i
pensieri
- e poi, quando
riaffiora,
- li tinge di
rimpianto
- e di
malinconia.
-
-
-
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-
Clara
Demarchi
-
-
- L'inizio
-
- Nell'amore che non
giudica
- muore
- ogni tuo
atto.
- Mi pongo come un
nemico e amore ti sfido.
- Getti le tue
monete, ma non le raccolgo.
- Nulla che venga da
te.
- Solo cielo nella
sua terra.
- Dai sospiri nasce
qualcosa
- nessun
dolore
- l'ho
ucciso.
- Nessuna risposa al
pianto dei bambini
- nemmeno al
mio.
- Devo ragionare col
cuore nelle mani della testa
- ma vado allo
sbando.
- Per anni mi hai
parlato
- senza capire il
mutamento.
- Nell'amore che non
giudica
- muore
- ogni tuo
atto.
- Questa sera si
recita una commedia
- per una platea dal
tempo indeterminato.
- Mi pongo come un
nemico e amore ti sfido.
- Getti le tue
monete, ma non le raccolgo.
- Nulla che venga da
te.
- Solo cielo nella
sua terra.
-
- (Ovada, 5 dicembre
2003)
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TORNA
ALL'INDICE
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-
Maria
Grazia Di Mario
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-
- L'uomo di
Antonia
-
- Forse è
lui
- l'uomo di
Antonia,
- pianta dalle foglie
tenere,
- l'uomo della prima
maschera,
- della rosea del
deserto
- che parla la voce
di un bimbo
- dagli occhi
così grandi
- da trovarvi notti e
luci
- di cieli
straordinari,
- dove i passi del
tempo
- si
perdono
- in un
saluto.
- È l'uomo
della maschera che cade,
- della porta chiusa
e aperta,
- dello specchio
acqua
- che riflette i
ricordi
- e li
imprigiona
- con
discrezione
- dietro palpebre
indifferenti,
- che non vogliono
dire
- ma che sono
lì a ricordare.
- Forse è
lui
- l'uomo della goccia
acqua
- che cade negli
occhi
- e porta al
mare,
- l'uomo che solleva
la goccia dal mare
- e la porta alla
luna.
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-
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-
Miriam
Falera
-
-
-
- Opera 10a
classificata
-
-
-
- Di
notte
-
- Voglio sostare in
quest'ora di pace
- ed ascoltare in
silenzio la canzone delle stelle
- e delle navi
lasciate in secca
- nella mia
immaginazione.
-
- Voglio poggiare il
capo su un cuscino di sogni,
- aspettare che un
piccolo genio mi si pari dinnanzi
- e dal corpetto di
velluto blu
- estragga il
programma della serata.
-
- Voglio udire, nella
campagna coperta di nero,
- l'ululato lontano
del lupo
- ed accorgermi, con
la lampada accesa,
- che è ancora
possibile il sonno.
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
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-
-
Vladimiro
Furlan
-
-
-
- Dio, che
dici?
-
- (Iraq: un anno di
guerra)
-
- Per i volti esangui
di stelle sconosciute, dimenticate,
- per le gambe di
progetti e umane speranze sgretolate,
-
- non sarà
sufficiente una lunghissima notte di
pioggia,
- troppo profonde le
offese ai muri, alle dune e alla spiaggia.
-
- Oh giorni, oh
povera, sgangherata dissolutezza degli
uomini,
- oh giorni di
indifferenza e di malvagità senza
confini;
-
- un'ampia strada,
lastricata di bugie e frazioni di
verità,
- favorisce la
discesa verso il rancore e
l'aggressività,
-
- e intanto che i
disgraziati s'affrontano in modo indegno,
- i ragionieri fanno
il conto del loro sporco guadagno.
-
- Vascelli stracolmi
di anime semplici, senza bandiere,
- risalgono il cielo
nero di bestemmie, catrame e bruciature,
-
- anime di giovani,
tenere vite senza smagliature,
- anime di bimbi, di
donne, di severi vecchi senza dentiere;
-
- la terra, con gli
occhi increduli, sgranati, e i solchi
spalancati,
- accoglie,
costantemente, maree di sangue e torrenti
salati;
-
- carcasse profanate
vengono spedite a casa, imbustate,
- creature sfigurate,
oltraggiate, saranno, forse, cremate:
-
- e tu, Dio, che ti
gratti la testa e le appendici, che dici?
- senza te siamo
barche senz'acqua, ombre di ombre
infelici.
-
-
-
-
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-
Silvana
Grimaldi Filioli
-
- Caffè
-
- Profumo leggero,
invitante, atteso,
- arriva furtivo col
gesto gentile.
- Parole scherzose,
pensate,
- acute e
frizzanti,
- verità
camuffata che spunta furbetta.
- Risata cercata,
allegra e gioiosa,
- perché stare
insieme è bello e inconsueto.
- Giocare a
rincorrere ricordi lontani,
- amati, preziosi,
mai più ritrovati.
- La gioia serena di
piccole cose,
- di un cuore
vissuto, grande e accogliente.
-
-
-
-
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TORNA
ALL'INDICE
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-
-
Annamaria
Immesi
-
-
- Pomeriggio
d'estate
-
- In un cortile
assolato, solitario,
- nelle assonnate ore
di un caldo pomeriggio estivo,
- ho sentito una
timida fontanella gocciolare,
- sembrava una
canzone voler intonare...
- gocciola...
gocciola...
- e invece una
canzone alla vita si mise a cantare:
- "Dorme il bambino
con la sua mamma,
- dorme l'angelo col
suo protetto,
- dorme la rondine
dentro il suo nido"
- Gocciola...
gocciola...
- "Scorre lento il
fiume azzurro,
- scorre l'acqua
della pioggia,
- scorre il sole coi
suoi raggi".
- Gocciola...
gocciola...
- "C'è chi
tanto s'affanna a fare,
- c'è chi
invece è lì e s'annoia,
- c'è chi
è triste, c'è chi è
lieto".
- Tutt'a un tratto mi
risveglio:
- "Chi ha parlato?
Era un abbaglio?"
- "No, no, no" lei mi
risponde
- "Col mio lento
gocciolare sempre eterno, sempre uguale,
- io la vita faccio
andare, e tu, non i arrabattare,
- tutto passa, tutto
va, non ti fare consumare,
- dalla rabbia, dalla
noia, e sia pure dalla gioia...
- tutto dosa e in
buona pace tutto gusta della vita,
- perché
sai... goccia a goccia, può finire pure
quella".
-
-
-
-
|
-
Calogero
Lauria
-
-
-
A piccoli
passi
-
-
Il tuo
cuore si desta
-
intorpidito
-
dal letargo
invernale
-
si riscopre
affamato
-
ma non
vuole ingozzarsi
-
una goccia
alla volta
-
cerca di
dissetarsi
-
il tuo
corpo si scrolla
-
la pigrizia
ormai in fuga
-
sussulti
imprevisti
-
che
accendono il fuoco
-
emozioni
sopite
-
mai
dimenticate
-
la paura le
domina
-
quasi le
sminuisce
-
ma
piacevole e strenuo
-
il tuo
grido di donna
-
e le labbra
assottigliano
-
la distanza
tra noi
-
attimo dopo
attimo
-
fiorisce
nell'aria
-
la
fragranza già nota
-
di questa
gioia di vivere.
-
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
-
Sabrina
Lorenzoni
-
-
- Fragile,
piccolo,
- impaurito
cucciolo
- alla ricerca di
riparo,
- accogliente e
sicuro rifugio.
- Non cerca
piante,
- non cerca
fiori
- che siano anche dei
più svariati colori,
- non cerca farina,
né lievito,
- non cerca né
acqua né sale per fare il pane,
- ma qualcosa di
comunque molto necessario
- per poter il suo
cammino continuare
- non cerca mele,
né pere,
- né arance
per Natale,
- non cerca per il
Presepe il muschio,
- né per un
bacio il vischio,
- non vuole nuovi
vestiti né giocattoli,
- non ha bisogno di
bicchieri rotti né di vuoti
barattoli,
- sa cosa
cerca,
- sa cosa
vuole,
- ma sta zitto, non
vuol parlare,
- a casa sua vuol
tornare,
- ma neanche
lì ancora troverà ciò di cui ha
bisogno,
- e non è
nulla di astratto!
- Sogna vallate,
magnifici paesaggi,
- bianche nevicate,
raggi di sole,
- chiari di luna,
baci d'amore.
- Ma ciò che
trova, con tanto dolore
- sono solo distese
di ghiaccio
- che si possono
sciogliere con quello che cerca:
- un dolce sorriso e
un desiderato abbraccio.
-
-
-
-
|
-
Emma
Mazzuca
-
-
- Viandante
-
- Trascino faticanti
passi
- lungo strade
affollate
- da figure
emaciate
- prive di
volto
- dipinte da grigiore
di piombo
- fossili
- che
rimbalzano
- tra calura e
vento...
- respiro rancido
gas
- che assopisce
festosi spasimi d'aria
- ... furioso il
tempo passa, consuma
- cammino...
cammino...
- viandante
- di un mondo che
trasuda menzogne
- traslato da
illusorie felicità
- spacco il
dolore
- per trovarne il
perché
-
- Sulla mia ombra
riflessa
- su un manto
d'asfalto
- batte un sole che
brucia
- ferma,
- alzo gli occhi...
detergo il viso...
- mi
osservo...
- scopro che
vivo...
-
-
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
Cristiano
Ravasi
-
- Opera 4a
classificata ex aequo
-
- Le fredde
folate...
-
- Le fredde folate di
vento
- Che investono il
corpo tuo nudo
- Più
spaventarti non fanno, Venere sola,
- Che avanzi
incurante
- Dei tuoi
quarant'anni - o già quarantuno?
- Che importa,
bambina? -
- Lascia che voli nel
vento il tuo tempo,
- Irrefrenabile e
fino,
- Per poi ricucire le
vele
- A trainare quei
mille segreti
- Che gli occhi tuoi
han voglia di dire!
- Ma tacciono,
ora.
- E poi la notte
sovviene sempre improvvisa,
- Inseguita da stormi
di angosce gracchianti
- Del cupo
viandante
- Che sosta a tenerti
la porta al primo dolore
- E, forse, poi
subito và.
- Riappaiono allora
fantasmi
- Che l'ora
più oscura nasconde e depone
- Lontano, quando il
tuo occhio si chiude
- Portando con
sé la tua armonica voce e la sua
verità.
-
- S'allontana in
foresto silenzio
- Il solitario
viandante,
- Per mano alla notte
- cantando -
- Perché il
tuo giorno riappaia.
-
- "...O
bianche scogliere,
- di dove
ripone il gabbiano le uova!
- O bianche
scogliere d'inverno,
- sciagura
di tanti navigli.
- L'odore
del vento salmastro
- che invade
i relitti schiumati
- non cerchi
invano d'averti...
- O bianche
scogliere lontane,
- Chiamate
il mio nome al sole!"
-
|
-
-
Stefania
Santarsiero
-
-
- Tu sei
rotonda
-
- Tu sei
rotonda
- Con le mie
dita
- Percorro il tuo
profilo
- La
bocca
- Il naso
- Gli
occhi...
- Con piccoli
ritocchi
- Potresti avere il
viso
- Un po' più
ovale
- Ma sei talmente
bella
- Che non ne troverai
mai più
- Una
uguale!
- Nemmeno
somigliante
- Sarà per
quel tuo fare
- Un po'
sognante
- Che sembra
proprio
- Che tu sia
atterrata
- Da qualche
nuvoletta
- Squinternata
- Lontana quasi
persa
- In mezzo al cielo
blu
- Forse è
lassù
- Che svelta ti
rintani
- Quando ti
cerco
- E annaspo con le
mani
- Perché tu
non ci sei
- Allora
scavo
- Dentro i sogni
miei
- E finalmente
scorgo
- Laggiù in
fondo
- Un puntino
rotondo
- E appena
riconosco
- Il tuo bel
viso
- Il mondo mi
sorride
- All'improvviso.
-
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
-
Corrado
Simoni
-
-
-
Nel tepore della
neve
-
-
Inizio a
sbattere le ali nell'aria
-
ed il vento
non risparmia la sua furia,
-
è da
poco mattino eppur sono stanco
-
di scrivere
notti passate in bianco.
-
Maledetto
il tempo di domani
-
che opprime
puntuale le mie emozioni,
-
con i suoi
giochi del dubbio infrangibile
-
e le
illusioni del pronostico
favorevole.
-
Oggi che
devo partire per la vita
-
sento
d'abbandonare un'opera
incompiuta:
-
è la
tela bianca del mio amore eterno
-
che aspetta
d'esser dipinta quest'inverno
-
quando il
sole del mattino attende pallido
-
il tepore
della neve nel suo manto candido
-
e ghiaccio
di fuoco a gelare ogni giorno
-
un vento
d'anime senza ritorno,
-
sguardi,
sospiri, profumi, ore stesse
-
immobili
per l'eternità ed ancora
riflesse
-
nello
specchio del tempo sconfitto
-
così
da sognar il mio quadro perfetto.
-
Tutto il
corpo tace ora nell'estasi
-
una
libertà paradossale nella
paralisi,
-
quando
vorresti viver un attimo per
sempre,
-
fermare i
minuti, i secondi ed oltre
-
e sovviene
il freddo a dirti che è
possibile
-
nelle notti
delle mie stelle quando il sogno è
invincibile.
-
-
-
-
-
-
|
-
Angela
Venuti
-
-
- Perdonami
-
- Perdonami
- per aver dato voce
alla mia rabbia,
- per averti
riversato addosso il fiele che colava dal mio
cuore,
- per aver ignorato
il dolore che, come me, ti portavi dentro.
-
- Perdonami
- se non ho saputo
comprendere i tuoi silenzi,
- se ho preteso di
condividere un sogno,
- se il mio essere
donna esigeva una conferma biologica.
-
- Perdonami
- per l'egoismo della
mia sofferenza che non ha voluto guardare al di
là di se stessa,
- per l'arroganza e
la presunzione del mio "io" che ha creduto di poter
giudicare le tue ragioni,
- per la
cecità delle mie prepotenti emozioni che
volevano immolassi il tuo orgoglio al loro
altare.
-
- Perdonami
- perché
adesso ho sentito il boato assordante del tuo
dolore,
- perché ho
visto il tuo cuore svenire,
- perché ho
capito quanto è stato forte il tuo
amore.
-
-
-
-
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TORNA
ALL'INDICE
|
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Agg.
10-11-2005
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