- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
|
-
Antologia
del premio letterario
Marguerite Yourcenar 2005
|
- Sommario
- «Ritmo e
immagine creano la poesia» di Maria Organtini -
Albo d'oro dell'edizione 2005 - Massimo Agnolet -
Elena Auddino -
- Lorenzofilippo
Bacchini -
Davide
Belacchi -
Sara Bellingeri - Nicoletta Berliri - Roberta
Bertoli -
Rina Eugenia Bonanomi - Davide Bono - Maurizio Cafaggi
- Andrea Campanella - Marina Canal - Cesare
Cantù - Claudio
Capponi -
Giuliano Cardellini - Ernesto Casolari -
Marisa
Caspani -
Maria
Grazia Catanzani -
Sania
Chiereghin -
Roberta
Corbelli -
Maria Costanza - Gaetano Cugno - Giuseppe
D'Agrusa -
Mario D'Alise - Maurizio
D'Amico -
Vincenzo De Crecchio - Maria Antonia Dei Negri - Paolo
Del Guercio - Emilio Dezani - Elena
Di Cunzolo -
Marina Dionisi - Mario Dominici -
- Valentina Draghi -
Roberto Duca - Vincenzo Elefante - Elisabetta
Fais -
Gianni Fassina -
- Massimo Fazzari -
Claudio Fazzino - Valentina
Fonte -
Giacomo Fumarola - Susanna Galimberti -
Michela
Garella -
Riccardo Gasperina -
Francesca Gatti
- Maria Rosa Gelli - Giovanni Ghirga -
Ferdinando
Giannone -
Danila Adriana Giasotti - Amedeo Giordani - Maria
Grazia Girola - Mario Giugovaz - Nirvana
Granata -
Simonetta Gravina -
Elena Guidi -
Iago - Pellegrino
Iannaccone -
Maria Antonia Jannantuoni - Pasqualino Latella -
Eliana Leoni - Pamela Lodato - Mariano Luccero -
Silvia Malavasi - Giuseppa Masilla - Savina Dolores
Massa - Stefano
Mastroiaco -
Valerio Mello - Giampaolo Merciai - Silvia
Miranda -
Dino
Valentino Moro -
Margherita Nazzarro Riva - Francesco Negri - Luigi
Nosenzo - Francesca
Papp -
Stefano Pasquale - Nadia Pasqualini - Angelo Passera -
Annamaria Pieralisi Da Lio - Giuseppe Pietroni -
Daniela Piras - Mara Pravettoni - Anna Quadracci -
Enrico Radente - Ermano Raso - Cristiano Ravasi -
Daniela Rizzo - Dario
Roman -
Daniela Rusconi - Luisa
Sala -
Michela
Salice -
Angelo San - Maria Grazia Savonelli - Adriano
Scandalitta - Jolanda Serra - Daniela Sias - Patrizia
Sparacia - Ombretta Suardi - Maurizio Tantillo - Carla
Tedde -
- Giuseppina
Terranova - Stefano
Tonelli
-
- Magaly
Alina Toràn Marquès
- Stefano
Vitale - Leonardo Vitto - Ines Zanotti - Massimiliano
Zulli
-
-
-
-
-
-
-
-
- Antologia del Premio
Marguerite Yourcenar 2005 formato 14x20,5 - pagg. 116
- Euro 18,00 - ISBN 88-6037-103-1
Risultati
del Premio Marguerite Yourcenar
2005
|
-
-
- Come
avere l'antologia
|
- Prefazione
- Ritmo e
immagine creano la poesia
-
-
- Se ci accingiamo a
leggere le poesie di questa raccolta, sempre varia ed
interessante, ci rendiamo conto di come il ritmo e
l'immagine abbiano influenzato i poeti che hanno
partecipato a questa edizione del Premio "Marguerite
Yourcenar 2005".
- Il senso del ritmo
dato dalla cadenza dei versi, sfocia nell'immagine
come naturale continuità del verso medesimo.
Basta leggere la poesia 1a classificata: "Dissolvenze
III" di Dino Valentino Moro che nella brevità
del verso ha saputo condensare il senso profondo della
ricerca con l'immagine che diviene essa stessa chiave
di lettura del pensiero. Questo ci dimostra che la
giuria, formata dagli stessi autori, ha saputo
scegliere la sintesi poetica, immediata, riflessione
dell'io dell'autore.
- Al ritmo, fa da eco
l'impostazione, la creazione del verso che diviene
esso stesso immagine, prende forma e moltiplica
l'emozione che si nutre di ricordi. La poesia "Una
mattina d'estate" di Massimiliano Zulli s'identifica
con questo meccanismo che approfondisce il senso di un
affetto dove anche le immagini hanno spessore
"
giù voci di biciclette bambine/e
qui/lenzuola disegnate dal tuo
seno
".
- Ma questo discorso
si può applicare alla maggioranza dei testi
concorrenti. Certamente è possibile constatare
che le opere partecipanti abbiano un "metro" di
paragone diverso.
- Quello che ci preme
distinguere è la concomitanza di alcuni fattori
che sembrano facenti parte di un modo di sentire e
giudicare le emozioni quasi all'unisono. In queste
poesie si trovano immagini poetiche molto belle e che
v'invitiamo a leggere attentamente perché ogni
poeta fa dono, a chi legge, di parte del suo vissuto
più intimo dove ogni uomo può
confrontarsi e riconoscersi.
- È questo un
grande dono che in ogni epoca ha fatto incontrare
uomini diversi tra loro uniti da un percorso
soggettivo costituito dalla massa collettiva delle
risorse del linguaggio.
- Il lettore attento
percepisce gli strumenti idonei a rendere lingua e
pensiero uniti nell'emozione di un verso di
poesia.
-
- Maria
Organtini
- Presidente della
Giuria Sezione Poesia
-
-
-
|
|
|
- Torna
all'indice
-
|
- LORENZOFILIPPO
BACCHINI
-
-
- Galleggio
- leggero in un
sogno
- Ricordo.
- A pelo
sull'acqua
- non
sento
- che un vago rumore
del cuore
- ricordo un
dolore
- sottile
- mi scivola
addosso
- immobile
- mantiene il mio
corso.
- Galleggio
- aspetto in silenzio
un dolore
- diffuso l'oblio nel
mio corpo
- ricordo un
amore
- che
scivola
- e lento percorre il
trascorso
- Galleggio
- lo sento che
arriva
- dal
buio
- Ricordo
- mi porta nel fiume
del tempo
- e vivo
- di
dentro.
-
-
|
- DAVIDE
BELACCHI
-
-
- Ambiguità
-
- Significati
rimossi
- pur sempre
presenti
- si fan
preoccupazione
- costante
- di
qualcosa
- che comparir non
deve.
-
- Significati
univoci
- dati alle cose del
mondo
- non ci
salvan
- dall'incertezza
- delle prospettive
possibili.
-
- È il nostro
conoscere
- che preferisce
annullarsi
- nel condiviso
sapere.
-
- (02/03/2005)
|
- Torna
all'indice
-
|
- ROBERTA
BERTOLI
-
-
- Il posto di
sempre
-
- Quando la notte
è buia
- Il respiro
s'affanna
- e il battito si fa
irrequieto.
- Là
- Mi
ritrovo,
- dove
- lieve e
lontano
- l'odore della terra
bagnata
- e la
parte
- più vera e
profonda di me
- trema
- costretta ad
ascoltare
- la sofferenza che
prende voce,
- perché la
realtà è
- più
forte
- della
fantasia.
- Pareti si
sgretolano
- e
tu
- tu sogno voli
via.
- Percezioni
- suoni
- odori
- pensieri
emozioni
- individualmente
tradotti
- Il
respiro
- rientra a poco
poco
- si fa regolare con
l'arrivo del giorno
- ed
io
- al posto di
sempre.
-
|
- CLAUDIO
CAPPONI
-
-
- Bruciata
-
- (Bruciata
è una zona alla periferia di Modena dove
stazionano le prostitute di colore)
-
- Vivi gazzella
nera,
- e scalda col tuo
corpo
- quelle serate
buie
- e fredde tra la
Via
- Emilia e la
savana
- Infuocata.
Dispensa
- un paradiso
empio
- di camere a due
stelle
- a chi non trova
amore
- che ai bordi delle
strade;
- inebria con gli
aromi
- forti della tua
pelle
- gli abitacoli
lerci
- delle auto
clienti,
- e osserva con
quegli occhi
- profondi i
pregiudizi
- di preti e
benpensanti.
- Ogni esistenza
è sacra,
- e copre un ruolo
dato
- da ciò che
il mondo impone:
- tu fuggirai
degrado
- e iniqua
decadenza:
- non più
merce venduta
- ad un mercato
osceno.
- Possa tu
diventare
- libera donna e
madre,
- in un futuro
tempo
- e bel luogo dove
ogni
- vita non è
BRUCIATA.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- MARISA
CASPANI
-
- Buio
infinito
-
- Rabbia immensa,
senza fine,
- voglia di spezzare
tutto,
- di squarciare il
cielo con le mani,
- di penetrare in
quel buio infinito!
- Buco nero, senza
fine,
- senza speranza di
luce!
- Big
bang,
- miliardi di
anni,
- il nulla e
all'improvviso un boato
- e mille stelle si
tuffano nel buio dell'immenso.
- Sono
lì,
- pronte ad
illuminare quella mia rabbia immensa
- che non riesco a
gettare su di te
- ma che resta dentro
di me e mi distrugge.
- Uno scoppio, un
boato,
- e mille frantumi
dentro,
- che non vogliono e
non riescono ad uscire.
- Potessi buttarli
contro di te, distruggerti,
- distruggere ogni
tuo pensiero,
- ogni tua
speranza,
- come tu hai fatto
con me, senza pietà,
- senza una parola ma
con il tuo silenzio,
- silenzio di pietra
contro cui non posso nulla,
- nemmeno buttarmici
addosso,
- mi spezzerei, di
nuovo,
- ma tu non te ne
accorgeresti nemmeno,
- sei troppo preso
dal tuo egoismo,
- dal tuo
vuoto,
- della tua
incapacità di dare qualcosa di te
stesso!
- Non meriti niente
da me,
- puoi solamente
stare con qualcuno come te,
- vuoto di tutto ed
incapace d'amare con il cuore!
-
|
- MARIA
GRAZIA CATANZANI
-
-
- La
notte
-
- Questa
notte.
- In questa maledetta
notte buia e scura
- Non so se la mia
è più angoscia o paura
- La testa mi si
spacca dal dolore
- Per ciò che
dovrà succedere domani
- Domani
- Questo giorno per
noi sempre tanto santo e venerato
- Pare uno sberleffo
al nostro passato
- Stessa
città, stesso giorno e stesse
persone
- Ma, proprio come
allora, che angoscia sostenere questa
situazione
- Il cuore a duemila
mi lacera quasi il petto
- Mentre con la penna
scrivo queste parole, così, di
getto
- In preda
all'emozione la mano non si ferma
- Il sonno se
n'è andato e guai a chi lo ferma
- Cosa ci
aspetterà domani?
- Chi lo
sa?
- Gioie o
dolori?
- Fatiche e speranze
si stanno consumando in questa notte
romana
- che mi avvolge e mi
attanaglia
- Come una candela
accesa
- Sta diventando una
esilissima fiamma che sembra volersi spegnere da
un
- momento
all'altro.
- Ma nel profondo del
mio cuore
- Affidando tutto
nelle mani dell'Onnipotente Nostro Padre e della
Sua
- Madre
Amorosa
- Anche una notte
come questa,
- buia, nera e
angosciosa
- potrebbe dar vita
ad una festa gioiosa.
-
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- SANIA
CHIEREGHIN
-
- Vivere
-
- Nel mondo
c'è chi vive!
- e chi lascia
vivere.
-
- C'è chi
vive,
- trasportato dagli
eventi,
- dalla
contrapposizione di sentimenti
- d'amor e d'odio,
divenendo lo specchio naturale
- del litorale
dell'incertezza.
- Assiste
- il ticchettio del
tempo in attesa dell'ultimo rintocco,
- senza alcuna
esplorazione, senza alcuna opposizione
- allo svanire del
proprio racconto.
- Giunge
all'inevitabile riposo scortato da
rimpianti
- di prati voluti e
mai coltivati,
- divenendo
protagonista
- di una vita
trascorsa ma non vissuta.
-
- C'è chi
vive,
- trafugando la notte
al giorno
- dalla brama di
scoperta di terre solitarie
- di piaceri creati
nella miriade dei propri sogni.
- Di lotte ha
sfoggiato tra vinto e vincitore.
- Non si dedica alla
quiete per la coscienza del suo termine.
- Di ragione e
fantasia si favoreggia
- e di pianti e risa
ha sfoggiato
- per poi far ritorno
al suo campo
- con ancor
più passione e virtù.
- Ama la vita non per
virtù di bellezza
- ma per la sua
semplice trasparenza
- di quella
limpidità di cui si è tanto alla
ricerca.
-
- Del dichiarato
riposo non teme
- perché
sarà la prima tregua
- di una vita
intera.
-
-
-
|
- ROBERTA
CORBELLI
-
-
- Dicono
-
- Dicono che
piangere
- Non
serva,
- non è
vero;
- in ogni
lacrima
- sono racchiuse
mille parole
- che la
voce
- non oserebbe
pronunciare.
- Bruciano sulla
pelle,
- come quelle
parole
- ardono
nell'anima.
-
- E
scorrono,
- scorrono su di
noi
- lasciandoci
l'amaro
- che la
verità dei nostri pensieri,
- stilla nel
cuore.
-
- Ci
purificano
- E pur se
attoniti
- O nella
spossatezza
- Di tal
emozioni
- Il ventre è
libero
- Ed il
peso,
- che opprimeva
l'anima,
- si è
disciolto,
- nelle mille
parole
- di ogni
lacrima.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- GIUSEPPE
D'AGRUSA
-
-
- Baci di
fata
-
- Dolce fata dei
sogni
- che raccogli
ricordi in
- gocce di
rugiada,
- che porti alla
mente giorni
- di tenerezze che
rapiscono
- in giochi di luce
in finestre di
- mosaici di
cristallo.
- Fata dalle delicate
tenerezze
- e passioni che
regali sorrisi e
- dolcezze,
- che avvolgi con le
tue braccia
- come donne del
passato
- in teneri
ricordi.
- Dov'è finito
quel tempo di
- fanciullo con
labbra
- sporche di more,
che correva
- in prati vestiti
con brezze
- di primavera e
luccicanti manti
- di brillanti gocce
di cristallo.
- Fata con cappello
di luce
- che nei sogni di
bambino venivi,
- non svegliarmi con
i tuoi baci
- con le tue carezze,
meravigliami
- ancora con le tue
magie di silenzi
- e tenerezze
portandomi nei
- sogni del
passato.
-
|
- MAURIZIO
D'AMICO
-
-
- Come una corda
legata in vita
- e la corda legata a
un carro,
- pieno di pietre
nere
- Un passo alla
volta,
- anzi no, mezzo
passo per volta.
- Le ruote del
carro,
- non fanno mai
più di mezzo giro per passo.
- Cammino così
per la strada polverosa
- La
polvere,
- secca
- si posa sul viso e
sui capelli
- nessun gesto per
spostarla
- anzi quasi
immobile,
- m'entra negli
occhi
- Senza curarmi,
continuo il mio cammino
- Nessun pensiero
nella testa
- Come quasi
ipnotizzato in un sogno in bianco
- e nero,
- forse un
film
- nessun essere
vivente tutt'intorno,
- solo un vento lento
che fischia,
- quasi come un
singhiozzo
- portando via le
foglie
- prima avanti e dopo
indietro
- Quasi le sfioro con
le gambe
- poi mi
fermo,
- dritto verso
l'orizzonte
- Guardo fisso e
intensamente, ma non vedo
- Intravedo qualche
cosa con la mente,
- ma non è la
dove sto fissando
- È un altro
posto fino ad ora sconosciuto
- sensazione d'una
vita precedente
- o forse immagine
futura
- non lo
so
- come quasi senza
spazio
- e senza
tempo.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- ELENA
DI CUNZOLO
-
-
- Parole
-
- Non rimane molto di
quello ch'eravamo
- prima che questa
fame ci scavasse dentro
- prima che la follia
ci imprigionasse gli occhi
- per non aprirli
mai, se non sul buio della vita
-
- e poi tornare a
dormire il nostro sonno di febbre.
-
- Poche ormai, le mie
parole a sfidare il silenzio
- come pesci
orgogliosi, risalendo la corrente
- a fatica lambiscono
il tuo cuore lontano
- poi si spengono
piano, senza dirti più nulla
-
- come un'eco di noia
in una valle straniera.
-
-
|
- ELISABETTA
FAIS
-
- Sola
-
- Sola
- davanti ad una
finestra.
- Sola
- davanti alle onde
scure e minacciose del mare
- che si infrangono
sulla scogliera.
- Sola
- davanti alla tua
solitudine.
- Sola
- davanti allo
specchio.
- Sola
- Davanti ai problemi
senza soluzione.
- Sola
- in mezzo alla
gente
- che ti guarda ma
non capisce niente.
- Sola
- perché
c'è chi ti crede talmente forte
- da non aver bisogno
di niente.
- Sola
- perché per
conquistare quello che vale la pena
- di
possedere
- hai perso tutto
quello che avevi.
- Sola
- perché non
si capisce
- che di solitudine
si muore,
- e
forse
è quello che qualcuno vuole.
- Sola
- perché sei
scomoda
e
fai pensare.
- Sola
- perché fai
male a te stessa
- con la tua
solitudine.
- Sola
- perché non
vuoi testimoni del tuo dolore.
- Sola
- ma con la
speranza
un giorno
- di non esserlo
più
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- VALENTINA
FONTE
-
-
- Memoria
-
- Memoria è un
pezzetto di chi amiamo
- Nell'anima
- Rimane in
noi
- E questo è
confortevole
- Memoria è
quel gusto retroattivo
- Che fruga nel
passato
- Riporta in
vita
- Istanti
- Emozioni che ci
seguono
- Come una trama
sottile
- Si disegna nella
mente
- Non sa
mentire
- Se non lo
vogliamo
- Per camuffare
ricordi
- Per travestire
immagini
- Memoria è
un'ombra
- Di luce e
chiaroscuro
- A volte ci
travalica
- Ci ispira o ci
tormenta
- Scia di
delizia
- o amaro
struggimento
- Memoria è
uno scrigno
- Che appartiene solo
a noi
- Diadema
prezioso
- Quanto il nostro
sentire
- Perché di
esso è intessuto
- Perché di
esso si nutre
- Attinge a
frammenti
- E vastità di
pensieri.
-
-
|
- MICHELA
GARELLA
-
-
- La ragazza di
Patong
-
- Un sole accecante
mi strappò una lacrima
- Mentre aspettavo un
nuovo amico straniero
- E camminavo,
sensuale, sulla spiaggia di Patong.
-
- Il corpo di bambina
cercava i castelli di sabbia
- La mente adulta
vagava tra i giochi di un mare che non
c'è
- Il ricordo
andò a mio padre, alle sue ripetute
percosse
- Pensai a mia madre
e ne condivisi le femminee sofferenze.
-
- L'onda
incontrò la mia anima
- Il suo riflusso
cancellò il mio nome
- Di lei fui per
sempre nella marea
- Nel suo riflesso
compresi il mio vero volto.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- FRANCESCA
GATTI
-
-
- Alle mie due
querce
-
- Secolari
querce,
- mille intemperie e
percosse
- non hanno vinto su
di voi.
- Prepotenti e con
perfetta sincronia
- siete
lì
- forti
- maestose.
- Pare che l'un renda
l'altra così
- a vicenda e nello
scorrere del tempo
- vorrei
imitarvi
- siete innanzi a
me
- dall'alba al
tramonto,
- cerco di estirpare
il segreto
- della vostra
forza:
- vi osservo
vi
scruto
- ma è
tale
- da rendermi
impotente
-
perché sola
- china
pensierosa
vorrei penetrare
- la vostra
misteriosa conoscenza
- e divenir
padrona.
- Perché a voi
è dato di star lì
miti,
- ad osservare lo
scorrere secolare
- di mille e poi
mille creature della natura
- la cui esistenza
non è pari alla vostra?
- L'incuria non vi
disturba,
- radici ben radicate
nelle viscere della terra
- vi rendono regnanti
sulla terra
- e l'incuria non vi
disturba.
-
-
-
|
- FERDINANDO
GIANNONE
-
-
- La minestra
fredda
-
- La tua
donna, papà, a tavola mi
guardava:
- oh, non
proprio per affetto, li mio odiava ed io odiavo
lei.
- Tu
- scommettevi
un sorriso per scheletrire il mio
disprezzo:
- la
giudicavo grassa, le labbra troppo
tonde
- e gli occhi
cattivi quando arricciava naso e
bocca.
- Quel giorno
mangiavamo minestra fredda,
- e mi
guardava fitta fitta:
- io avevo
sei anni e lei non sopportava il mio
odio.
- Disse:
- "Mangia e
abbassa 'giù' gli occhi".
- Io li alzai
al soffitto,
- così
scatto col piatto di fagioli in
mano
- e lo
rovesciò sulla mia testa.
- Tu,
naturalmente, non l'hai mai
saputo.
-
-
-
- L'orologio di
compleanno
-
- Una mattina
mi regalasti un orologio,
- importante,
da polso,
- con scritto
dal tuo "paparino" per il tuo
compleanno:
- ero
piccolo, sconoscevo le lancette e le
ore,
- così
non l'indossai aspettando di
crescere.
- Una
magnifica domenica d'agosto,
- lo notai
addosso alla tua donna,
- mi
disse:
- "Poiché
non lo usi, lo tengo in
prestito
"
- Non vidi
più quell'orologio,
- e lo
ricordo ancora,
- mentre, tu,
papà, non me ne hai più
parlato
-
-
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- NIRVANA
GRANATA
-
-
-
- La
finestra
-
- C'è una
finestra in ogni esistenza,
- una finestra posta
dinanzi al nostro sguardo e,
- da quello scorcio
di "mondo" la nostra quotidianità
- si
sporge.
- Come passeggeri di
un treno di cui non conosciamo
- alcuna
destinazione,
- osserviamo estati,
inverni e primavere fiorire.
- E, come anime in
trepida attesa tra pulviscoli
- che a tratti si
stemperano in nebbie assolute,
- tentiamo
disperatamente di poter guardare oltre il
- nostro
orizzonte,
- ben consapevoli che
alla fine del tragitto,
- dinanzi alla nostra
ultima finestra,
- non desidereremo
altro che poter essere infiniti
-
- 2 1 2
-
|
- ELENA
GUIDI
-
-
- Echi di
guerra
-
- Il vento lontano
porta echi di guerra,
- trepidanti bambini
invocanti pietà
- s'accalcano alle
gambe nerborute
- del soldato
sperduto.
- Lo sguardo assente,
la mente distrutta
- dal fragore delle
bombe, il cuore affranto
- dagli occhi
profondi e disperati
- dei fanciulli nudi
e piangenti
- che
arrancano
- nel bagliore
notturno dei fuochi,
- alla ricerca di un
oscuro rifugio.
- L'inarrestabile
pazzia improvvisa,
- l'inutilità
degli scoppi funesti delle armi
- Uomo!
- Quando riuscirai
finalmente
- ad amare il
fratello invece d'ucciderlo?
- Uomo!
- Quando mai il tuo
arido cuore
- inasprito dal
terrore della diversità
- imparerà ad
accettare lo sconosciuto?
- Forse solamente
quando
- non sarete che tu e
lui
- di fronte ad un
mondo distrutto ed inospitale,
- quando ormai
l'inutile odio profondo
- incuneato nei
meandri dei cuori
- avrà creato
solitudine e desolazione
- avrà
azzerato la terra
e voi
- solinghi ed ancora
diversi
- vi guarderete negli
occhi e piangerete
- per un'unica ultima
volta insieme.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- PELLEGRINO
IANNACCONE
-
-
- Attesa
-
- Attesa d'un sole
superbo
- che riscatti il
pigro splendore
- dal groviglio di
raggi e umori
- d'un grigio roveto
di nubi.
- Attesa di un
sorriso di donna
- che squarci il
broncio d'un volto
- e dilaghi ai volti
contigui
- onda rovente di
luce
- che porti ai cuori
il disgelo.
- Attesa d'un suono
inaudito
- né acuto
né grave, una parola forse
- o un alito di
grazia divina
- che raggiunga i
recessi dell'io
- e tutti li faccia
insieme vibrare
- come corde d'un
arpa segreta.
- E sole e sorriso e
arpa
- frammischi lo
stesso momento d'eterno
- su questo dolente
lembo del cosmo
- mentre arde, ancora
per poco, una vita.
-
|
- STEFANO
MASTROIACO
-
-
- Da solo
-
- "Passando giorno
dopo giorno senza Te,
- mi accorgo di
lasciare sul mio cammino
- parti di
me;
- mi accorgo di
consumare
- mente e
corpo;
- ma fino alla
fine
- anche quando
l'anima mi lascerà
- ardente, lo
sarà per Te
- in
eterno".
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- SILVIA
MIRANDA
-
-
- (Ho smesso gli abiti
abusati)
-
- Ho smesso gli abiti
abusati
- del frastuono. Come
Venere di Milo
- cade in pezzi la
mia destrezza,
- m'abbandona
l'espressione, il verbo
- audace stinge. Mi
stanano con l'Alba
- drappi di parole
inefficaci e malcontento;
- Pagine bianche
inviperite masticano
- e sputano le mie
forzate sillabe.
- Si slega l'Alba. E
la Sera
- È già
ristagno, segue il coraggio
- effluvi di tendenza
e mal rosi
- ovviomi. Eppure
cerca ancora la mano
- procaci sussulti
indomiti.
-
-
|
- DINO
VALENTINO MORO
-
-
- OPERA 1A
CLASSIFICATA
-
-
- dissolvenze
III
-
- T'inseguo mia
essenza
- per
sapere
- cosa c'è di
vero nel divenire.
- Niente!
- O forse,
solamente,
- il salto di una
trota
- quando
l'esca
- l'ha
tradita.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- FRANCESCA
PAPP
-
-
- Bianca
-
- Una valigia di
luce,
- di boschi, di
gatti, di archi.
- Un nastro
lilla
- e conchiglie come
gioielli.
- Donna
- annodata
- a un cuscino
dorato,
- d'infanzia.
- Libri capolavori,
arnesi stranieri di storie
- straniere, di
grida, di cibi, di odori,
- contrari alla
stampa,
- nel gioco dei
pesci.
- Lei
apre
- le porte del
sotterraneo
- all'arancio, al
rosso
- spensierato di un
vestito
- che salta e
avanza
- su sentieri
diritti,
- lasciando andare le
curve
- dei monti
verso
- l'uva di
campagna,
- la tenacia del
giaggiolo
- e la forza di
aprire la mano
- per far
nascere
- un
pesce.
-
-
|
- DARIO
ROMAN
-
-
- A
te
-
- A
te
- A te che ti vedo e
non ti vedo,
- a te nell'ombra e
in penombra,
- visibile e
invisibile,
- distinta e
riservata,
- immobile
creatura
- sospesa nel
nulla
- imperturbabile e
discreta
-
- Statuaria e
bellissima,
- Anima discreta e
solitaria
-
- A te che mi sei
così vicina e così lontana,
- a te che non
afferro e non comprendo,
- a te donna
misteriosa e riservata,
- a te che m'ispiri
la passione
- e la dolcezza del
mistero
- a te dedico questi
versi.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- LUISA
SALA
-
-
- Un
sorriso
-
- Portami un sorriso
Dio mio,
- portami il sorriso
con il tuo esistere.
- Dammi la luce che
mi è ignota.
- Svuotami dal
male
- che mi
attanaglia.
- Angeli di creta che
non volano,
- ruotano nella mia
mente.
- Lacrime che
scivolano sulla mia pelle
- come perle
liquefatte,
- mi spingono verso
il basso.
- La voce infuocata
del maligno
- che traspare da
dietro una tenda,
- mi trascina in un
vortice di calore,
- verso un antro
buio.
- Non voglio
perdermi.
- Portami un sorriso
Dio mio,
- adagialo su di un
tavolo,
- apparecchia lo
spazio dell'essere
- e
brinderò
- in aulici
calici
- l'abbraccio di mio
Padre.
-
|
- MICHELA
SALICE
-
-
-
- Maternità
-
- Vivo e respiro
abbarbicata a un sogno
- quello di
stringerti presto al mio seno
- rigoglioso di madre
forte.
- Adoro del mio
grembo la forma rotonda
- di culla lunare che
biancheggia serena.
- Tu vita nella mia
vita
- lancia dolorosa che
trafiggerà i miei giorni
- felicità
indistinta di cui godrà ogni mia
età.
- Mi guardo ora nuda
di maternità
- e già
riconosco nei miei occhi i tuoi.
- Mi hai distaccata
da me
- come un serpente
che rinasce dal suo guscio di pelle
- mi hai resa
partecipazione di un mistero
- hai restituito a
tutto una dimensione di verità
- offrendo un
contraltare, l'altra parte dell'intero
- il sole alla luna,
il bianco al nero.
- Ti aspetto figlio,
quasi a violare
- questa solitudine
immatura
- che inarca le mie
spalle di rassegnazione
- e aspetto il tuo
vagito come il canto del mattino
- come la luce che
dissipa i contorni di paura.
- Ti aspetto figlio
per tingere di oro
- le lunghe notti in
cui ti cullerò felice,
- per stenderti la
mano a camminare
- e appoggiare il
capo stanco sul tuo petto,
- continuando in te
la vita mia.
-
-
|
- Torna
all'indice
|
- STEFANO
TONELLI
-
-
- Giugno
d'amore
-
- Inizio di giugno.
Passeggio accanto
- alla mia compagna
in un sentiero montano,
- ove gli alberi si
piegano in una galleria.
- Pochi refoli di
caldo vento muovono
- le chiome verdi e
gialle, stanche e prostrate anch'esse.
-
- Umidi di sudore ci
distendiamo
- in uno spiazzo
erboso e fresco d'ombra.
- Il sole ha aperto
un varco nel folto degli alberi
- e i raggi baciano
il volto della mia dolce amica.
- Non resiste il
sole, come potrei resistere io?
- Il mio bacio ha
ragione del caldo e dell'afa,
- il desiderio
è oramai acceso in entrambi.
- Il nostro talamo un
tappeto d'erba
- Le nostre lenzuola
i vestiti stropicciati
-
-
- Dopo avere
abbandonato il nostro paradiso personale,
- il nostro unico
corpo si scioglie e
- quasi imbarazzato e
timido, ciascuno
- si riveste dei suoi
pochi indumenti.
- "E se qualche
invidioso guardone
- ci avesse spiati?"
osserva lei.
- "Può
darsi
" noto io.
-
- Ci riportiamo sul
sentiero
- ormai tornati in
noi, sulla terra
- dopo alcuni minuti
di cammino,
- pensoso, rompo il
silenzio:
- "
e magari,
senza rendercene conto,
- in questo momento
tu stai diventano madre"
- Mi ferma, mi prende
dolcemente le mani
- e con gli occhi
lucidi, traboccanti d'amore
- sussurra: "
e
tu padre!"
- "Può
darsi
" sorrido io.
-
- (Marzo
2005)
-
-
|
- MAGALY
ALINA TORÁN MARQUES
-
-
- Tramonto
sull'isola
-
- A lezione
finita
- volare al
lungomare
- presso la Baia
dell'Avana.
- I suoi scogli
intrisi
- di salsedine e
petrolio
- invocavan mio
nome
- - Viendanoi! -
riecheggiava.
- Allora, libri
sottobraccio
- trascinavo crucci
di ragazza
- fino al masso
più ampio;
- un posto lo trovavo
sempre.
-
- Brulicava
- di vietate
evasioni
- il Malecon *
dell'Avana:
- tradimenti del
corpo,
- dell'anima;
- cangianti
ideali
- censurati dalla
nascita,
- e dal tuffo
più alto,
- i marmocchi a
capofitto
- nel
sudiciume
- delle acque
portuali.
-
- Sognavo
l'avvenire
- e spesso mi son
chiesta
- - può patire
l'Avana
- dolore più
forte
- che assistere
impietrita
- lo
sfracello
- delle sue
fondamenta?
- Il nucleo
frantumato
- In verdi banconote
ingoiate
- dal vento
elargitore di slogan
- e vaghi
principi.
-
- Ma
Cuba,
- chi la
sa
- la ama.
-
- * lungo muro che
cinge la città dell'Avana affacciato sulla Baia
ed il porto.
|
- Se
non la trovi nella tua libreria puoi ordinarla
direttamente alla casa editrice. Telefonando da lunedi
al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al
numero 0298233100 oppure
ordina
questo libro on line a Internet Bookshop
iBS
|
-
-
RISULTATI
DEI CONCORSI
- RITORNA
ALLA PRIMA PAGINA CONCORSI (elenco dei
mesi)
RITORNA
ALLA PRIMA PAGINA DEL
CLUB
E-Mail: concorsi@club.it
-
- Ins.
13-02-2006
|