- Meraviglia
-
- Quando l'inverno
mostra tutto il suo candore, che
meraviglia!
- Prati, ricoperti da
una coltre di neve bianchissima, i tetti delle
case,
- spariti sotto una
coltre di bianca neve, che meraviglia!
- Poi ti ritrovi, in
una atmosfera magica, tutto in torno silenzio,
come
- se tutto fosse
trasformato, incantato.
-
- Oggi ho aperto la
finestra, ho guardato fuori, c'è già la
nuova erbetta, con il suo
- verde tenero, nel
prato le prime testine bianche, delle margherite, nei
fossati,
- fanno capolino le
violette profumate e le primule,
- la rondine è
tornata, cerca il suo nido sotto la grondaia, dove
l'ha lasciato.
- Che
meraviglia!
-
-
- Autunno
-
- Saltella, gioca
rimbalza, vola gioconda, è la foglia, che
dall'albero si è staccata.
- Oggi un tappeto di
diversi colori, rosso, giallo, ruggine, copre il
sentiero
- dentro il
bosco.
-
- Tutta la natura
intorno, odora di funghi e di castagne.
- Se gli alberi sono
un tripudio di colori, ciò non vuol dire che la
natura sia felice,
- anzi sta piangendo,
mentre noi godiamo del suo splendore
autunnale.
-
- Ci saluta
così, prima del lungo sonno invernale, il
bellissimo autunno.
-
-
- La luce
-
- Il sole, si alza al
mattino, accende con i suoi raggi l'opaca,
terra.
- La tenera aurora e
la sorella alba con il loro chiarore,
sbiadiscono
- al suo irrompere,
le tenebre fuggono, nel cielo la grande festa del
nuovo
- giorno
incomincia.
-
- Tu sole, astro
nostro, dai la vita, ad ogni cosa!Con la tua forza, il
tuo calore.
- Ogni essere
vivente, ne trae beneficio, e conforto!
-
- La nostra esistenza
dipende da te, le piante germogliano, mettono nuovi
fiori,
- nuova frutta, nuova
erba, ogni cosa riceve vita! Dal tuo trono ci inciti
al lavoro, a compiere il nostro dovere durante il
giorno: L'ego chiedono sempre gli egoisti; vogliono,
pretendono, non dicono mai grazie.
- Ho portato un
vasetto di fiori, sulla tomba della mia mamma,
egoisticamente vicino ai suoi
- cari figli,
lassù, in montagna.
-
-
- La
bufera
-
- Ho visto una tromba
d'aria fragorosa impressionante, terribilmente
bella.
- Il suo occhio nero,
un incubo. La terra al suo arrivo trema si
dispera.
- Ogni cosa vola,
viene letteralmente sradicata, strappata; -
l'uomo
- terrorizzato, non
ha scampo! -
- Tutto in quegli
istanti è trasformato, come se una voglia di
distruzione e di morte si fosse impossessata della sua
informe materia.
-
-
- Strade
-
- Ne conoscono una,
che spesso percorro con la memoria.
- Essa è molto
lontana, sta laggiù nella campagna.
- Si trova tra i
monti Euganei, porta ad una cittadina carina dove sono
nata.
-
-
- La lampada
magica
-
- Vorrei, avere una
lampada magica.
- Con essa fare
felice il mondo, con un gran girotondo intorno al
mondo.
- Tutti per mano,
bianchi, gialli, neri, rossi, ecc. come fratelli, una
cintura
- dell'amicizia
chiamata - amore ! -
- Con la sua magia,
curare i bimbi malati, poterli far sorridere,
giocare!
- Poi, andare in
lontani paesi, dove c'è miseria e tanta
infelicità, dare loro
- un po' della nostra
sazietà!
- Ecco, cosa vorrei
fare!
- Il nostro pianeta
diventerebbe più bello e farebbe felice
l'umanità.
-
- La lampada, sta
dentro ad ognuno di noi, basta saperla
ascoltare!
- Un gesto gentile,
una mano a chi è diverso, senza
disprezzo!
- La buona
volontà è la lampada, e l'amore
universale, il suo potere.
- Tutto muove e tutti
accomuna!
-
-
- Natale
-
- Ho vissuto molte
feste di Natale, nella mia vita, giorni sereni,
gioiosi.
- Erano molto
più intensi, più sentiti, quando si era
meno ricchi.
- Allora i doni
arrivavano alla befana, e il giorno del Santo
Natale,
- si andava in
chiesa, poi alla famiglia si riuniva attorno ad una
tavola
- apparecchiata, con
molte cose buone, saporite, gustose: c'era
il
- tacchino, i
tortellini in brodo, il torrone, il panettone, gli
aranci,
- di stagione, con
tante cioccolate e noccioline.
- Si andava dopo
pranzo a giocare con una palla, un trenino, la
trottola,
- per noi bambini era
la felicità.
- La festa non aveva
la televisione, ma la facevamo noi recitando
una
- poesia, cantando
una canzone. Un
- soldino ce lo dava
il papà, poi toglieva da sotto il piatto le
nostre letterine.
- "Che batticuore!"
Le facevamo piene di buoni propositi, e di
disegnini
- Allora arrivavano
altri soldini, dagli zii e dai nonnini.
-
-
- Vuoto
-
- Assolutamente
vuoto.
- E' lontano il tempo
dove tu eri riempito di affetti
- di sentimenti, di
tante cose.
- Oggi sento il vuoto
opprimermi!
- Allargo le braccia,
e non trovo che vuoto.
-
-
- Venticello
-
- C'è un
venticello, che passa tra i rametti,
- è birichino,
fa i dispetti.
- Fa volare le foglie
secche, per la via, le stacca dai rametti,
- poi non contento,
solleva la polvere dalla strada, così ci
incipria tutti.
- E' tutto un
girotondo, lui si diverte, toglie pure il berretto al
vecchietto.
- Il nonno si stringe
il mantello, la nonnina entra in fretta nella
casetta.
- Questo vento, non
è primaverile, ma ci annuncia l'arrivo del
grande
- Inverno.
-
-
- Fratelli
-
- Come in una collana
di perle, siamo stati creati, con tanto
- Amore e
dolore!
- Una collana, fatta
dai nostri cari genitori, fiduciosi, pieni di
speranze.
- E' tutta gioiosa,
sorridente, la vita che ci è stata regalata,
donata.
- Noi fratelli, tutti
insieme, come una squadra, abbiamo allietato, il
percorso
- vissuto da mamma e
papà.
- Siamo
cresciuti!
- - Uno strappo -. La
collana si è rotta.
- Tutte le belle
perle si sono rovesciate per terra, sparpagliate,
allontanate.
- Non c'è
più rimedio ora, non si possono più
riunire.
- Siamo divisi,
lontani, come se un brutto temporale avesse
portato
- una grande
desolazione. Tutti lontani, su binari diversi, che
forse
- non si
incontreranno più.
- Gli esseri viventi,
sono in continuo lavorio, alla ricerca di cose, ma non
di
- affetto. L'egoismo,
l'individualismo, è il male che affligge tutti
noi.
- Questo è il
tarlo che ha rotto la collana, disperso tutte le sue
belle perle!
-
-
- Ombra
-
- Sono come l'ombra,
passo senza far rumore.
- Nessuno mi vede, mi
chiama.
- L'ombra c'è,
è lì con te!
-
- Il
viaggio di Bianchino,
l'uccellino
-
- Bianchino viveva
beato in un grande prato; là c'erano molti
alberi con tanta frutta da mangiare, e nel mezzo anche
una graziosa casetta bianca, con le imposte
verdi.
- Un bel giorno,
arrivò sul quel prato un aereo; Bianchino lo
guardò stupefatto e molto spaventato,
perché non aveva mai visto un uccello di ferro
così mostruosamente grande.
- Salì dentro
all'aereo e lo studiò per bene; le ali lo
affascinavano perché erano così grandi,
così lunghe. Mentre curiosava gli venne
un'idea: "Perché non restare, con quel grande
amico ?..." Cercò un angolino nascosto e si
addormentò fino a quando un rumore terribile lo
svegliò. Guardò fuori dall'oblò
mentre era già tra le nuvole, molto in alto,
tanto più in alto di come era abituato a volare
con le sue piccole ali! Lui non avrebbe potuto farlo
mai. Fu un viaggio fantastico, fra le nubi bianche e
rosa, fra tanti passeggeri stranieri e
sconosciuti.
- Atterrarono a
Londra, una città nuova per lui, misteriosa e
molto nebbiosa. Vide tante cose: la famosa Torre, il
Tamigi, i palazzi reali, le guardie della regina,
ecc.
- Cera tanta
confusione, animazione; un gran via vai di autobus,
macchine, passanti, e tanti individui di tutti i
colori. Seguì il canto degli uccellini suoi
simili per provare a sentire se poteva comunicare con
loro e che meraviglia! Egli capiva.cantavano come lui!
Si fece così molti amici. Stette tanti giorni
con loro, poi decise che era giunta l'ora di tornare
nel suo grande prato. Tornò dal suo amico di
ferro che lo riportò a casa, ora aveva tante
cose da raccontare hai suoi amici.
- L'aereo
decollò nuovamente come sempre faceva,
però Bianchino sapeva che lo avrebbe rivisto
prima o poi, così ci sarebbe stato per lui un
nuovo viaggio, una nuova esperienza, con nuove terre
da scoprire, nuovi colori e amici che cantano come
lui.
-
-
- Storiella
"Isola felice"
- C'era una
bellissima isola in mezzo all'oceano.Nella quale ci
vivevano
- moltissimi animali
e molte varietà di uccelli. I loro nidi erano
su tutti gli alberi:
- sugli alberi di
banane, di datteri, di cocco ecc...
- Era proprio
un'isola felice.
- In questo mondo
incontaminato, un brutto giorno, si sentì un
rumore
- assordante e
terribile, sconosciuto agli abitanti dell'isola. Gli
uccellini, e gli
- altri animali, si
nascosero e stettero a sentire e a guardare ciò
che stava
- succedendo. Dalla
nave scesero una decina di uomini che si
- misero a curiosare
e trovarono l'isola molto interessante, soprattutto
la
- spiaggia con la
sabbia dorata.
- Gli addetti al
lavoro descrivevano, come si sarebbe potuto
trasformare quel
- posto in un
paradiso turistico.
- Ad un certo punto,
un uccellino dette un segnale, che conoscevano solo
tra
- di loro; in un
batter d'occhio, si riversò sull'isola una
nuvola nera terribile fatta
- solo di uccelli
impazziti. Si calarono su quei poveracci!
- Non poterono far
altro che scappare il più presto possibile
inseguiti mentre
- furono presi a
beccate con ferite ed escoriazioni.
- Entrarono a bordo
della nave, accesero il motore allontanandosi in
tutta
- fretta.
- L'isola era salva.
Non tornarono più. Per una volta era la forza
degli animali e
- della natura che
vinceva difendendo il loro habitat
-
-
-
- Rossino
lo scoiattolo
- Rossino, ho
chiamato il protagonista di questa
storiella.
- Vive nel bosco
vicino a casa mia, ha il pelo proprio rossastro con
una coda
- scura piena di
peluria folta.
- Ti guarda un
istante dalla sua alta posizione, là su
sull'albero, dentro le foglie
- verdi.
- Con il suo
occhietto scuro, ti osserva e in un momento, se ne
va.
- Non è
spaventato, solo che ha soddisfatto la sua
curiosità.
- Oggi sono andata a
fare una passeggiata nel bosco con la
speranza
- d'incontrarlo, ma
niente, non si è fatto vedere così, mi
sono messa a
- raccogliere le
castagne essendone il bosco pieno, però io
cercavo solo lui!
- Mi sento molto
triste perché Rossino non si fa vedere ne
sentire; a forza
- di guardare, mi
sono imbattuta in una pianta grande e strana, un pino
molto
- vecchio. Mi sono
messa a esaminarlo più da vicino notando molte
fessure
- nella corteccia,
però una più grande delle altre mi ha
incuriosito
- maggiormente.
- Prendendo una
torcia, ho illuminato la fessura per capire cosa
poteva
- contenere quel
tronco: dentro al foro illuminato ho scoperto un vero
tesoro."
- Che meraviglia!
Avevo trovato il nido di ROSSINO: cerano
sparpagliate
- grandi foglie e
tutto un luccichio di pietrine smeraldine,
cristalline, tanti fiori
- secchi e rametti
rossicci come lui; noci piccole e grandi, funghi,
castagne,
- ecc"... tutta una
riserva, per alimentarsi nel lungo
inverno.
- Dopo un po'
sentendo un rumore, ho alzato gli occhi, e ho visto!
Era
- contento di essere
stato scoperto, lui sapeva che io avrei tenuto per me,
il
- SUD
segreto.
-
-
-
- Il
gattino
- E' sempre in
movimento, salta, corre, si arrampica, per tutto il
giorno.
- Con il pelo bianco
e nero, lui mi guarda fìsso, forse pensa a che
cosa gli darò
- da mangiare. Poi,
il gattino di nome Candido, si butta a bere il pane e
latte e
- divora avidamente
pure il formaggio.
- Va sopra gli
alberi, cerca di prendere un uccellino, che ignaro
appoggiato sul
- ramo
sta.
- Corre anche per il
prato alla caccia di un topolino, è proprio
molto birichino.
- Un giorno, c'era la
tavola apparecchiata, su di essa il pane, il
formaggio, il
- salame, anche un
pollo.
- Lo squillo del
telefono, mi fece allontanare dalla cucina, e mi
dimenticai del
- gattino
terribile.
- Quando dopo poco,
tornai una scena incredibile si presentò hai
miei occhi,
- il piccolo gatto si
era trascinato il pollo, fuori dalla
stanza!
- Nel cortile,
assieme a tanti altri suoi coetanei, stavano
felicemente banchettando!
-
-
-
- Storiella
"L'asinello fiorino"
- In un paesello,
viveva felice Fiorino. Il suo pelo, era di color
grigio, ma aveva
- sulla fronte
proprio nel bel mezzo, una macchia bianca a forma di
fiore, per
- questo il suo
padrone lo chiamò proprio Fiorino.
- L'asinello e il
signor Bepi, così si chiamava il padrone,
andavano spesso in
- paese, al mercato,
dove nella piazzetta "delle erbe" vendevano tutta la
frutta
- e la verdura che si
trovava dentro al carrettino, erano prodotti saporiti
e
- genuini, tutti
coltivati con amore da Bepi, nel suo
campetto.
- Con il ricavato
della mercé venduta, il padrone poteva
soddisfare tutte le
- esigenze della sua
famigliola, e mettere pure da parte qualche
soldino.
- Come tanti altri
giorni, Fiorino partì per il mercato, il suo
posto era libero e
- potè
appoggiare lì il carretto e l'asino contro il
muretto, al sicuro.
- La gente era
numerosa, facendo molto strepito, perché
contrattavano sulla
- qualità e
sul prezzo. La giornata era molto serena, l'aria
primaverile, quasi
- estiva.
- Fiorino, ad un
certo punto, non vide più Bepi, il suo caro
padrone. Le massaie
- continuavano il
loro chiacchierio, il frastuono però ad un
certo punto si calmò,
- anzi finì
del tutto.
- Fiorino era sempre
più solo, con il carretto ancora pieno, e lui
-il Bepi- non
- arrivava.
- All'una circa,
sentendo un gran vuoto nello stomaco, l'asinello si
permise, di
- mangiare una mela,
una carota. La gente non c'era più, era andata
a pranzo
- e nessuno si curava
di lui. Fiorino, si mise in testa, che qualcosa di
grosso
- era accaduto!
Piano, piano si mosse, cominciò così il
lungo cammino, tutto
- solo.
- Conosceva bene la
strada, tantissime volte l'aveva fatta, mai
però mai in
- quel
modo.
- Piangeva
perché era la prima volta che Bepi non lo
teneva per le briglie, non
- lo accarezzava, non
li dava un fico, o dell'uva, oppure delle
carrube.
- Arrivò
finalmente a casa, con tutto il carico intatto, fu
accolto premurosamente, ma - il Bepi- non c'era
più.
-
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