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- Giocando
con la fantasia
-
- UN
CAMPO DI FRUMENTO
Questa
mattina, ho guardato dalla finestra della mia camera
la campagna.
- Il campo di grano
era dorato, tutto rosso in cima alle spighe, di fiori
di papavero.
- L'aria fresca e
leggera, faceva dondolare le spighe, e i fiori
rossi.
- Poco tempo dopo,
all'improvviso si alzò un forte vento: chiusi
la finestra, la casa era tutta un tremore e rumorosa,
scossa da quella furia.
- Guardai preoccupata
il campo di grano, le spighe con il temporale si
piegavano, esse erano sbattute di qua e di là,
e i papaveri all'improvviso non c'erano
più.
- Il vento, com'era
venuto, se ne andò. Lasciando il campo tutto
scompigliato.
- Guardai in alto, la
sorpresa fu grande! I petali dei papaveri, formavano
un cielo tutto rosso e tutti stettero con il naso
all'insù per lo spettacolo inconsueto e
strano.
- Come per incanto le
piantine si rialzarono, senza il vento i petali
scendendo si posarono delicatamente sulle spighe
dorate.
- Tutto tornò
normale.
- Però che
spettacolo!!
- Non lo
dimenticherò facilmente.
- IL
TOPOLINO MICHELINO
C'era una
volta un topolino birichino, ogni mattina entrava in
cucina, si sentiva un cri-cri, aprivo il cassettino
"lui, era lì!". Mi guardava con degli occhietti
neri vivacissimi, le orecchiette a sventola dritte, il
nasino all'insù. Teneva il musetto appoggiato
al sacchetto del pane, tutto spaurito.
- In un batter
d'occhio spariva, lasciando delle briciole sul fondo
del cassetto.
- Una bella mattina,
feci una cosa nuova. Misi dei sassetti al posto del
pane, e aspettai. Lui arrivò puntualmente, ma
il rumore che fece era diverso, fece
"cro-cro-cro".
- Appena sparito,
guardai curiosa: al posto delle briciole, trovai i
suoi "dentini".
- Ci rimasi molto
male, mi ripromisi di non farlo mai
più!
- Però, lui
per vendetta non si fece più vedere! Avevo
fatto male a un esserino indifeso e tanto
carino.
- IL
PESCIOLINO ROSSO
In una vaschetta con tanta acqua, con al centro una
bella statuina di marmo bianco, una fanciulla teneva
tra le mani l'acqua, la quale usciva poi dalle cinque
dita, in tanti zampilli d'argento. Dentro la
vaschetta, c'erano molti pesciolini azzurri, e uno
solo rosso.
- Saltellavano,
contenti da mattina a sera dentro l'acqua
cristallina.
- Il pesciolino rosso
era sempre il più intraprendente, il più
spiritoso e inventava sempre nuovi giochi.
- Facevano le gare,
volevano arrivare più in alto, e arrivare
specialmente dalla bella statuina.
- Nella vaschetta
c'era serenità e allegria, erano felici e
regnava l'armonia.
- Un giorno,
però un pesciolino azzurro provò un odio
profondo per il pesciolino diverso, allegro e
inventivo.
- Lo volle sfidare,
dopo essersi allenato a lungo di nascosto, arrivando
quasi fino alle dita della mano della
statuina.
-
- Un giorno disse al
piccolo pesciolino che lassù l'acqua era
dolcissima, come il miele e di mille
profumi.
- Così un bel
giorno il pesciolino rosso accettò la sfida e
la gara incominciò. Il pesciolino rosso fu
tanto spronato da tutti che, a forza di slanci, fece
salti sempre più alti e ci
riuscì!
- Si trovò tra
le dita della bella creaturina, dopo un gran
tonfo!
- La bella manina
della statuina lo teneva stretto stretto. Sentiva il
suo cuoricino battere forte forte, all'impazzata.
All'improvviso l'acqua cessò.
- Dalla mano, senza
più acqua, cadde giù il pesciolino senza
vita. Con il suo corpo aveva otturato lo sbocco
dell'acqua, elemento essenziale per lui, per poter
vivere.
- Persero così
il loro amico, compagno, di ore liete.
- CACCIA
ALLA VOLPE
Lassù
in montagna, nel folto del bosco, viveva una volpe
furba e astuta.
- Aveva gli occhietti
scuri molto vivaci e intelligenti, un pelo rosso, la
coda alta con tanta peluria, le zampette saltellanti.
Era sempre a caccia di cibo. Una vita allegra, spesso
a cercar prede, dentro al suo caro bosco.
- Un giorno nel
finire dell'estate, il villaggio vicino, fu scosso da
gran rumore: per le strade un forte abbaiare di cani
da caccia, con molti cavalli e cavalieri.
- C'era un clima di
euforia e di competizione. I cacciatori si inoltrarono
nel bosco, cominciò la grande caccia! I cani
annusavano dappertutto, tra l'erba, dentro le grotte,
sotto i grossi sassi, dentro le crepe degli alberi.
Spostavano nidi, calpestavano il sottobosco,
rovistavano dentro a ogni buco sospetto.
- Per la povera volpe
non era facile, salvarsi!
- "Come fare per non
cadere in trappola?"
- I cani sentivano il
suo odore sempre più vicino. Allora si
ricordò che, se fosse andata dove ci fosse
stata l'acqua, si sarebbe salvata.
- Si ricordò,
di un rigagnolo, che scendeva tra le rocce e che
conosceva solo lei.
- Lo cercò,
andò dentro all'acqua, poi si nascose in una
grotta e aspettò.
-
- Ad un certo
momento, gli zoccoli dei cavalli e l'abbaiare dei cani
andò diminuendo, e pian piano scomparve del
tutto.
- Alla fine
poté uscire dal suo nascondiglio e la sera
guardare il cielo pieno di stelle.
- LA
FONTANA
Si era
d'estate, nella campagna il grano era maturo, dorato,
pronto per essere raccolto. Nel giardino la fontana
zampillava allegramente, faceva caldo e Pierino volle
fare un bagno.
- Si buttò
dentro alla vasca dei pesciolini rossi, non sapendo
che la fontana era fatata.
- Dentro era un gioia
sguazzarci, fare scappare da tutte le parti i
pesciolini, spaventati.
- Dopo un po' si
accorse che i pesci erano tutti giganti e lui
piccolino. Erano diventati aggressivi, volevano
prenderlo e farne un pranzetto. Il povero bambino, si
dovette nascondere in tutta fretta dentro una piega
del marmo.
- Là
osservò meglio i pesci: erano cattivi, immensi,
brutti. Non li riusciva più a riconoscere,
cercò di capire, che cosa era capitato, lui
piccolo, loro grandi, "Deve esserci un sortilegio?!"
pensò. "Ma quale?"
- Si fece coraggio,
appena, poté fece un balzo fuori dalla fontana,
e come per magia si ritrovò come era prima,
guardò dentro all'acqua, loro erano piccoli e
indifesi.
- Per capire
ciò che gli era successo, ci volle del tempo.
Arrivò ad una conclusione:
- In natura
c'è equilibrio, tutto è al suo posto.
Nel mare, i pesci grandi mangiano i piccoli, se noi
fossimo piccoli e loro grandi, saremmo noi il loro
pasto, e non viceversa. È una legge della
natura e un giusto equilibrio.
- FESTA
DI PAESE
Tutti gli
anni la stessa storia: tanti giochi e i venditori con
tanti dolciumi, con giocattoli e tante giostre: quelle
con macchine veloci. I saltimbanchi, gli autoscontri,
il circo che non mancava mai e i palloncini colorati,
deliziosi.
- La mamma portava la
bambina alla sagra e la faceva salire sul cavallino,
immancabilmente.
- Lei si impauriva,
ma doveva subire quella tortura, la mamma non capiva
che non le piaceva affatto salire su quella giostra
così odiosa. Quella era stata la causa per non
amare i cavalli, assolutamente!
- Così per
lungo tempo. Passarono gli anni. Un giorno in campagna
vide un cavallino che era appena nato, non riusciva a
stare in piedi, cadeva ogni volta, aveva il manto
bianco e due occhietti pieni di lacrime.
- All'improvviso si
commosse, corse da quel piccolo esserino, lo
aiutò ad alzarsi, lo condusse piano piano dalla
mamma
- Il cavallino si
mise a succhiare il latte prezioso per la sua
sopravvivenza. Poi corse da lei e strofinò il
suo musetto contento tra le manine della bambina. Da
quel giorno appena poteva andava dal cavallino, lo
vedeva crescere, fare progressi.
- Le permisero di
chiamarlo come lei: Robertino fu tanto felice di
quell'amico sincero che poi poté cavalcare fare
assieme molte corse. Non ebbe più paura e il
suo papà glielo regalò! Il fatto era che
il cavallino era vivo, non di plastica.
- GIORGINO
E IL CERBIATTO
Come tutte
le mattine, nei giorni di vacanza, Giorgino e il suo
cagnolino, di nome Fido, uscivano per una passeggiata,
in paese o lungo il sentiero del bosco. Quella mattina
si allontanarono dal paese e si inoltrarono nel folto
bosco. La montagna era maestosa e inaccessibile, molto
misteriosa.
- In mezzo al bosco,
il cagnolino correva, si allontanava, poi lo
aspettava.
- Quando c'erano
animaletti strani abbaiava. Quel giorno il bosco era
veramente splendido: era già autunno e i colori
facevano incantare. Tutti gli alberi avevano un nuovo
vestito, i larici erano gialli, i castagni rossicci,
gli aceri verdi con sfumature ruggini e una luce
filtrava a illuminare questa meraviglia. Un pittore
anche bravo non sarebbe in grado di fare uguale. Ad un
certo punto, tra l'erba videro un cerbiatto, se ne
stava tutto spaurito, disorientato, Giorgino si
nascose e fece cenno al cagnolino di stare
zitto.
- Il piccolo cervo si
tranquillizzò andò a pascolare tra
l'erbetta, mangiando molti prodotti degli alberi
amici: castagne, pinoli, semi e anche funghi. Giorgino
teneva in tasca delle caramelle, che spesso la mamma
gli regalava e pensò di buttarle al
cerbiatto.
- Con gran meraviglia
del bambino le succhiò e se ne
andò.
- Così il
bambino, appena gli era possibile, con il suo Fido
andava nel bosco con caramelle e ogni tipo di semi,
erano ormai amici inseparabili, spesso tutti e tre
correvano e facevano lunghe passeggiate, fino a
tardi.
- Purtroppo l'inverno
arrivò con tanto freddo e neve, così le
passeggiate si interruppero.
- Non potendo
più uscire il bambino sognava le scampagnate,
le belle ore serene passate.
- Era triste
perché non vedeva più il suo caro amico,
che sembrava sparito.
- Lui però lo
cercò, anche calpestando la neve, e scivolando
sul ghiaccio, nel bosco gli alberi erano tutti spogli
e tristi. Metteva le caramelle sulla neve, a cui
rinunciava volentieri, nella speranza che il cervo
arrivasse, ma niente! Sconsolato si disse che forse al
suo amico era accaduto qualcosa di brutto o si era
ammalato.
- Però
cercò, ancora, ancora! Ogni volta che poteva,
dopo aver fatto i compiti, in modo che nessuno lo
potesse fermare.
- Si addentrava
sempre di più in montagna, sempre più in
alto, dove le cime sembrano toccare il cielo. Un
giorno lassù tra le rocce, qualcosa si mosse,
guardò meglio, vide due occhi grandi e neri,
che lo fissavano da lontano.
- La gioia fu tanta,
non poteva raggiungerlo, perché c'era troppa
distanza, era troppo pericoloso, si poteva scivolare,
in un burrone. Si salutarono da lontano e tornò
a casa contento, sapeva che il suo amico era
lassù.
- Con la bella
stagione si sarebbero ritrovati tutti e tre, lui, il
cagnolino e il cerbiatto.
- STORIELLA
DI STEFANO E L'ASINELLO
Nella stalla
di nonno Antonio c'erano un asinello e due mucche che
erano tranquille, non facevano paura. Stefano le
accarezzava e le accompagnava tra i campi, quando
dovevano arare, o teneva lo spago che il nonno gli
porgeva, perché non scappassero.
- Anche l'asinello
andava spesso in campagna con il nonno, tirava un
carrettino, che loro riempivano di ortaggi e di
frutta. Stefano si divertiva molto, seduto alla guida,
teneva le redini e l'animaletto andava tranquillo per
il sentiero, fino alla stalla.
- Il giorno stabilito
si andava al mercato, cercando di vendere tutto. A
sera, quando erano a tavola, contavano i soldini e lui
prendeva la mancia. Era una piccola paghetta, che a
quei tempi veniva detta ricompensa. Stefano i giorni
di festa, dopo la messa in compagnia degli amici di
scuola, si comperava i dolciumi; il gelato era il suo
preferito.
- Aveva un fratello
più grande, che studiava alle superiori; era
una gran cosa per quei tempi, ed era pure molto bravo,
ci metteva impegno. La sua famiglia non aveva
però molte agiatezze.
- Vivevano di tutto
quel che dava il campetto, l'orto e la stalla. Il
nonno per aiutare il nipote vendette l'asinello! Il
carrettino rimase così abbandonato sotto il
portico e Stefano capì quel giorno cosa
significa perdere un amico.
- Il nonno per farlo
contento, alla fine dell'anno scolastico gli
regalò una bicicletta, bianca e azzurra. Si
sforzò tanto per riuscire a stare in equilibrio
sulla bicicletta che un bel giorno riuscì a
correre. Andò dovunque gli sembrava di sentire
un nitrito, tornava a casa esausto, ma non cedette,
visitò tutte le fattorie intorno, e finalmente
lo trovò. Si guardarono, buttò la bici,
andò ad abbracciare il suo caro
asinello.
- Per fortuna era
abbastanza vicina la fattoria e i padroni erano loro
amici.
- Così appena
poteva correva da lui e insieme andavano felici per i
campi e le vigne!
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