- Prologo
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- A tutti i lettori
voglio dare una speranza: a chi ce l'ha già
bene, a chi non ce l'ha ancora, meglio! Voglio dire a
tutti i lettori che se un animalino apparentemente
emarginato dalle grandi attività del mondo
può scoprire le sue immense potenzialità
attraverso lo studio del sé, figuriamoci
qualunque uomo dotato di intelligenza e dotato anche
lui, come la protagonista della storia, dell'essenza
dentro di sé. Figuriamoci come non possa egli
raggiungere vette altissime di pensiero e
spiritualità senza per questo offendere
nessuno, senza per questo peccare di presunzione verso
Dio e l'umanità, senza per questo sentirsi
padrone del mondo. Anzi con questa meta raggiunta
l'uomo può dire di avere realmente toccato il
cielo perché si è avvicinato a Dio e
alla sua immagine, alla vera essenza di sé e
delle cose e deve usare questo esito, deve usare
ciò che ha raggiunto, per il bene suo e degli
altri. La lumaca è un piccolo animale mite e
quindi non danneggerà mai nessuno e vi prego di
ricordare che anche dentro un guscio di lumaca
può esserci una perla. La perla è dentro
ogni uomo, è dentro ogni creatura soltanto che
a volte l'animale riesce a raggiungerla istintivamente
perché portato a questo. L'uomo non ha mai
tempo per la ricerca e tutta la vita si tiene dentro
una perla sciupandola così senza mai conoscerla
e riconoscerla. E in più molti la notano, la
conoscono, ma non riescono a rapportarsi con
l'individuo in quanto si rapportano con la perla
dentro di lui e di conseguenza ne hanno grandi
delusioni perché non conoscendola lui vive con
il suo carattere. Questo libro racconta una storia,
per questo ho pensato sia bene non dividerlo in
capitoli. Il capitolo serve ai testi, un testo
può essere diviso in capitoli anche
perché spesso tratta diversi argomenti, ma non
è così per una cosa che nasce, continua,
si sviluppa e cresce, altrimenti viene frammentata ed
è come se dividessi l'esperienza di questa
storia. Non ho diviso il libro in capitoli per non
staccare neanche un minuto l'attenzione
dall'esperienza che viene vissuta.Nel contesto della
storia i vari punti esprimono le sue fasi: i puntini
quando si avvia, il punto interrogativo quando cerca,
il punto esclamativo quando ha trovato. Sono le fasi
della ricerca: dubbio, domanda,
felicità.
-
-
- C'era
una volta...
- "Sui rami di un
faggio del tempo che fu, che è, che
sarà, il gufo saggio ha vissuto, vive,
vivrà".
- Il vento, passando
e ripassando giorno dopo giorno, stagione dopo
stagione, tra i rami e le foglie, sussurra, racconta,
a volte urla, quasi con rabbia, strane storie vicine e
lontane. Il gufo saggio è l'orecchio che
attento le ascolta, è la voce che ne parla a
chi vuole e a chi sa stare ad ascoltare.
- Esistono le alte
montagne, i vasti oceani, le pianure, i deserti e le
foreste: grandi e maestose opere della
natura.
- Esistono i ponti, i
monumenti, le cattedrali, i palazzi, le dighe: grandi
e superbe opere dell'uomo.
- Esistono le grandi
storie epiche che narrano di eroi cavalieri, narrano
di re, regine e principesse bellissime, narrano di
maghi, streghe e draghi: storie fantastiche fuori dal
tempo, di paesi e reami inesistenti.
- Esistono piccole
storie, di piccoli mondi, fatti di piccole cose, di
creature piccine piccine che compiono piccole gesta
nella quotidianità della loro normale
esistenza. Ed è una di queste piccole storie
che oggi il gufo con voce lenta e grave inizia a
raccontare a chi vuole e sa stare ad ascoltare: ha
orecchi per sentire, ha occhi per vedere. Il gufo, in
verità, da molti viene considerato in un modo
particolare, cioè si dice: «Ha
Gufato!» per dire che qualcuno porta male, ma in
realtà ha detto la verità. "Guardate
sotto il grande, ce ne sono proprio tante, forse sono
un po' piccine ma vive, attive e birichine". Se
osservate attentamente al di sotto del piano dove
hanno sede le grandi attività del mondo, tra i
fili d'erba e i rametti vedrete fervere mille
attività, un popolo di minuscole creature
viventi impegnate nel fare quotidiano dell'essere:
camminare, costruire, lavorare, nutrirsi, procreare,
nascere, vivere e morire. Shhh! Vi prego tacete, vi
prego fer-matevi: è nel silenzio che si
può sentire, è nell'immobilità
che si può esplorare. Stare fermi, in silenzio,
con gli occhi chiusi e sentire e vedere perfettamente,
buffo no? In un mondo come il nostro dove tutti fanno
troppo di tutto e anche di più, dove bisogna
essere attivi all'ennesima potenza per poter essere,
il saggio lancia questo strano messaggio: "Stare
immobile in silenzio per cogliere la bellezza e le
immagini che ci sono dentro e fuori di noi". Troviamo
il tempo per farlo, questo benedetto tempo che non ci
basta mai. "Troviamo il tempo, come recita una ballata
irlandese di antico sapore e di antica saggezza, che
riaffiora verso dopo verso alla mia mente se la
memoria non mi inganna". Il nostro gufo è ormai
molto in là negli anni ed è per questo
che è anche molto saggio perché: "Gli
anziani tengono tra le mani il filo misterioso che
unisce le generazioni: hanno già attraversato
il fiume della vita, sono quindi la memoria di
ciò, di questo passaggio". Questa ballata
irlandese recita più o meno cosi:
- Trova il
tempo per riflettere, è la fonte della
forza.
- Trova il
tempo per giocare, è il segreto della
giovinezza.
- Trova il
tempo di leggere, è la base del
sapere.
- Trova il
tempo di essere gentile, è la strada della
felicità.
- Trova il
tempo di sognare, è il sentiero che porta
alle stelle.
- Trova il
tempo di amare, è la gioia di
vivere.
- Trova il
tempo di essere contento, è la musica
dell'anima.
-
- Ecco ora sì,
così e solo così potrete vedere e
sentire questa piccola storia... dietro un cespo di
insalata ecco spunta una lumaca: "Dolce è la
foglia, lunga è la via, voi mangiate la vostra
che io mangio la mia". Trattasi di norma filosofica
assolutamente basilare nella vita delle lumache,
perché come avrete assolutamente compreso
è la storia di una lumaca che vi vengo a
raccontare e come ogni storia degna di questo nome
comincia con: "C'era una volta una lumaca...". La
lumaca nacque in una notte calda di tarda primavera,
da un ovetto piccino ma ben fatto e ben nutrito e
Fiona fu chiamata. In verità non era una
neonata bellissima, però aveva tutte le cosine
giuste al posto giusto secondo la sua specie e
soprattutto era viva, una piccola e meravigliosa
creatura, unica e irripetibile come ogni creatura
vivente. "Nell'universo nulla di uguale si ripete mai,
possono esserci individui o situazioni simili ma mai
ìdentiche" disse il saggio. Vive la piccola
lumaca Fiona, così come ogni cucciolo che si
affaccia alla vita fa, seguendo l'istinto primordiale
e innato in ogni creatura vivente: con naturalezza,
assaporando e gustando ogni istante, senza porsi
inutili domande sui come e sui perchè. Vive
felice la piccola lumaca, felice di tutte le piccole
cose che il suo piccolo mondo le offre, felice di
essere parte integrante di tutto ciò. I suoi
piccoli occhi innocenti vedono l'Eden, in cui ogni
giorno avvengono autentici miracoli e in cui, giorno
dopo giorno, si ripetono. La lumaca è ancora
così piccina, ha appena spalancato gli occhi
sul mondo quindi ogni cosa nuova che vede, che sente,
che scopre, è per lei fonte di impensabile
stupore e meraviglia. Osserva, scruta, curiosa di
scoprire, di sapere, di capire, e il suo piccolo cuore
canta inni gioiosi alla vita: per il sole che la
sveglia ogni mattina, per ogni tenera fogliolina che
la mitre, per ogni goccia di rugiada che la lava e la
disseta e ogni fiore che apre la corolla offre il suo
colore e profumo anche a lei. Nel suo piccolo mondo
c'è tutto ciò di cui ha bisogno e che
potrebbe mai desiderare, c'è la magia della
vita. Chi sia o cosa sia che fa muovere e avvenire
tutto ciò non le importa più di tanto,
l'importante è che si muova, che avvenga.
Così ogni luogo può essere ed è
un posto speciale, un piccolo angolo di paradiso;
anche lì, esattamente dove sei ora, basta solo
colorarlo con le luci magiche della fantasia. La
piccola lumaca sulle ali della sua fantasia compie
lunghi voli colorati che la portano di volta in volta
in luoghi fantastici che solo lei può vedere,
sentire, vivere e che solo così è in
grado di raggiungere, senza fare troppa fa-tica e
senza spendere nulla. Le basta chiudere gli occhi e
dentro di lei sì spalanca un mondo magico dove
la lumaca bambina vive mille avventure. E se per
alcuni, ciò significa essere una piccola
sognatri-ce, un'illusa, cosa così poco
produttiva e di moda, alla piccola lumaca non importa
perché solo così si sente felice:
potendo esplorare lo splendido infinito universo che
è dentro di sé. Ogni piccolo cucciolo
sente istintivamente che nella vita c'è magia.
Nella vita di ognuno di noi c'è bisogno di
magia, ma di magia vera, non dì quella presunta
che ti vendono a caro prezzo i finti maghi: la magia
vera non costa nulla. Ogni piccolo cucciolo lo sa,
sente istintivamente cosa e come fare per essere e per
essere felice. Guarda e vede la vera essenza delle
cose, vede il creato con gli occhi del cuore e si
sente un tutt'u-no con esso. "Le cose belle del mondo
sono tali e tante e le voglio vedere tutte quante!".
Sono i bambini che scoprono tutto e non gli adulti,
perché i bambini hanno il tempo e l'innocenza
per farlo. Così vive la piccola lumaca Fiona e
a mano a mano che scopre la bellezza delle piccole
cose sembra essere sempre più vicina a una
scoperta superiore. Tra le piccole cose, c'è il
gioco delle ombre per i cuccioli: un bambino che si
vede proiettato sul muro fa una scoperta...
così la lumaca un giorno per caso: «Oggi
il sole mi è stato amico, strisciavo fra
l'erba, vicino a un muro e ho visto una figura simile
alla mia, solo che lei era trasparente e mi sono
chiesta: ma che cos'è? Una larva o uno scherzo?
E poi ho scoperto che ero io e quindi ho scoperto che
non ero sola in questo mondo, perché c'era
un'altra parte di me che mi accompagnava sempre, ma
che io non riuscivo a vedere sempre, chissà
perché? Riuscivo a vederla soltanto con
l'aiu-to della luce del sole. Allora mi sono detta
perché non mi succede con la luna? Forse
perché la luna ha il compito di fare
addormentare i bambini e i cuccioli, non di farli
giocare, allora la luna non ti crea nessuna immagine
con cui tu possa sbizzarrirti. Sai penso che lei la
luna è un po' come la mamma, ti accompagna a
letto; il sole è come papà ti fa alzare
alla mattina per muoverti. Le stelle invece sono
sorelle, anch'io sai sono una stellina, fatta diversa,
collocata diversa, ma sono una stella. Quindi sono le
mie sorelle e di notte mi fanno compagnia. E anche
loro di notte vanno a letto con la mamma che è
la luna, però le stelle, anche quando dormono,
hanno gli occhi aperti ed è per quello che di
notte brillano nel cielo scuro». Così
vedono il creato gli occhi innocenti di una creatura
innocente, osservò il saggio che tutto vedeva,
che tutto capiva.
- E la lumaca vive:
dorme e si sveglia, si muove e riposa. Vive: si nutre
e cresce, sente e pensa. Vive: sogna e ama, soffre e
gioisce. Vive, seguendo i ritmi lenti e ineluttabili
della sua natura... ma la lumaca Fiona così
facendo vive o sopravvive? Questo dubbio strisciante
si insinua lentamente, per una lumaca non può
essere che così, giorno dopo giorno inesorabile
nella testolina della nostra lumaca, turbandole e
guastandole un poco la vita e il rapporto con se
stessa e con gli altri.
- Il saggio vide la
piccola lumaca che si stava perdendo e così le
parlò: «Te ne prego, ascolta la mia voce
che parla dentro di te, mia piccola amica; vedi, non
esiste sopravvivere, certo alcuni che non vivono a
livello emozionale profondo e la vita sembra
scivolargli addosso credono e sembrano di
sopravvivere, di tirare avanti così
perché devono e non perché amano la
vita. Ma vivono è questo il guaio che manca
loro la consapevolezza di vivere. Sì,
perché nessuno sopravvive, sopravvive alla
morte se è in pericolo, altrimenti vive. Non si
sopravvive alla vita, si sopravvive alla morte. Quindi
l'unica cosa che fa la differenza è... »
Ma la lumaca non udì il saggio, allora il
saggio la chiamò più forte, sempre
più forte, ma la lumaca non udì la voce
della saggezza antica, perché più forte
ancora era il vociare confuso e assordante dei
pensieri nella sua mente che sempre più
l'allontanava dal pensiero bambino.
-
-
- C'era una volta una
lumaca disperata per non essere amata. Così per
non sentirsi diversa dagli altri, emarginata o per
piacere agli altri, cambia quella che è la sua
vera natura, quindi la lumaca si costruisce un guscio
finto facendo ben attenzione a non commettere errori.
Esalta il più possibile sia dentro di sé
che esteriormente le cose che pensa risultino gradite,
quindi buone, e nasconde con opportune tecniche gli
aspetti che non piacciono agli altri, da considerare
quindi brutti e spiacevoli. Così pazientemente
ricostruita uguale a loro, si sente sicura di essere
parte integrante del gruppo, quindi di essere. Si
sente sicura come chi ha attaccato dei bei quadri
sulle pareti, nei punti dove le muffe li hanno
danneggiati, per nasconderne le macchie. Chi osserva
vede il bel quadro, non la macchia che vi è
dietro. Lumaca Fiona è tranquilla, solo chi ha
attaccato il quadro sa perché è stato
attaccato proprio lì e cosa c'è dietro.
Ammonisce il saggio: «Attenta mia incauta lumaca,
anche colui che ha la perspicacia di sollevare o
spostare il quadro può capire. Ma soprattutto
lo sai tu che, così costruendoti un guscio
finto, finisci per portarti un peso sulle spalle,
senza capire che il guscio l'avevi già ed era
abbastanza quello che avevi. » Reggere questa
struttura diventa infatti per lumaca Fiona, ogni
giorno che passa, sempre più difficile e le
costa grande fatica. Inoltre questo sforzo enorme
comincia ad apparirle vano perché non vive poi
così bene come credeva. La costrizione che
questa struttura bella, ma finta, esercita sulla vera
se stessa le divie-ne via via sempre più
intollerabile: preme, comprime sempre più,
sempre più la schiaccia, la soffoca. Mentre
quella visione di sé come un soffio impetuoso
spegne la fiamma della vita: tutto quello che la
lumaca era e doveva essere per essere lumaca in
quell'istante morì, finché il buio
l'avvolse. «No, no» urla la lumaca,
«io, sono io.» Come spesso accade quando si
tocca il fondo, l'istinto di sopravvivenza ha il
sopravvento sulle forze oscure che tentano di
annientare la scintilla vitale. Allora la lumaca
spaventata, tutta tremolante si richiude in se stessa,
nel suo piccolo guscio, cercando protezione da quel
mondo esterno che la fa tanto soffrire e dove si sente
ancora più piccola e indifesa, in balia di
forze ed eventi oscuri che non capisce. Rintanata
lì al buio, dentro al suo guscio, trova in
sé la forza necessaria per guardarsi dentro.
Guarda e là in fondo al tunnel scuro dove si
è andata a cacciare con le sue paure, nel buio
che ormai l'avvolge, intravede una luce e la piccola
lumaca ha un sussulto vitale. In verità
è solo una piccola fiammella, ma seppure ancora
lontana da essa, ne sente la forza, l'attrazione che
la spinge ad andare verso quella luce che ancora non
riconosce. La lumaca ha un po' di paura, come verso
tutte quelle cose che non si conoscono, quindi non sai
cosa ti aspetta, avanza, titubante ma sente in cuor
suo che non deve averne paura, che è cosa buona
e la sua salvezza inizia da lì. Protegge con
cura quell'unica fiammella rimastale, perché
nessun soffio malevolo possa mai spegnerla. Immersa
nella luce che splende nel suo cuore, comincia a
rinascere. "Certo è proprio una strana cosa che
in questo tunnel buio e vuoto sia avvenuto l'incontro
con la luce: il primo timido approccio con la vera me
stessa." Ora lumaca Fiona vive la sua adolescenza in
un alternarsi di forti emozioni, come su un'altalena
in bilico: su e giù, giù e su. La lumaca
vive la sua adolescenza con delle punte di panico, ma
in realtà non sa perché. Il panico
glielo hanno trasmesso gli adulti e lei continua ad
avere dei picchi di felicità immotivata come
prima e si rende conto in questo modo che gli adulti
non è che hanno capito tutto della vita, ma
forse sono un po' da compatire e le fanno un po' pena
in quanto han-no archiviato dentro di loro l'ebbrezza
dell'adolescenza: il passare da essere bambini a
essere adulti conservando tutto ciò, senza
vergognarsene e arricchendolo con la consapevolezza
dell'essere, del fare e l'esperienza della vita. Ed
ecco che la lumaca è pronta ad affrontare una
nuova maturità con la consapevolezza degli
adulti che la circondano e, al contempo, con la
consapevolezza che rimane dentro a ognuno il seme
della gioia adolescenziale. Ora si sente emarginata
dal gruppo perché non capiscono quello che lei
capisce e sente allora che lei non vuole regalare
niente a nessuno perché sa che fa il lo-ro bene
e loro debbono arrivarci da soli, arrangiandosi come
ci è arrivata lei. Non bisogna mai regalare le
proprie esperienze, inoltre se lo si fa spesso si
riceve solo ingratitudine e a volte invidia, e poi
quello che è bene per lumaca Fiona, non lo
è per lumaca Pritt o per coccinella Bea. Quello
che si può dare è l'esempio di
sé, ma ognuno deve trovarlo da solo il suo
bene.
- Riassume e
chiarisce per tutti il saggio: «Dapprima la
lumaca non ancora consapevole di avere dentro una
perla, chiaramente va in crisi, rapportandosi al
gruppo che è diverso da lei e che la fa sentire
emarginata e che anche la minimizza, facendola sentire
una nullità e quindi non la considera proprio
di nessun valore. Ma a un certo punto subentra la
salvezza, ode dentro di sé la voce che se lo
vuole salva ognuno: come un arcobaleno dopo la
pioggia, come un raggio di sole che si infiltra tra
dei muri bui, come un gioco di vento che rompe l'afa,
qualcosa che da sollievo, che rinfranca. La voce
dell'antica saggezza le dice: "Guarda dentro di te,
mia dolce amica, troverai tutto ciò che sembra
ti manchi". »
- «Caro
saggio» invero si vergogna un po' della sua
ignoranza lumaca Fiona, «capirti mi è
difficile, è troppo grande ciò che dici
per una creatura piccola come me. Ma qualcosa penso di
avere capito: che non sono poi così male e devo
avere fiducia in me stessa, in ciò che sento e
che sono.» Il saggio sorride dolcemente alla
piccola creatura dal cuore grande, allarga le braccia
ad accoglierla: «Sì, è così,
così è.» Allora lei esulta, gioca,
striscia fra le erbe più alte, ride forte e
impara a cantare la canzone della vita. Ecco che ora
la lumaca, che non ha ancora capito fino in fondo il
messaggio, ha trovato la sua musica e ora sì
che il gruppo, non più nemico, non più
ostile, non la emargina, perché lei sa di
vivere. Questo è sufficiente. Sì, alla
lumaca adolescente questo può bastare a
recuperare la sicurezza necessaria per sperimentare
simpatiche peripezie nello strano e affascinante gioco
della vita. Peripezie che però non sono fuori
di lei, perché tutte avvengono dentro se
stessa. Lumaca Fiona si trova come su di un trapezio
in un circo: il salto può essere fatto bene o
fatto male, ma a differenza del trapezio lei ha una
solidissima rete che la sosterrà nelle cadute.
Quindi comincia a lanciarsi perché ha capito,
sa che avendo dentro tutto quello che occorre non
potrà succederle niente di grave, nulla che lei
non sia in grado di affrontare. E così si
lancia di trapezio in trapezio, cioè da scoglio
a scoglio della vita e quando si volta indietro il
gruppo è ancora lontano, è rimasto fermo
là, nella paura di esistere. Ecco che lei
comincia a diventare consapevole della sua forza e
quando si è consapevoli della forza interiore
la vita non fa più paura. La paura è
l'unico grande pericolo della vita.
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