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- Amica
poesia
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- Vieni, per una volta usciremo
dal seminato.
- Abbandonati i consueti campi di
grano
- e il verde intenso
dell'ulivo
- che ombreggia la generosa
vite,
- penetrati furtivamente nel
regno dell'irreale,
- vedremo finalmente prendere
forma
- tutti i nostri sogni sinora
proibiti
- e alle magiche note
dell'illusione
- daremo fiato a canti
spensierati.
- Ci inebrieremo fino alle
ossa
- di tutto l'agognato che da
sempre ci sfugge
- e scioglieremo il mistero e le
ombre
- che ci affliggono
l'anima;
- vivremo fuori dal
tempo
- la magica
avventura
- e armati delle ali di
Icaro
- sorvoleremo paesaggi
incontaminati
- finché i raggi infuocati
della realtà
- scioglieranno la cera
dell'illusione
- e noi, ripiombati fra gli
incubi di sempre,
- schiavi d'amore e succubi dei
sensi,
- tenteremo ancora le catene con
il tuo grido,
- mentre l'anima
ferita,
- alla tua voce che sale
all'infinito
- si inebrierà di dolce
melodia.
- Fra i sapori brucianti della
vita,
- solo tu, ancora, mi sarai di
conforto,
- amica
poesia.
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La Creazione
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- Quando il mondo-universo era nel caos,
- avvolto da tenebre di morte
- il Buon Dio, in un atto del Suo Amore,
- diede luce e ordine al creato
- e a ogni cosa creata, la sua sorte.
- Donò stelle alla notte
- e al giorno il sole,
- all'acqua spazi immensi
- e i suoi confini
- e alla terra, feconda d'ogni bene,
- donò flora e fauna
- e un ruotare di giorni e di stagioni
- con un moto costante e senza fine.
- E il tutto, in armonia col suo
Creatore.
- Poi creò l'uomo
- con le sue rose e le sue spine
- e gli donò una patria
- dentro cui sognare;
- mentre dal nulla
- già si svegliava il tempo
- a tremare sul destino delle cose.
- La vita, che fremeva,
- esplose in ogni forma
- e la terra diventò un giardino
- dove l'uomo versava il suo sudore,
- e cresceva con il proprio dolore
- sotto i colpi vibrati dai Caino.
- Così, per secoli e millenni,
- sotto lo sguardo vigile di Dio
- e fino a che ogni cosa
- tornerà al Suo Amore.
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- Autunno
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- L'ineluttabile scorrere del tempo
- Mieti minuti, ore, giorni.
- Come abiti nuovi da indossare
- i mesi si susseguono ai mesi,
- mutando, inesorabili, l'aspetto delle
cose.
- Le stagioni, come settori di un
cerchio,
- nel mirabile equilibrio del creato,
- passano e si ripetono sempre uguali
- con un moto rotatorio all'infinito.
- Da un pezzo, anche l'Estate
- ha smesso il suo impeccabile abito di
lino
- e sgravati gli onusti rami
- di molti sapidi frutti,
- ha ceduto il passo all'abito pesante
- e al maglione di lana.
- Inverno e Primavera sono là,
- in paziente attesa.
- Ora, sul roggio del sole occiduo,
- ombre di cupe nubi presagiscono
tempesta,
- la tristezza delle piogge sul pacciame
- che recita il suo ultimo atto
- alle stagioni.
- L'Autunno si diverte
- a spogliare i rami del Platano e del
Pioppo,
- gioca col dolore delle cose
- che non sanno di poter rivivere,
- di appartenere ad altre primavere,
- e col suo rabido ventare da Ponente
- passa fischiando
- fra le braccia nude dell'Olmo
- il suo canto di morte apparente.
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-
- Si ribellano
-
- Le stanche membra
- si ribellano;
- lentamente trascino
- fino alle porte del silenzio
- questo corpo.
- Ho cresciuto il mio cuore
- fra le cose della terra,
- ma ora il mio sguardo
- trafigge la nebbia
- degli oceani,
- fino a dove
- acqua e cielo si fondono
- e ti lasciano
- con quel senso di fine
- e d'infinito.
- Lì, sarò solo
- davanti alla mia anima,
- a scrutare me stesso,
- a cercare una ragione
- a discolpa del fango
- in cui mi nutro.
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- Solitudine
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- Nutrito di alberi e di foglie,
- di rugiada, di greto
- e di acque chete,
- di secolari pioppi
- e musiche d'uccelli,
- ora mi appresto
- a tornare alla terra;
- a confluire in rivoli
- di attesa,
- come bocci che attendono
- i germogli.
- Chissà se nascerò
- un'altra volta,
- in altri mondi
- o ad altra solitudine.
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-
- Amica poesia
-
- Vieni, per una volta usciremo dal
seminato.
- Abbandonati i consueti campi di grano
- e il verde intenso dell'ulivo
- che ombreggia la generosa vite,
- penetrati furtivamente nel regno
dell'irreale,
- vedremo finalmente prendere forma
- tutti i nostri sogni sinora proibiti
- e alle magiche note dell'illusione
- daremo fiato a canti spensierati.
- Ci inebrieremo fino alle ossa
- di tutto l'agognato che da sempre ci
sfugge
- e scioglieremo il mistero e le ombre
- che ci affliggono l'anima;
- vivremo fuori dal tempo
- la magica avventura
- e armati delle ali di Icaro
- sorvoleremo paesaggi incontaminati
- finché i raggi infuocati della
realtà
- scioglieranno la cera dell'illusione
- e noi, ripiombati fra gli incubi di
sempre,
- schiavi d'amore e succubi dei sensi,
- tenteremo ancora le catene con il tuo
grido,
- mentre l'anima ferita,
- alla tua voce che sale all'infinito
- si inebrierà di dolce melodia.
- Fra i sapori brucianti della vita,
- solo tu, ancora, mi sarai di conforto,
- amica poesia.
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