Rivista Club degli autori n° 141-142-143
Maggio-Giugno-Luglio 2004
 
 
Letteratura Sudamericana: Paolo Coelho - Sogno e leggenda di uno scrittore mistico e inquieto

di Alessandra Crabbia


Il primo libro di Paulo Coelho uscì quando lo scrittore compiva quarant'anni: "El peregrino de Compostela", (Diario di un mago).
Tra torture interiori, esperienze estreme come il carcere, la droga e il manicomio, amori falliti, e fatali crisi di auto-distruzione, Coelho aveva desiderato ardentemente fin da bambino di essere uno scrittore, ma le circostanze avverse della vita, e la sua indole di genio ribelle, gli avevano riservato un successo tardivo. E ciò viene espresso con grande incisività in una frase di uno dei suoi libri più famosi, "L'alchimista": «Realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. Tutto è una cosa sola. E quando tu desideri qualcosa, tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio». Ed è ben vero, se consideriamo che Coelho è attualmente uno degli scrittori più famosi della nostra tormentata epoca, uno dei più tradotti, un ammaliatore di milioni di lettori che hanno trovato nei suoi scritti la risposta spirituale e l'afflato mistico che rispondano alle inquietudini dell'uomo moderno, attanagliato a volte da una dimensione esistenziale snaturata e violenta. Coelho è nato a Rio de Janeiro, il 24 agosto 1947, da una famiglia rigida e tradizionalista, appartenente alla borghesia puritana di vecchia data della città. Frequenta la scuola dei gesuiti, sottoposto a una ferrea disciplina che però lo allontana decisamente dal cattolicesimo. Accanito lettore, esaltato declamatore, amante del teatro classico, viene scoraggiato e punito per tale impeto creativo e passionale dalla famiglia e dalla scuola. Questa continua repressione delle sue energie più solari e geniali, esplode in una rabbia incontrollata.
I genitori lo rinchiudono allora in manicomio, nella Casa de Salud del Doctor Erias, a Rio. A questo ricovero forzato ne segue un secondo, nel quale subisce elettroshock e cure farmacologiche devastanti. Dopo un mese riesce a fuggire dall'ospedale e come un clochard dorme per strada e suona la chitarra per procurarsi da mangiare. Stremato dagli stenti, torna a casa, comincia a lavorare in teatro, ma i genitori di nuovo lo rinchiudono in manicomio, da cui fugge. Rientrato in casa, in un terribile attacco d'ira, distrugge tutti gli oggetti che gli capitano sotto mano. Subito dopo, come scriverà poi in "Veronica decide di morire", comprende i due aspetti sperimentati nella sua "pazzia": la violenta imposizione esterna della famiglia, che non accetta la sua diversità, e quella sua interna, che cerca nella follia di sottrarsi alle responsabilità concrete e logistiche della vita quotidiana.
Questo libro uscirà solo nel 1998, e narra la catarsi dell'amore tra Veronica, ossessionata dal suicidio, e Eduard, un giovane pittore schizofrenico. Il libro è ambientato a Lubiana, in un manicomio di regime, nel quale i diversi vengono rinchiusi perché tolgono forza alla dittatura costituita. Ma è proprio il miracolo dell'amore che salverà i protagonisti e li consacrerà in una leggenda quasi ieratica.
L'enorme successo del libro fu una sorpresa incredibile per Paulo, che ricevette centinaia di lettere di ringraziamento da lettori che avevano trovato in questo romanzo la speranza di uscire dal buio delle loro torture interiori e psicologiche. In Brasile, dopo l'uscita di "Veronica decide di morire" si discusse una legge in parlamento che diede un freno agli internamenti forzati. Ma torniamo agli anni '60 '70, quando la rivoluzione giovanile e il movimento hippy crearono una "controcultura" che contestava i valori patriarcali, capitalistici e obsoleti dell'epoca. L'eco che si propagò in America Latina e soprattutto in Brasile fu poderoso: proprio in quegli anni i regimi dittatoriali stavano rafforzando il loro sciagurato potere.
In Brasile, vessato da una feroce dittatura militare, nacque una generazione di artisti ribelli, anticonformisti, che attaccavano il regime con una creatività letteraria, pittorica, teatrale e cinematografica davvero prodigiosa. Tra questi intellettuali alternativi c'era naturalmente il nostro Paulo Coelho. La ricerca sessantottina non escluse le droghe e la vita border-line, ma ricercò anche, in un corale inno all'anima della natura, tutte le voci nascoste dell'esoterismo e del misticismo. È in questo periodo che Paulo trova la libertà: si unisce a una "comune" hippy e si guadagna da vivere facendo teatro.
Il suo spirito si espande, la sua mente ritrova indipendenza, e Coelho studia le dottrine orientali e l'alchimia esoterica, passione che lo accompagna per tutta la vita. Dopo un viaggio negli Stati Uniti, fonda la rivista underground "2001", che lo porta a conoscere colui che l'avrebbe salvato dalla povertà e dalla precarietà delle sue misere condizioni, il musicista Raul Seixas. Paulo Coelho scrive i testi delle sue canzoni, mistici e provocatori, ed è il successo: con i diritti d'autore guadagna moltissimo. La famiglia si riconcilia con lui, anche se l'amarezza dello scrittore è constatare che solo la fama e il denaro hanno convinto i genitori del suo valore. Forse per questa triste consapevolezza, Paulo ha un periodo di regressione e disagio: perde la rotta e si affilia alla società segreta "Sociedad Alternativa", che pratica stregoneria e magia nera. Ne fugge poi terribilmente spaventato. Ma la sua depressione aumenta: cerca nelle droghe e negli allucinogeni quel mondo interiore pieno di bellezza e pace che non riesce a trovare nella realtà. Stremato e tradito nel corpo e nell'anima, riesce poi a liberarsene con molta fatica, ma questa esperienza gli servirà negli anni della maturità a impegnarsi in una lotta contro l'abuso delle droghe, monito per le nuove generazioni.
Coelho conosce il carcere duro. La prima volta viene arrestato per una serie di vignette caricaturali che mettevano in ridicolo la dittatura e il potere costituito, la seconda volta per un errore di persona: viene scambiato per un rapinatore, ma resta in carcere finché questi non viene acciuffato. Il terzo arresto avviene per alcune incaute dichiarazioni pubbliche contro la dittatura brasiliana. Il quarto e più terribile è quello che più ha segnato lo scrittore: viene fermato mentre guida l'auto da un gruppo di militari, sequestrato e portato in una località segreta dove viene bastonato e torturato. Il potere lo teme. Lo scrittore hippy, mistico e un pò sognatore, sta diventando un simbolo pericoloso, perché la sua consapevolezza, la sua lucidità e il suo coraggio iniziano a diventare mitici e leggendari. Dopo questa crudele esperienza, Paulo inizia i suoi viaggi in Europa, e qui, in una folgorazione, si riavvicina al concetto di compassione cristiana, e decide di intraprendere quel fatidico pellegrinaggio a Santiago, alla ricerca della sua identità spirituale autentica.
Nell'86 compie il Cammino di Santiago, e apprende le tre verità che lo illumineranno: è necessario avere un ideale e portarlo avanti con coraggio inaudito; bisogna liberarsi dai falsi bisogni come di scomode e pesanti zavorre; si deve apprendere la vita dalla gente semplice e dalla sua voce genuina. Il cammino spirituale non sta nella ricerca intellettuale di pochi prescelti, ma nella storia comune di ogni uomo, nella semplicità che sgorga da un cuore pulito e misericordioso.
E come già si disse all'inizio, da tale viaggio nacque il suo primo romanzo, "El peregrino de Compostela". In esso si narra di questo percorso, che dalla città francese di Saint-Jean-Pied-de-Port giunge presso i Pirenei, alla cattedrale di Santiago di Compostela, nella quale si trova la tomba dell'apostolo Giacomo. Nel libro, suo compagno di viaggio è il misterioso Petrus, maestro iniziatico. Pubblicato dapprima da una piccola casa editrice, il libro non fu nemmeno notato, e così il secondo, nel 1988, "L'alchimista". Ma Coelho non si diede per vinto.
E non perché gli mancasse denaro, ma perché, come in seguito dichiarò, riteneva suo dovere farne dono all'umanità. Contattò un'importante casa editrice, e avvenne il miracolo: in poche settimane il libro vendette più di 500.000 copie, e ancor oggi è il libro più venduto dell'idioma lusitano, entrando così nel Guinness dei Primati. I grandi editori americani se lo contesero e Hollywood comprò i diritti per portare sullo schermo la straordinaria vicenda. Questo successo si propagò in Europa con vendite spettacolari, e critiche più che incoraggianti. In tutto il mondo si vendettero 43 milioni di copie in centocinquanta paesi, tradotte in cinquantasei lingue. È l'editore Bompiani che pubblica nel 1995 "L'Alchimista", e il libro balza subito al primo posto nella classifica dei libri più venduti. Coelho scrive poi "Monte cinque", nel quale si narra l'odissea del giovane profeta Elia, che deve abbandonare Israele e battersi contro tutte le superstizioni e i culti falsi per poter incontrare infine il suo dio. Il successo si ripete, e nel 1997, Paulo pubblica "Il manuale del guerriero della luce", una sorta di saggio filosofico che incoraggia ogni uomo a combattere per trovare nel proprio "inner" quella fonte inesauribile di forza e speranza che ridia un senso alla vita, e quella passione ardita e guerriera che risollevi dal vuoto e dalla disperazione. Alcune sue opere vengono rappresentate nei teatri: tra esse ricordiamo "Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto", e "Il diavolo e la Signorina Pryn". Coelho scrive racconti, rilascia interviste in tutto il mondo, appare in numerosi documentari televisivi, e il suo messaggio di pace, amore e spiritualità si diffonde incantando e ammaliando, ma anche educando le coscienze e risvegliando la dignità di ogni essere umano. Grande attenzione Paulo rivolge alla dimensione femminile. Ogni vero uomo, dice lo scrittore, deve avere dentro di sé una componente femminile, perché è questa che lo illumina con l'intuizione, la compassione e la saggezza ancestrale. Il libro "Brida" è l'espressione di tale convinzione. Pubblicato nel 1990, narra la storia dell'irlandese Brida, e il suo passare come neofita attraverso l'insegnamento di vari maestri spirituali, fino alla scoperta che solo l'amore le insegnerà la saggezza delicata della verità. E ancora, l'opera già citata "Sulla sponda del fiume Piedra mi son seduta e ho pianto", narra la storia di due amanti che si ritrovano dopo undici anni e che, tra tensioni e rancori, ritrovano la dolcezza dell'esistere, riscoprendo il volto femminile di dio. Nel 2003 esce "Undici minuti", il diario di Maria, una donna brasiliana delusa dalla vita, che si prostituisce per comprarsi una fazenda. Ma l'amore la costringerà a rivedere tutta la sua esistenza e a farla rinascere in una catarsi miracolosa, perché, come dice Coelho, «bisogna conoscere bene l'amor profano per approdare a quello sacro». Paulo Coelho è stato però molto irrequieto anche nella sua personale vita amorosa: ha avuto quattro mogli. La prima, Vera, aveva dodici anni più di lui, era jugoslava, e condivise con lui il periodo dei "figli dei fiori", che non contribuì alla stabilità del rapporto. Separatosi da Vera, sposa la donna con cui sarà sequestrato e torturato, la donna da lui definita "senza nome", dalla quale divorzierà a causa di questa sventurata circostanza. La terza moglie, Cecilia MacDowell, era una collega da cui si separò dopo alcuni mesi.
Paulo Coelho si è risposato nel 1981 con la sua attuale compagna, la brasiliana Christina Oiticica, che lui definisce "la mia migliore amica". È lei ad occuparsi dell'Istituto Paulo Coelho, che offre occasione di riscatto agli emarginati e ai diseredati brasiliani, e a tutti coloro che soffrono la fame, che non possono istruirsi, che hanno subito violenze psicologiche e fisiche. Con lei lo scrittore ha viaggiato in tutto il mondo, cercando di entrare in contatto spirituale con l'anima e le tradizioni dei suoi lettori, cercando di interpretare un grande mosaico di nazionalità.
E sebbene Coelho ami ripetere che lo scrittore è sempre solo con se stesso, e che debba passare attraverso il travaglio a volte cupo e difficile della creazione, si è sempre offerto con enorme disponibilità all'incontro e ai quesiti dei suoi lettori, in una compartecipazione davvero straordinaria. È riuscito, (come nel 1999 a Buenos Aires, per la presentazione del suo libro "Veronica decide di morire"), a radunare folle incredibili, a regalare infinite emozioni col suo linguaggio semplice diretto, a firmare libri per dieci ore di fila, senza mai stancarsi, e sempre conservando l'innata modestia. E Paulo stesso, nei suoi itinerari, trovando persino un beduino che nel deserto del Sahara leggeva "L'alchimista", disse commosso: «La mia anima era arrivata prima di me, i miei libri erano presenti. Mai, nemmeno per un istante, mi sono sentito uno straniero, e questo fatto mi ha colmato di gioia, perché ho capito che su questa terra esiste una possibilità di dialogo con qualsiasi essere umano». Questa sua accessibilità, questo suo non rinchiudersi in una gabbia d'oro, questo suo mostrare la propria vulnerabilità, fanno di lui un esempio non solo letterario, ma anche profondamente umano per tutti noi. Coelho si adopera anche affinché i suoi libri vengano venduti a prezzi accessibili nei paesi del terzo mondo, perché il prezzo non sia un impedimento.
In una intervista del 2001, Coelho disse: «...Sono una persona impegnata in una ricerca spirituale nella quale trova posto anche la magia, ma non quella descritta nelle caricature di terza categoria.
La magia è il cammino delle persone comuni: è la capacità di sviluppare i nostri doni e le nostre qualità, di saper reagire seguendo la nostra inclinazione, e per fare ciò è indifferente che sia io, un tassista, o chiunque altro. E' la ricerca che tutti dobbiamo affrontare. Come gran parte delle persone, anch'io avevo l'idea sbagliata che la conoscenza fosse solo per pochi eletti. Adesso però, dico che non è così: la conoscenza è per tutti, ed è questo che io chiamo magia.
E i segni della vita, noi dobbiamo ascoltarli, perché sono l'alfabeto di dio».
E ancora: «...Non dimenticare mai per cosa vivi. Il senso della vita è quello che tu hai dato alla tua esistenza. Di solito la gente si chiede perché vive quando si trova a dover affrontare una tragedia.
Nel momento in cui una persona stabilisce quale è il senso della propria vita, ecco che la sua esistenza cambia. Ci si è posti una domanda alla quale bisogna assolutamente rispondere, e a cui si risponde non con le parole, ma con i fatti». Ed è proprio nell'opera "Il diavolo e la Signorina Pryn", che si riflette la continua e inquietante dialettica tra senso e nonsenso, tra dubbio e certezza, tra bene e male. In questo libro i protagonisti devono affrontare il lato oscuro di se stessi e compiere la scelta di accettarlo e trasmutarlo in consapevolezza luminosa. Come il Pascoli, Paulo ha sempre creduto al fanciullo nascosto dentro di noi, e gli dà voce, e lo recupera esplorando l'universo magico dell'anima umana. Crede nei simboli e nei segni che la vita offre quotidianamente, sceglie uno stile semplice e quasi infantile, parole chiare e limpide, ma dai significati profondi e metaforici. Scrive insomma per il popolo intero, e mantiene la modestia e l'umiltà di un apprendista.
È questo il suo fascino pieno di luce e candida bellezza. È questo che fa vibrare e innamorare. E la sua storia personale, inizialmente così tragica e violenta, colma di cadute, di avversità e di irrequieta passionalità, è forse per tutti noi, lettori o scrittori, un lampo tra le tenebre, una fiaccola nell'ombra, una speranza che anche i nostri sogni, piccoli o grandi che siano, si avverino.
Bisogna essere fanciulli, bisogna essere guerrieri, bisogna essere pellegrini, bisogna essere femminili, bisogna essere pazienti e luminosi per comprendere il significato dei nostri giorni.
Il grande scrittore è un mago, un alchimista delle parole che devono riscoprire il divino che c'è in ognuno di noi.
«L'impossibile è una parola ingannevole. Ci lasciamo scoraggiare non perché le cose sono impossibili, ma perché le pensiamo così.
Niente è impossibile. La bellezza è la purezza dell'animo.
E la serenità non è la mancanza di movimento, ma la concentrazione assoluta. Il tempo è sempre il momento presente». Paulo Coelho)
 

Alessandra Crabbia


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