LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Isabella Michela Affinito

" Donna e marea "
 
Giovane e
matura, alta e
bassa marea,
similitudini al
femminile, quando
nel ritiro del mare
conchiglie ci sono
da trovare per farne
una collana gioiello
di una tahitiana.
Guarda c'è l'alta
marea e i pensieri
della donna trovano
un rifugio nelle trasparenze
sempre più fitte del mare.
Donna e marea
così esci dall'acqua
Venere rifatta con
un altro viso differente
da quello dipinto dal
Botticelli e il saliscendi
dell'acqua ti consumerà
anche il carattere.
Donna e marea,
e la luna sopra di esse
all'improvviso tornerà
il fondale basso per
ricominciare
a cercare le conchiglie
amiche.
 
 


 
" La grande ruga ".
 
 
Se vuoi vederla
o non vederla sulla
pagina del viso c'è una
profonda linea che
ha scavato il foglio,
dalla sera alla mattina
all'improvviso è apparsa
come fessura sulla terra
senz'acqua.
Dalla grande ruga
sorgono domande e
concetti da filosofo seduto
davanti al suo riflesso, forse
quella ruga è una condanna,
forse è la solitudine
della mente, forse è la
reazione di parole inespresse,
forse è il foglio del
viso che chiede altro
inchiostro.
Il contadino traccia
il grande solco, il
tempo traccia le grandi
rughe ma non fatte per
la semenza, bensì per
nuovi germogli di domande.
 
 
 

" Musa parallela ".
 
 
Il tuo risveglio
mi trovo davanti
ma non sei più
la stessa della
greca mitologia.
Sei parallela
al tuo tempo e al mio
graffiato dal
vento dell'attualità.
Il tuo peplo è
spento e non lo
contemplo perché
non ci sono ispirazioni
che nascono da sole
e poi si distaccano
raggiungendo la
soglia del mio cuore.
Vivi parallela
ad un bel ricordo
che avevo di Calliope,
di Erato, di Clio,
di Pieridi in festa con
Apollo, essi ricamarono
le bellezze del loro mondo
che adesso raccogliamo
in frantumi.
Adesso ti poni
accanto ad una
leggenda raccontatami
a scuola prima degli
esami, quando nove
muse mi presero
per mano portandomi
a conoscere l'irreale che
è sempre stato parallelo
a ciò - che nel mio
immaginario - è vero.
 
 

 
"Non è vero che l'autunno toglie ".
 
 
Non è vero che
fra i lamenti della
natura si è poveri,
ancora con le maniche
corte dell'estate si
sentono i brividi
dell'autunno.
Se da una parte esso
toglie i drappeggi
naturali lasciando
ambienti senza tende,
dall'altra fornisce
nudità da mettere in
poesia: nudità di
tronchi, di campi, di viali,
di sogni, di muri senza
i rampicanti.
Non è vero che
l'autunno si riprende le
promesse dell'estate
è solo un cambio
di colori; non è vero
che toglie i sentimenti dai
cuori è solo una disillusione
leggera provocata da
nuvole scure sulla
lavagna del cielo.
L'aria autunnale
è un mantello che
poggiandosi sulle spalle
ci fa essere San Martino
in cerca del sole.
 
 


 
"Pierrot di novembre".
 
 
Pieghe fluttuanti
di un costume
bianco sui
sospiri di foglie
esangui,
la maschera e
la sua tristezza
compagne di
una recita nel
teatro del mese
di novembre.
I suoi passi leggeri,
i bottoni neri,
sul viso la malinconia
lunare come a
cercare un'altra
maschera da amare
mentre intorno
il paesaggio perde
le sue ali.
Inutile avanzare
dove la natura
è spettrale, il
costume ampio
non ha corolle
da mimare, le
lacrime e le foglie
scendono uguali
dal volto e dagli
alberi di un novembre
commediante e
anche dolente.
 


"Prima della conchiglia".
 
 
Non c'era la
voce del mare
prima della conchiglia,
chiunque ascoltava
storie sulla battigia
finiva coi sogni
in alto mare.
Qualcuno arrotolò
un'onda su
se stessa e modellando
il suo corpo la voce
restò dentro prigioniera
nel guscio chiaro
del movimento.
Prima della conchiglia
la spiaggia era
senz'anima e il
mare non faceva
doni, nessuno fra
le mani tornava
con lo scrigno della
bellezza marina.
Senza la voce
della conchiglia
il corallo non danzava,
le sirene non nuotavano,
la battigia era senza le
impronte dei gusci
in madreperla e
la luna non comandava
le maree.
Con le conchiglie
il cuore batte per
cercarle intatte alla
deriva.
 

"Questo è un sogno".
 
 
Lo so perché
mancano le pareti
e non c'è lo scorrere
del tempo
sulle rotaie che
compaiono quando
l'alba si avvicina e
sottile si fa il sonno.
So che è un sogno
perché ogni cosa
accade all'improvviso
e la mia voce è fioca
per chiamare chi
conosco con l'ombra
migliore che ha addosso.
Qui non ci sono
le regole del mondo,
qui si mescola la
realtà con il ricordo,
qui lo spazio è immenso,
qui non si può restare
più di tanto, almeno
fino alla venuta del
giorno che sconvolge il
surrealismo del sogno.

 
"Sorrisi azzurri ".
 
 
Mi hanno
detto che in cielo
non c'erano sorrisi
e invece li ho visti
azzurri sbocciare
sulle labbra di nuvole
chiare non più in
corsa.
Azzurro il sorriso
della Madonna
che apriva la veglia
ed anche le campane
lanciavano sorrisi
nell'aria della risurrezione.
Si inciampava in
quei sorrisi fra i quali
i migratori perdevano
la voglia di ripartire,
si dimenticava di
tornare tristi come
gli arlecchini blu
di Picasso.
Anche il mio
sorriso è volato lassù
confondendosi con
gli altri, quando il
cielo è saturo di
azzurro vuol dire
che è felice più
di noi.
 


"Tramonti migliori".
 
 
E' cambiato
il pittore dei
tramonti che
non vedo più
morenti dietro la
finestra, è cambiato
il loro passo lento
fin dietro le montagne
e con essi son dipartiti
anche i millenni.
Sono tramonti
deboli con un cerchio
di fuoco dall'alma
fredda
in quel risucchio
terminano i vespri e
le campane rientrano
in una quiete di
bronzo fuso nel
tempo di tramonti
migliori.
Vorrei vedere
tele col sole
agonizzante diverso,
porgermi i suoi raggi
come le sue ultime
parole rosa e altrettanto
chiare rispetto al
vermiglio che
invece vedo sgocciolare.

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Agg. 03-09-2004