Benvenuti sulla home page di Nelo Risi
Un articolo di Olivia Trioschi
- Nelo Risi è nato a Milano nel 1920. E' laureato in medicina ma non ha mai esercitato la professione preferendo a essa l'attività di regista (come il fratello Dino) e documentarista, per la quale ultima ha molto viaggiato in Europa e Africa. Durante la guerra è stato, tra l'altro, sul fronte russo; da questa esperienza sono nate le prose poetiche di Le opere e i giorni. L'esordio come poeta è tuttavia legato alla pubblicazione di Polso teso nel 1956 ( ma in seguito rimaneggiato più volte) concepito nelle sue linee essenziali durante un soggiorno a Parigi. La notazione geografica non è un caso, se un poeta come Montale scrive, nel 1957, che Risi "deve aver imparato, più che dalla poesia, da certa recente pittura francese". L'amore per la cultura francese, e i prestiti dalla poesia surrealista, vengono d'altro canto sottolineati anche da altri critici. Ma le caratteristiche più peculiari della poesia di Risi vanno ricercate al di qua delle Alpi, " nel solco dell'illuminismo e del moralismo lombardo"; il che significa che Nelo Risi rifugge dalla concezione della poesia come evasione o sogno e anzi in essa vede uno strumento di impegno civile - per quanto frustrato, come in tanti altri intellettuali, dalle delusioni per le vicende politiche italiane del secondo dopoguerra. "Scrivere è un atto politico" afferma perentoriamente in Dentro la sostanza (1965); e questo monito trova una costante e non facile attuazione nei suoi lavori; a momenti di fuga nel fatto personale, con toni volutamente minori e svagati, seguono infatti (e anzi si fanno più decisi col passare degli anni) opere in cui l'impegno politico si fa sempre più orientato e dove vengono elaborate nuove forme espressive come, tra le altre, l'utilizzo di linguaggi settoriali diversi, dalla pubblicità al gergo politico. L'evoluzione poetica di Risi non prescinde mai, tuttavia, dall'esigenza di realismo enunciata già con le prime composizioni, e ribadita nel bel verso "se occorre arte perchè siano vere / le parole rare / forse più ne occorre / per essere stilisti dell'usuale"; illuminante in questo senso il parere di Raboni, secondo cui la poesia di Risi è "essenzialmente non metaforica; una poesia nella quale il detto prevale sul non detto, il nero sul bianco, la chiarezza sull'ambiguità"; ossia, per citare un altro critico, Giovanni Giudici, "dove l'amore è amore, la testimonianza politica è testimonianza politica, il nome della cosa è la cosa, per quel dono di spavalda ingenuità che deriva a Risi dalla fede nel suo proprio essere e scrivere".
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Agg. 30 marzo 1999