Pier Paolo Pasolini
LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
I grandi poeti contemporanei
(1922-1975) - Nato a Bologna nel 1922, Pasolini passa l'infanzia e l'adolescenza in varie città italiane, seguendo gli spostamenti del padre ufficiale. Nella città natale torna a vent'anni e lì si iscrive alla facoltà di Lettere. Ma anche questo soggiorno dura poco. Nel 1943 Pasolini sfolla a Casarsa nel Friuli, il paese della madre, dove rimane fino al '49, insegnando e nel frattempo laureandosi. Sono anni di intensa attività letteraria, in dialetto e in lingua, ma anche di scandali che ne preannunciano altri, di ben più ampia risonanza, che segneranno tutta la vita del poeta: egli viene infatti allontanato dall'insegnamento con l'accusa di omosessualità. Trasferitosi a Roma, dopo un periodo segnato da grosse difficoltà materiali si afferma come uno dei maggiori protagonisti della cultura italiana affiancando all'attività di poeta e critico quella di narratore di successo, di regista cinematografico e, negli ultimi anni, di giornalista schierato su posizioni decisamente polemiche nei confronti del mondo politico italiano. L'espressione "Palazzo" da lui usata in modo spregiativo per designare i centri di potere italiani è ormai passata nel linguaggio giornalistico comune. Nel 1975 viene assassinato, in circostanza tuttora piuttosto oscure, nei pressi di Roma. Non è senz'altro esagerato attribuirgli, come è stato fatto, il ruolo di "vera coscienza critica della cultura italiana grazie ai suoi appassionati e lucidi interventi". Andrea Zanzotto si chiede, in apertura di un suo saggio, se sia giusto qualificare Pasolini soprattutto come poeta, vista l'abbondanza di quanto ha scritto e creato nei più vari campi. La realtà è che Pasolini fu molte cose, ma sopra ogni altra desiderò e volle essere poeta, pur essendo consapevole delle contraddizioni e della difficoltà di fare poesia nel mondo contemporaneo. La prima fase della sua poesia risale agli anni di Casarsa, quando compone molte liriche in dialetto poi raccolte nel volume La meglio gioventù, edito alla metà degli anni Cinquanta. Allo stesso periodo appartiene la raccolta in lingua L'usignolo della chiesa cattolica, apparsa nel 1958. Nella produzione giovanile taluni critici hanno ravvisato i risultati più alti di Pasolini poeta; al di là di valutazioni di merito, è senz'altro vero che queste poesie sono caratterizzate da una maggiore autonomia nei confronti degli altri interessi sociali e politici dell'autore, mentre le raccolte successive (Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo, Poesie in forma di rosa, pubblicate negli anni Sessanta) mostrano una sempre più decisa connessione con l'assieme della sua attività di "provocatore ideologico". Quest'evoluzione è direttamente connessa all'impatto di Pasolini con Roma, le sue borgate, il suo proletariato in cui egli vede una "riserva di forze alternative" e si riflette anche in un cambiamento di stile (con il recupero degli schemi discorsivi della poesia "impegnata" dell'Ottocento di cui egli vede un capostipite in Pascoli) e di linguaggio, quest'ultimo considerato come prima manifestazione dell'energia vitale dei popoli. Egli stesso scriveva: "Sono infiniti i dialetti, i gerghi, / le pronunce, perchè è infinita / la forma della vita: / non bisogna tacerli, bisogna possederli".
Per leggere un articolo di Olivia Trioschi
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