Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Bruna Boschin
Con questo racconto si è classificato quarto al concorso Club Poeti 2000 sez. narrativa
4° Classificato
 
 
Puffolina e il coccodrillo Matù
 
In un lontano paese che non so, in una notte fonda, gli abitanti si sentirono svegliati da pianto e grida: non capivano chi potesse essere, forse un bambino, forse no. Corsero alla finestra, la spalancarono e scorsero in mezzo alla piazza una carrozzina da neonato. Subito si precipitarono giù, ma grande fu la loro sorpresa quando videro dentro, non un bambino, ma una maialina. Questa vedendo attorno a sé tante facce sconosciute, si spaventò e riprese a strillare ancor più forte. La gente pensò che avesse fame così una donna la portò in casa e le diede da mangiare. Nei giorni successivi tutti volevano vedere e curare la maialina. La portavano a spasso con la carrozzina e la nutrivano e siccome nessuno venne a reclamarla, la adottarono. Era piccola, paffutella e morbida e la chiamarono Puffolina.
Chi aveva abbandonato Puffolina nella piazza di quel paese era stato il coccodrillo Matù che l'aveva rapita da una stalla lontana dov'era rimasta sola e voleva mangiarla perché era stanco di mangiar solo i topi che cacciava nel suo castello.
Ma dopo averla osservata bene, pensò ch'era troppo piccola, l'avrebbe divorata in un sol boccone, forse non ne avrebbe sentito neppure il gusto e sarebbe anche rimasto con fame.
Meglio sarebbe lasciarla crescere e farla diventar più grande e più grassa. Così gli era venuta l'idea di portarla in quel paese dove sapeva che la gente era buona e l'avrebbe nutrita.
Puffolina infatti cresceva a vista d'occhio, era allegra, giocava a correre con i bambini e, siccome aveva una bella voce, cantava sempre. Il suo desiderio più grande era quello di cantare in un teatro. Gli abitanti del paese si consultarono e, tutti d'accordo, la fecero studiare e lei divenne una brava cantante. Matù che seguiva intanto i suoi progressi da lontano, quando gli parve il tempo giusto, si recò a teatro dove lei cantava e l'osservò da un angolo nascosto; era davvero bella grassa!
ORA ERA TEMPO. Così, alla fine dello spettacolo, si presentò da lei dicendo di essere un impresario teatrale: se lei voleva l'avrebbe fatta cantare in tutti i più grandi teatri del mondo. Gli abitanti del paese la sconsigliarono subito: - Non devi fidarti! - dissero - è un coccodrillo, non un impresario teatrale. Non andare! - Ma Puffolina era così entusiasta all'idea di cantare in grandi teatri, che accettò e lo seguì in macchina al suo castello. Lungo la strada lei parlava sempre e poneva tante domande, ma Matù non rispondeva.
- Appena saremo giunti al castello, ti spiegherò tutto - disse.
Puffolina cominciò a essere un po' inquietata. Quando arrivarono Matù aprì il portone con una grossa chiave, entrarono, poi lo richiuse subito dietro di sé. Allora l'inquietudine di Puffolina aumentò: si sentiva prigioniera. Matù le spiegò che l'aveva rapita da piccola da una stalla lontana e portata in quel paese perché gli abitanti la nutrissero e ingrassassero poi, al momento giusto, sarebbe andato di nascosto a riprendersela per mangiarla. Siccome lei però, aveva voluto cantare, l'occasione di portarsela via, era stata più facile. E questo è il momento del mio pranzo - disse quel bestione.
A questo parole, Puffolina accortasi d'essere stata ingannata, si spaventò e fuggì via di corsa. Spalancava porte e saliva scale e via, via sempre più su nel castello. Matù la inseguiva, però era grasso e pesante e andava più lento, tanto sapeva che lei non poteva scappare e, per ogni stanza che attraversava, chiudeva sempre a chiave la porta dietro di sé, così lei non avrebbe più potuto tornare indietro. Puffolina ansimava, correva così veloce che il cuore sembrava uscirle dal petto e batteva forte, poi finalmente, stanca e ansante giunse in cima alla più alta torre.
Qui in mezzo alla stanza c'era un grande gong. Si guardò intorno e, non sapendo più dove scappare, si disperò "Matù giungerà tra poco e mi mangerà" pensava. In un angolo un po' più buio della torre, vide un grosso maglio, secondo lei doveva pesare molto, tuttavia si avvicinò, lo afferrò e, con tutta la forza della disperazione, lo batté contro il gong una volta... stava per batterlo ancora quando apparve improvvisa una figura d'uomo robusta e con un grosso orologio appeso al panciotto.
- Sono il principe del gong - disse - che cosa vuoi? Esprimi un desiderio! - Puffolina avrebbe voluto raccontare la sua storia, ma era senza fiato, disse solo: - Salvami, ti prego, c'è Matù che mi vuole mangiare.
- Calmati, ci penso io! - rispose il Principe del gong - nasconditi in quell'angolo. - Intanto questi fece un cenno ed ecco apparire una grande tavola imbandita, piena d'ogni sorta di cibi ed in quantità smisurata: primi piatti, carni, dolci, frutta. Poco dopo arrivò Matù.
Vedendo tutto questo ben di Dio, senza più pensare a Puffolina, si gettò con avidità su ogni pietanza divorando ogni cosa. Dopo alcune ore il suo stomaco era diventato pesante, ma ingordo com'era continuava a mangiare. A un piatto che finiva, un altro ne compariva. Dopo qualche ora la pancia pesava, pesava e pareva, voler scoppiare: tutto il cibo dentro di lui si era trasformato in pietre. Il Coccodrillo per il grande peso, era scivolato dalla sedia e ora lì, per terra non si muoveva più.
- Hai ancora cinque minuti per esprimere il secondo desiderio - disse il Principe del gong a Puffolina mentre guardava il suo orologio - dopo non potrei fare più nulla. Vuoi diventare ricca, potente, vuoi che uccida il coccodrillo? - No, non desidero queste cose. Io voglio solo tornare al mio paese, tra la gente che mi vuol bene e cantare. Sento che solo così sarò felice.
- Anche tu canti? Anche a me piace cantare - disse il Principe, - andiamo insieme al tuo paese, io ti accompagno. -
Presero le chiavi a Matù e volando giù per le scale, aprirono le porte e uscirono dal castello. Poi tenendosi per mano cantando e un po' ballando, s'avviarono al paese di lei con il cuore pieno di gioia.

 

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In serito il 23 giugno 2000