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- FINO
ALL'AURORA
- Il medico uscì dal bagno tamponandosi le
mani con l'asciugamano, lo sguardo incollato a quel
panno bianco, le labbra serrate.
- Immobile nel corridoio, la donna incarnava il
dolore. La fiamma di una candela le illuminava il viso
magro, precocemente invecchiato: rughe e lacrime, nel
tremolio della poca luce.
- «Mi dica, dottore
»
articolò a fatica, ma non riuscì a
guardarlo.
- Lui gettò l'asciugamano su una sedia,
sospirò, poi le venne vicino; appoggiò
una mano sulla sua spalla e provò il desiderio
di abbracciarla
ma non lo fece.
- «Dottore
» disse ancora lei;
disperazione e paura le chiudevano la gola, le
incrinavano la voce sottile più del
vetro.
- Paterno, lui le scostò dal viso una
ciocca di capelli (devi essere forte, donna, io non ti
posso aiutare &endash; pensò) e ancora, di
nuovo, comprese che avrebbe voluto stringerla tra le
sue braccia, ma non poteva &endash; non doveva
&endash; farlo.
- «Ho fatto tutto quanto mi era possibile,
in queste condizioni.» disse invece, «Ma la
ferita di sua figlia è molto seria
ha
visto anche lei quanto sangue ha
perduto».
- «Sì» rispose la donna, e la
candela le sfuggì di mano, cadde a terra, si
spense. Si chinarono insieme, le loro mani
s'incontrarono sul pavimento ma non si unirono; poi lo
scatto di un accendino e niente era cambiato, dentro
quella casa sperduta in mezzo alle montagne.
- (Non posso darti il mio amore, donna, ti
farò un regalo di speranza: forse la mano di
Dio arriverà a compiere il miracolo che io non
ho saputo fare, pensò il medico e si
schiarì la voce.)
- «Ma non tutto è perduto; per il
momento l'emorragia si è fermata, e la fibra di
Nadia è forte. Ricoverandola in ospedale, si
salverebbe».
- (Forse, volle aggiungere, ma non lo disse: gli
anni insegnano talvolta la saggezza.)
- «È mia figlia.»mormorò
la donna, e ricominciò a tremare.
- Lui abbassò lo sguardo. Era vecchio e
stanco e non voleva pensare ai feriti (quanti?
troppi?) che avrebbe dovuto soccorrere (e
moribondi?)
medicare, rincuorare in quella notte
ancora così lunga davanti a lui (morti? ce ne
saranno, vero?)
ripercorrere la pendice del
monte devastata dalla frana
quante case, e
dove?
i feriti gridano, dottore, tu sei stanco
ma non ti puoi fermare
la candela si
spegnerà, adesso, e forse qualcun altro
morirà perché tu hai perduto tempo a
chiederti se è davvero peccato amare una donna
che non è tua moglie
- «Dottore, la scongiuro: porti Nadia con
sé
la sua automobile è così
veloce
lei conosce la strada sino
all'ospedale
Nadia è mia figlia, l'affido
a lei, dottore
» la sua voce a soffiare una
preghiera sul fumo di una fiammella.
- Lui scosse il capo. «No. Io voglio bene a
Nadia, l'ho vista nascere: in fin dei conti è
un po' come se fosse anche figlia mia
»
ripigliò fiato, non voleva che lei capisse,
«ma trasportarla con la mia automobile sarebbe
insensato; sarebbe il modo migliore per
accelerarne
» la fine, sì la fine,
doveva dire, ma s'inventò un colpo di tosse;
però non fu tanto bravo, forse lei
comprese.
- «Ho paura.» disse lei. «Tanta,
tanta paura.», e la candela si spense.
- Al buio diventa più facile parlare
&endash; pensò il medico &endash; lontano dai
tuoi occhi troverò persino il coraggio di
andarmene, di non sentirmi più uomo, ma
soltanto un medico al servizio di chi soffre.
- «La frana ha isolato completamente questa
frazione.» tornò a spiegarle, «E
giù in paese le cose vanno appena un po'
meglio; ma anche lì manca la luce, e le linee
telefoniche resteranno interrotte Dio solo sa fino a
quando. Mi creda, è troppo rischioso voler
caricare in macchina una ragazza provata da
un'emorragia così imponente: la ferita potrebbe
riaprirsi al primo scossone
e la strada è
buia, piena di buche e di sassi
mi creda,
potrebbe spirare dopo il primo chilometro». Anche
prima &endash; pensò &endash; ma non lo
disse.
- La donna strinse i pugni e ricominciò a
piangere.
- (Lungo la strada incontrerò altri occhi
disperati come i tuoi &endash; pensò il medico
&endash; e mani che mi imploreranno il mio aiuto nelle
garze e nelle medicine e nei miracoli che solo Dio sa
fare
io non potrò né dovrò
pensare alle lacrime che piangi sul sangue di
Nadia
avrò ferite da ripulire e bende da
stringere
e non saprò mai quanto vale una
vita: la mia, la tua, quella di Nadia
siamo meno
di tre gocce del mare, donna, meno di tre granelli di
sabbia, un nulla, anche se ci crediamo tutto
e
io dovrò ricucire altra acqua e altra terra,
lontano dai tuoi occhi e da quelli di Nadia,
perché sono un medico
e questa notte
varrò quanto Dio
proprio questa notte che
avrei voluto essere solamente uomo
accanto a
te.)
- Al buio, mordendosi le labbra, s'infilò
il cappotto. Lo lasciò aperto, era troppo
stanco per mettersi a lottare con asole e bottoni; il
pianto di lei era quello di Maria ai piedi della
croce.
- «Ma posso far chiedere aiuto via radio,
per Nadia,» aggiunse, ormai davanti alla porta,
«potrebbero mandare un elicottero dall'ospedale
di M. e curarla
guarirla».
- Abbassò la maniglia, i cardini
cigolarono appena.
- «Che Dio la benedica, dottore.»
mormorò la donna, e lui si voltò
indietro per cercare sul suo viso la luce della
speranza. (Voglio ricordarti così,
pensò.)
- Poi si trovò solo, nel buio, a correre
incontro alla notte e ai dolori degli uomini.
-
- Lei accese un'altra candela ed entrò
nella camera di Nadia. Anita &endash; la sua figlia
maggiore &endash; era inginocchiata ai piedi del
letto, le mani giunte, forse pregava. (Soltanto nella
paura ci ricordiamo di Dio, pensò la madre, e
le venne una gran voglia di buttarsi anche lei per
terra, e gridare, con tutte le sue forze gridare
Dio mio non prenderti Nadia, lasciala a me, lei
è mia
ho ancora troppo bisogno dei suoi
baci
)
- «Mamma!» era la voce di Anita. Non
era quella di Nadia, no &endash; si disse &endash; i
miracoli esistono solo dentro i libri, non nelle case,
non per le donne come me.
- «Che cosa ha detto il
dottore?»
- La donna le venne vicina, l'aiutò a
sollevarsi, se la strinse sul cuore. Parlò in
un filo di voce. «La salveranno, sta'
tranquilla, manderanno un elicottero e la cureranno
nel migliore dei modi. Nadia
vivrà».
- «Oh, mamma». (Ripetila ancora, figlia
mia, questa parola, non smettere mai di dirla,
pensò, e si staccò dall'abbraccio della
figlia, perché aveva ripreso a tremare e non
voleva che lei se ne accorgesse.)
- «Devo chiudere le imposte, mamma?»
Era la frase che Anita pronunciava tutte le sere, non
appena l'aria si faceva più fresca e le ombre
degli alberi si allungavano minacciose sino alla porta
di casa. Ma quella notte il dolore e la paura avevano
fatto in tempo a entrare
- «No.» rispose la madre, e
pensò che nessuna finestra sbarrata avrebbe mai
potuto impedire alla morte di avvicinarsi al letto di
Nadia, e portarsela via
«No, Anita, questa
notte avremo bisogno della luce della luna: le candele
sono quasi finite.» aggiunse; e poi, più
materna, «Va' a bollire del latte, servirà
a calmarti e a darti un po' di ristoro, povera figlia
mia».
- Anita assentì e si allontanò
zoppicando. Si era storta una caviglia mentre correva
verso la casa del dottore, per invocare aiuto. La
madre si premette i pugni sulle orecchie: per quanto
tempo ancora avrebbe udito l'eco di quel boato, e poi
il frastuono dei sassi che precipitano a valle
&endash; e il proprio grido &endash; e i tronchi che
rotolano, e i rami fracassati &endash; e gridare,
gridare ancora &endash; e la terra che trema, la
ragione vacilla - il grido, sempre, sempre
e poi
correre fuori, lei e Anita, la loro casa è
intatta, ma Dio ha fermato il miracolo a metà,
che ne è stato del pollaio?
Nadia! Nadia!
ancora gridare, Nadia dove sei?
volevi dare la
buonanotte ai pulcini, piccola mia
tu batuffolo
di carne tra i batuffoli di piume
dove sei,
Nadia
correre, correre ancora e gridare
ma
i pugni sulle orecchie non bastano &endash; il grido
c'è ancora, non se ne andrà
più.
- Fiamma di una candela e luce di luna. Come si
è fatto pallido e affilato, il viso della mia
bambina &endash; pensò la madre &endash; e le
carezzò i capelli; sei assorta come quando
studi, io invece vorrei che tu sognassi aquiloni da
lanciare nel vento, e cestini di fragole mature, Nadia
mia, e i piccoli baci che rubavi ai conigli
e le
ninne&endash;nanne che io ti cantavo, quando eri
piccina, e la tua testa mi stava tutta in una
mano
non mi lasciare, figlia mia
non mi
lasciare mai.
- Trattenendo il fiato, sollevò le
coperte, controllò la fasciatura: era bianca,
pulita. (Dio ti ringrazio, Dio ti ringrazio, Dio
allontana la paura da questa casa, salva mia
figlia
salvala, salvala!)
- Forse Dio la stava guardando, per questo si
accostò alla finestra. Al di là della
strada, oltre il bosco dei faggi, la luna sedeva in
cima alla montagna.
- (Gira più svelta, Terra, più
svelta che puoi: fa' passare in un lampo i minuti e le
ore
corri più veloce dell'auto del buon
vecchio dottore, più delle pale dell'elicottero
che verrà a salvare Nadia
ogni suo
respiro è un filo che la tiene attaccata alla
vita
lei è la mia figlia più
piccola, che Dio mi perdoni ma è quella che amo
di più
) Restò con lo sguardo
incollato alla luna, illudendosi di vederla rotolare
giù dalla montagna.
- «Il telefono non funziona ancora.»
disse sottovoce Anita, e le afferrò la mano. Il
suo profilo era così puro e perfetto,
illuminato da quella luce pallida, così bello
da far ritornare la voglia di piangere &endash;
pensò la madre &endash; così diverso da
quello ancora infantile di Nadia; figlie di due
differenti padri, nessuno dei quali le aveva viste
mai, abbracciate mai, in tutti quegli anni trascorsi
nella solitudine delle montagne.
- Due figlie. Concepite per caso in due diverse
notti piene d vento e di stelle e di quella strana
cosa che si vuol credere amore. E lo sarebbe &endash;
forse &endash; se la luce del giorno non venisse
sempre a tradurla in un imbarazzato saluto;
così, semplicemente, due figlie a rammentarle
il volto di quei due uomini che l'avevano voluta,
sì, ma per una notte soltanto.
- «Mamma, fra quanto tempo arriverà
l'elicottero?» domandò Anita.
- «Presto, figlia mia
presto.»
mormorò lei, e per un attimo credette di aver
percepito un lontano ronzio
ma no, fuori era
solo un silenzio di boschi e di stelle.
- «Ma gli elicotteri possono volare anche di
notte, oppure devono aspettare la luce del
giorno?» insistette Anita, e la madre fu svelta a
rispondere «Sì»: un sì che non
significava nulla.
- «Vuoi dire che la salveranno?»
«Sì» ripeté ancora,
«Sì» con foga, come una pessima
attrice, «Sì. Dio non ci può
abbandonare».
-
- Passò un'eternità, o forse solo
il tempo di ascoltare il nulla e la paura, e la
pendola batté le due.
- «Va' pure a dormire, Anita. Resterò
io con Nadia, cerca di riposare almeno tu
ti
sveglierà il rumore dell'elicottero, non
piangere più, figlia mia
Nadia si
salverà: te lo prometto.» e così
dicendo l'accompagnò sino alla porta.
- «Ricordati che me lo hai promesso.»
sospirò la ragazza, e zoppicando scomparve nel
corridoio.
- Adesso la cameretta si era affollata di ombre e
di ricordi evocati dallo strazio di quei respiri
lenti, sfiniti, affamati d'aria e di vita.
- Sollevò ancora le coperte. Sulla
fasciatura, era sbocciato un piccolo fiore
scarlatto.
- Doveva, voleva gridare. Invece premette la
fronte contro il vetro della finestra, si morse a
sangue le labbra finché smise di
tremare.
- (Muoviti, Terra, non essere pigra, affrettati a
correre incontro alla luce del giorno
non
è mai stata così triste la luna dietro
le montagne.)
-
- La pendola aveva battuto le tre.
- Non più un solo fiore disegnato col
sangue. Adesso la fasciatura si era inzuppata di
rosso, faceva orrore guardarla.
- Ma Nadia respirava ancora.
- La candela si spense.
- La madre ne accese un'altra e subito
l'accostò al visetto della figlia: la fiamma
oscillò ritmicamente. (Dio ti ringrazio, per un
attimo avevo temuto
) Allora coprì dei
suoi baci quel faccino illuminato e pallido, si
perdette in un sogno d'angeli, smarrì la
ragione e poi la ritrovò, e si rese conto di
avere &endash; per un attimo &endash; toccato
Dio.
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- Quattro rintocchi.
- E dietro la finestra un silenzio assoluto,
pauroso e nero.
- (E questo?
È forse
no, non
è il rumore dell'elicottero, sarà stato
il volo di un uccello notturno, o uno scherzo del
vento e della mia disperazione
ma neanche
è soltanto il mio cuore che batte.)
-
- Poi, cinque.
- Nell'orrore del sangue che non si ferma e della
cera che brucia.
- E adesso se. Sei gocce sonore, uguali, cadute
in un silenzio perfetto.
- Nell'attimo in cui l'alba cede il passo
all'aurora.
- La donna soffiò sulla candela.
- Appoggiò la mano sul vetro, quasi a
cancellare il cielo. Vedeva la luce, ma non trovava
Dio. Lui era irraggiungibile come i sogni che Nadia
avrebbe continuato in una stanza che non sarebbe stata
più quella, ma un'altra, infinitamente
più ampia, senza finestre spalancate sul bosco
dei faggi. Questo pensò la madre mentre le
baciava le labbra e la fronte, e maledisse se stessa
per averle saputo dare una vita così breve,
solo l'infanzia e nient'altro
nient'altro,
nient'altro
volle gridare così forte da
riuscire a morire nel suo stesso urlo, un urlo
silenzioso e terribile come il colore del cielo,
adesso, inutile cielo, stupido cielo, ma non
riuscì a gridare.
- Dio le era rimasto accanto solo fino
all'aurora.
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