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- II
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- Un profilo di
Umbert Boss
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- Quante cose si sono dette. Non sono
bastati fiumi di inchiostro per descrivere
pienamente il personaggio. Ma è evidente
che qualche dote (seppur nascosta) deve
sicuramente averla se è stato nominato
«The Boss della Padania». Per poter
spiegare l'uomo di oggi sono partito da lontano.
Sono andato a studiare la sua infanzia. Umbertin
era un bambino strano, infatti è stato il
primo bambino bilingue (si dice fosse
autodidatta): scriveva in italiano e parlava in
dialetto. La maestra era disperata. Cercò
in tutti i modi di convincere Umbertin ad
utilizzare una sola lingua sia per scrivere che
per parlare. È da quel momento che
Umbertin iniziò a scrivere in dialetto.
Da questo episodio si capisce chiaramente la sua
disaffezione per tutto quello che è
italiano. Comunque, nonostante tutto quello che
si potrebbe pensare, Umbertin riesce a
completare gli studi. La sua indole separatista
è evidenziata quando gioca con gli amici.
Non vuole assolutamente dividere i suoi giochi
con nessuno, proclamando a tutti la sua
indipendenza. Ma a quel tempo nessuno ci faceva
caso. Non sembrava pericoloso. Anzi era molto
simpatico. Tutti si divertivano a farlo
arrabbiare per assistere poi alle sue sfuriate
in strettissimo dialetto padano.
- Il suo gioco preferito era «guardie
e ladri», in cui però imponeva che
lui doveva fare sempre la parte della guardia,
mentre a fare i ladri metteva gli amichetti
meridionali. Era bravissimo in questo gioco,
riusciva a catturarli tutti andando a scovarli
casa per casa. Un po' come vorrebbe fare adesso
con gli elettori di Alleanza Nazionale.
- Questa avversità verso tutte le
persone che non sono padane non trova riscontro
nelle sue esperienze dell'infanzia. Anzi, viveva
e giocava con bambini di tutte le razze e
colori. Il quartiere in cui è cresciuto
si chiamava «United Colors of
Benetton» ed era frequentato da bianchi,
neri, extracomunitari, africani e romani. Ma
forse c'è un episodio che potrebbe
spiegare questo suo atteggiamento razzista.
Quando ancora bambino, l'uccellino che teneva
ingabbiato in un paio di slip incominciava a
coniare lo slogan leghista (duro!! duro!!
duro!!) perse la testa per una bella
gnocchettina siciliana che viveva in Maremma. Le
fece una corte incredibile per oltre un anno.
Arrivò perfino ad imbrattare i muri del
quartiere con la scritta «Marella: fighin
d'or». Quando sembrava che l'avesse
conquistata, lei si mise con un bambino
senegalese. Umbertin s'incazzò come un
negro. Tutta la Maremma ricorda ancora oggi il
giorno in cui disse addio a questo suo amore
platonico gridandole «Marella
maialaaaaa!!!». Forse questo episodio gli
ha segnato la vita. Ma anche nel campo amoroso
non tardarono ad arrivare i primi risultati
positivi. E che risultati! Aveva un debole per
le montanare. Lo ispiravano. Con loro riusciva a
sfogare tutta la sua forza bruta. Il suo
approccio partiva sempre con una risposta agli
annunci per cuori solitari. Mandava una lettera
per posta o per corriere, un fax o un telex, un
piccione viaggiatore o un suo giullare. Ma a
prescindere dal mezzo che adottava per
comunicare, lui si presentava scrivendo, sempre
e comunque scrivendo, colorite espressioni
dialettali. Sui monti era chiamato «el
cucadores della Mont Blanc». Quando le sue
prestazioni perforanti diventarono conosciute e
mitizzate anche a Milano, le milanesi lo
soprannominarono «il torello di via
Porpora».
- Diventato grande Umbert si
avvicinò alla politica. Aveva capito di
avere molto carisma e di poter diventare un
grande leader. Solamente che la sua simpatia e
la grande spontaneità, le esprimeva solo
con espressioni dialettali che avevano il limite
di essere comprese solo in alcuni territori
d'Italia. Fu allora che The Boss studiò
il modo di trasformare i suoi difetti in
autentici pregi, capaci di dargli il successo
che cercava. Decise di usare il linguaggio
colorito della gente comune senza remore per il
ruolo che voleva andare ad occupare. Per
studiare questo linguaggio andò ad
ascoltare come si esprimeva la gente nei bar di
Pontida. Questo stage, che durò almeno un
paio d'anni, potenziò le basi del suo
linguaggio estremamente colorito. Ora, dopo aver
imparato come si doveva esprimere, rimaneva da
capire cosa doveva dire alla gente. Il problema
non era di facile soluzione. Pensando e
ripensando capì che per poter dire
qualcosa doveva trovare un ideologo.
Sentì dire in giro che a un Miglio di
distanza da casa sua c'era un ideologo convinto
che Polizia e Carabinieri dovevano essere
sostituiti dai Federali, come negli Stati Uniti
d'America. Umbert rimase sorpreso e molto
incuriosito. Decise di conoscerlo per valutare
se era la persona che cercava. L'incontro
avvenne in grande segreto, e si svolse sempre a
un Miglio di distanza da casa sua. Si
parlò di tutto e fu in questo incontro
che Umbert iniziò a sentir parlare di
federalismo: fu un colpo di fulmine prese una
tale cotta, sia delle idee che aveva sentito,
sia di quell'uomo che abitava a un Miglio di
distanza da casa sua, che lo fece diventare
l'ideologo e la musa ispiratrice del nascente
partito. L'uomo che abitava a un Miglio di
distanza da casa sua, diventò il suo
metro di misura per valutare qualsiasi cosa. Per
mantenere l'anonimato gli venne dato il nome di
battaglia ispirandosi alla distanza che c'era
dalla casa di Umbert. Ecco che nasce ed
incomincia a muovere i primi passi il movimento
che sconvolgerà tutto il sistema politico
italiano.
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