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- I grandi scrittori del Novecento: Marguerite Yourcenar - Il fascino delle «Memoires d'Hadrien»
di Massimo Barile
- Autori in vetrina: Domenico Di Stefano di Massimo Barile
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- La redazione risponde
Venduti 2000 libri di Domenico Di Stefano che ci spiega
Come proporsi ad un vasto pubblico con la propria opera
- Domenico Di Stefano è un autore che ha ottenuto un notevole riscontro da parte dei lettori grazie al suo entusiasmo ed alla sua innegabile passione. Il libro, edito dalla Montedit «Anche il sole racconta storie d'amore» è una raccolta di favole per tornare bambini ed è la sua prima esperienza letteraria di rilievo come egli stesso afferma. Laureato in Scienze Politiche vive a San Salvo in provincia di Chieti.
- Ha gentilmente risposto alla nostra richiesta di un colloquio per raccontarsi e farsi conoscere più approfonditamente da tutti gli autori ed i lettori.
- M.B.: Lei si è classificato al primo posto nel concorso Fonòpoli-Parole in movimento 1999-2000 con il racconto "Alla luce del sole" vincendo una pubblicazione in volume. Se ricordo bene con il suo libro è giunto ormai alla quarta ristampa. Qual è il segreto di questo positivo riscontro?
- D. Di S.: Quarta ristampa per circa duemila copie. Non esistono particolari segreti, è tutto... alla luce del Sole! Ho partecipato al concorso Fonòpoli per raccontare qualcosa di me ad un gruppo di amici: ogni racconto nasce da un ascolto interiore che necessariamente ha bisogno di essere donato, come una bella notizia che non riesci a tacere. Ho scelto le favole per bambini per una sorta di nostalgia di un'età che magari non esiste più fisicamente ma nel cuore e nello spirito è indispensabile. Il successo del libro me lo hanno tributato soprattutto i bambini: questa è la gioia e la responsabilità, più belle ed incoraggianti.
- M.B.: «C'era una volta un bambino disteso sul letto di mamma e papà...» Un bambino che leggeva e sognava. Ci può parlare del contenuto del suo libro e del motivo di tale scelta?
- D. Di S.: La favola, cornice fedele dell'infanzia e metafora della vita, riconcilia con lo stupore, con le cose semplici, con gli episodi originali che accompagnano la crescita, se vogliamo anche con le pagine più difficili della vita, in un certo senso la favola diviene inseparabile e ancor più necessaria quando il «nostro bambino di ieri» bussa alla porta del «nostro uomo di oggi». Ho scelto di scrivere favole per bambini e per grandi che vogliono tornare bambini! La favola è un patrimonio di tutti, di tutte le età e di tutte le condizioni dell'uomo. Nei miei raconti non ho seguito tracce preconfezionate o trame particolari, ho "sentito" storie istintive che parlano di temi semplici ma fondamentali: il sole, la natura, l'amicizia, i sogni, la pace, la fantasia e tanti altri. Certamente temi sui quali riflettere, in modo diverso, magari con un sorriso
- M.B.: La favola come riscoperta di un mondo ancora pulito come quello dell'infanzia per contrastare la sopraffazione quotidiana dell'innocenza, degli affetti, di un semplice sorriso spensierato, dell'Amore per l'Amore.
- Ho colto le sue intenzioni o v'é di più?
- D. Di S.: È proprio così! La favola, ancora, come riscoperta della meraviglia, dello stupore, del gusto della sorpresa. Credo fermamente che lo stupore sia una tappa essenziale nell'avventura di vivere. Sono convinto che meno tv e meno computer (o perlomeno un uso più razionale di questi mezzi) significhi maggiore capacità di curiosità e ricerca da parte dei ragazzi: spegni la tv e accendi la fantasia! Mica male come slogan
- A chi è rivolto il suo libro? Solo ai ragazzi o è stato scritto con l'intenzione di rivolgersi a tutti.
- D. Di S.: Tanti adulti mi hanno confessato che quel famoso "bambino di ieri" ha bussato al loro cuore
- M.B.: Sappiamo che il suo libro è stato adottato come testo da diverse scuole. Ci vuole dare delle indicazioni al riguardo?
- D. Di S.: L'adozione del libro da parte di alcune scuole elementari e medie inferiori è stata una soddisfazione straordinaria. Ho incontrato centinaia di ragazzi e tanti insegnanti. Ho sempre accompagnato personalmente il libro nelle scuole e mi sono dotato di schede di riflessione e di disegni in carta lucida da proiettare con lavagna luminosa. Vi assicuro che la ricchezza e la profondità dei nostri bambini e dei nostri ragazzi sono quanto di più bello si possa incontrare. Ho riletto decine di volte i miei racconti sotto altre «vesti», con accenti, didattici e non, che non avrei mai immaginato. Ricevo lettere di bambini, di insegnanti, di genitori che, forse troppo generosamente, plaudono al mio percorso "letterario". Per non dire delle centinaia, non esagero!, di disegni che illustrano i racconti. Credo che un giorno pubblicherò tutte queste testimonianze, questa... felicità! L'esperienza nelle scuole è un privilegio che arricchisce, responsabilizza e lusinga in modo indelebile. Anticipo in questa sede che a breve comincerò un percorso con un biennio del liceo scientifico: a riprova che le favole non hanno età.
- M.B.: Ha seguito altre vie di diffusione?
- D. Di S.: Ho presentato il libro nel maggio 2001 in un grande auditorium della mia città; l'ho presentato in occasione di un convegno sul senso delle favole nell'età contemporanea. C'erano davvero tante persone, tanti amici. In seguito sono stato invitato nelle scuole, nelle parrocchie e persino in una riunione di un partito politico!
- M.B.: È riuscito ad ottenere il finanziamento di uno o più sponsors?
- D. Di S.: Mi ha sponsorizzato l'entusiasmo! E tanti, tantissimi amici che mi hanno letto
- M.B.: È stata impresa difficile trovare altri ambiti di promulgazione o sono fondamentali (oltre logicamente al valore dell'opera) l'impegno e l'entusiasmo da parte dell'autore?
- D. Di S.: Io non mi sento affatto uno scrittore: ho scritto queste favole pensando di farne dono a qualche amico: è andata meglio del previsto e ne ho già spiegato le ragioni. Debbo ammettere una certa fortuna e anche una certa audacia nell'inventare modi nuovi di promulgazione
- M.B.: Ha ottenuto ulteriori riconoscimenti nell'ambito letterario con concorsi, pubblicazioni premio od altro ancora?
- D. Di S.: Ho partecipato ad altre «gare» letterarie vincendo altri due premi non legati alla pubblicazione delle opere (come è accaduto nel concorso Fonòpoli). Sto pensando in questi giorni alla divulgazione, vedremo
- M.B.: Quali consigli sente di dare agli autori che pubblicano un libro per proporsi ad un pubblico più vasto, per andare oltre la ristretta cerchia dei conoscenti e in definitiva seguire il suo esempio?
- D. Di S.: Non credo di essere la persona più indicata per dare consigli, ho alle spalle una sola esperienza, certamente positiva ma non straordinariamente esaustiva. Nel merito, sono convinto che debbano prodursi una serie di circostanze fortunate; in ogni caso quando ci si racconta, quando si scrive di sé e del proprio mondo, fantastico o meno, bisogna essere veri e accompagnare personalmente la propria opera, sempre e comunque. Inoltre, almeno per la mia modesta esperienza, il sistema per diffondere un libro è l'infallibile ed inossidabile «passaparola».
- Non da meno è il sostegno reale di case editrici, come la Vostra per esempio, e non è piaggeria o retorica, che rischiano, investono e danno voce ai «giovani». Questo discorso è importante, è serio: non significa essere estranei alla logica del mercato, semmai è l'attestazione che esiste un mercato non «griffato» che ha storia, emozioni, talenti, coraggio!
- M.B.: Quali sono gli scrittori più amati e i libri che le fanno compagnia sul comodino?
- D. Di S.: Un libro su tutti: «La cripta dei cappuccini», di Joseph Roth.
- M.B.: Che cosa pensa della validità della partecipazione ai concorsi letterari?
- D. Di S.: Sono esperienze che vanno fatte ma con le dovute precauzioni: mai illudersi, mai scoraggiarsi, non pensare che la passione per la scrittura e per la letteratura si possano risolvere in un bando di concorso, diffidare dai concorsi dai premi roboanti e con troppe «paillettes». Io ho partecipato ai concorsi per il gusto d'incontrare nuovi amici, per allargare i miei orizzonti, per imparare da chi ne sa più di me. In fondo ho partecipato solo a cinque concorsi, mica a mille
- M.B.: Che cosa ha significato per lei l'affermazione al concorso Fonòpoli - Parole in movimento?
- D. Di S.: La soddisfazione di salutare personalmente Renato Zero! A parte le battute, la vittoria di Fonòpoli mi ha insegnato che non bisogna temere di raccontarsi, anche in una favola, poichè c'è sempre qualcuno che ti ascolta! La vera vittoria è quella di non essere soli. Il fatto stesso che siamo ancora qui a parlarne dopo tre anni, ed io provo ancora la stessa emozione, mi infonde serenità e fiducia, mi dice che ho fatto qualcosa di bello e che ho incontrato tanta gente che continua a scrivere pagine importanti nella mia vicenda quotidiana
- M.B.: A questo punto ha in serbo una nuova opera?
- D. Di S.: Ripeto di non essere uno scrittore professionista. Ho un paio di lavori nel cassetto che hanno ben figurato in varie competizioni. Forse pubblicare è come scrivere: bisogna sentirsi ispirato! Ho un racconto che mi tenta, un monologo introspettivo che ho scritto in riva all'oceano. Non è una favola ma lo può diventare!
- M.B.: L'ultima considerazione?
- D. Di S.: Voglio ringraziarvi di cuore per questo dialogo e per l'occasione che mi avete donato: saluto quanti avranno la pazienza d'incontrarmi in queste parole che vogliono essere messaggi di amicizia. Ciao e auguro a tutti una vita alla luce del sole!
- M.B.: Grazie a Lei per la sua cortesia e per questo incontro.
Massimo Barile
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