LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Egidio Belotti


 
Insegnante e studioso di Psicologia clinica, nasce nel marzo 1954 a Fossano (Cn), città in cui tuttora vive. All'inizio degli anni settanta, conseguita la maturità, si iscrive alla facoltà di Lettere e filosofia dell'università di Torino, dove approfondisce gli studi letterari e psicologici, entrambi inscindibili nella sua ricerca poetica. In seguito presenta presso le emittenti Teleradio Fossano e Radio CN trasmissioni sulla canzone d'autore italiana, evidenziandone gli accenti lirici e le tematiche esistenziali, individuali e sociali. Dopo una lunga pausa di riflessione durata circa dieci anni, a metà del 2000 riprende la sua attività letteraria definita poesia-immagine di introspezione psicologica mirata soprattutto a suscitare feedback emozionali. Alla fine del 2002 esce, per le edizioni Montedit, la sua prima raccolta in versi dal titolo Fuoco perpetuo. Inoltre ha conseguito i seguenti premi e riconoscimenti: "Castellana Grotte", Bari; "E. Dickinson", Taranto; "Valle Senio", Riolo Terme (RA); "A. Starace", Napoli; "Poeti dell'Adda", Melegnano (MI) Città di Fondi (Lt); Formica Nera (Pd); Città di Melegnano (MI).
Per leggere l'opera 9° classificata al concorso Ottavio Nipoti - Ferrera Erbognone 2001
Poeta,
di Fossano (CN) con
Per leggere
"Qui sulla soglia, incredulo" 10° class. ex aequo al Premio Poeti dell'Adda 2002
Per leggere
Ancora voci sotto casa" 1° classificata al Premio Città di Melegnano 2002
Con Anche oggi questo giorno quieto è risultato 10° class. al Premio I Poeti dell'Adda 2003
Con la poesia "Nel mattino cieco" 9° classificato al Premio Città di Melegnano 2004

 
 Ancora voci sotto casa
 
Voci misurate sotto casa si trascinano
lente con la pigrizia dei cuccioli
assonnati a trattenere questo tempo
incerto e poco generoso con il sole
innocente, e il viaggio ricomincia
sui volti segnati dagli errori
poco perdonati, oltre le porte
spalancate sugli sguardi che tornano
sicuri attraverso i desideri affollati
dove la memoria diventa implacabile
e il crepuscolo ridisegna i sentieri
dietro l'intimità dei cespugli:
si ascoltano, si parlano ancora
nei cortili sotto casa questi tenaci
testimoni aggrappati a giorni residui
senza turbamenti, il loro frutto
non è dolore ma anticipo d'eternità
con l'ironia calma e discreta
dietro le pupille colme di luce
a respingere il sonno per riscoprire
con ostinata dolcezza
le albe dei pensieri dimenticati:
anche la fioritura è mite
cullata da questo vento lieve
di settembre con i timidi riflessi
sulle ultime farfalle e il silenzio
del cipresso che minaccioso
allunga la sua ombra.
 

Opera prima class. al premio letterario Città di Melegnano 2002

 
Questo breve vento lieve
 
Questo breve vento lieve
si accompagna scaltro
alle nostre variegate solitudini
e svogliato oscilla indifferente
sul tuo viso fragile e indifeso:
sediamoci e parliamo, ascolta
come il treno penetra rettangoli
di luce oltre il buio degli orti,
penetra ottobre e se ne va
anche l'acqua intirizzita sui vetri
opachi e sonnolenti, restano inerti
i fiori e i sentimenti tacciono
mentre improvviso il respiro quieto
degli ippocastani erode le fredde ombre
dei petali assopiti: senti come brontola
stanco questo squarcio di nuvole
ritagliato e ostile, chissà se rivedremo
i volti noti trascurati per le nostre
stupide disattenzioni, le stagioni
usate, le ombre sbriciolate tra cielo
e specchi e vento: intanto piove,
piove sulla nostra inconsapevole
agonia che accarezza i nostri
dire-non dire impacciati,
paralizzati su quest'istante
che prezioso si dilata e ci appartiene.
 

Opera premiata al concorso di poesia E. Piantanida 2002 Legnano

 
Ecco il rumore quieto
 
Ecco il rumore quieto di questa
improvvisa primavera quasi calda
senza le erbe solitarie congelate
accanto alle cortecce sull'ultimo
confine dell'inverno e le coppiette
taciturne con i capelli stropicciati
e i gatti spazientiti da questo
chiasso irriverente di automobili
strozzate dallo smog che confonde
le prime rondini inconsapevoli
e felici: è quasi aprile, distratte
le commesse adolescenti sul selciato
con il trucco acceso sugli occhi
un tempo scrigno d'innocenza
e il destino già segnato, i fratelli laureati
con le cellule indurite nei crepacci
di coscienza tra la tregua dei silenzi
e le parabole insistenti
degli insetti nuovi sui balconi
senza ozio o smarrimento:
e se ne va anche questa residua ora
di luce inusuale e svelta sale l'onda
consueta dei richiami, la sento
rapida e scoscesa, bianca e azzurra
come cielo: m'indigno ancora
nel freddo grigiore delle scale
e lento la chiave rigiro nella serratura.
Abbassi le tue palpebre
 
Abbassi le tue palpebre costretta
dall'ultimo dolore e rettilineo
un fuoco sonnolento dirama effetti
ambigui sul sangue faticoso, meticcio
che morde in confidenza sbiadite
ombre sulla curva leggera dei tuoi
fianchi accarezzate appena da chete
variazioni di umore rotolate nel
fruscio incognito del tempo
così ostinato sul rantolo del vento
che ebbro s'insinua tra la chioma
spettinata di ginepro oltre il cristallo
dolceamaro della tua invulnerabile
insonnia stagionale: siediti, e lascia
che confidi la mia incandescente
smania mattutina a questo avanzo
di silenzi celati nell'essenza
piatta di un respiro che rifatto
in mille gocce balbetta senza pudore
la disperata voglia di riprovare ancòra.
 
 
 
Com'è ostinato questo vento
 
Com'è ostinato questo vento
che ricama i tuoi capelli di seta
sulla ripida discesa che s'infuria
sotto la bufera tra un leggero
schianto di passeri ubriachi
e la tranquilla solitudine
di questo incerto sabato
che declina senza fretta
tra cristalli bruniti di vicoli
in disparte e luci precoci
sul minuscolo pullover
rossofuoco, e tu discreta
sussurri in confidenza i tuoi
segreti maliziosi coltivati
sottovuoto: foglia dopo foglia
i petali a brandelli con l'ultima
goccia di rugiada che resiste
sul muschio già cresciuto
e ci morde l'esistenza,
fruscio indistinto di nitida
dolcezza senza crepe sul nostro
instabile equilibrio stagionale.
 
Opera seconda classificata al Premio Letterario "A. Starace 2001" - Napoli
 
 
 
Settembre a Manhattan
 
Scoppiano rose di carne avvolte
da acuti rantoli rugginosi
mentre l'aria tiepida sui marciapiedi
affollati colora di ardesia questo
levigato mattino di settembre: è l'ora
dei passeri squarciati dentro i loro nidi
senza più il dolce tempo degli amori
nella luminosa oscurità dei bisbigli,
ma tu non abbassare le palpebre-fuggi-
lascia le spinose sensazioni
e annusa il vento, fuggi le nebbie
dei pensieri improvvisi, al di là
dei boati, oltre il cemento di cartapesta
sulle coltri dei bambini muti,
nelle grida divenute silenzio inutile
dove anche l'allodola si è oscurata
sepolta dal sonno ostile
della ragione e le ragioni punte
di spillo sono vuota dimora
per fragili esistenze stropicciate:
assordante quest'ombra d'argilla
mi perseguita e gocce di paura
colorano ancora il mio sudario.
 
Settembre 2001
 
 
 
Oltre la terra e il fuoco
 
Oltre la terra e il fuoco nello scrigno
impietoso di un risveglio di catrame
che trattiene il fiato sull'ocra
dei graffiti spenti tu-brandelli di occhi
nella luce pallida-sottrai al sonno
il pulviscolo grigio dei pensieri misurati,
altra cosa rintracciare dietro le tue parole
quel margine che mi sommerge
di calore improvviso tra l'odore
taciturno di salsedine e l'onda
che improvvisa si fa schiuma e tu barcolli
con le membra trafitte e sonnolente:
intorno l'aria imbalsamata di settembre
sospesa a queste gracili chiarezze ritagliate
ci trascina senza dimore accoglienti
sgretolati sui nostri dire-non dire
lenti-dissimulati-raccolti in un leggero
attimo fuggente, e ne siamo prigionieri:
non ho motivo di decifrare segnali
equivoci, tu non riconosci il suono
e né il senso di questo silenzio
luminoso e con la tua delicatezza
lucida sai recidere anche la più piccola
speranza che sonnambula resiste.
Ma noi ci rivedremo ancora?
 
 
 
Summertime
 
Petali addormentati e sogni stretti
come allodole seguono taciturni
strisce di acacie e di oleandri
dove muto raccolgo ancora
l'incenso intenso dei tuoi occhi
inginocchiato sul quieto transitare
di questo istante simile alle altre sere
ferme nella mia memoria: tra siepi
e asfalto increduli ci scrutano
anche i cavalli con l'anima lavata
dopo il temporale e teneri intrecci
esposti a nuove impronte ripetono
silenzi in quest'estate sonnolenta
che ritorna reclinata su questo canto
e ricama cortecce di pensieri depositati
in faccia all'ombra stanca di una luna
quasi nuova che si ostina a farci male:
ma dov'è l'errore che ci sfianca
ora che il desiderio è un freddo trasalire
impraticabile? Ancora voci, e una voce
roca non ascolta più ragioni e avvolge
quest'estate così uguale ad altre relegate
in rughe di coscienza con un sospiro
esausto che pigro si dilata
sulle fragili ali azzurre di farfalla
intermittente come pellicola strappata.
 
Opera classificata prima assoluta al premio Letterario "Valle Senio 2001" Riolo Terme (RA)
 
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 Agg. 07-02-2005