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                 Ellissi
               (Con amore, a
               S.F.) Una sottile figura. Sul limite estremo di sabbia fra la terra e
               l'acqua.Il profilo di un corpo, forse l'eco di un'ombra
               che si muove in riva al mare.Sfiora le onde con i piedi, accarezza l'acqua
               che l'accarezza, poi ne solleva un lembo fino al viso.
               Una veste di schiuma bianca opalescente l'avvolge
               impetuosa, la scuote facendone oscillare le
               membra.Ombra di due compassi sovrapposti. L'uno,
               capovolto, tende le sue braccia verso l'alto, trovando
               proprio perno nel secondo, che le sue gambe muove in
               lentissime rotazioni sull'asse della vita.Disegna così divine circolarità,
               prima lenta, poi veloce, poi rapida fino alla
               rapsodia, all'ebbrezza ultima.Improvvisamente, l'eccesso di mobilità
               si fa silenzio mortale d'immobilità.Improvvisamente, il silenzio esplode e la donna
               d'ombra inizia a danzare.Disarticolata ed aritmica. Tacita,
               afasica.Trafitta dall'argento lunare.D'onice iridescente, in fiamma e in morbido
               velo di stelle, appare il manto di cielo notturno che
               tutta la fascia stretta, come inquietante amplesso di
               luce e tenebra.I suoi capelli neri. Il suo corpo
               bianco.Onice e cristallo da passione strappati alle
               viscere della terra, rapiti al più profondo
               ventre e vortice marino. Un uomo. Da quanto tempo la guarda.Un istante, l'eternità.Un istante: l'eternità.Cammina sulla spiaggia. Zoppica un
               po'.Inquieto e distaccato, la guarda. È la
               sua passione ciò che la tormenta. La passione
               del suo sguardo. La passione dei suo piedi e delle sue
               mani che si avvicinano.La guarda, ma ancora non la vede.Troppo lontani, i suoi occhi da quelli di
               lei.La sola potenza aurea ella sua passione la
               può toccare.Quell'uomo di vento invernale. Il suo corpo di
               terra. Estrema concentrazione d'energia
               solare.La tocca senza sfiorarla. Si avvicina.Lo sente, non può vederlo. Non
               può guardarlo.La sente. Non può vederla. La
               guarda.Come il visibile cerca l'invisibile.L'uomo cammina, madido di pioggia, seguendo il
               ritmo del suo respiro.Può sentire, ora, il suono del suo
               respiro.Si inoltra nell'invisibile. La passione gli
               rivela il percorso.Tace. Urla.L'ombra si affloscia nell'acqua. Dopo la
               vertigine della danza, si affloscia. Sulla liquida
               superficie fluttuano tristi i suoi lunghi capelli
               scuri.La guarda con improvviso dolore. Ed è
               paura.Scorge solo un piccolo puto fisso nella notte:
               l'unico annegato nella luce lunare.L'ombra riprende a tremare, a scuotere il capo.
               I capelli neri come lamenti, come lunghe collane di
               lacrime.Emerge e ricade.Lui non guarda più.Teme l'inevitabilità di un incontro che
               sa assoluto, che sa definitivo.Non può non guardarla.Cometa del mare. La chiamerà
               Elettra.Abissale e celeste, incoronata di stelle, come
               il mare feconda.La chiamerà Urania.Spazi di forme che dello spazio inspirano ed
               espirano l'essenza più pura ed
               elevata.La chiamerà Etere. Piove ghiaccio in squame d'argento.Un istante dopo pioverà grandine di
               gocce di sole.La porta d'oro dell'alba si apre.Mostrerà una donna, padrona dell'acqua
               che all'acqua appartiene.Mostrerà un uomo.Capelli biodi. Intarsi di rugiada su cammini di
               sabbia.Mani e piedi d'ossidiana. Oscurati ed opachi
               nel vagare e nell'attesa.Attesa di ritornare fili dorati di
               quarzo.La pelle chiara fino a trasparire abbagliante,
               all'alba.Occhi di zaffiro. Blu, verde,
               stellati.Si riflettono in sicuro moto dei suoi piedi e
               delle sue mani. Un tempo &endash; fruscia la memoria &endash;
               la chiamavi Iride. Ricordi?Con lei hai navigato e solcato ogni possibile
               via di questa stella spenta. Fino alle nubi hai inciso
               l'aria della sua bellezza e la stella hai
               infiammato.Vagabondi gitani, vi siete chinati ad
               assaporare ogni istante di suolo raggiunto.Sul suo volto primordiale di fonte sorgiva con
               liquido argento i luna avete scritto, decifrato e
               cifrato l'eternità del tempo e la sua
               impossibilità.Avete sognato i vostri corpi in sacra forma di
               tempi e con la fine materia dello spirito così
               li avete innalzati.Nel corpo d'astro d'Iride il tuo corpo di terra
               ha smesso di zoppicare.In quegli invisibili templi avete partorito
               figli.Figli di quella stessa passione con cui avete
               dato anima agli alberi dei boschi, al muschio, alle
               felci, alle pietre e alle acque, ai grani di polvere
               delle strade fino alle stelle, ciechi occhi del
               cielo.Diaspro sanguigno e pietra di luna delle vostre
               anime avete lasciato a ciascun testimone dei vostri
               amplessi.Amanti indomabili
Come vanesi eliotropi del sole invaghiti,
               troppo tardi avete cessato di nutrire quell'abbraccio
               di rovi notturni che i vostri corpi nell'amplesso
               uniti con vitale godimento mortalmente
               lacerava.Da passione stessa ingannati e feriti, forse da
               voi stessi dannati
 l'oracolo delle vostre anime
               avete voluto tormentare.D'amore umano conoscere il segreto.Di mancanza e d'inevitabile perdita vi ha dato
               risposta ed enigma.Clessidra, ha detto, ed una clessidra è
               apparsa.Senza esitazione alcuna, con mani ed occhi
               d'amore l'avete cinta e capovolta. Il primo passo dell'alba nel cielo.È ormai così vicino
               all'iride.Si siede sulla spiaggia.Lei si contorce, sembra sanguinare consonanti e
               vocali.Oscilla come pendolo che fra cielo ed acqua
               scandisce dolore in singulti di carne.Convulsioni d'anima tentano di generare nuovo
               corpo di passione.L'ombra scura corre sulla spiaggia. Quasi lo
               raggiunge.Cade, rotola nell'acqua. Morde e bacia l'ultima
               oda violenta.Striscia, si aggrappa alla sabbia umida e
               salata.Sogna: allontanarsi dal mare.
               D'eternità, solo un istante.Lui sta lì seduto, non accenna ad
               alzarsi. Perché.Lei si lascia ribendare dall'acqua.Ricade, corpo immobile e freddo che al nulla si
               abbandona.I lunghi capelli neri si aprono come un
               ventaglio sulla lingua d'aria tra acqua e
               terra.La vestono. La spogliano. All'improvviso, dopo tanta inquieta, errante
               attesa, l'improvviso accadde.L'alba possiede il cielo e verso terra cammina
               fiammante.Repentino si alza e corre fino a lei. Non
               zoppica più.Immersi i piedi nell'acqua, avanza di qualche
               passo.Indietreggia. Co un piede le sfiora la mano
               serrata.La sua schiena s'inarca e dalle sue vertebre
               sbocciano tutte le arterie dell'arcobaleno.Il viso, nella sabbia celato, emana luce di
               perla tremante di verdi lampi, come braccia incerte
               protese ad accogliere un abbraccio.Non lo vede, né lui può vederne
               il viso.Si stende accanto a lei. Dita d'amore errante e
               sapiente scivolano e risalgono lungo la linea sottile
               e tesa del collo.Sta tornando all'indicibile di un mondo di vite
               che mai ha lasciato. Troppo a lungo ne ha vissuto la
               morte.Il viaggio di ritorno esige l'arte della
               pazienza, e dell'amore, i più rarefatti
               aromi.La paura di errare rende atroce la
               cautela.Affonda il viso tra i suoi capelli.Lentamente, li afferra e stringe tra i
               denti.Si fa vento il suo respiro, e quel corpo
               d'alabastro rigira, a sé rivolgendone il
               volto.Il volto d'Iride.Schiude palpebre d'arcobaleno fluorescenti, a
               lui offre lo smeraldo dei suoi occhi d'immenso, che
               ancora piovono sangue di parole amanti troppo a lungo
               taciute e da memoria prostrate.Lo bacia, a lui s'avvolge come neonata edera a
               salda materia d'anima.A lui si lega con trecce di capelli che nulla
               può sciogliere.Nulla può sciogliere nodi di
               libertà.Lei sa. Vede la clessidra capovolta. Vede
               cedere al tempo le ultime gocce di sabbia.Lui non sa. Non vede. Iride è il suo
               immortale enigma e la sua unica umana
               verità.Così legato a lei, viene trascinato in
               acqua.Fra le correnti marine, sempre più in
               basso è trascinato, fino al risorgere in
               esplosione di respiro nel compiersi
               dell'amplesso.Piccola morte hanno vissuto.Grande miracolo hanno infine
               conosciuto.Ancora per poco, Iride saprà.Ancora per poco, lui non saprà.Tra le sue braccia la raccoglie, in abbraccio
               di mortale certezza la solleva sopra le acque e con
               lei a lui annodata lentamente cammina uscendo dal
               mare.Dal trasparente splendore d'Iride distoglie gli
               occhi per guardare lo spazio intorno.Ovunque può vederla, senza
               guardarla.Quello spazio è vibrazione ascendente
               della luce d'Iride. Un uomo biondo, dagli occhi di zaffiro stellati
               e blu come notturni deserti d'oriente cammina sulla
               spiaggia.Tiene fra le braccia una donna dai lunghissimi
               capelli neri e dagli occhi di smeraldo
               incandescente.I suoi lunghi capelli strisciano sulla sabbia
               bagnata. Scrivono tutte le parole taciute.Respirano ancora.L'uomo abbassa gli occhi umidi e lucenti di
               verità.Sta tenendo fra le braccia un verde corpo
               d'alga marina che al suo collo si è
               annodato.Si gira e verso il mare ritorna con passo
               d'assoluto silenzio.Ad esso restituirà il verde palpito
               d'anima.Ogni passo è verità ed
               enigma.Iride.L'uomo ama.Sorridendo di nulla, all'acqua abbandona la
               verità.Di tutto spogliato, in solitudine
               cammina.Gli occhi di zaffiro trattengono solo
               l'enigma.Ora sa. E ferocemente piange.La verità con occhi d'Iride. |