Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordientiOreste Bonvicini
Ha pubblicato il libro
Oreste Bonvicini, Cibernetica, editrice Montedit, 2000, Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi), pp. 64 - L. 13.000 - Euro 6,71 ISBN 88-8356-031-0
Prefazione - Un capitano coraggioso che sa destreggiarsi tra onde del passato agitate da ricordi ed un futuro compattato in files:"Oreste Bonvicini.
- Nelle sue liriche una malinconia gozzaniana dei paesaggi, delle persone e delle cose (il falò nel cortile di "Mardì gras", lo scorrere del tempo, il quasi culto del silenzio, le parole taciute, ma soprattutto la veglia "al capezzale di piccole cose inutili come tutte quelle appartenute a chi giace" e la "minaccia della memoria" in "Lais") riesce a conciliarsi con lo stupore e l'entusiasmo per la scoperta di nuove frontiere quali quelle celate (ma nel contempo offerte) dentro le scatole grigie e le tastiere dei computers, alle quali l'Autore si avvicina dapprima quasi con timore ("tutto poteva scatenarsi in me neofita della tastiera" ... "scorre incerta la mia mano") per poi perdere "la notte il sonno alla ricerca di "piccole anomalie" fino al compiacimento per non dover più "dimostrare la mia velocità sotto dettatura", avendo ormai riposto in soffitta la vecchia "lettera trentadue".
- È provoca solo un leggero sbandamento alle sinapsi il fatto che "giga" non sia più, nel linguaggio corrente, sinonimo di danze che sanno d'antico e forse felice, bensì capacità di stoccaggio in un hard disk: tutto è sublimato dalle possibilità e dai tesori che il Nuovo Mondo cibernetico può regalare a chi sia in grado di scoprirlo svelandone le passwords.
- Non a caso, ma chissà se coscientemente decisa in quella posizione, la sezione più o meno centrale dell'opera è dedicata a Cristoforo Colombo, quasi l'Autore volesse in metafora paragonare la sua storia a quella dell'Ammiraglio, rievocando il viaggio da un Vecchio ad un - appunto - Nuovo Mondo, esplorando in compagnia della solitudine col coraggio e la follia di un don Chisciotte, mari sconosciuti.
- Forse il cuore resta avvinto alla "casaterra", ma il conquistatore è costretto dalla volontà e dall'orgoglio a guardare avanti.
- O meglio in alto, verso "stelle foriere di futuri eventi".
- Resta comunque la consapevolezza di un destino di morte che accomuna geneticamente ogni essere che viva o vegeti, che vinca o perda, che sia famoso od oscuro.
- Ed è così che Colombo affida in un testamento leemasteriano le sue ceneri alla terra, tra rovi di roseto, come a dimostrare che un ritorno (anche se estremo) alle proprie origini è inevitabile, anche se si avrebbe "tanto ancora da navigare" e senza desiderare monumenti celebrativi, in contrasto a quella vita volta alla ricerca della fama.
- Parimento il lungo viaggio delle "Attese", con "giorni maturi eppure mai colmi", dove era già presente un desiderio contrastato ed incerto di fuga verso l'ignoto, verso il giorno che nasce, frenato dagli affetti e dalle radici che ci legano ai luoghi che noi conosciamo (ma che spesso non ci riconoscono, quando uno sconosciuto - che non dovrebbe essere tale - ci fa salire sulla sua auto) a "Cibernetica" è inframmezzato da "Senza proiettare ombra".
- La vittoria sul tempo dunque è non lasciare tracce e ricordi, in antitesi alle "egregie cose" che le "urne dei forti" dovrebbero accendere negli animi.
- Così l'Autore cerca di liberarsi dalle lacrime, dal cemento, dalle emozioni, dalle visioni che ci assalgono negli intervalli di vuoto per approdare in un nuovo presente vagamente asettico, per quanto breve, impoetico, gravido di angosce gridate nella ed alla notte, quando il controllo viene meno.
- Ma refoli di sentimento aleggiano anche nella metropolitana, per quanto arida ed unidimensionale possa sembrare; i ragazzi che si amano si baciano lo stesso, poco importa dove, anche se i passanti non li segnano più a dito.
- Ed il mare è sempre lì davanti a chiamarci verso un futuro meno effimero.
- Mariagrazia Ferrando
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