Autori contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

Luciano Postogna

Ha pubblicato il libro Luciano Postogna, Ali d'Arcangelo, editrice Montedit, 2000, Collana I gigli (poesia) pp. 64 - L. 12.000 - Euro 6,20 - ISBN 88-8356-093-0   Prefazione

Leggere le poesie di Luciano Postogna è stato per me come ritrovare i luoghi che frequentavo quando ero bambino e trascorrevo le vacanze estive nella casa di campagna dei miei adorati nonni. È stato come ritrovarsi nella casa piena zeppa di mobili, oggi antichi, ma allora solo un mirabile esempio della cultura contadina: il vecchio cassettone in noce per la biancheria, la madia per il pane e la farina, la vetrina per le porcellane in bella mostra e le sedie "en cabriolet" Luigi Filippo. Ho ricordato con nostalgia, come del resto fa Luciano Postogna sospeso tra poetica e rimpianto,gli occhi di mia nonna "sull'aia deserta / d'un casolare candido" mentre riempie "il cibo nella solita terrina" e con voce lontana racconta le favole intanto che il cielo si colora d'un "tramonto di fuoco... / rosso nel rosso". Altri ricordi mi sfiorano la mente come quello del gatto "che sonnecchia / nel probabile tepore, / dietro la finestra", o del mio cane che "annusa gli ultimi odori / e zampettando / alla cuccia ritorna" ed è stato stupefacente tornare indietro con gli anni accompagnato per mano da questo poeta senza il rimpianto di quel "paradiso perduto" ma invece con la intensa ed immediata percezione del piacere, del ricordo di un mondo amato. Il poeta, con mano delicata e nobiltà d'animo, riesce a condurre il lettore in questo mondo denso di atmosfere permeate di paesaggi amati e di profumi intensi a cercar "l'ebbrezza / nell'effluvio sublime, / ...tra le rose e i ciclami, / tra le viole e i mughetti..." o addirittura a sognar di "erti prati alpini, / macchiati d'edelweiss", calpestare i "tappeti di soffici foglie", odorare i "balsamici olezzi / che di fragola sanno, / di fungo,mirtil-lo / e corteccia di pino" e finalmente perdersi nell'ombra perenne del bosco per concedersi un breve momento di pace dell'animo. È come se il vento, o meglio la borea, ci portasse da una lirica all'altra, con la sua velocità dovuta al piacere della lettura ma aiutandoci con un'attenta armonia poetica che diventa stupore rinchiuso tutto nelle parole del poeta: "mi guardo / ...nel cielo notturno, / dove la luna falcata e le stelle, / avare di luce e discrete, / m'imbiancano / come ali d'Arcangelo". In questo poeta triestino è indubbio un amore viscerale per la poesia che traspare in ogni verso che deve essere letto e riletto più volte in modo da carpirne ogni minima intenzione e risvolto interiore come nella lirica "Brucia la foresta" dove si recita: "le resine liquefatte colano / come sangue dalle ferite / ...e non bastano più le nostre lacrime / per sopire quel devastante fuoco". Allo stesso modo il nostro cuore si arrende al troppo ardore dell'amore ed è questa una similitudine di forte intensità che accosta il bosco, ormai inerme davanti al fuoco, al cuore che si arrende anch'esso ormai indifeso di fronte ad un amore intenso. Non v'è più alcun dubbio che questo sentire è la gioia immensa per la poesia e per la vita nella quale echeggiano parole inebrianti, imperlate di profumo e di bruma che hanno così grande forza da riuscire a farci dimenticare le "ansie incombenti" ed i "tristi presagi". La poesia di Luciano Postogna riflette i motivi più riposti e segreti del proprio essere: espressioni di profondo dolore e di altissima gioia, il desiderio di una costante ricerca dell'armonia tra Uomo e Natura che viene quasi agognata dal poeta senza facili allusioni o ricette risolutrici ma ben conscio della precarietà di ogni situazione interiore, di ogni rapporto esterno con gli altri: un rapporto profondamente viscerale, così com'è quello con la natura imprigionato nella sua dolcezza e nella sua ineluttabilità. La catena degli accadimenti naturali, nella sua apparenza rileva invece un sottofondo quasi provvidenziale per il quale anche la fine delle cose non è qualcosa di tragico ma bensì una specie di "passaggio" ad una sensazione di saggezza. L'inevitabilità del destino è un tema ricorrente in molte liriche ma per conto suo il poeta vi contrappone il gusto del vivere ed una concezione della poesia come scintilla d'amore, luce pacata che rende giustizia: insomma da parte sua non resta nulla di intentato per arrivare non tanto ad una spiegazione quanto ad una partecipazione dell'Uomo perché è sempre ben presente la coscienza dell' "umana vita" dolorosa,delle lezioni della verità,della memoria da preservare. Rimane solo da chiedersi come temerari viaggiatori, dopo aver sfidato fiumi perenni che scorrono negli abissi del Carso severo: qualcuno può andare oltre?   Massimo Barile   ...dove la luna falcata e le stelle, avare di luce e discrete, m'imbiancano come ali d'Arcangelo.   Luciano Postogna

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