LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Poesie di Mariano Saturno
- Dal fuoco riflessi
- Spiragli diversi
- accende il fuoco stasera
- dietro lo sguardo allucinato
- che insegue segni segreti
- celati dai vetri
- opachi delle apparenze.
- Riflessi maculati di sogni verdazzurri
- oniriche evasioni attizzano
- in fiaccole d'illusioni ingiallite
- riti mistici misti a magiche parvenze.
- Tronfia come un gallo
- la giovane fiamma
- ogni ceppo in piume di cenere riduce,
- ma di lì a poco le sue ali abbassa
- e sulla brace ceri funebri posa,
- ma non ogni fiamma che s'eclissa
- mi turba
- né il gelo d'ogni visione che si spegne
- purché non si brucino le ali ai sogni
- e all'illusione che sotto le ceneri,
- di ognuno il ricordo seguiterà ad ardere
- nel ricordo di qualcuno.
6° class. ex aequo premio AEDO-Angela Starace, Napoli 2002
- Un'agenda di fuoco
- Un'agenda di fuoco
- ormai la vita
- che ne sfoglia i giorni con foga
- e li brucia.
- Da quel fuoco
- cirri d'infatuazioni si levano
- a illuderci che c'eravamo.
- Fammi un favore
Non stare con un piede sempre alla porta... potremmo parlare... (già proprio quello che non si sa più fare), ma anche il silenzio ha le sue voci voci che non celano il tacito rimprovero di una vita sbagliata ... che già sai. No, non prendertela, la presunzione d'insegnare la vita è fuori luogo semmai è la vita a insegnare ad entrambi, ma con certi chiari di luna una via di fuga da questa clausura virtuale che rende sempre più fredde le case penso non guasti un antidoto che scongiuri il coma alla ragione ed il letargo al cuore. Leggo nel tuo disagio che il silenzio si è lasciato andare non volermene ... Solo un ultimo favore... quando esci pensando è solo un vecchio non sbattere la porta.
- Un nulla ti separa dall'asceta
Non lontano dalla fine della via in una di quelle sere che ti manda il destino dove il caso non esiste, coi capelli pettinati dal vento a mo' di paralume un po' datato e quell'alone di mistero di chi abitando il deserto il nesso mistico tra spazio e tempo ha colto, come un miraggio apparisti. Con malìe d'altri tempi dell'esistenza i serpenti incanti prima che il cielo poco chiaro del pensiero le sue nubi d'ombra nell'anima riverberi. Ritenendo la vita senza fede un vuoto a rendere che dà a ognuno quel che merita e la morte un respiro a vuoto al bivio della notte con l'alba dell'eternità un nulla ti separa dall'asceta, ma aggrapparsi oltre le nuvole al paracadute di quella ragione in più che a più a più l'uomo allontana dalla gente non m'attira, anzi irrita il mio spirito inquieto. Seppure la predica che la vita dà a ognuno quel che merita non fosse d'utopia anelito, non potrei non porgere la mano al miraggio di una di quelle sere che ti manda il destino per uscire dal pantano, ma non volermene amico mio se le ali non amo dispiegare quand'anche non lontano dalla fine della via ho tanto da camminare ancora tanto da camminare.
- Ante e post 11 settembre 2001
Paradossalmente precari e apparentemente invulnerabili al tempo ,, i dolmen,, che reggono l'equilibrio del mondo hanno le proprie fondamenta nei loro stessi squilibri. Squilibri non colti nell'indifferenza dei giorni che passano accanto a incoscienze ad orologeria di una storia che s'alterna come gli eterni cicli della luna. Basta il sospetto che un tarlo trami un'altra rotta a scavare di odio bacini freatici e blindare il cuore - dietro corazze d'oro - al mare di memorie che da tempi biblici predicano la pace. Anziché ridere a comando e alzare lo stereo di un tempo strillone più opportuno sarebbe chiedersi cosa abbia fatto di male per tali bacchettate chi non ha più voce, e il microfono allontanare al ghibli di protesta di chi negli squilibri crede quand'anche solo per mestiere alfine di non restare a bocca aperta sulla soglia del silenzio in attesa che il ghibli si plachi e abdicare alla furia del suo inchiostro di sabbia l'eredità che intende scrivere sul deserto... domani. 5° premio Victor Hugo 2002 - Luco dei Marsi
- Goccia a goccia
Goccia a goccia i giorni scavano solchi d'impotenza nel volto di pietra di un tempo qualunque.
- Il divenire
Di solito dopo un arco di assenza le lancette del divenire sembravano si fossero fermate. Ora quest'insolito refolo di vento che s'aggira tra il vetro rotto del pagliaio il rame del tempo sulla vanga ed il relitto della madia accanto al forno, oltre far lievitare il sospetto che i chiodi della vecchiaia abbiano scerpato le loro radici per sempre, spine di gelo infligge al mio cuore malfermo che abbisognerebbe di un bastone o magari un altro cuore. Stonacati dal piccone degli eventi, con loro, sono invecchiati pure i muri intristito il giallo dei limoni e più non mi sorride neanche l'orto. L'odore dell'orto io me lo ricordo sapeva di zolle smosse all'alba intinte di domani e dall'arcobaleno delle stagioni, ma la terra a volte non perdona riconosce le mani di pietra di chi la ama e le aduste labbra che le parlano e se ti accade di piantarla crea scompiglio come un amante indispettito. Levando lo sguardo verso il balcone, donde amavo perdermi nei triangoli d'azzurro fra le querce, al posto delle solite trecce d'aglio accanto alle imposte chiuse un cartello... VENDESI. Finalista d'onore Simposio delle Muse, Sorrento 2002
- Non è cosa da poco
Mettere all'angolo il caos che abbiamo dentro e con le buone maniere costringerlo a svuotare il sacco non è cosa da poco, ma se non ti spaventa accendere la mente dell'inconscio similmente al pesce degli abissi accedere potrai alle spelonche più arcane e profonde. Il coraggio - se non follia o sorte - di scendere a sondare i fondali di abiezioni titaniche riti pagani o bugie millenarie per risalire a miti ed archetipi alla ricerca di un senso che forse senso non ha, non è cosa da poco. Come non è cosa da poco questo senso di colpa sulla groppa del nostro tempo ed il carico di rammarico di memorie costrette a subire e tacere. Indubbiamente man mano che il sacco si svuota per qualche fossile di peccato veniale segreta invidia o bugia non necessaria arrossire dovremmo forse un po' tutti, ma non fartene una colpa in giro c'è di peggio come onorare - al primo sentore di morte - tutti i santi giorni il vespro a discolpa di una vita senz'anima.
- Dimmi di quando
Dimmi di quando ancora ignari degli sgambetti della vita ai sogni il campo da gioco era la strada e dello scroscio del vento gli applausi tra i castagni. Dimmi di quando il dieci e lode a scuola ci faceva toccare il cielo con un dito quando ancora non sospettavamo che chi avesse avuto le redini in mano le gambe avrebbe spezzato agli ideali già alle prime rampe di scale. Dimmi di quando messi con le spalle al muro dalla scelta forzata se restare prigionieri di un incubo feudale o arruolarsi volontari nelle fila dei ruffiani, optammo per un treno di terza classe quando ancora ignoravamo che alla nostalgia servissero le ali e le stampelle al cuore. Dimmi di quando tornammo e più non c'era neanche il nulla di prima, ma non dirmi ora alla soglia dei cinquant'anni che la vita ottunde asservendoci ogni giorno un poco e nulla è più come prima, poiché anche se non giunge voce sospiri di silenziose sommosse urlano forse ancora più di prima.
- Una speranza
- Arrampicato ad una speranza
- percossa dal tempo che passa
- all'ultimo ramo s'aggrappa
- del senso ultimo delle cose
- per non cedere al peso
- dell'astratta presenza di un cielo
- che induce in tentazione.
- Col treno dell'alba
Interrotto il viaggio negli incubi della notte col treno dell'alba partivano i sogni
- (la ferrovia c'era già anche nel Cilento,
- ancorché vi si fermassero solo i treni lenti)
in fuga dalla maledizione antica di una terra avara di domani e di padri-padroni servi non solo dei signori, ma di rassegnazioni astruse culmine amaro tra quelle che prerogativa esclusiva "le superiori" fossero dei figli del potere
- (Ora tutto porta a credere che se s'intende
- riscrivere la Storia e oscurare la Satira
- non sia solo una vecchia storia).
Di domani avara non era solo la terra anche certi valori figli di un'epoca che non ne ha scontato il peso dell'assenza né provato a partire all'alba con un carrozzone di sogni forse senza domani.
- La grotta marina
Sostare su uno scoglio di questo intenso angolo di mare e mosso da una fiumara d'interrogativi tentare d'intuire ove tende l'onda della vita e del tempo. Chi sa se da una distrazione nell'ordito non possa aprirsi una breccia sull'ignoto o quantomeno un provvidenziale paracadute che dilati l'andar del tempo. Sembra gonfiarsi dei perché che non ispirano nulla di buono l'onda che dopo un'apparente calma della grotta a più a più la bocca occlude. A qualche passo, di un'agave solitaria alla terra s'inchinano le foglie, ma di lì a poco alleviata dalla risacca la grotta fiata e lo scàpo coi suoi bracci il cielo addita, mentre l'onda s'inabissa nel mistero del suo mare.
- Come si cambia
Quando partisti con la valigia di cartone che odorava d'ideali e di sapone non lacrima commossa t'inseguì finché sparisti. Seguirono valanghe di lettere e fiumi di parole sommesse di gandiane sommosse come favole sconnesse di terre straniere. Ahi! quante volte ragionammo assieme di laceranti ingiustizie sociali, onde alleviar le catene di mutanti padroni che ci trattavano male. Quando ti ho rivisto con l'orologio d'oro al polso e un'industria di profumi addosso son rimasto... come gli occhi di un bimbo innanzi al prestigiatore! Non volermene fratello mio ti preferivo con la valigia di cartone che odorava di sogni, e di sapone. 4°classificato al concorso letterario "AEDO Angela Starace 2000"
- Un addio
Sono ancora le note di Beethoven e quel delicato profumo di un abbraccio alla tua esile figura a toccare il cuore di un ricordo in fuga. Quella sera quando una cappa di nubi atre, in quel cielo straniero, imitava il nostro animo e ti voltasti a guardarmi da lontano non capii che quel saluto con l'alza e abbassa dell'ombrello nascondeva una lacrima di addio. Di quel tempo, scorcio magico di vita, in un libro ancora aperto non è rimasto che il m'ama-non-m'ama di una margherita appassita.
- Libertà di...
Continuo ad inseguirla nel sogno, ove altrimenti se di libero altro non intravedo che un'arbitraria percezione di libertà onirica di parola e pensiero. Come se del mite la mente e lo spirito, dallo stesso pensiero occlusi di come sopravvivere ai soprusi, libertà di accesso non avessero al più umano avvicinamento del divario, come alle torri di un castello dal ponte levatoio alzato. O può forse competere con chi è libero di affermare che non si ragiona col cuore in mano o una mano sulla coscienza dato che una nazione o un'azienda non sono istituti di beneficenza e la politica non può andare nel "particulare,,? Come se fare profitto dovesse essere un'associazione a delinquere e milioni di disoccupati o sottopagati fossero solo un particolare.
- I corvi volano più in alto
Per rincorrere i sogni di ieri che sulla strada di domani ancora si defilano, guardando più dentro che fuori la loro sfida tardi ho colto. Torvi, più in alto dei piccioni, volano i corvi. Sebbene lì inteso fosse il senno, un passo di un vecchio libro affiora: ,,Sovra gli altri come aquila vola,, Forse allontanandosi dalla riva sfugge, che più solo e privo di ripari ti ritrovi. I gabbiani, seppur uccelli di mare, quando avvertono il temporale invertono la rotta e volano verso terra. Chissà... se avvicini la morte, sebbene qualcuno per timore di contagio, vi arrivi in un legno di tutt'altro pregio! Sublime, prima d'imboccare la solitaria rotta a senso unico, poter capire perché i corvi volano più in alto o perché taluni si sentono più corvi di altri.
- Carriere
A volte, una speranza in pellegrinaggio a Fatima resta paralitica. Altre, un intenso pensiero a Roma eterna e divina e ...miracolo cammina. A volte viceversa. Sarà campanilismo o una promessa di voto non mantenuta nel segreto dell'urna?
- Oltre le colline, il sole non muore
Sulla sdraio, il pensiero non riposa e di là delle tende del balcone oltre il cielo più vicino - ove il sole muore - s'invola e all'Enigmatica Natura come mai - chiede - non ad ognuno degli eredi suoi un'anima che li sgridi quando ormai sfrangiato l'onesto corso, dagli argini della tolleranza un torrente torbido di sentimenti avari straripa; invece di una mente in gabbia, nido di pensieri rapaci, che alle rondini vieta di spiegare le ali simile alla vasca di una diga che guizzi di schegge confina entro le mura, e ad un'arbitraria libertà egoarchica l'illusione infonde di non far da cornice ad un unico Disegno sullo sfondo di uno stesso cielo. A pochi passi giù in cortile, il povero vecchio, inchiodato su una sedia a rotelle, brontola col vile destino per la gamba amputata e la ruota della carrozzella sgonfiata. Tuttavia, interrogando l'orizzonte il suo cuore non avaro di Cuore sembra voglia suggerirmi che oltre le colline il sole non muore.
- Sdegno, non sai
Il tempio dei valori è stato dissacrato, ne ululano i venti la sua lenta agonia. Rotto è il silenzio dei templi, la latitante quiete pure. Dal mondo di questa mia estraneità, e dagli uomini che pretendono di essere fari e non solo arroganti, se è già tanto se ti tengono da conto fintanto che ti usano... non sai. Non sai che la mia poesia scrigni sa di non trovarne sulla terra, né verità universali da dissotterrare. Lenta e gandiana è la lotta, ma non vana. E non finirà mai d'interrogare l'uomo che non ascolta l'uomo.
- Anima antica
Sempre più primitiva quest'anima antica di cui tanti - nell'eresia dei secoli - parlano o sparlano, ma che in pochi ascoltano. Quest'anima, che può essere uccisa in ogni angolo di mondo da fedi o estasi assassine nel volo di un sogno verso un mondo platonico, continua a mietere vittime restando immortale. Quale arcano segreto l'addita quale fonte di vita se a giudicarla è permesso soltanto alla morte?
- Eclissi
Il sangue dell'eclissi come nebbia irrora la luna, un vermiglio melograno da cui le nubi s'allontanano e le stelle intorno di luce nuova sembra s'illuminino, ma il rosso-sangue non, s'arresta. L'occhio è insanguinato dalle macchie della terra, o la luna subendo degli uomini senza sole il riverbero man mano s'annera. Calamitando nubi inquinate la luna in un baleno scompare, il mondo intorno s'annebbia, la nostra Stella si rabbuia mostrando la sua vera faccia. A volte il sole e la luna stanchi della nostra indifferenza s'eclissano.
- Ideali di cartone
Di quando partisti, nella sala d'attesa ove pazientano i ricordi, trainata dalla locomotiva dei pensieri ad una delle stazioni della memoria, no era rimasta che l'umile compagna d'ideali di cartone, vano quanto poetico bagaglio di illusioni ed orgoglio di cuori che emigravano di una generazione di classe che non poteva, né doveva permettersi il lusso di non seguitare ad avversare l'abisso di una gerarchia senz'anima. Quella valigia di cartone, messa in croce dallo spago e dall'attesa di un'improbabile rivalsa, forse non potrà mai più competere con la vanità della tua ventiquattr'ore, né mai volare tra i recinti di un mondo buffone, ma questo voglio ancora dirtelo, fratello mio, ciò che tu adesso - pare - guardi dall'alto in basso quasi con disprezzo per entrambi un tempo era un carrozzone d'ideali e tenerezza.
- L'artista
Belve orrende e forme senza tempo, attorno, sembran d'altri luoghi, d'altri tempi; seppur tutto è quiete d'intorno sembran scolpite dalla furia degli eventi. All'artista non trema la mano, scolpisce e disegna la vita con cura, ma vaga sempre tra le stelle e astri lontani sfidando l'infinito e le terrene paure. Il suo spirito inquieto avvolto in un velo anela all'amore, alla verità universale spero non erri il suo pensiero nell'astratta presenza di un cielo di cui spesso pesa l'assenza.
- A scuola d'altri tempi
E di fronte a questo Sahara di valori in cui - questa società a più a più di nobiltà d'animo avara - si è incamminata, mi chiedi se le genti di bassa morale tutte a scuola di cinismo e degrado siano andate; anche se sai, che laddove di prepotenza un niagara prorompe, già da tempo l'onestà non paga e che l'indifferenza di noia non è scevra e nella noia serpeggia la delinquenza. Man mano un accento di calore la tua accorata voce infiamma contenta del coraggio che non tace. Ma, in questo deserto cercare granelli di verità è come aspettare qualcuno - tra la folla - che non deve arrivare, o leggere nel buio la vita scritta con calligrafia incerta. Che sia nella tortuosità dei torti l'unica verità che rinvia ad un sentimento che non c'è? O forse, caro fratello mio, abbisogna far ritorno nella scuola d'allora dove, trascorso sembra un secolo, la vecchia maestra parlava col cuore.
- Dal mio angolo di mondo
Assorto ricalco i passi di questo sentiero già un tempo a me sì caro, di terra un lembo sconnesso dai fili del finto progresso. Servo sotto un altro cielo, ma qui padrone di questo ritrovato silenzio che arpeggia col vento una canzone tra il pepe del lentisco la rucola selvatica e l'ulivo accarezzandomi il cuore. tra questi sassi penso alla vita di prima poche bacche rosse al sole ora inaridite dalla bufera della vita che incede e nulla tralascia. Dalla vecchia catapecchia incastonata ai massi oltre le scarpate nascoste alla vista il serpente argentato del fiume perde la pelle diafana allontanandosi a mare. Messaggeri d'imparagonabili palpiti di vita, ma non provo più a commuovermi. E tuttavia questi occhi faticheranno a restare indifferenti all'inesprimibile, all'incomprensibile sfregio dell'uomo alla natura e alla prevaricazione dell'uomo sull'uomo che anela alla luna.
- Clicca qui per leggere alcune poesie da "Con il cuore in mano e una mano sulla coscienza"
- Per leggere la prefazione del libro " Con il cuore in mano e una mano sulla coscienza"
- Clicca qui per leggere l'opera 4° classificata Concorso Letterario Angela Starace 2000 sez. poesia
Clicca qui per leggere l'opera "Dal fuoco riflessi" 6° class. ex aequo al Premio Angela Starace 2002.
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Agg. 24-01-2003