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- I mitragliatori li
falciarono, tutti, uomini, donne, bambini. Caddero come
bambole di pezza, in un unico mucchio.
- Non c'era stato tempo per lui di far altro che
vedere. Addossato al pendio, fra l'erba alta e fragrante
aveva teso le mani avanti a sé, aveva gridato: "
Qui, sono qui, ne rispondo io! "
- Le scariche dei proiettili avevano coperto il suo
grido. S'era buttato giù verso il paese, verso il
muro insanguinato del casale, a corna basse, caricando.
Ma due braccia spuntate dal nulla l'avevano afferrato
alle gambe, tirato giù, a terra, con forza e s'era
trovato addosso il Lungo.
- " Taci, per la miseria! Non serve, non serve a
niente, son morti, è finita."
- La Volpe non l'aveva neanche riconosciuto. Si
divincolò, lo colpì, si rimise in piedi e
il Lungo di nuovo gli fu addosso.
- " Basta, basta, ti dico! Non puoi, non te lo
possiamo permettere che ti vada a far prendere: la sanno
far parlare la gente, quelli! Anche te saprebbero far
parlare! Sta'fermo! Lo capisci che non si poteva far
niente? L'avevi detto anche tu! E c'avevi ragione, niente
si può fare contro bestie così, niente... "
- Ma la Volpe gli era sgusciato di mano e l'aveva
preso alla gola:
- " Bestie? Anche noi si è bestie! Che
l'abbiamo permesso, questo... questo spreco di vita!
Maledetto idiota, non capisci? Li senti, come gridano?
"
- " Chi grida? "
- " Loro, laggiù... hanno paura e non hanno
fatto niente di male. Gridano e chiamano... "
- " Non grida nessuno... Cosa dici? Èfinita!
Vieni via! "
- " No, chiamano, come fai a non sentire! E lasciami
andare! " Si divincolò, quasi liberandosi dalla
stretta dell'altro. Rapido il Lungo lo riafferrò.
Aveva capito che qualcosa s'era inceppato nella testa
della Volpe, che vedeva e sentiva quello che non
c'era.
- " Andiamo, disse, andiamo adesso. Stai calmo,
vieni con me. Siamo amici, lo sai, da tanto. Ne abbiamo
passate di tutte. Passerà anche questa. "
- La Volpe si turava gli orecchi e scuoteva il capo
in un dondolio assurdo, lo sguardo stravolto, gli occhi
stretti tanto da sembrare fessure.
- " Dio, è partito. " mormorò il Lungo
e si chinò a raccogliere il fucile dell'altro, poi
lo prese per un braccio, e piano, di cespuglio in
cespuglio, lo ricondusse nel bosco e poi su per il fianco
della montagna, fino ai prati e alle rocce, oltre il
crinale. Lo condusse per tre giorni, parlandogli e
raccontandogli di questo e di quello, dei raccolti e del
tempo, delle donne e degli amici, senza che mai neppure
una volta, la Volpe desse a vedere di sentire una parola.
Ma il Lungo continuò a parlare lo stesso, fino a
non saper trovare più parole, ed allora
canticchiò piano e fischiettò in sordina
per tener vivo quel che ancora restava della mente della
Volpe.
-
- Non gli era partita la mente, ma l'anima, quella
sì. Come se si fosse schiantata contro un
autocarro, come se si fosse sfracellata al suolo,
precipitando da un aereo in volo.
- Se ne stava la sua anima appollaiata su ogni ramo
di castagno, rincantucciata sotto ogni ramo di felce e
sentiva le voci che chiedevano: " Perché? " E
poteva rispondere solo: " Non lo so. Èstata colpa
mia. Ma non volevo. "
- Sentiva il Lungo respirare al suo fianco e
ciarlare di cose insensate e una volta disse: " Non siamo
noi i responsabili. " più a se stesso che a lui.
Pazzo, era pazzo se lo credeva. Certo che loro, anche
loro, erano responsabili. In ultimo, erano loro che
volevano.
- Avrebbe potuto dire: " Andiamo, consegnamoci. "
Invece no.
- Non importava quel che gli avrebbero risposto,
d'andare al diavolo, magari: importava che non l'aveva
detto. L'aveva pensato e pensare non basta.
-
- Il Lungo continuò a camminare e la Volpe
con lui. Salirono fino al crinale, ridescesero verso
valle, presero un sentiero a mezzo monte e lo seguirono
fino allo spartiacque. Non incontrarono anima viva,
né amici né nemici, alla Volpe parve che
fossero loro due gli unici sopravvissuti ad un
cataclisma. Non una voce, anche il Lungo alla fine aveva
smesso di parlare, non un movimento a parte il trapestio
dei loro piedi.
- In cima, dove l'aria è fredda e la pioggia
ghiacciata anche in estate, c'era il gruppo del Negro. Vi
giunsero la sera del terzo giorno, il Lungo
fischiò quel lungo penetrante, modulato fischio
che era il loro segnale e subito furono loro intorno,
come sbucati dal niente.
- " Ormai si pensava il peggio. " disse
uno.
- " Èandata. " rispose il Lungo
- " A posto? " la voce, quella di prima o forse
un'altra, chiese.
- " Vedremo... "
- " Che cosa? Vi hanno seguito? "
- " No, sono certo di no. "
- " Che cos'ha? "
- " Non lo so, credo che gli sia saltata una
rotella... "
- " Si riprenderà. "
- " Certo. Spero. Comunque l'ho fermato. "
- " In tempo? "
- " In tempo."
- " Per gli altri? "
- " Niente. Son morti."
- " Maledetti! Va bene. Riposatevi. S'ha da star
quieti per un po'. "
- Le voci si confondevano nella testa della Volpe ed
intanto la sua ombra aveva incominciato il lavoro lungo e
paziente di tagliare filo a filo la cucitura che la
teneva ancorata al corpo, ed lui le andava
dietro.
- La Volpe continuò a lavorare sulla sua
ombra nei lunghi giorni seguenti, solo un susseguirsi di
luce e tramonti e tenebra. Aveva smesso di portare le
mani alle orecchie, perché tanto le voci le aveva
dentro e continuava a sentirle, orecchie turate o no. Non
parlava, perché non aveva niente da dire, teso
com'era ad ascoltare. E una rabbia torbida intanto lo
afferrava e lo stringeva in un abbraccio che aveva il
sapore e l'odore della follia.
- I compagni gli erano accanto, gli parlavano, ma
egli non li vedeva e non li sentiva, li aveva esclusi
dalla mente, stava cercando di capire.
- " Dio, ma chi vuoi che pensasse che avrebbero
fatto davvero una cosa così? " gli disse uno una
volta.
- " Io. " gli rispose. E io io io continuò a
girargli in testa per giorni, quell'unico monosillabo:
come una condanna.
- " Ne ha fatto una tragedia personale. "
- " Si sente responsabile"
- " Èla guerra, ci si crepa, che ci si sia
dentro o meno." Riflessioni di uomini forti.
- " Finirà prima o poi. Allora la pagheranno,
gliela faremo pagare, a costo di andarli a stanare uno
alla volta! "
- " Datti pace. " gli disse semplicemente il
Lungo.
- Lui se la sarebbe anche data pace e avrebbe atteso
il momento di farli pentire di tutto i maledetti, se non
fosse stato per le voci che non tacevano mai. Erano come
scoppi improvvisi di fuochi artificiali che sprizzavano
in alto, urtavano le ossa del cranio e ricadevano
giù come coriandoli multicolori, voci azzurre e
rosse e verdi e nere che parlavano, gridavano,
s'accavallavano, si sovrastavano le une alle altre e mai
mai si zittivano.
- Sapeva di stare impazzendo.
- Non gli importava, se solo nella follia avesse
trovato un po'di pace. Ecco, gli ci sarebbe voluta una
bella follia tranquilla, da demente sorridente. Pensava
che solo nella follia avrebbe potuto perdonarsi e trovar
requie, che poi era la stessa cosa.
-
- Le ossa sono sbriciolate, si son fatte farina, la
carne è caduta da tempo, chissà quando, ne
ho perso la memoria. Solo questa farina rimane, pulita,
fresca, quasi profumata. Di verde. Qual'é l'odore
del verde? Non dei fili d'erba o dei prati, ma del verde.
Èun colore, ma ha il suo profumo, quello del volo
della rondine, della goccia mentre cade, dell'abbaiar di
un cane
- Non ce la faceva a pensare ad altro, anche se a
volte ci provava, ma un attimo dopo, come tratta da un
elastico, la mente era di nuovo là e vedeva buche
scavate nella terra d'estate, tante da non riuscire a
contarle.
-
- Quell'ultimo giorno, all'alba, il campo fu tolto,
le coperte arrotolate, le tende smontate, gli uomini
imbracciarono le armi: si partiva per una nuova
spedizione, erano arrivate notizie, si doveva far da
copertura a qualcuno, contro i nemici di sempre. In quel
momento più che mai gli animi che non potevano
dimenticare, ribollivano di forza, quasi euforici mentre
serpeggiava intorno l'odore dell' " Adesso la pagano
".
- La Volpe era pronta, anche lui. Il Negro e gli
altri lo guardarono prepararsi con cura, meticolosamente,
un cavaliere che indossa l'armatura, e scossero il
capo.
- " Dovrebbe restare."
- " Da solo? Qui? "
- " E ce lo portiamo dietro? "
- " Ce lo portiamo dietro. " sentenziò il
Negro e nessuno fece più alcuna
obiezione.
- Più tardi, quando si incominciò a
sparare, alla Volpe sembrò che la testa gli
scoppiasse, meglio, che gli saltasse via dal collo, tutta
in un colpo. Imbracciò il fucile e fece fuoco
anche se sentiva che non aveva senso, mai l'aveva avuto,
quell'affannarsi ad ammazzarsi. Ma voleva punirsi e
riscattarsi, cancellandosi.
- Alle spalle scoppiò il finimondo,
arrivavano anche da dietro. Appiattiti fra i tronchi li
sentiva raspare la terra con gli stivali di cuoio e
sentiva i tonfi dei loro corpi quando si gettavano al
suolo. Il Lungo cadde, spalancando le braccia come se
avesse voluto prendere il mondo tutto in un ultimo
frenetico abbraccio. Si era appena voltato quando ne
intravvide uno mezzo nascosto fra i cespugli di basse
felci, a pochi metri, che prendeva la mira, puntando
l'arma alla sua destra. A destra c'era Tullio. Si
alzò di scatto e urlò. Sentì un
bruciore senza fine e un colpo di mazza alla testa e
finalmente fu tutto buio.
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